4 – Il legno dal XIX secolo alla seconda guerra mondiale
Con la rivoluzione industriale anche le tecniche di lavorazione dei mobili subirono profonde progressive trasformazioni. Nello specifico le placcature furono segate con grandi seghe circolari e nel 1806 le prime sfogliatrici meccaniche furono introdotte in Inghilterra
Fonte: Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro, con la collaborazione della moglie Mara Bortolotto, per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.
In questa scheda tecnica finiamo di indagare la storia dell’utilizzo dei legni che, come abbiamo visto, può essere divisa in cinque parti. Archeologica o classica fino al Medioevo. Antica fino al Rinascimento. Storica fino al XIX secolo. Moderna fino al XX secolo, con il passaggio dalla lavorazione prevalentemente manuale a quella meccanizzata. Contemporanea con l’affermarsi delle lavorazioni meccanizzate e prevalentemente industriali.
Le schede tecniche sull’utilizzo dei legni
Con la rivoluzione industriale anche le tecniche di lavorazione dei mobili subirono profonde progressive trasformazioni. Migliorarono di pari passo i trasporti. Durante il decennio 1830-40 si realizzarono profonde trasformazioni, che mutarono profondamente il mondo occidentale.
Basti pensare che prima si viaggiava solo in carrozza, poi in treno (Il 27 settembre 1825 la Locomotion n.1 trainò il primo treno commerciale della storia, sulla tratta tra Stockton on Tees e Darlington.), per un ritratto era necessario un pittore, poi il fotografo, prima la vela poi il vapore (Nel 1838, il Sirius fu la prima nave ad attraversare l’Atlantico usando solo il vapore. È del 1843 la prima nave interamente metallica), la doratura elettrolitica è brevettata nel 1834, ecc. sempre dal 1830 al 900’ il potere d’acquisto degli operai aumentò di dieci volte, segno del generale progresso e della creazione di un mercato più ampio. (Foto 2)
Nello specifico le placcature furono segate con grandi seghe circolari in Francia e in Inghilterra a cominciare dalla fine del XVIII secolo, in Italia la prima fu introdotta a Firenze nel 1841. Nel 1806 le prime sfogliatrici meccaniche furono introdotte in Inghilterra. Nel faubourg Saint-Antoine a Parigi, come in altri luoghi, molti artigiani non disponevano della forza motrice, costituita prima dell’avvento del motore elettrico da una macchina a vapore; affittavano allora uno spazio in un’officina che ne era munita e collegavano il proprio strumento all’albero motore con una puleggia.
Dopo la rivoluzione, le imperanti teorie razionaliste portarono all’abbandono dei mobili mossi, considerati appannaggio dell’Ancien Règime; con la creazione di arredi con strutture lineari, che nelle intenzioni dovevano essere meno costosi, prodotti per il popolo. In realtà i mobili di corte divennero, se possibile, ancor più dispendiosi per l’introduzione di decori di metallo dorato molto complessi.
Durante il XIX secolo per la prima volta cominciò per la media borghesia una produzione di arredi a costi più contenuti, ma con ricercati effetti decorativi. La sostituzione della segatura a mano delle impiallacciature con quella meccanica abbatté i costi; la tranciatura eliminò i consistenti sprechi (basti pensare che le lame avevano spessori varianti da 1 a tre mm.). La tranciatura avveniva grazie a pesanti coltelli, che affettavano il tronco ammorbidito mediante ebollizione (oggi si usano getti di vapore ad alta pressione), permettendo spessori di alcuni decimi di mm.
La sfogliatura (derullati) consiste nel tranciare i tronchi non perpendicolarmente, ma tangenzialmente, come si fa pelando una patata; questo metodo è utilizzato soprattutto per le radiche dalla seconda metà del secolo ed è riconoscibile per il diverso disegno dell’essenza, tipico ad esempio di molti arredi Decò.
Con lo stile Biedermeier si ricorse all’utilizzo di essenze locali, componendole in disegni decorativi. Un altro sistema per risparmiare fu quello di ricorrere alla sagomatura dei piani, che facevano apparire il mobile mosso, ma poteva essere realizzata molto velocemente, essendo eseguita semplicemente tagliando i piani e fornendoli di una cornice.
L’avvento della doratura galvanica abbatté il costo delle decorazioni metalliche, che potevano inoltre essere realizzate con materiali a più basso punto di fusione; essendo essa realizzata a freddo.
Sempre con deposizione elettrolitica si realizza la galvanoplastica o galvano formatura. Si deposita uno spesso strato di rame all’interno di una forma (stampo) rivestita con una vernice conduttrice; in questo modo si possono ottenere un numero indefinito di oggetti procedendo poi a una doratura galvanica o alla patinatura nel colore desiderato. Tali manufatti sono riconoscibili dallo spessore uniforme, dal supporto che è sempre di rame, dalla presenza del decoro riprodotto anche sul retro, dall’assenza di segni di sbalzo e da una caratteristica granulosità. Soprattutto dalla seconda metà dell’Ottocento furono prodotti in questo modo molte maniglie e decori per mobili. Si realizzarono oggetti, anche di grandi dimensioni, di gesso o di ceramica rivestiti di rame.
Nuovi materiali furono inventati o prodotti in quantità maggiori. Come il règule, il princisbecco o similoro, lega di rame, zinco, e stagno dal colore simile all’oro; tale lega era usata principalmente per tutte quelle lavorazioni di poco valore ma appariscenti (fu inventata da Christopher Pinchbeck, 1670-1732, orologiaio inglese.), ecc.
Grande diffusione conobbe la cartapesta o papier-mâché (carta masticata, denominazione brevettata in Inghilterra nel 1816), che utilizza carta spugnosa o, per la produzione più corrente, polpa di carta pressata negli stampi e si differenzia dalla cartapesta in quanto se ne ottiene l’indurimento con la cottura. Essa si prestava a molti diversi utilizzi sostituendo il più costoso legno e anticipando con la sua duttilità i prodotti industriali successivi come il compensato stampato e i materiali sintetici, come quelli plastici.
Si ricorreva a ogni tipo di decorazione sia manuale, che con deposizione elettrolitica. Per esempio s’imitava l’intarsio in madreperla, applicando un sottile strato di madreperla, coprendone le parti che si volevano salvare con vernici ed eliminando con acido le restanti non protette dalla vernice.
Michael Thonet impiantò, dopo alterne vicende, la sua prima famosa fabbrica, per la produzione di mobili di legno curvato a caldo, a Koritschan in Moravia nel 1856, già nel 60’ impiegava trecento persone e produceva duecento pezzi il giorno. Poco dopo per far fronte alle richieste aprì una seconda fabbrica sempre in Moravia, qui diede inizio alla produzione della famosa sedia modello 14, il pezzo più diffuso in assoluto. La penuria di materiale lo obbligò ad acquistare intere foreste in Ungheria e a impiantarvi una terza fabbrica.
Per mantenere alta la richiesta si arrivò nell’ultimo catalogo, edito alla fine della I guerra mondiale, a ben 1400 modelli diversi, contro i 25 del 59’. Il motivo di quello che fu il più grande successo del secolo con la produzione complessiva in quarant’anni di oltre quarantacinque milioni di pezzi, risiedeva in molteplici motivazioni. La prima economica per un prodotto poco costoso, ma di grande praticità. La seconda, forse ancor più importante, culturale, per una linea elegante senza tempo e tanto essenziale da poter essere collocata ancor oggi quasi ovunque, dai locali pubblici a quelli privati.
Dalla metà del secolo si è prodotto il compensato (multistrato) realizzato incollando più fogli derullati con le venature disposte perpendicolarmente alternate, in modo da compensare le tensioni tipiche dell’essicazione e ottenere lastre di vario spessore. Esso era considerato un materiale moderno (il cui costo è anche oggi superiore a quello dei semplici assi) e fu impiegato per le pannellature dei mobili, anche di quelli storicisti decorati da imponenti parti scolpite in massello di noce.
L’Ottocento ricercò l’effetto e l’apparenza spesso a scapito della qualità; ma produsse anche capolavori d’intarsio e intaglio come quelle dei Falcini e dei Pogliani.
Con l’Art nouveau, la ricerca sui materiali si estese al vetro e ai metalli. Il Novecento vide fino alla seconda guerra mondiale la ricerca di materiali preziosi ed esotici, che richiedevano approfondite conoscenze e virtuosismo.
Citiamo il Galuchat (dal nome del suo primo utilizzatore il francese Jean-Claude Galuchat nel 1769, pelle di squalo (Scyliorhinus canicula detto anche gattuccio) o di razza (Dasyatis Sephen), utilizzata per il rivestimento dei pannelli dei mobili sia bianca, che tinta. La pergamena (detta anche cartapecora dalla pelle dell’animale con cui si realizza) usata come il galuchat. Le resine fenoliche come la bachelite (fu sintetizzata per la prima volta da Leo Baekeland nel 1907), e ancora la formica (inventata nel 1913 da Herbert A. e Daniel J. O’Connor), che dal 1927 è il noto laminato decorativo.
Per approfondimenti vedi il saggio dell’autore “Ottocento la base della modernità” in “Arredi dell’Ottocento” Artioli editore, Modena.