Stile Neorococò – Stile Luigi Filippo – Storia del Mobile
Fonte: Associazione Senzatempo – Paolo Cesari
Stile Neorococò (Dal 1830 al 1880) e Stile Luigi Filippo (Dal 1830 al 1848)
Neorococò (Dal 1830 al 1880)
E un periodo storico che segna il mutare di rotta delle tendenza neoclassiche che così a lungo avevano influenzato buona parte della seconda metà del Settecento protraendosi fino agli Anni Trenta dell’Ottocento, in favore di un ritorno in auge di moduli stilistici che già avevano contraddistinto gli arredi di Stile Luigi XV, durante il Rococò, da cui ne deriva direttamente la dizione di Neorococò. In sostanza si tratta di una ripresa nella mobilia delle formulazioni curvilinee ornate a rocailles e a valenza floreale, ma reinterpretate alla luce di aggiornamenti formali in direzione più “borghese”, con gli elementi compositivi che nel loro insieme risultano enfatizzati e per certi versi non privi di contaminazioni eclettiche. A determinare il successo di questa nuova civiltà d arredo contribuirono più pulsioni: la nuova borghesia emergente intese emulare la sontuosa ricchezza delle dimore aristocratiche, mentre i regnanti subirono il fascino del passato sfarzo che contrassegnò l’assolutismo monarchico; in tal senso è illuminante l’esmpio di Luigi II di Baviera, che in questi anni commissionò l’esecuzione del palazzo di Linderhof, in stile Rococò, con arredi di chiara ascendenza Luigi XV.
Fu una corrente stilistica che interessò non solo la mobilia, ma trovò largo seguito anche nell’architettura, nell’abbigliamento e in particolare nell’oreficeria.
Stile Luigi Filippo (Dal 1830 al 1848)
Questo stile deriva il nome dal periodo di regno di Luigi Filippo, un sovrano la cui spiccata iniziativa in favore della borghesia finanziaria e industriale (che ne aveva peraltro favorito l’ascesa al trono) trova puntuale rispondenza nelle manifestazioni artistiche coeve.
Tramontata per sempre l’era dei grandi fasti di corte, i manufatti d arte e con essi la mobilia, si orientano verso il nuovo cammino la cui strada è tracciata da sempre nuovi ritmi produttivi, imposti dal velocizzarsi dell’ammodernamento industriale, che ora consente di soddisfare esigenze anche a fasce sociali prima neglette.
In questa fase si assiste al passaggio della civiltà agricola a quella industriale, le città amplieranno a dismisura la popolazione e superfici abitative, si demoliscono antichi quartieri e torri medioevali per innalzare palazzi a più piani, con gran fiorire di negozi e caffè, dove si affolla la nuova borghesia imprenditoriale. Negli Anni Trenta la produzione mantenne uno standard ancora di buon livello, in ragione della grande tradizione che caratterizzava l’ultima generazione di maestri ebanisti parigini. Sono questi anni che offrono grande circolazione di pubblicazione di album che propagandano modelli di mobilia, questi testi vennero utilizzati dalle botteghe degli ebanisti per eseguire gli esemplari richiesti dalla committenza, un fenomeno che ingenerò ben presto una sorta di omologazione seriale, resa ancora più evidente dall’inizio di una consuetudine di interi arredi uniformati nello stile e nel materiale, come sale da pranzo, da letto, studi, ecc. con conseguente scadimento dei valori decorativi che perdono in originalità e si massificano. Si aggiunga che l’accesso economico di questi arredi a una sempre più vasta clientela creò fenomeni di competitività commerciale, innescando fenomeni di ribasso costante dei prezzi sempre più a scapito della qualità.
La mobilia alla moda (nonostante fin dagli Anni Trenta convivano pulsioni che anticipano tendenze eclettiche neorinascimentali, a cineseria, stile Boulle, ecc.) è in particolare eseguita omaggiando modelli diffusi durante lo stile Luigi XV, tanto da divenire ben presto tendenza di massa, ingenerando una vera e propria mania neorococò.
La mobilia eseguita in questo periodo deve soddisfare esigenze di comodità e funzionalità, nel contempo deve simulare un certo sfarzo. L effimero benessere comportò tra le classi della piccola e abbiente borghesia un desiderio di ostentazione che finì per “vestire” ogni superficie visibile della casa con tessuti, tendaggi, broccati alle parete, ad imitazione delle regge e dei palazzi nobiliari, e questo in spazi di ben diverse proporzioni, con l’evidente riflesso di ridurre sempre più la volumetria del mobilio, pur di far sfoggio di ogni tipologia d arredo. Lo stile è caratterizzato dalla reintroduzione delle gambe sagomate “en cabriolle”, ma maggiormente arcuate, viene riproposto sediame con lo schienale nella tipica foggia a medaglione, con cimase e cinture centrati da fregi floreali o ornati a rocaille, torna di moda materiale lignario a tinta scura, come il noce e il mogano, quando per esigenze di particolare rappresentanza non necessiti dorato.
Se di norma negli arredi si rivedono stilemi e caratteristiche che gia furono tipiche nel Settecento, nondimeno vi si colgono le novità dei nuovi tempi: a elementi floreali e a rocaille si abbina l’uso di parti tortili, in specialmodo nelle traverse, nei piedi o posizionate in forma di colonnette in ogni dove. I tavoli mantengono l’innovazione che fu già tipica nel Direttorio di sostenere il piano a mezzo di un unico affusto centrale, a sua volta montato su gambe sagomate a capriolo. Se il primo decennio fu per certi versi omologo alla produzione di Stile Luigi XV, anche nel raffronto relativo alla qualità dell’intaglio che si rileva su numerosa mobilia, e non solo in parti come cimase e grembiuline, il ventennio successivo mostra evidenti segnali di stilizzazione, le nervature diventano piatte, l’intaglio più corsivo fino a diventare intorno agli Anni Sessanta del secolo estremamente seriale con ornati in genere a cartella o a blasone stilizzato, le diverse fasi vengono ripartite in tre periodi definiti, puro, spurio e araldico. Con lo stile Luigi Filippo la scrivania, la libreria e la credenza a corpo singolo o munita di alzata a vista trovano massima diffusione, il mobile simbolo di questa fase storica è certamente la bérgere.
I mobilieri che conobbero grande notorietà furono Alphonse Jacob-Desmalter, Alexandre-Louis Bellangé, Jean-Michel e Guillame Grohé.
E bene ricordare che nella realtà lo Stile Luigi Filippo, ben al di là delle cronologie storiche, ebbe poi largo seguito per tutta la seconda metà dell’Ottocento, e ancor oggi, quando si parla di “mobili in stile” si intende mobilia eseguita in questo stile.