33 – Cinque minuti di Antiquariato: Giovanni Battista Galletti
A Giovanni Galletti, nominato ebanista reale, vennero assegnati, quale dimora e sede della bottega e come già ne aveva goduto l’illustre predecessore, alcuni locali presso la Regia Università di Torino, sita in “Contrada del Po”.
Fonte: Sergio Salomone collaboratore esterno della ditta Studio Laboratorio di Antichità s.a.s.
Poche sono le notizie, documentalmente verificate, in merito alla vita di questo ebanista piemontese; successore del ben più famoso Pietro Piffetti.
Molto probabilmente nacque nel 1735 a Venaria Reale, ove videro la luce i suoi sette figli e dove ebbe bottega fino al 1777.
Vittorio Amedeo III di Savoia, così come i suoi predecessori, aveva fatto del grande palazzo di Venaria, non solo luogo di frequenti soggiorni di “piacere e di caccia” ma anche sede, certamente dopo Torino, per espletare molti atti di governo. Dunque proprio alla Venaria viene notato da qualche importante personaggio di corte o dal Re stesso, questa acquisita benevolenza permise al Galletti di avere la meglio su altri ebanisti presenti a Torino.
Pietro Piffetti, ebanista reale, di cui abbiamo parlato nella nostra puntata n. 12, muore il 20 maggio 1777; dieci giorni dopo Giovanni Galletti, con lettere patenti, dettate dal Re proprio alla Venaria, viene nominato suo successore. La nomina ricalca quasi alla lettera la formula che era stata usata per il Piffetti: venne incaricato cioè, non solo di produrre nuove opere, ma anche e soprattutto di “mantenere in buono stato e decente tutti li mobili esistenti e che saranno tanto in questa città che ne luoghi di piacere”. Lo stipendio fu stabilito in 300 lire annue, i mobili di nuova costruzione venivano pagati a parte. Gli verrà assegnato lo stesso alloggio con bottega presso il Palazzo dell’Università degli Studi, in parte adibito a sede di laboratori artigiani. Presumibilmente verso la fine dell’anno, il Galletti vi si stabilirà con moglie e i sette figli; l’ultimo nato ha circa due mesi di vita.
La Sua bottega non avrà mai una grande espansione in quanto sembra accertato che avesse due soli collaboratori.
Dai registri contabili sabaudi risultano numerosi pagamenti per riparazioni eseguite su mobili nei Reali Palazzi, per l’esecuzione di nuovi mobili ma anche forniture strumentali per la Fabbrica degli Arazzi, quali pettini d’avorio per la tessitura.
L’identificazione delle opere ascrivibili alla bottega del Galletti è oggetto di studio relativamente recente, gran parte sono ancora da identificare o attribuire; riconoscibili nei documenti soltanto una decina. L’arco di tempo analizzato va dal 1771 al 1818, passando anche attraverso il periodo repubblicano di dominazione francese.
Galletti è interprete di due modi stilistici: la transizione e il neoclassico. La prima parte della produzione che appunto risale all’inizio degli anni ’70, per alcuni anni è cronologicamente parallela a quella di Pietro Piffetti, quando gli succede nella carica e nel laboratorio è naturale pensare che se ne senta un po’ il continuatore, l’innovazione stilistica sarà graduale. Le scritture relative alla produzione degli anni ’70 descrive arredi con cassetti a profilo centinato, gambe a voluta, fianchi mossi e altre sopravvivenze barocche, ma contemporaneamente ad altri, già alla “foggia” neoclassica. Il nuovo stile si affermerà dal 1780 in poi.
Sempre dalle scritture contabili, nell’arco di circa cinquant’anni, si conta la produzione di circa 90 arredi, destinati in gran numero ad Agliè, ai vari appartamenti dei duchi del Chiablese, a Palazzo Reale, a Venaria, a Moncalieri, a Rivoli. Molti inginocchiatoi e pregadio, tavoli e tavolini, sécretaires, scansie, cantoniere, cassette, giochi del Tric Trac, una scrivania con gambe snodate per facilità di trasporto, cassettoni. Dall’elenco dei lavori emergono anche taglia tartufi, calamai in legno e altri piccoli oggetti.
L’Atto Decessi n.935 del 1819 recita:
“L’anno mille ottocento diciannove, li 25 del mese di marzo alle ore nove di mattina in Torino, avanti Noi Decurione deputato allo Stato civile, sono comparsi li Signori Carlo Martina Orologiaro e Giovanni Bussolino Calzolaro, i quali hanno dichiarato che jeri alle ore dieci di sera si è reso defunto di Vecciaja nella casa della Regia Università N.° 45, contrada del po al primo piano, il Signor Gioanni Galletti d’anni 83 e mesi sei, ebenista della R.Casa, nativo della Veneria, e dimorante in Torino, vedovo della Signora Teresa Fleurj, figlio delli furono Carlo e Teresa Galletti, e previa lettura si sono sottoscritti à riserva di Bussolino, che disse di non saper scrivere”.
A Giovanni Galletti succede nella carica il figlio Carlo, la nomina è del 9 aprile 1819. L’attività di Carlo, assai modesta in confronto a quella del padre, è stata documentata fino al 1832.
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