AntiquariatoStoria del mobile

Stile Neogotico – Stile Biedermeier – Storia del Mobile

Fonte: Associazione Senzatempo. Prof. Paolo Cesari

Stile Neogotico (Dal 1825 al 1830)  e Stile Biedermeier (Dal 1815 al 1848)

Una novità introdotta in periodo Restaurazione, di rilevante interesse anche in ragione dell’effettiva grande risonanza che seppe polarizzare, fu il recupero, per certi versi romantico, dello stile gotico. Il fenomeno che innescò questa nuova tendenza stilistica, fu l’incoranazione di Carlo X nel maggio del 1825 nella cattedrale di Reims. Per tale occasione, l’ornatista Hirtorff allestì addobbi goticheggianti dando involontariamente l’imput ad un incontenibile mania che ben presto contagiò ogni tipo di arredo, dal più minuto oggetto d arte applicata alle grandi sedie dall’alto dorsale “à la cathédrale”.
Il desiderio di medioevo originò interi arredi ispirati al repertorio iconografico gotico, ne è celebre testimonianza l’Oratorio nel padiglione di Marsan al Louvre, eseguito per la principessa Maria d Orleans, figlia di Luigi Filippo. Fu un delirante (e per certi versi affascinante) rifiorire di pinnacoli, volte archiacute, motivi a pergamena, rosoni, clipei, spirali, girali e ogni altro emblema ornamentale che il misticismo dei secoli bui, aveva saputo tramandare nell’inconscio collettivo dell’europeo di metà ottocento.
Sottolineo come il precoce insorgere di contaminazioni mutuate dal lessico rinascimentale, costituisce di fatto la prima prova provata di quel germe che più tardi originerà gli incontenibili effetti dell’Eclettismo Storicizzante, di cui lo stile Neogotico può dirsi a ogni evidenza il precursore. Tra i divulgatori dello stile gotico ebbe notevoli meriti il disegnatore Aimé Chenavard (1798-1838).

Stile Biedermeier dal 1815 al 1848

Questo termine di origine tedesca indica il gusto e la cultura del trentennio intercorso tra il congresso di Vienna del 1815 e le rivoluzioni del 1848.

Il nome deriva da foglietti satirici pubblicati tra il 1855 e il 1857 sui “Fliegende Blatter”, scritti da A. Kussmanl e L. Eichrodt, dove si parlava di un personaggio immaginario assunto come il tedesco della piccola media borghesia, intento a districarsi nei piccoli problemi del quotidiano e del tutto disimpegnato nei confronti della vita politica o delle grandi correnti di pensiero o di cultura.
Capitale ideale dello stile Biedermeyer è Vienna, che incarna idealmente il pensiero espresso dai due scrittori satirici. L Austria all’indomani della sconfitta di Napoleone, giunse alla vittoria stremata economicamente, è la crisi costrinse la piccola borghesia a contenere drasticamente le spese.
Lo stile che maturò fu necessariamente caratterizzato dalla continua ricerca di semplicità, del tutto privo di elementi appariscenti o d ostentazione. Pur mantenendo le forme e i colori tipici della mobilia diffusa in epoca Impero, si preferì cancellare ogni presenza di forniture bronzee o di elementi a intaglio o a intarsio legati all’iconografia neoclassica. Il mogano, troppo costoso, viene sostituito dal faggio rosso, per le impiallacciature si utilizzano ciliegio, acero, pero, frassino, betulla e di norma, legni chiari contrastati con applicazioni o finiture in legno tinto a ebano. Nella buona sostanza, in questo stile si producono arredi robusti, comodi, funzionali, sobriamente eleganti e poco costosi. Per sostituire il vecchio repertorio figurativo si introducono movimentazioni curvilinee, con una libertà compositiva che non si limita alla decorazione ma si propaga all’architettura stessa.
Trovarono particolare diffusione tavoli a piano rotondo o ovale sostenuti da un unico affusto a piede centrale, le sedie mostrano misure più contenute, pur manifestando sempre netta prevalenza di linee curve e ornati sovente risolti a colonnine tortili. Le poltrone vantano linee agili e leggere e montano imbottiture. Il divano acquista funzione prevalente nell’arredo Biedermeyer, presenta schienale arcuato e per certi versi prelude a forme che più avanti si noteranno nella produzione di epoca Art Nouveau.
Ne mancano ebanisti estrosi, come il viennese Joseph Danhauser, che creò modelli di felice inventiva che trovarono applicazione anche in Italia, dove questo stile tuttavia esitò ben poco interesse (una vasta raccolta di suoi disegni è conservata al Museum fur angewandte Kust’di Vienna), mentre a Berlino si distingue come disegnatore di mobili l’architetto Karl Freiedrich’Schinkel.
Caratteristica tipica di questa produzione è sempre l’ineccepibile assemblaggio delle varie componenti lignarie, quasi sempre eseguito a secco e solo raramente con l’ausilio di chiodature metalliche, alle quale si preferì l’uso di piccoli chiodini (bironcini) interamente lignei.

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