03 – Antiquaria: Storie di mobili – MEDIOEVO
Le premesse dell’Arte greca e romana risiedono nelle grandi civiltà e culture artistiche che si svilupparono intorno o nei pressi del bacino del mediterraneo. Comprendere le conoscenze portate da queste civiltà è studio prevalentemente di tipo archeologico. Queste testimonianze sono per forza di cose incomplete e frammentarie in quanto, nella maggior parte dei casi, materiali quali tessuti e legno non resistono all’aggressione del tempo.
Fonte: Sergio Salomone collaboratore esterno della ditta Studio Laboratorio di Antichità s.a.s.
Il bacino del Mediterraneo culla di grandi civiltà
Le premesse dell’Arte greca e romana risiedono nelle grandi civiltà e culture artistiche che si svilupparono intorno o nei pressi del bacino del mediterraneo. Comprendere le conoscenze portate da queste civiltà è studio prevalentemente di tipo archeologico. Queste testimonianze sono per forza di cose incomplete e frammentarie in quanto, nella maggior parte dei casi, materiali quali tessuti e legno non resistono all’aggressione del tempo.
Il nostro mar Mediterraneo separa dunque l’Europa, l’Asia, l’Africa. La sua nascita si può far risalire intorno a 150 milioni di anni quando la separazione delle piattaforme continentali di Europa ed Africa, crearono una immensa depressione. Ad un certo punto irruppero dallo stretto di Gibilterra le acque oceaniche. Il mediterraneo prese la sua forma definitiva intorno ai trenta e quarantamila anni fa. Gli abitanti di questo bacino impiegarono tempi lunghissimi a conoscerlo tutto, ancora in età omerica le conoscenze erano approssimate. Nonostante le dimensioni modeste, questo bacino può però vantare, grazie a coste frastagliatissime, tra cui Italia e Grecia, e numerose isole, una fascia costiera molto estesa. Nel complesso un’area calcarea, con poche zone rocciose, ricca un tempo di boschi diradatisi per fattori climatici, per azione erosiva delle acque, per incendi e per opera dell’uomo; non molte le acque superficiali ed esigue le pianure fertili. Risorse minerarie modestissime e non concentrate. Le genti del mediterraneo furono meno svantaggiate nell’età della pietra che nelle successive età dei metalli, disponendo infatti di gran quantità di selce e di ossidiana. Nell’età del bronzo le cose peggiorarono infatti uno dei componenti della lega, lo stagno veniva importato in piccoli quantitativi dalle Asturie e dall’Andalusia e tutto il resto con costi elevatissimi e grandi fatiche dalla Cornovaglia. L’oro in prevalenza veniva dalle miniere egiziane della Nubia e se ne consumava parecchio sia per oggetti lussuosi che per pagare merci di pregio dall’oriente. Non esistevano dal punto di vista minerario paesi autosufficienti. Gli Etruschi avevano sovrabbondanza di ferro e sfruttavano questa situazione di privilegio.
La maggior parte dei paesi dipendevano dalle importazioni estere per quasi tutto: la Grecia ricca di pietra (tufo, porfido, marmo), doveva comperare rame, piombo, stagno, ferro, bitume, ambra e persino il sale che si consumava in grandi quantitativi in quanto largamente usato per la conservazione dei cibi. Va anche sottolineato che al di là della scarsità dei minerali, i mezzi per la loro individuazione ed estrazione erano alquanto rozzi.
Quello sin qui affermato per i minerali vale anche per gli altri prodotti, compresi quelli agricoli. Erano pochi i paesi con grande produzione di cereali; rarità di pianure e insufficienza di foraggio non favorivano l’allevamento di bovini e di cavalli (le bestie del mediterraneo furono l’asino, il maiale, la pecora, la capra e, limitatamente a certe zone, il dromedario). Contrariamente a quanto normalmente si può pensare, la pesca fu sempre una debole risorsa. Il Mediterraneo è un mare salatissimo, perché ha poco scambio con le acque dell’oceano e perché non vi sboccano molti fiumi; è poco pescoso soprattutto per la scarsa estensione della piattaforma continentale e di bassifondi su cui si trova il plancton, nutrimento dei pesci commestibili.
Tutto quanto sin qui esposto e cioè la necessità per i vari paesi di integrare le proprie risorse, stimolò fortemente lo sviluppo dei traffici.
Per l’insieme di tutte queste caratteristiche, lungo il corso della storia, il mediterraneo rappresentò sempre polo di attrattiva per popolazioni provenienti anche da molto lontano, che vi si insediarono più o meno stabilmente, lasciandosi assorbire dalla civiltà del posto o trasformandole e dando luogo al nascere di civiltà nuove.
Dobbiamo pensare al mediterraneo come grande crogiuolo di culture è intuitivo capire quanto questo sia importante anche in ordine all’arte e quanto questo abbia favorito la penisola italiana che secondo opinione diffusa detiene, in merito alla Storia dell’Arte, circa il 60% per cento dell’espressione artistica mondiale.
Medioevo
Arco temporale e suddivisione
Il medioevo è il periodo storico convenzionalmente fissato tra il 476 d.C., anno della caduta dell’Impero Romano d’occidente, e il 1492, anno della scoperta dell’America.
L’arte medievale comprende i seguenti periodi:
· ARTE CRISTIANA PRIMITIVA O PALEO CRISTIANA
· ARTE LATINA o DELLE BASILICHE LATINE
· ARTE BIZANTINA
· ARTE ARABO-MORESCA o MUSULMANA
· ARTE ROMANICA o LOMBARDA
· ARTE GOTICA
Arte Cristiana primitiva o Paleo-Cristiana
Il Cristianesimo, sorge in Palestina, si diffonde ben presto in Oriente e penetra in Roma, diffondendosi in mezzo alla grandezza antica che decadeva, gettando le fondamenta di una civiltà che doveva rinnovare i costumi, la morale e l’arte.
Nel primo periodo i cristiani sono intenti a difendersi dalle persecuzioni inflitte dalle autorità pagane, non hanno quindi il modo di esprimere una produzione artistica vera e propria né di divulgarla essendo le loro manifestazioni pubbliche proibite. La loro arte è quindi ancora un’arte romana mediata dal genio artistico cristiano che non si limita alla modifica delle forme pagane ma ne trasforma radicalmente il messaggio.
I seguaci di Gesù Cristo a mano a mano trovano adesioni in tutte le classi sociali dell’antica Roma. Sono accolti nelle case dei ricchi dove si celebrano i riti cristiani. Alcune di queste case si trasformarono col tempo in chiese, pur conservando il nome del loro proprietario.
I ricchi convertiti non si limitarono ad accoglierli in casa ma diedero anche ospitalità alle salme dei medesimi nei propri sepolcri di famiglia, che per tal fine dovettero essere ampliati; non bastando, diedero loro terreni perché vi scavassero cimiteri cristiani; questi costruiti fuori Roma come già accadeva per quelli pagani, spesso presero il nome dalla loro posizione topografica o dai rispettivi donatori. L’Arte si espresse nelle architetture degli scavi, nelle sculture soprattutto dei sarcofagi, nelle pitture e simbologie graffite e altro inerente sempre alla struttura cimiteriale e liturgica.
Arte latina o delle Basiliche latine
Quando Costantino nel 313, con il famoso editto di Milano, restituisce ai cristiani i beni confiscati e concede loro la facoltà di occupare pubblici uffici e professare liberamente il culto, essi uscirono dalle catacombe ed affermarono solennemente la loro arte nella creazione del tempio che dissero Chiesa dalla Ecclesia che vi era insediata, o più comunemente Basilica dalla sua forma analoga allabasilica romana. Tale periodo si chiama anche delle Basiliche Costantiniane, perché ricche basiliche sono state appunto erette o abbellite da Costantino il Grande.
Esiste una grande differenza tra il tempio pagano classico e il tempio cristiano; i pagani non entravano nel tempio, i cristiani invece vi entrano per cui ne deriva la necessità di ideare un edificio che potesse contenere molte persone riunite. Anche in questo caso si valsero di forme pagane dando loro un nuovo contenuto ideale e nuove finalità; la basilica cristiana è la risultante di elementi offerti dalla basilica e dalla casa romana e dalle cripte delle catacombe. L’Arte nuova ha finalmente modo di esprimersi liberamente. Vengono ideate grandi architetture con forme tra le più variate. Le influenze della precedente arte pagana che aveva ormai raggiunto il pieno della decadenza stilistica in alcuni casi produce però all’inizio opere non degne di nota; questo ad esempio è evidente nella scultura che nei primi tre secoli porta ancora ben presenti i segni della decadenza stilistica ed esecutiva precedenti.
Come i Greci ed i Romani, i cristiani si valsero abbondantemente del mosaico per decorare le basiliche utilizzando le stesse tecniche già abbondantemente sperimentate ed utilizzate dai romani. Le chiese meno sontuose potevano essere decorate con pitture. Lentamente veniva assorbita e riproposta tutta l’arte precedente anche nelle cosiddette Arti applicate. Si sono trovata lucerne in bronzo, medaglioni in bronzo, qualcosa di oreficeria religiosa e numerosi cofanetti-reliquari.
Dopo la metà del VI secolo e fino agli albori dell’età romanica, predomina in Italia la decadenza, la corruzione dell’arte tocca il limite estremo. Il nostro paese è invaso da Longobardi, Franchi, Bizantini, Arabi; le varie influenze avvicendandosi creano una confusione di stili e la bella tradizione romana sembra perduta per sempre.
Miseria e povertà si accrescono considerevolmente; vengono dimenticati i procedimenti tecnici; crescono le difficoltà nel costruire edifici; lo scolpire figure umane diventa impresa quasi impossibile, le figure si limitano a motivi decorativi geometrici e le inserzioni di motivi animali e vegetali sono sempre più rigidi e stilizzati. Passeranno secoli prima che ricompaiano tracce della antica bellezza.
Arte Bizantina
Costantinopoli è il nuovo nome che prende Bisanzio allorquando Costantino trasferisce la sede imperiale nel 330. Tale capitale in breve tempo diventa il centro di tutte le attività dell’Impero Orientale ed inevitabilmente la fucina per una nuova arte, detta Bizantina. Essa è composta da elementi romani e greci in fusione con i vari elementi dell’Oriente, in particolar modo dell’Egitto, della Siria e dell’Asia Minore. Si sviluppa con importanti notazioni in Oriente e, in Italia, a Ravenna, per i rapporti che questa città ebbe con Bisanzio e come capitale dell’Esarcato; da Ravenna le espressioni d’arte passarono lungo le coste della Dalmazia, nel Veneto, nella Lombardia e anche a Roma e in Sicilia.
L’architettura si esprime essenzialmente in architettura religiosa concentrando buona parte della sua attività nella costruzione di chiese. L’architettura civile ha lasciato scarsissime tracce; a Ravenna è ancora esistente un solo palazzo, quello di Teodorico.
Nella ornamentazione scultoria i Bizantini acquistarono grande abilità e rinomanza.
La ornamentazione pittorica, come già avvenuto nelle basiliche latine, fu essenzialmente decorativa e didattica. Normalmente essa si esprime con il mosaico, pur non mancando del tutto l’affresco. Il mosaico bizantino usa essenzialmente sfondi dorati.
Nelle chiese bizantine le icone sono numerose esse sono dipinte direttamente su tavole o su tela incollata su di esse, e convenientemente ingessata; le pitture utilizzano la tecnica della tempera. Le varie parti dei personaggi sono arricchite con lamine d’oro, più sovente d’argento o d’argento dorato e vari monili.
Accanto all’arte religiosa si esplica l’arte profana solo ed esclusivamente al servizio degli imperatori e dei grandi, le decorazioni di tali palazzi rappresentano figurazioni storiche, scene ispirate alla vita pubblica, soggetti mitologici e pagani.
Nelle arti applicate i bizantini raggiunsero grande perfezione tecnica. Il mobilio è rappresentato, nella sua espressione più alta, dalla cattedra di Massimiano, che si trova nel tesoro annesso al duomo di Ravenna; essa è costruita in avorio e rappresenta un pregevole esempio di intaglio eseguito con tale materiale. Da questo esempio e dallo studio delle pitture, dei mosaici e delle miniature risulta come i mobili fossero sempre riccamente decorati ed elaborati nelle forme, sovente, con l’utilizzo del tornio.
Raggiunsero una particolare abilità nella tecnica della fusione del bronzo, utilizzando tale metallo per portali delle chiese e per la decorazione degli stessi. A volte per ulteriormente impreziosire i pannelli di dette porte viene usata la tecnica dell’ageminatura, facendo delle incisioni col bulino e riempiendole con fili di metallo prezioso. Oltre alle incisioni a volte si trovano decorazioni a smalto sulle teste, sulle mani e sui piedi delle figure ageminate.
Numerosi vani delle chiese Bizantine vengono chiusi con cancelli in bronzo; il ferro in quest’epoca è pochissimo usato e pochissimo lavorato.
I lavori di oreficeria giunti sino a noi sono abbondanti. Nella loro confezione vengono abbondantemente usate perle. I bizantini, pur conoscendolo, non usano il diamante forse perché troppo duro a tagliarsi; probabilmente per analoga ragione usarono raramente topazi e smeraldi. Vennero usate, invece sovente, pietre semi-preziose trovate nei fiumi sotto forma di piccoli ciottoli e spesso utilizzate come si trovavano, senza tagliarle o lavorarle.
Nell’oreficeria sovente venne usata la tecnica dello smalto. Essa consisteva nel riprodurre su oggetti metallici teste, busti, figure: si disegnava sopra una lamina d’oro il motivo, il contorno del disegno veniva delimitato con striscioline d’oro dello spessore di 1/20 di millimetro, inserite perpendicolarmente al piano, gli scomparti creatisi venivano riempiti con polveri di smalti colorati; l’oggetto così preparato veniva poi introdotto nel forno dove il calore fondeva la polvere di smalto che una volta solidificata acquistava durezza e trasparenza vitrea come le perle; opportunamente lavorato con una mola se ne otteneva un piano uniforme. Questi smalti vengono definiti, per il tipo di lavorazione, tramezzati.
La tecnica dell’incastonatura di pietre semi-preziose e dello smalto venne ampiamente usata nella decorazione di vasi sacri: calici, ostensori, pissidi e di ogni altro arredo Liturgico. ( pale d’altare, paliotti, corone ardenti, lampade ecc…)
Nella tessitura delle stoffe i Bizantini usarono lo stesso sistema in precedenza usato da Greci e Romani con la possibilità però, grazie ad un telaio perfezionato, di introdurre in esse qualunque colore e qualunque motivo; gli ornamenti anziché essere applicati venivano tessuti.
Le coperte dei libri preziosi erano delle assicelle rivestite con stoffe, metallo prezioso sbalzato e a sua volta rivestito con perle, smalti, pietre semi-preziose, lavori in filigrana. Dette valve (assicelle) potevano anche essere in avorio intagliato.
Arte Arabo-Moresca o Mussulmana
Intuiamo che è l’arte degli arabi che costituitisi in nazione, raggiungono una grande floridezza. L’appellativo di moresca deriva da Mauri o Mori, denominazione che gli Arabi ebbero dopo la conquista della Mauritania e indica allo stesso tempo il punto culminante dell’arte araba.
Si può intendere il 622 quale data di formazione della nazione araba e cioè il momento dell’egira di Maometto. Spronati dal loro profeta e determinati da una doppia passione religiosa e politica, i Musulmani (da Muslim, credente nell’Islam) iniziano la loro irresistibile conquista; dapprima occupano l’Egitto, la Persia, quindi la Siria e l’Asia Minore, in seguito la Cirenaica, il Marocco, e nel sec. VIII la Spagna; nell’831 viene occupata la Sicilia, nel sec.XII entrano in India, e nel 1453 s’impadroniscono di Costantinopoli.
La grande estensione della conquista fece sì che l’arte araba venisse ad acquistare varie caratteristiche regionali ovviamente influenzata dalle diversità del clima, dai vari materiali di lavoro, dall’indole e dall’arte locale dei popoli sottomessi o assorbiti; vi sono però alcune caratteristiche generali comuni.
Le decorazioni architettoniche sono a motivi orientali, con qualche differenziazione tra Oriente e Occidente. La principale differenza sta in questo: in Occidente l’architettura è ornata con motivi a forte rilievo; in oriente con motivi ricchissimi ma piatti, senza o con bassissimi rilievi.
L’architettura musulmana è totalmente priva di elementi architravati; il principio costruttivo è essenzialmente basato su colonne sostenenti archi e volte.
Tra le svariate e complesse forme d’arco vanno sottolineati archi a sesto acuto e a chiglia di nave rovesciata che assumeranno grande importanza nel periodo gotico.
Come già nell’architettura bizantina, l’architettura musulmana è ricchissima di cupole dalle forme più svariate. Forte è sempre, soprattutto negli edifici più antichi, l’ispirazione bizantina. Essi sono fatti con qualunque materiale: pietre, marmi, mattoni; ma di preferenza vennero usate le pietre arenarie perché di più facile lavorazione.
I templi degli Arabi sono dette Moschee; col tempo tutte le moschee ebbero minareti che in numero di due o quattro permettono al Muezzin di chiamare i Musulmani alla preghiera. Nelle moschee troviamo ricche decorazioni, moltissime lampade, tappeti appesi alle pareti e stesi al suolo; se la moschea è povera, ogni musulmano si porta il suo tappeto, dovendo i fedeli entrarvi senza calzari.
Palazzi e case di civile abitazione si differenziano, in facciata, dalle moschee per la loro povertà, presentandosi con muri bianchi e nudi e semplice accenno d’arte. Però quanto le case sono povere all’esterno, tanto sono ricche all’interno.
L’appartamento delle donne (harem) è completamente isolato dalle altre parti della casa.
IL Corano imponeva di non rappresentare in pittura e scultura figure umane e a questo principio furono generalmente ossequenti; ricchissimi furono i motivi ornamentali utilizzati sia all’esterno che all’interno degli edifici. All’interno troviamo essenzialmente decorazione a stucco perché di economica e facile lavorazione; le decorazioni sono fortemente ripetitive ed eseguite col metodo del calco. Tali stucchi sono quasi sempre dipinti a forti tinte con predominio dell’oro.
Le ornamentazioni arabo-moresche traggono ispirazione da elementi orientali e bizantini; essenzialmente sono composti da forme geometriche, floreali e calligrafiche. Questi elementi di partenza assai semplice, intrecciati tra loro, crearono effetti smaglianti: ancora oggi vengono definiti col nome di arabeschi.
All’interno delle case non esistono sedili in quanto ci si accomoda direttamente su tappeti. All’esterno, per contro vengono usate panche e sedili. Su esse sono presenti molte colonnine tornite, intarsi con madreperla, legni colorati, in un insieme di minuti motivi traforati e intagliati. In altri oggetti lignei come i muscharabia, i mimbar, i kursi, le porte, troveremo analoghe decorazioni.
Anche presso gli Arabi il ferro venne poco usato; si fece grande uso di bronzo, argento e oro. Si conservano anfore, bacini, cassette, lampade, coppe, come pure armi e armature; su di queste spesso si trovano incrostazioni e ageminature o damascature ottenute con intarsi d’oro e d’argento sul bronzo, ferro o sul rame, con fili e ornamenti leggeri. In bronzo vanno ricordate le stupende porte di alcune Moschee, le grate per finestre e pratici e stabili candelieri di uso famigliare.
Arabi e Mori sostituiscono al mosaico, tanto usato dai Bizantini, le mattonelle in ceramica smaltata decorate con grandi motivi geometrici e arabeschi. Le usarono abbondantemente per rivestire pareti interne ed esterne e per pavimenti.
Da menzionare sono coppe, anfore, stoviglie, di finissima maiolica, con caratteristici riflessi metallici.
In vetro sono giunti sino a noi numerosi esemplari di lampade, coppe, fiale sovente con iscrizioni arabiche. Alle finestre vengono applicati vetri colorati senza decorazione.
Di forte ispirazione bizantina e persiana sono i tessuti di Damasco ma famosissimi sono i tappeti persiani, di ammirazione mondiale.
L’avorio viene abilmente scolpito, ma soprattutto usato per intarsiare mobili; in avorio abbiamo molte scatole e cofanetti, lavorati con molta abilità.
Arte Romanica o Lombarda
Intorno al 700 arte bizantina e soprattutto la latina sono giunte al più basso grado di decadenza. In mezzo a tanta rovina artistica cominciano però ad affiorare forme nuove; questo si accentuerà nel sec. IX. Queste nuove forme sono ancora alquanto misere per cui è difficile parlare di nuova arte, tuttavia gli elementi di evoluzione artistica in essa contenuti porteranno più tardi il loro frutto. Chi era alla ricerca di queste nuove forme si illudeva però di fare dell’arte e immaginando di continuare quella romana classica la definì romana o longobarda, oppure più semplicemente lombarda, per la sua grande espansione in Lombardia sotto la dominazione Longobarda. Col nome di arte lombarda dobbiamo però intendere tutta la pseudo-arte che si svolse in Italia in tale epoca e non solo l’arte della Lombardia. La decadenza in questo periodo è tanta per cui non si sa più estrarre il ferro dalle miniere e quasi più non si riusciva a fabbricare mattoni, per cui molte costruzioni vengono eseguite con mattoni di recupero romani o ciottoli interi.
Lunghe e tragiche lotte travagliano la nostra Penisola; le invasioni barbariche sono continue e il viver civile è in grande confusione per cui anche gli ultimi avanzi d’arte ripararono all’ombra dei monasteri; è per questa ragione che quando essa ne uscì rimase per lungo tempo arte religiosa. Proprio nei conventi la nuova arte ebbe la sua rinascita e di lì irradiata; benemerito tra tutti l’ordine monastico dei Benedettini ed in particolar modo va menzionato il celebre monastero di Cluny, in Francia, fondato nel sec. IX, che fu un centro meraviglioso di irradiazione artistica e culturale.
In Italia assistiamo anche ad un certo risveglio artistico da parte di alcune corporazioni laiche. Tra tutte va menzionata quella dei “Maestri Comacini” perché provenienti quasi tutti dalle regioni dei laghi e monti lombardi e soprattutto dal lago di Como. Essi operano in varie regioni d’Italia a partire dal sec.VIII; la loro architettura, pur dimostrando una certa valentia di esecuzione, è povera di inventiva ed ancora troppo influenzata dall’arte bizantina, senza però la raffinatezza di quella.
Dal sec.VIII quindi le classiche forme di Roma, se pure non tornano nella loro purezza, costituiscono dei richiami e sono motivo di ispirazione. Lentamente nasce un’arte nuova, avente con quella romana classica un addentellato evidente che è di stimolo e modello per nuove creazioni: l’arte romanica. Essa ebbe nel suo svolgimento contributi artistici anche dalle razze germaniche del nord che a volte innestano però decadimento ornamentale.
Il secondo periodo è il momento della massima fioritura dell’arte romanica; in tale epoca prevale il romanesimo sul germanesimo e rivivono tali aspetti della civiltà romana sì che essa può dirsi arte neolatina.
L’arte araba ha avuto grandissima influenza sull’arte romanica, cagionata dai contatti commerciali delle nostre repubbliche marinare di Venezia, Genova, Pisa e Amalfi.
Numerosissime furono le Chiese, i relativi Campanili, i Conventi ed i Battisteri.
Dell’architettura civile ci sono rimasti pochi monumenti i più significativi sono le torri e le porte di fortificazioni. Possiamo anche ricordare per la sua particolarità Castel del Monte, presso Andria (Bari), a pianta ottagonale con otto torri pure ottagonali.
Vari sono i motivi decorativi architettonici scolpiti e grande è anche l’uso della pittura che dopo l’anno 1000 assumerà decisamente le forme della nuova arte. Vengono dipinte pareti, soffitti e anche le vetrate.
Si continua ad usare nella decorazione il mosaico continuando quella splendida tradizione Bizantina.
Dall’800 al 1000 non si sa quasi più, nella scultura figurativa, rappresentare figure umane; ove esistono sono molto rozze. In Italia la scultura inizierà una gloriosa epoca alla fine del 1200 per opera di Nicola Pisano che rinverdirà egregiamente l’antica tradizione classica.
La pittura figurativa romanica, tanto la pittura murale quanto il mosaico, cerca di reagire al bizantinismo, per mezzo del verismo e della imitazione classica. La pittura figurativa ecclesiastica conserva il carattere narrativo didascalico, aggiungendo ai fatti biblici episodi della vita dei santi e composizioni di carattere mistico.
Esempi di prodotti delle arti applicate dell’epoca romanica li troviamo in alcuni musei e principalmente nei tesori delle grandi cattedrali.
I lavori lignei pervenuti sono scarsi, data la fragilità della materia; le sedie e le cattedre frequenti nelle cattedrali sono di pietra e di marmo.
Il sedile ordinario è la panca che non presenta nulla di artistico; un mobile molto usato è il cassone per la biancheria e gli oggetti preziosi.
E’ un’abitudine dell’epoca romanica chiudere le finestre con inferriate con motivi decorativi che avevano anche la funzione di irrobustire le sbarre verticali; sempre in ferro troveremo molti cancelli all’interno delle chiese.
Le porte in legno spesso venivano ornate con bandelle in ferro che partendo dai cardini terminavano con estremità ornate; tali ornamenti servono nel tempo stesso come rinforzo della porta.
I Romanici perfezionarono la fusione del bronzo e con tale tecnica produssero opere pregevoli, tra cui le porte assumono particolare importanza; stilisticamente corrispondono alla rifioritura bizantina dell’XI secolo.
L’uso delle campane pare inizi nel sec.VI introdotto da S. Paolino da Nola in Campania (da cui il nome di campane). Forse qualche campanile è già esistito prima dell’epoca romanica, ma senza campana, è infatti solo da questo periodo che le stesse vi verranno installate.
I candelieri sono in bronzo o in rame, con un basamento molto stabile e spesso terminante su tre zampe di leone o tre corpi di draghi.
Sempre in metallo troviamo numerosi turiboli o incensieri; i Romanici furono i primi ad usarli. Dinant, città belga, è famosa per i turiboli in ottone e per altri oggetti di tal genere tipo i bastoni pastorali, insegna del Vescovo, che per essere ben visibili erano di grandi proporzioni.
I bizantini usavano gli smalti tramezzati; i Romanici usarono invece molto gli smalti incassati, detti dai Francesi champlevés. Il procedimento consisteva nel disegnare il motivo sulla placca metallica e poi si scavava la parte che si voleva riempire con lo smalto. Questa tecnica fu molto diffusa in tutte le città ma specialmente a Limoges, in Francia; i Francesi denominarono smalto limosino ogni smalto incassato.
I reliquari avevano forma di cassetta e prendevano sovente la forma architettonica degli edifici religiosi; parecchi sono in ottone dorato, con smalti.
Dal sec.XII la Comunione venne data ai fedeli sotto la specie del pane solamente, il vino fu quindi riservato soltanto al celebrante; col calice troviamo quasi sempre la patena fatta della stessa materia del calice.
Fatta eccezione per le numerose ciotole o scodelle in terracotta usate ad ornamento architettonico non abbiamo altri esemplari di ceramica; le stoviglie normalmente usate sono solo metalliche. Il vasellame ornamentale che troviamo applicato sui muri degli edifici romanici somigliano, nella materia, alle nostre stoviglie domestiche e vengono collocate con evidenti propositi decorativi.
Oltre le numerose lampade, coppe, vasi e calici in vetro che sovente vediamo raffigurati sui mosaici romanici, dal sec. X si comincia a dipingere sul vetro, con colori che la fusione fissava; nel sec.XI il monaco Teofilo ne insegnava la tecnica.
I vari pezzi colorati erano tenuti insieme da leggere liste di piombo. Le vetrate Romaniche assieme a quelle Rinascimentali sono ritenute le più belle, superiori alle pur pregevoli vetrate Gotiche. A quell’epoca il taglio del vetro era eseguito con un ferro rovente e a volte si può notare il combaciamento difettoso tra i vari pezzi delle vetrate, dovuto alla poca precisione del metodo usato. Una volta dipinti, i vari pezzi venivano fatti cuocere.
Le stoffe sono fatte ancora su temi decorativi bizantini, sovente troviamo raffigurate figure di animali. Il filo d’oro entra frequentemente nelle stoffe dei secoli XII e XIII.
L’arte di ornare i libri liturgici ha notevole incremento nel periodo romanico, su essi vengono miniate iniziali, fregi, figure e piccoli quadri. Scuola antica e fiorente fu quella benedettina di Montecassino.
Arte Gotica
Naturale svolgimento dell’arte romanica è l’arte gotica. Inizia la sua fortuna in Francia nei dipartimenti dell’Ile de France, della Picardie e della Champagne, da qui si estese alle varie regioni d’Europa, adattandosi alle tradizioni delle varie nazioni; potremo quindi riconoscere un gotico italiano, francese, spagnolo, tedesco, inglese, e così via.
I frati Cistercensi che, provenienti da Borgogna e Provenza, fondarono in Italia l’abbazia di Fossanova presso Roma, di S.Galgano presso Siena, di Chiaravalle presso Milano, iniziarono a diffondere la nuova arte in tutta la penisola, presto affiancati da Domenicani e Francescani.
In Italia il Gotico non ebbe, al contrario della Francia, grande sviluppo. Gli italiani, pur accettando il nuovo stile attinsero da esso solo qualche elemento formale; le tradizioni romaniche rimasero ancora presenti sul nostro territorio fino a quando vennero sostituite, reinterpretando il Romano Classico, col Rinascimento.
L’appellativo di Arte Gotica venne usato per la prima volta, in pieno Rinascimento, da Raffaello Sanzio, in un documento ufficiale presentato a Papa Leone X. E’ evidente l’intenzione dispregiativa nei confronti di questo periodo, infatti si fa riferimento ai Goti una tribù germanica orientale che secondo il modo di pensare di allora rappresenterebbe una cultura barbara transalpina, priva di ogni collegamento con la vera grandezza storica rappresentata dall’urbe immortale.
Nel ‘700 in Italia si cercò di ammorbidire tale lapidario concetto, proponendo altri nomi: la dissero archiacuta con evidente riferimento agli archi architettonici acuti; la si disse ogivale sempre per la sua forma. Ambedue le definizioni, riferentesi solo ad un aspetto limitato all’architettura ed a volte addirittura marginale alla stessa, erano ben lungi dall’interpretare o descrivere adeguatamente il complesso fenomeno dell’arte gotica. Affrettatamente venne anche definita arte medievale mail nostro studio sta evidenziando una ben diversa realtà, complessità ed estensione per la cosiddetta arte dell’Età di Mezzo. Ancora oggi, quindi, rimane di uso comune, e senza più intento di spregio, la definizione dettata da Raffaello stante ad indicare il periodo stilistico tra la fine del secolo XII e il Rinascimento.
Si può già identificare l’avvio della nuova arte fin dalla metà del sec. XII ed il suo sviluppo si protae in Italia fino alla fine del sec.XIV; in alcune regioni, come il Piemonte, addirittura fin verso il 1500, ciò dovuto alla vicinanza geografica e culturale con la Francia.
In Italia il massimo dell’espressione dell’arte Gotica avvenne nel sec.XIV, mentre in Francia ciò era già avvenuto il secolo precedente; il periodo aureo di tale arte, ne deduciamo, non è contemporaneo in tutti i paesi: in alcuni fiorì prima in altri dopo; le date le dovremo, come in tanti altri casi, utilizzare come dato di riferimento solamente approssimativo.
In quest’epoca i Comuni hanno ormai raggiunto, grazie anche alla loro autonomia, il loro massimo splendore e alle ricchezze, dovute alla piena ripresa mercantile ed artigianale, e alla libertà si accompagna il legittimo desiderio, ispirato dalla religione, di costruire chiese monumentali che da sole valgono a testimoniare dello spirito e della grandezza di un’età. Col sorgere dei templi nascono anche ricchi Palazzi Comunali e ricche abitazioni civili.
E’ ancora e sempre la ricchissima e potente Chiesa che domina e dirige tutte le manifestazioni dell’attività umana; tutte le arti vengono dalla stessa promosse ed incoraggiate.
Tema dominante dell’architettura del periodo è il cosiddetto verticalismo, prevalgono cioè le dimensioni verticali sulle orizzontali, al contrario dell’orizzontalismo classico.
Soprattutto all’inizio, ogni elemento costruttivo, anche se ricco di ornamentazioni, ha una funzione importante nel calcolato equilibrio di spinte necessarie alla staticità degli edifici. Da questo punto di vista l’architettura gotica si può veramente definire razionale, cioè struttura e forma coincidono; per dir meglio la forma è l’espressione della struttura.
Uno dei principali materiali usati, soprattutto nelle chiese, è la pietra ma troviamo anche larghissimo uso di mattoni di dimensioni leggermente superiori ai nostri, e sovente decorati a calco.
Una delle caratteristiche costruttive dell’arte gotica che immediatamente s’impone all’attenzione è l’arco. Anche se in Italia spesso si continua ad usare l’arco a pieno centro, il tipico arco gotico è l’arco acuto.
Usato nel passato con sole funzioni decorative (arte araba), ora adempie una funzione statica; esso esercita una spinta laterale assai minore di quella dell’arco a pieno centro, può quindi spingersi a maggiori altezze senza distanziare di molto i sostegni.
Gli archi e le volte esercitano oltre la pressione verticale, una spinta laterale che tende a rovesciare verso l’esterno i sostegni; va da sé che questa spinta è tanto maggiore quanto più la volta è ampia e alta. Nel periodo romanico per contrastare tale spinta non si escogitò altro che ingrandire lo spessore dei muri e se il caso munirli di contrafforti. I Gotici utilizzarono talvolta chiavi di ferro a guisa di tirante per annullare la spinta laterale sui sostegni, ma il più delle volte ricorsero a contrafforti a sperone e ad archi rampanti.
Le acque pluviali vengono raccolte in canali passanti sugli archi rampanti e terminanti in una lunga gronda che butta l’acqua il più lontano possibile. Tali gronde vengono mascherate da dragoni ornamentali, tutti dissimili tra loro, detti doccioni (in francese gargouilles).
Le chiese gotiche sono sempre accompagnate da campanili altissimi e di proporzioni straordinarie. I portali, come pure fecero i romanici, sono ricchi di ornamentazione.
Le finestre delle chiese hanno dimensioni decisamente più grandi rispetto a quelle romaniche; sovente vengono dimezzate con colonnine il cui numero varia da uno a cinque, le diremo quindi: bifore, trifore, quadrifore, pentafore. Spesso avremo anche finestre a rosa o a ruota.
Per tutto il medioevo il monastero è praticamente un piccolo mondo, in cui, senza alcuna dipendenza dall’esterno si può attendere a tutte le esigenze della vita: attendere alla Regola religiosa, alla missione dell’Ordine e coltivare le lettere, le scienze, le arti, i mestieri, l’agricoltura. Nel secolo XIII presero grande sviluppo alcune Abbazie; talune, proprio grazie alle loro caratteristiche, vennero trasformate in dimora feudale e protette da mura fortificate: tra queste famosissima è l’Abbazia di Mont Saint Michel, in Francia. All’interno delle Abbazie, come già nel periodo romanico, vengono realizzati elegantissimi chiostri.
In ogni epoca le tombe hanno avuto particolare importanza. Verso l’anno 1100 si seppellivano ancora i cadaveri intorno alla chiesa, e in alcuni casi si erigevano tombe più grandiose addossate alle pareti esterne di essa. Col periodo Gotico le tombe entrano in Chiesa e sorgono le cappelle gentilizie. Esse rappresentano grande espressione d’arte alle quali lavorano grandi artisti.
Pur con le modificazioni e gli adattamenti dovuti dalla necessità, possiamo affermare che le stesse forme adottate nelle costruzioni religiose sono state adottate per le costruzioni civili.
La massima espressione dell’architettura civile è il Castello Feudale e il Palazzo Comunale.
Il Castello Feudale è abitazione e al tempo stesso la fortezza del feudatario.
Le massime espressioni architettoniche le troveremo dove il feudalesimo raggiunge grande sviluppo e cioè in Francia, in Germania e in Inghilterra. In Italia con la grande importanza derivata dal governo dei Comuni, le maggiori espressioni le troveremo nel Palazzo Comunale. Castelli sul tipo di quelli francesi li troviamo in Val d’Aosta, per la sua vicinanza con la Francia. Una ricostruzione tipica di Borgo e Castello Medioevale la possiamo trovare a Torino all’interno del parco del Valentino.
Questi Castelli vengono costruiti dal 1000 al 1200; dopo questa data non hanno più l’importanza di veri castelli fortificati. Di solito sono situati nel luogo più eminente del paese; il feudatario domina e controlla dal suo castello tutto il feudo; dove non può osservare direttamente l’arrivo del nemico, pone delle torri-segnali.
I Castelli sono circondati da merlature con largo cammino di ronda, tale cammino, nei paesi nordici, talvolta è coperto. La forma dei merli stava ad indicare la fazione politica al quale il feudatario apparteneva.
I Palazzi Comunali avevano all’incirca la forma dei Castelli Feudali. Assumono vari nomi: Palazzo Pubblico, del Popolo, dei Priori, del Capitano del Popolo, del Podestà, del Console, della Signoria.
La decorazione scultoria è sempre complessa e fantastica e come già detto ha la caratteristica di non essere mai indipendente dalle linee strutturali dell’edificio che adorna. Anche le statue sono sempre in stretto legame con le linee architettonico-strutturali.
I caratteri distintivi ed innovativi della decorazione Gotica rispetto al precedente periodo Romanico, sono caratterizzati dalla prevalenza di motivi ispirati dal mondo vegetale e generalmente proposti con forte realismo.
Molti sono anche gli elementi geometrici con grande presenza di pannelli e formelle. Avremo ancora grandissimo numero di statue, di figurine, di teste umane o di animali, sempre associate agli elementi architettonici o floreali. Direttamente derivanti dalle Crociate, troveremo anche diversi simboli guerreschi rappresentati da scudi ed elmi. Generalmente si può affermare che la scultura gotica si contrapponga, con imponente rinascenza al realismo, alla precedente romanica schiava ancora delle convenzionalità e quasi ignara della natura. In alcuni casi la scultura raggiunse tale bellezza che alcuni storici la paragonarono alla scultura greca e per verismo al primo secolo dell’Impero Romano.
Come già nei precedenti periodi anche i Gotici usarono molto la decorazione ad affresco anzi si potrebbe quasi dire che ne abusarono. La decorazione dipinta quando i materiali di rivestimento non erano particolarmente pregiati, rivestiva zoccoli, pareti, soffitti; si imitavano il marmo, stoffe panneggiate, pareti in mattoni, la decorazione listata già in uso presso Romanici e Arabi era usatissima sia all’interno che all’esterno degli edifici; oltre a dipinti figurativi di grande suggestione troviamo spesso motivi geometrici e naturalistici.
Un modo sontuoso di decorare l’interno di edifici civili consisteva nel ricoprire le pareti con stoffe o con splendidi arazzi. L’industria dell’arazzo inizia appunto in questo periodo.
In questo periodo la decorazione a mosaico delle pareti tende a scomparire; sopravvive solo nei pavimenti e nell’ornamentazione architettonica dei monumenti. Più usato del mosaico nelle ornamentazioni pavimentali, è il commesso di marmo; in questo periodo si inizia il pavimento più famoso dell’arte italiana, quello del Duomo di Siena.
La pittura figurativa aveva già iniziato nel 1200 con Cimabue di Firenze e Duccio di Siena una importante evoluzione, un vero e proprio rinascimento. Nel 1300 le scuole fiorentine e senesi continuano e perfezionano le loro rispettive tendenze: la prima maggiormente realista, la seconda più idealista eancora pervasa di misticismo e sentimento bizantino. Dipinti a fresco troviamo le pareti delle chiese e dei palazzi pubblici e privati e persino quelle dei cimiteri. (Camposanto di Pisa).
Durante il periodo Gotico parallelamente al progredire di cultura e civiltà cresce pure la ricchezza pubblica e privata per cui accanto a maggior gusto nell’ornamentazione, avremo anche produzione industriale più abbondante. Nelle arti applicate troveremo modelli che seguono le forme trattate nell’architettura, nella scultura, nella pittura, fedeli ai vari caratteri locali.
Nei lavori di legno i Gotici usarono soprattutto la quercia ed il noce; entrambi ben si adattano al concetto di robustezza tipico del mobile Gotico. Tali lavori si presentano spesso assai massicci e non sono rari tavoloni aventi anche 8 cm. di spessore. La tecnica costruttiva è evoluta per cui troveremo sempre montanti e traverse. L’ammobiliamento delle case private era in questo periodo assai semplice: qualche lettiera, alcuni sedili, poche tavole e diversi cassoni da cui deriveranno presto mobili più complessi. Il cassone ha vari usi: per ripostiglio, per guardaroba, per dispensa, per sedile, per trasporto in viaggio. Gli abiti di uso comune non erano riposti nel cassone, ma tenuti su una sbarra infissa al muro o sospesa al soffitto.
L’abilità degli intagliatori trova un campo vastissimo di applicazione nei cori delle chiese, con la numerosissima serie di stalli e i relativi inginocchiatoi. L’ispirazione architettonica è lampante. Simili agli stalli sono i sedili che stanno in presbiterio. Sempre degno di particolare menzione, al centro del coro sta il leggio, detto fiorentinamente badalone.
Nelle chiese Gotiche troviamo grandiosi e numerosi Crocifissi di legno intagliato, col Cristo pure di legno scolpito, le cui braccia si staccano, ancor lontani da una interpretazione più verista, quasi perpendicolarmente al corpo. La maggior parte però di detti crocifissi ha la figura dipinta direttamente sulla tavola lignea.
Nelle chiese più modeste troviamo pulpiti in legno che di solito sono addossati alle pareti. Sempre in legno troveremo pulpiti nei refettori dei conventi, per il lettore.
Le porte Gotiche riprendono spesso gli stessi elementi architettonici presenti nell’edificio, troveremo quindi oltre gli elementi decorativi che ricordano l’arco a tutto sesto anche i vari elementi di ispirazione naturalistica quali rami con foglie inseriti in formelle e riquadri geometrici o facenti parti integranti di montanti e traverse. In genere i vari pannelli erano ornati in modo diverso e quelli in basso si intagliavano frequentemente col motivo della pergamena accartocciata. Di solito poi se gli ornamenti erano intagliati in legno di noce, li si lasciava al naturale; se in legno di quercia, erano tinti di verde chiaro cercando di imitare il colore del bronzo.
I cassoni erano di tutte le dimensioni; nella sua accezione più comune ha l’altezza ordinaria di un sedile (da 50 a 60 centimetri). Spesso, sono costruiti con montanti e traverse. Nella maggior parte dei casi sono in legno di noce intagliato coi soliti motivi sui pannelli, ma se ne faceva anche in legno dolce; in questo caso venivano decorati con pitture a fondo rosso, arricchite da stampi di colore contrastante, in genere nero, per ottenere l’illusione del traforo. Tale illusione viene ricercata anche con la tecnica dell’intaglio e nel caso di cassoni destinati a contenere il pane il traforo è reale.
Abbiamo cassoni ornati anche con la sola mostra della serratura eseguita in metallo e spesso lavorata con minutissimo traforo; ne avremo altri preziosissimi, ad un solo pannello, dipinti da valenti pittori.
Ne troveremo di dorati con decorazioni in rilievo, eseguite a pastiglia. I cassoni più piccoli e i più ordinari non sono a montanti e traverse ma costruiti con tavole intere unite a coda di rondine. Anche questi potevano essere dipinti ed usati, posti su tavoli, per custodire oggetti preziosi. Vi erano poi i cassoni da viaggio che erano rivestiti di cuoio o di pelli conciate, con gli angoli foderati di lamine di ferro.
Vi sono poi cassoncini a forma ridotta, detti cofanetti, essi sono destinati a contenere piccoli oggetti preziosi quali gioie, perle, monete; di solito li troviamo rivestiti in pelle e ornati con punzoni, o intarsiati, o lavorati a pastiglia e dipinti, o rivestiti di lamiera traforata e inchiodata su stoffa o velluto.
Direttamente derivanti dai cassoni e aventi gli stessi ornamenti, ma con sostegni più alti, sono le credenze. Esse servivano essenzialmente nere le vivande e i piatti, e, più ancora, a raccogliere e tenere esposto il vasellame nelle sale da pranzo.
Il termine credenza deriva appunto da questo periodo storico: in una serie di situazioni in cui spesso si invitavano a pranzo gli avversari per poi eliminarLi con il veleno, nasce l’esigenza contraria di tranquillizzare i convitati di particolare rango e importanza, per cui nelle famiglie nobili viene creata la figura del “Maestro Credenziere” dotato di una livrea particolare che lo distingueva dagli altri servitori. Dunque l’incaricato entrava nella sala del banchetto per “fare la credenza” e collocatosi a fianco del mobile su cui erano stati collocati tutti i piatti, di fronte ai commensali, assaggiava tutte le portate prima che venissero servite, concludendo con un profondo inchino e dicendo –Signori, Vi è stato offerto servizio di credenza-, cioè invitando gli ospiti a credere nella bontà ma soprattutto nella genuinità e sicurezza dei cibi offerti e mancanza di veleno negli stessi. L’incaricato restava poi nella Sala del Banchetto per tutta la durata e di fronte a tutti, per testimoniare, con la Sua presenza, di non essere colto da malore. Da questo periodo la cerimonia della “Credenza” diede genericamente il nome al mobile della Sala da Pranzo.
Schematicamente i letti sono costituiti da uno o da una serie di cassoni su cui poggia il pagliericcio, tali cassoni sono apribili fungendo quindi da contenitore; si possono trovare dossali arricchiti dai soliti motivi e baldacchini poggianti su quattro colonnine, prolungamento dei montanti angolari del cassone. Diventano di uso più comune in tale epoca le cune che a ben riflettere, non sono altro che l’evoluzione di un piccolo cassone.
I cassoni servivano anche da sedile; il sedile più comune è però la panca formata da una tavola di legno, con quattro gambe a sezione quadrata, unite con traverse. Volendo abbellire la panca la si copriva di stoffa o la si intagliava. I sedili più eleganti avevano i braccioli; di solito erano a forma di cassone con un dossale e prendevano il nome di cassapanca; tale dossale a volte era molto elevato e terminante con un baldacchino e prendeva il nome di cattedra.
Un esempio di Cattedra Baronale, ricostruita in tempi più recenti, la troviamo nel “Castello Medioevale” di Torino. Nel presbiterio delle Cattedrali troviamo sedili simili alle cassepanche o alle cattedre con baldacchino: sono i faldistori che nel caso si presentassero particolarmente alti, venivano completati con uno sgabellino o un cuscino che veniva posto sotto i piedi di chi stava seduto.
Altri sedili sono costruiti in legno dolce e completamente rivestiti di stoffa semplicemente appoggiata ed acconciata. Troviamo anche numerosi sgabelli piccoli e facilmente trasportabili.
Anche particolare menzione merita una sedia di tipo pieghevole a X, detta icasse. Essa è formata da sostegni incrociati col sedile in legno, facente parte della struttura, o con strisce di cuoio o di stoffa. In tale periodo i sedili non sono mai imbottiti o elastici; per renderli soffici ci si limita all’uso di cuscini.
Nel caso dei tavoli ne troviamo di semplicissimi formati da un assito sorretto da sostegni quadrati o da cavalletti. Altri, soprattutto nel tardo periodo Gotico, sono molto ricchi di ornamentazione e i due sostegni ricordano i trapezofori delle tavole marmoree greco-romane e anticipano la forma delle tavole del Rinascimento.
Sempre in legno dobbiamo ricordare il grande numero di cornici che tale periodo utilizzò per contenere tavole dipinte, dittici, trittici, polittici; generalmente sono completamente dorate e possono avere sfondi azzurri. Accenneremo ancora ai soffitti lignei dove gli artisti gotici alternarono gli intagli, la pittura e la doratura creando effetti esorbitanti e raffinati.