13 – Antiquaria: Il mondo antiquariale e i perché di una crisi
Vorrei oggi con Voi provare ad analizzare i perché della profonda crisi che ha colpito il mondo antiquariale ed in particolare quello dell’arredo, negli ultimi 15/20 anni.
Fonte: Sergio Salomone collaboratore esterno della ditta Studio Laboratorio di Antichità s.a.s.
Il mercato del Collezionismo Antiquario fu prerogativa fino agli anni ’70 del secolo scorso, delle classi maggiormente benestanti, della solida borghesia, spesso culturalmente più preparata, è vero senza eccessi, ma sufficientemente, da poter apprezzare l’antico, fosse pittura, mobilio e quant’altro, facente parte con naturalezza del buon vivere, del paesaggio domestico, famigliare, secondo schemi ancora d’impronta ottocentesca.
Ma dagli anni ’70 in poi, per almeno circa trent’anni, le ambizioni e lo status symbol legato al collezionismo antiquario, sull’onda di una moda, si allargarono fortemente a più strati della popolazione europea. Vedremo quindi il fiorire esasperato di vari mercatini antiquari e di fiere ed esposizioni di ogni tipo; la ricerca si allargò anche ai mobili di poco pregio artistico, diciamo di tipologia rustica, che cominciarono sempre più ad essere ricercati e quindi salvati dal fuoco o dalla distruzione, cui fino a poco tempo prima erano destinati.
Commercianti battevano le campagne e barattavano mobili rivestiti in formica o acquistavano a poco prezzo, arredi antichi autentici e a volte di particolare pregio. La richiesta anche nel restauro, ovviamente, divenne altissima, e molti falegnami si improvvisarono, in assenza allora di normativa specifica, restauratori; lo stesso dicasi per i numerosi negozi a carattere antiquario che in quegli anni fiorirono numerosi, a volte con alle spalle scarsa professionalità e cultura. Tutto ciò produsse rapidi innalzamenti dei prezzi in tutto il settore, ma, aspetto positivo, anche un rinnovato interesse per la storia. La presenza in casa, dopo appassionata ricerca, di un pezzo antiquariale stimolava, il suo possessore, alla ricerca dei fatti storici relativi al periodo di produzione e alle, spesso abilissime, tecniche esecutive. Ricordo con piacere le dissertazioni e approfondimenti nell’interpretazione di un parallelismo storico-politico e di costume, legato ad un determinato manufatto, che quotidianamente avvenivano con, gli allora, numerosi frequentatori della bottega antiquaria gestita assieme a mia sorella.
Lo stimolo all’acquisto era accresciuto dalla convinzione che, oltre a rappresentare, in un arredo, originalità e cultura, la spesa fosse giustificata dalla certezza di effettuare un ottimo investimento su un bene durevole; era in atto uno straordinario gioco di società. Tutto però tenderà a cambiare anche se all’inizio molto lentamente, dagli anni duemila, ma anche prima, in poi; ce ne accorgemmo in laboratorio -il negozio era stato chiuso nel 1992, in tempi non sospetti, a seguito del fatto che mia sorella, la commerciale di famiglia, decise di ritirarsi dal lavoro- le commesse private tendevano a rallentare e quindi ci rivolgemmo con maggiore attenzione verso appalti pubblici ed ecclesiastici.
Il tempo continuerà a demolire incessantemente l’interesse verso il settore antiquario e la crisi economica mondiale del 2008 può essere presa come data approssimata di riferimento: i prezzi anche in mobili di pregio crollano; una crisi culturale già in atto, si incrementa rapidamente e molte, ormai, deboli certezze, si affievoliscono, si trasformano. Molti Antiquari in tutta Europa cambiano mestiere e così di pari passo tutto il mondo che ruota all’intorno. Ne fanno testo, a titolo di esempio, il numero di negozi antiquari presenti a Parigi, punto nevralgico del mercato internazionale. Il Louvre des Antiquaires, centro antiquario aperto nel 1978 davanti al Museo del Louvre, che contava oltre 250 espositori, non esiste più; dopo anni di agonia, a ottobre 2019, sui tre livelli del grande sito espositivo, era presente solo più un esercizio. Il futuro nei progetti della società proprietaria dell’immobile è la trasformazione in Centro Commerciale in, già avanzata o forse ultimata, fase di realizzazione. Un’inchiesta del 2017 ci informa che gli antiquari a Parigi nel 1987 erano 650, calati negli anni a meno di 300. Le chiusure, inarrestabili, continuano e il numero di esercizi continua a scendere a ritmo cadenzato. Ciliegina sulla torta che ha portato in suo piccolo contributo, è lo scandalo che ha coinvolto due note case antiquarie di Parigi. Riporta nel 2016 un comunicato stampa:
(ANSA) – ROMA, 3 SET – La Biennale degli antiquari di Parigi si aprirà nei prossimi giorni sullo sfondo di uno scandalo sulla vendita di falsi mobili del XVIII secolo, in particolare delle poltrone al castello di Versailles, che sarebbe “fruttata 3 milioni di euro”. E’ quanto scrive il quotidiano francese Libération, ricordando l’inchiesta che si è aperta nel giugno scorso. Le celebri gallerie Kraemer e Aaron sono già state escluse dalla Biennale per legami, a diversi livelli, con l’inchiesta che ha portato tra l’altro all’arresto di Bill Pallot – da 30 anni responsabile di Aaron – accusato di associazione a delinquere a scopo di truffa e riciclaggio, ricorda il quotidiano.
E non basta! Comunicato stampa del giugno 2023:
Nel prestigioso e ristretto mondo dell’antichità, una tempesta si abbatte sulla capitale francese. Jean Lupu, importante antiquario parigino di 93 anni con bottega nei pressi dell’Eliseo, è chiamato a comparire davanti al tribunale penale di Parigi da questo lunedì. E’ sospettato di aver messo in atto una vasta truffa vendendo, per anni, mobili del XVIII secolo presentati come autentici, ma in realtà interamente fabbricati in proprio.
Ora c’è da osservare che da quando ebbe inizio la forte crescita del mercato antiquario intorno alla metà del sec. XIX, di falsi ne sono sempre stati prodotti e i primi anni del ‘900 ne hanno visto un vero e proprio proliferare; ciononostante non hanno mai seriamente disturbato il mercato, i problemi della crisi, credo, vadano comunque ricercati altrove.
Una analisi sulle motivazioni di questa rapida riduzione della domanda è da osservarsi in un drastico cambio di mentalità e di cultura.
Forse la casa non è più intesa come un bene duraturo, ma un semplice prodotto di consumo. Alle giovani generazioni spesso viene richiesta e imposta una mobilità lavorativa, derivata dalla economia globale. La casa non è più il rifugio primario legato alle varie tradizionali attività del vivere ma solo un luogo dove andare a dormire: oggi qui, domani in un altro posto.
Gli arredi? Semplici, economici, ergonomici contenitori. La crisi delle nascite nel mondo cosiddetto evoluto, ne esprime, in parte, la conferma.
Prima di continuare è necessaria una precisazione: prego lo spettatore, di interpretare le mie parole non come quelle di un uomo, avanti negli anni, che si permette di giudicare il mondo attuale con parametri ormai superati. La mia vuole essere, per quanto mi è possibile, una analisi fredda e distaccata dell’odierna situazione e delle relative implicazioni riguardanti i manufatti d’arte antichi. So già che in alcuni punti darò l’impressione di cadere nel banale luogo comune “ai miei tempi…”, e di questo mi scuso anticipatamente.
Il modo di pensare si è trasformato molto rapidamente, i tradizionali principi che da secoli caratterizzavano la vita dell’uomo si sono ribaltati: oggi i giovani, anche se benestanti, non pensano più a costruire famiglie e ad ampliare patrimoni da lasciare agli eredi ma preferiscono consumare come se non ci fosse un domani.
Il disinteresse verso l’arte antica parte anche da qui e non dobbiamo lasciarci impressionare dai record: per un Leonardo, di dubbia attribuzione, battuto a 450 milioni di dollari, ci sono mille quadri coevi che rimangono invenduti, sebbene offerti a prezzi mai così bassi.
La cultura tradizionale, lo studio della storia, sull’onda della rapida evoluzione tecnologica, si comincia a considerare, forse, inutile; l’ideale di cultura universale dell’uomo rinascimentale, in un mondo in forte accelerazione evolutiva, viene stravolto dalla necessità della specializzazione sempre più accentuata. In questo modo forse si sono persi o non si perseguono gli strumenti di conoscenza per apprezzare, comprendere ed amare le cose e la cultura dei nostri avi.
Ma quale sarà l’Antico che verrà? Impossibile fare analisi. Alcuni hanno preconizzato o sperato che prezzi così bassi, spesso assimilabili ai prezzi applicati su arredi di serie dei grandi magazzini, fossero il punto di partenza per un rinnovato interesse nei confronti dell’antico. Ciò non sta avvenendo. E’ un problema culturale e di trasformazione sociale, l’antico non è più compreso.
Le vendite all’Asta complice la tragica diffusione del Covid che ci costrinse a vivere isolati, ha permesso alle numerose “maisons” di ampliare l’offerta delle vendite on line che riscuotono sempre maggiori consensi. Le attuali stime registrano un forte incremento di vendite rispetto, ovviamente al periodo 2020, e in alcuni casi, a detta degli addetti ai lavori, anche un leggero superamento dei fatturati 2019, prima della pandemia. Nel settore che più conosco, quello degli arredi antichi, sono in grado di affermare che il valore economico delle stime e le aggiudicazioni permangono ai livelli cui si accennava prima.
Si deve, però, registrare un crescente, costante interesse verso il cosiddetto modernariato, cioè, grosso modo, mobili, oggetti, o dipinti, o altro che abbiano meno di cento anni, da parte di uno strato poco definito della popolazione.
Lasciando completamente a parte gli arredi e gli oggetti appartenenti al Periodo Déco che entrano ormai, a ragione, nell’ambito della ricerca antiquariale, ritornano in auge le arti decorative nate in un momento di grande fermento economico e culturale, nel dopoguerra del riscatto, del rinnovamento, del baby boom, prima delle lotte di classe degli anni ’60 e ’70… è il design degli anni ’50: tanto forte da fare la rivoluzione, tanto potente da sopravvivere, anzi rinascere oggi, dopo 70 anni. Come affermato dall’architetto Ernesto Rogers: si trattò della voglia di trasformare in poetico canto ogni rappresentazione formale dell’esistenza: dal cucchiaio alla città.
Ciò, è vero, indica un desiderio di ricerca storica ma con impegno minimo. Ci si avvicina alle produzioni degli arredi industriali degli anni ’50, ma anche ’60, ’70, perché, in quanto non troppo lontane nel tempo, più facilmente, spesso in mancanza di cultura specifica, comprensibili e apprezzabili. Dobbiamo precisare che si tratta di un fenomeno ristretto, se non isolato con prezzi che in genere, per quanto riguarda gli arredi, salvo rare clamorose eccezioni, molto contenuti.
Lo stesso vale nel settore dei dipinti del ‘900, dove il mercato si dimostra molto più dinamico, con quotazioni spesso elevate, certamente a scapito delle opere più antiche.
Per fortuna, per i Restauratori inseriti negli appositi Albi del Ministero, il lavoro rimane garantito dalla necessità della salvaguardia e manutenzione del patrimonio storico/artistico, sia di proprietà pubblica che ecclesiastica, ma al di fuori di tutto ciò pochi artigiani sono riusciti a portare avanti l’attività.
Questa situazione non è solo europea, recentemente il New York Times è entrato nel merito della questione chiedendosi fino a che punto potrà spingersi la crisi, che ha portato nomi blasonati dell’antiquariato della Grande Mela a chiudere i battenti o a riconvertirsi velocemente a modernariato e design. Il NY Times foto alla mano porta una serie di esempi: otto sedie stile Giorgio III vendute nel 2002 per 8 mila dollari, ora vanno via per 350 dollari. Una libreria inglese Regency, nel 2003, valeva 9.500 dollari ora ne vale 1.300. In Italia cassettoni Biedermeier, anche a 80 euro!
In tutto il mondo prezzi da Ikea!
Una consolazione per gli acquirenti: cambiati i gusti e le esigenze abitative, se non per l’alta qualità, chi ha gusto e coraggio può aggiudicarsi pezzi di valore storico a poche centinaia o migliaia di euro.
Per quel che mi riguarda direttamente, ormai lontano dall’impegno lavorativo quotidiano, mi sto impegnando, con passione, a ripristinare un pochino della cultura storico/antiquariale ormai venuta in disuso. Vi invito, se incuriositi, a visitare il mio canale YouTube, vi troverete, spero per Voi interessanti, filmati riuniti in tre specifiche Play List: Cinque Minuti di Antiquariato – Antiquaria – Ancient #Shorts.
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