16 – Cinque minuti di Antiquariato: Gabriele Capello – Il Moncalvo-
“Nato povero col lavoro acquistò fama ricchezza onori e la stima affettuosa del Re Carlo Alberto […]”
dalla targa posta ai piedi del suo busto in marmo
Fonte:Sergio Salomone collaboratore esterno della ditta Studio Laboratorio di Antichità s.a.s.
Gabriele Capello – Il Moncalvo-
A Moncalvo nel Monferrato, in Piemonte, nell’atrio del Municipio alla base di un busto in marmo, si legge questa epigrafe:
“Nato povero col lavoro acquistò fama ricchezza onori e la stima affettuosa del Re Carlo Alberto ma fu sempre memore della sua vita di operaio e modestamente felice di esser noto col nome del nativo Comune al quale morendo larga parte del ricco censo legò ad incremento dell’istruzione. Il Municipio a perenne ricordo di tanta operosità e virtù e del ricevuto beneficio pose, 23 ottobre 1898”.
Stiamo parlando di Gabriele Capello, nato nel Comune di Moncalvo nel 1806.
Pagine interessanti ed esaustive sono state scritte, all’epoca in cui il Capello si era già ritirato dall’attività artigianale, da Michele Lessona, insigne studioso, che volle nel Suo saggio “Volere è Potere”, affiancare questo eminente personaggio alla galleria di altre illustri figure italiane.
Nasce ultimo di dieci figli in una famiglia poverissima. Porta a termine brillantemente e in tempi ridotti l’intero ciclo di studi che il piccolo paese in quei tempi può offrire.
A 12 anni viene accolto nella bottega del falegname Giacomo Baiardo che si dimostrerà un abile maestro ma con tutte le limitazioni tipiche di un laboratorio di provincia. Il giovane Gabriele anche in questa occasione si dimostra rapido nell’imparare e pieno di buona volontà e a 16 anni pur timidissimo, decide di allontanarsi dal paese per continuare a livelli più elevati l’apprendimento. Inizialmente la scelta, giustamente, cadde su Torino ma i tempi non erano maturi per l’insicuro ragazzo, cui la grande città incuteva troppo timore. Si ripiegò su Asti città distante otto miglia da Moncalvo, da dove la domenica, a passo spedito poteva raggiungere la famiglia. In Asti lavorò nella bottega di un certo Martinelli dove seppe farsi voler bene e considerare.
Intanto a Moncalvo si stavano approntando lavori importanti all’interno della Chiesa di San Francesco con incarico affidato all’architetto Ranza. Gabriele non si lasciò scappare l’occasione tornò in Moncalvo e ottenne di partecipare a quei lavori. Questa fu occasione di approfondire la pratica del disegno architettonico in cui era carente; infatti l’architetto si era portato appresso un ottimo operaio particolarmente ferrato in questa pratica e dall’amicizia che scaturì con il Capello ne nacquero importanti insegnamenti sul disegno. Il nostro protagonista ricambiava con lezioni di matematica, materia in cui se la cavava bene.
Nella navata sinistra della Chiesa di San Francesco è conservato un confessionale opera Sua.
I tempi maturarono e il giovane decise di avventurarsi a Torino, dapprima in una fabbrica di Mobili ma solo dopo tre mesi lo troveremo presso la bottega di un certo Giuseppe Viansone in via Bellezia. Proprio da qui si aprirono scenari molto favorevoli al Capello.
Nell’occasione dell’esecuzione di un mobile per il Cavalier d’Angennes, il proprietario della bottega e gli operai con maggiore esperienza, avevano difficoltà ad interpretare i disegni che lo stesso Cavaliere aveva fornito. Intrufolatosi con educazione nella discussione, diede prova della sua abilità nell’interpretare il progetto e il lavoro venne così portato a compimento con grande soddisfazione di tutti. La Sua considerazione crebbe e da allora fu un crescendo.
L’architetto Bonsignore era alla direzione lavori per la nuova casa del conte Thaon di Revel che terminata da poco, ora andava arredata. Il Viansone per tramite del segretario del conte, riuscì ad avere la proposta con allegati i disegni per l’eventuale esecuzione di detti lavori. Il Viansone come già detto poco comprendeva i complicati disegni e quindi fece chiamare Gabriele che ostentando sicurezza disse che non c’erano problemi e che si sentiva in grado di realizzare tale complicato progetto. A patto però che gli venisse riconosciuta la piena direzione dei lavori e potestà assoluta sugli operai.
I lavori vennero eseguiti a regola d’arte e nel tempo stabilito ma questo generò gelosie e incomprensioni nell’ambito lavorativo interno alla bottega, e quello che da allora, cominciò a farsi chiamare il Moncalvo, se ne andò.
Entrato in società con il falegname Facta, ricevette altri incarichi dal conte Thaon di Revel e in breve tempo committenze sempre più elevate e lavori sempre più complessi divennero la normalità.
Rapidamente la Bottega cresce e in breve tempo raggiunse i sessanta lavoranti, i meriti erano per la più parte del Moncalvo essendo il socio per buona parte spesso al Caffè; essendosi nel frattempo sposato, il Moncalvo pose fine amichevolmente alla società sborsando una grossa somma di denaro; il Facta con quei soldi assecondò le sue inclinazioni e aprì una osteria.
Carlo Alberto salito al trono nel 1831 intese parlare del giovane ebanista e la carriera per il Moncalvo si schiuse alla storia. Pur continuando la vastissima produzione per i privati, dal 1833 collabora con Pelagio Palagi e altri architetti al rinnovamento delle residenze sabaude. Troviamo testimonianze importanti della Sua opera al Castello di Racconigi nel Gabinetto Etrusco. Nel Palazzo Reale di Torino dà inizio ad interventi che durano 15 anni.
Nel 1848 è a Genova per la Sala del Trono e viene eletto consigliere comunale a Torino, dove immediatamente si prodiga per promuovere l’istruzione delle classi lavoratrici e diventa promotore delle Scuole Operaie San Carlo. Nel nuovo stabilimento in Via degli Artisti si contano 130 lavoratori con l’aiuto di diverse macchine. Istituzioni benefiche e di soccorso sono da Lui sostenute.
1852 Nel Castello di Moncalieri arreda gli appartamenti di Vittorio Emanuele II, della Regina e della Principessa Maria Clotilde.
Altra sfida vincente nel 1853; costruisce le cinque lussuose carrozze del Convoglio ferroviario Reale e inizia la costruzione di 130 vetture per la linea ferroviaria Torino-Genova.
Nel 1855 è a Parigi per l’Esposizione.
Prima di cedere l’attività fornisce 318 mobili per la Villa dei Laghi alla Mandria di Venaria Reale.
Si spegne il 20 agosto 1877 alle 5,30 del mattino nella casa di Via degli Artisti.
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