3 – Il legno dal Rinascimento al XIX secolo
Nel Cinquecento assistiamo ad un generale accrescimento della ricchezza, con il conseguente aumento della richiesta di beni di lusso e la trasformazione del falegname in ebanista
Fonte: Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro, con la collaborazione della moglie Mara Bortolotto, per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.
In questa scheda tecnica continuiamo ad indagare la storia dell’utilizzo dei legni che, come abbiamo visto, può essere divisa in cinque parti. Archeologica o classica fino al Medioevo. Antica fino al Rinascimento. Storica fino al XIX secolo. Moderna fino al XX secolo, con il passaggio dalla lavorazione prevalentemente manuale a quella meccanizzata. Contemporanea con l’affermarsi delle lavorazioni meccanizzate e prevalentemente industriali.
Le schede tecniche sull’utilizzo dei legni
Le essenze maggiormente impiegate e la loro provenienza
I legni d’oltremare sono maggiormente impiegati in ebanisteria a partire dal Seicento, ma erano utilizzati anche in precedenza.
La regina Elisabetta I vietò di tagliare gli alberi da legname, aventi una superficie di base di almeno un piede quadrato, per farne legna da ardere o carbone, che si trovavano entro 14 miglia da un corso d’acqua navigabile.
Ed analogo divieto fu emanato in America nel 1711 per gli alberi adatti alla carpenteria navale, crescenti vicini ai fiumi ed ai mari. La rarefazione delle foreste europee derivante al disboscamento per la costruzione delle flotte, spinse ad intensificare la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento nelle colonie, dove erano direttamente fabbricate le navi; con stive più capienti ed adatte al trasporto di grandi quantità di legname.
Nel Cinquecento assistiamo ad un generale accrescimento della ricchezza, con il conseguente aumento della richiesta di beni di lusso e la trasformazione del falegname in ebanista, nel senso proprio del termine di colui che utilizzava legni esotici, provenienti principalmente dall’Africa e dalle Americhe.
I Portoghesi svilupparono nel primo decennio del XVI secolo il commercio con l’oceano Indiano, la Malacca e le Molucche. Gli Spagnoli colonizzarono il centro e l’America meridionale, che fino al 1520 furono considerati un’appendice dell’Asia e di cui solo nel Settecento se ne provò l’effettiva separazione.
Gli Inglesi nella ricerca di passaggi a nord est ed a nordovest colonizzarono l’America settentrionale. Dopo il 1632, abbandonata la ricerca dei mitici passaggi, impraticabili per il congelamento degli stretti, fino all’inizio del XVIII secolo si consolidò la colonizzazione dei territori noti.
Con il Settecento iniziò l’età “argentea” delle esplorazioni. È in quest’epoca che si risolsero due grandi problemi: quello della sopravvivenza nei lunghi viaggi, funestati dallo scorbuto, con l’introduzione della frutta fresca, con mele trasportate in barili, e quello tecnico della rilevazione della longitudine in mare, con la creazione di cronometri da marina efficienti.
Tra il Seicento e l’Ottocento possiamo affermare che l’evoluzione stilistica degli arredi fu fortemente condizionata dall’importazione di nuove specie legnose e di nuovi materiali. È datato 1503 il primo carico di legno esotico giunto dall’America in Portogallo, il brasiletto. Pedro Alvarez da Cabral scopre nel 1500 “L’isola di Vera Cruz”, che sarà subito ribattezzata “Brasil” dal nome arabo, brasiletto, del legno verzino, già noto in Asia, di cui la regione era tanto ricca da diventarne il principale prodotto di esportazione.
Già all’inizio del Seicento si temette per l’eccessivo disboscamento, se ne importavano a Lisbona circa diecimila tonnellate l’anno, e parliamo di materiale già selezionato. Esso fu usato in ebanisteria per l’intarsio, anche dal Maggiolini, e per gli archetti degli strumenti musicali.
Il legno di campeggio, così chiamato dalla baia di Campêche in Messico, fu tra le cause di una guerra tra Inglesi e Spagnoli; nel 1715 se ne arrivarono ad importare circa seimila tonnellate. Nel 1510 gli Spagnoli importarono dalla Giamaica il fustetto o legno giallo usato per il placcaggio e l’intarsio.
Il guaico bianco importato da Francesi, Portoghesi e Spagnoli e quello nero dagli Inglesi, è un legno noto già dall’inizio del Cinquecento, come lignum-vitae, per l’utilizzo in medicina della sua resina e come legno santo, dagli ebanisti, come il Maggiolini; duro al punto da essere usato per fabbricare i mortai.
Dopo le conquiste coloniali, l’ebano, oltre che dall’Africa, è importato dal Madagascar, dalle Indie orientali e dalle Molucche. Dal Madagascar, detto africano, nero molto duro e pesante. Da Ceylon, definito ebano asiatico. Dalle foreste fluviali dello Sri Lanka, nero-rossastro, di difficile lavorabilità, le cui polveri sono irritanti. Dal Coromandel, detto asiatico, dalla fascia tropico-equatoriale dall’Indonesia all’India, nero o nero-porpora, durissimo. Da Macassar, dall’isola di Celebes, duro e pesante, nero con strisce rossastre o giallognole.
Da Camangon, da Manila, e dalle Filippine, neri variegati, di piccole dimensioni. L’ebano di Acapulco, dalle Antille e dall’America centrale. L’ebano Real, da Cuba, nero, durissimo, pregiato. Anche se non sono propriamente ebani, ricordiamo quello detto rosa, proveniente dalla Guaina e dall’Amazzonia, e quello verde, dalle Antille e dall’America centro-meridionale; entrambi usati dal Maggiolini.
L’ebano fu utilizzato soprattutto nel Seicento, tanto da imporre il nome alla corporazione degli “ebanisti” distinguendo chi lavorava legni pregiati esotici dai falegnami, cui era permesso solo l’utilizzo dei legni locali, meno pregiati. Nel Settecento sia il mutamento del gusto, più frivolo e meno attratto dalla sobrietà dei legni scuri, sia l’uso di ebanizzare altri legni come il pero ed il noce, al fine di economizzare sul costoso ebano, portarono a limitarne progressivamente l’impiego.
In ebanisteria un posto di preminenza spetta al mogano, utilizzato già all’inizio del Cinquecento da Cortez per le navi, alla fine del secolo fu impiegato nella costruzione dell’Escorial e nel 1595 fu presentato ad Elisabetta I. l’importazione dalla Giamaica diventò regolare solo dal 1670. Usato sporadicamente nel Seicento in Francia ed in Olanda, dal 1750 diventò il principale legno dell’ebanisteria inglese e poi dal Luigi XVI di quella francese.
Si utilizzarono lo Swietenia mahagoni proveniente da Santo Domingo, Cuba e Giamaica, e lo Swietenia macrophilla proveniente dall’Honduras, più morbido e impiegato soprattutto per il fusto e poi impiallacciato con quello di Cuba, preferito a quello di Santo Domingo perché più facile da lavorare. Nel 1722 se ne importò per 276 sterline, arrivando nel 1800 a 17744 sterline. Il prezzo mutava e molto in base alla qualità delle venature. Dal 1730 soppiantò il commercio del campeggio. Il Maggiolini lo chiamava “mogano rosso”.
Molto rilevante in ebanisteria fu l’importazione del palissandro, che comparve nella placcatura dei mobili di lusso in Francia già dal Cinquecento ed in quella dei mobili olandesi dal Seicento, ma soprattutto in area tedesca esso era utilizzato per gli intarsi nel XVII secolo. Era adoperato anche in Italia, per esempio per le famose placcature a quadrifoglio dei mobili genovesi. Era denominato anche bois de violette e quello brasiliano jacaranda. Anche il bois de rose è un palissandro, così chiamato perché durante il taglio emana tale caratteristico odore (ricordiamo che il bois de rose è un’essenza quasi estinta, protetta dal protocollo di Kioto e di cui è vietato il taglio e in Italia è obbligatoria la denuncia delle scorte alla guardia forestale).
Dalla seconda metà del Settecento s’importò dalle Antille e dal Venezuela il satinwood o bois satiné (citrino americano), che deve il suo nome alla sua lucentezza dorata e all’effetto satinato che assume una volta lucidato. Fu di gran moda per placcature ed intarsi o massiccio per arredi di lusso fino a tutto l’Ottocento.
Sempre nel Seicento giunse l’amaranto (specie delle Peltogine) usato soprattutto per torniture. Ricordiamo altre essenze rare: il legno corallo arrivato in Francia dal 1750, il legno serpente detto anche bois de lettres, il legno zebra e quello pernice; tutti dal Settecento in poi.
Dalla Virginia giunse fin dal 1660 il noce nero, più resistente di quello europeo, la cui importazione in Inghilterra aumentò dopo il duro inverno del 1709, che causò la morte di molte piante di noce europeo, portando la Francia a vietarne l’esportazione. Dal 1725 al noce nero si preferì il mogano.
L’ininterrotta foresta, che copriva il nord-est dell’America settentrionale dal 1625 al 1825, fu disboscata per la metà, soprattutto per la fabbricazione di navi, che toccò tra il 1768 e il 1773 la media di almeno 400 velieri l’anno. Dal Canada dopo il 1850 arrivò a Parigi la tuia, in alternativa a quella dell’Atlante.
Anche in liuteria ampio fu l’uso di legnami esotici, come ad esempio l’acero da zucchero americano, per il fondo degli strumenti a corda, o il bosso zapatero, per quelli a fiato. Molte specie furono trapiantate in Europa come il pioppo nero americano o il Douglas, ecc.
I legni d’importazione erano costosi, ad esempio il mogano veniva selezionato all’origine scegliendo per l’ebanisteria una pianta ogni quattrocento tagliate e si creò un’industria specializzata nella preparazione delle assi e a volte della placcatura, che erano importate già segate. Al momento del blocco continentale, voluto da Napoleone per danneggiare le importazioni inglesi, il solo mogano, di cui l’Inghilterra era monopolista, costituiva quasi il 40% delle entrate del commercio estero inglese. Dall’Ottocento la creazione di mezzi di trasporto più moderni, come il battello a vapore, e l’introduzione nel 1806 delle prime sfogliatrici meccaniche, permise l’importazione a prezzi decisamente più convenienti.