La cartapesta: trionfo dell’effimero a Matera
Fonte: Stralcio della presentazione al libro di Giorgio Cossu “La signora della cartapesta . L’effimero a Matera” Testi di Ezio Flammia e Domenico Scarfoglio. Nane Edizioni €48,00
Il carro di Maria SS. della Bruna
Il carro che si costruisce ogni anno, in occasione della ricorrenza di Maria SS. della Bruna il 2 luglio, è una classica macchina da festa simile alla barca di Nola che i locali cartapestai realizzano in onore di San Paolino, unitamente ai giganteschi otto gigli, alti 25 metri. Anche il Carro Trionfale materano è di ragguardevoli dimensioni: m 12 di lunghezza, m 3 di larghezza, m 7 di altezza. Il carro si compone di una solida struttura di legno e di acciaio che è interamente adornata di figure (statue, bassorilievi, fregi, cornici, festoni, elementi decorativi e architettonici, tutti di cartapesta policroma e di alcuni dipinti).
Gli elementi plastici e i dipinti rappresentano un argomento religioso che la Curia locale stabilisce annualmente.
La costruzione del Carro è affidata al cartapestaio vincitore del concorso che l’Associazione Maria SS. della Bruna, in collaborazione con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola Media Impresa, bandiscono annualmente.
Il Carro Trionfale è costruito per trasportare in processione, per le vie di Matera, la statua della Madonna della Bruna con il Bambino ad iniziare dalla Chiesa parrocchiale di Maria Santissima Annunciata (Piccianello), sino al Duomo situato nella parte alta della Città dei Sassi.
La macchina da festa, in tutte le edizioni festive, ha mantenuto costante la tipologia strutturale del Carro Trionfale, mentre solo il rivestimento di cartapesta si rinnova ogni anno per merito della creatività feconda dei cartapestai. Somigliante a un’imbarcazione a fondo piatto, il Carro navalis, oggi definito macchina barocca, ha due elementi cubici, le torri, situate a prua e a poppa. La più alta, quella di poppa, ospita la statua della Madonna sistemata in posizione preminente, ben visibile durante il trasporto processionale. Un rostro, spesso a forma di grosso “ricciolo architettonico”, a volte sostituito o nascosto da angeli trasportatori, affina l’imponenza del carro che, secondo la prassi consolidata, è costruito in gran segreto dal o dai maestri vincitori del concorso, aiutati da familiari e da collaboratori fidati. Sotto il rostro trova posto il conducente del carro (l’auriga) che guida i pazienti muli noncuranti della folla scalmanata e incontrollabile che li circonda durante il saccheggio dell’intero manufatto di cartapesta.
La sfilata
La sfilata del Carro per le vie della città, attraverso le ricche luminarie, seguito da un tripudio di fedeli, si svolge nel tardo pomeriggio del 2 luglio.
Giunti sulla piazza del Duomo, sul calar della notte, i fedeli e i sacerdoti, prima di traslocare la statua dalla torre posteriore del carro alla Cattedrale, fanno compiere alla macchina processionale tre giri sul piazzale, secondo un cerimoniale rinvigorito nel tempo che sta a indicare la presa di possesso della città da parte della Madonna, Signora e protettrice di Matera.
“Analogamente accadeva” nell’antichità, nella “tradizione eleusina, legata al mistero di Demetra e Core” (…) in cui “ si concretava la solenne processione” (…) “ con un corteo guidato simbolicamente da Jacco, una personificazione di Dioniso, seguito dal plaustro (un carro) trainato da buoi e contenente le ‹‹cose sacre››; corteo che durava tutto il giorno e che sul far della notte, in mezzo al suggestivo agitarsi delle fiaccole giungeva ad Eleusi…” (Maurilio Adriani).
Il Carro materano, dopo il rito propiziatorio, trainato da tre coppie di muli, scortato e protetto da cavalieri in costume e da volontari (angeli del carro), armati di nerbo di bue, è avviato verso la Piazza Vittorio Veneto, il luogo, dove ai fedeli è consentito d’assalirlo e di saccheggiarlo. Durante l’assalto (lo strazzo), violento e profanatore, i fedeli depredano il carro completamente arraffando qualsiasi elemento di cartapesta e legno a portata di mano: statue, puttini, angeli, rosette, fregi e quant’altro faccia parte del rivestimento.
I fedeli saccheggiatori, custodiscono gelosamente in casa i frammenti del Carro benedetto che ha trasportato la loro venerata protettrice in un rituale tra il sacro e il profano.
Per i materani il possesso di un qualsiasi lacerto del carro ha una valenza religiosa immensa. Il frammento, per alcuni, rappresenta il mezzo con cui è in contiguità con il sacro, per altri e per i suoi familiari è un oggetto benaugurante e di buoni auspici per tutto l’anno fino alla realizzazione del nuovo Carro Trionfale.
In quest’aspetto, tutt’altro che religioso della festa, sono presenti retaggi di riti pagani legati a culti agresti, a quei rituali di propiziazione che si celebravano dopo il letargo-morte della vegetazione e di rinascita a nuova vita.
Del carro, interamente spogliato, rimane soltanto la struttura interna che, conservata nella “Fabbrica del Carro” (l’edificio dove si realizza il manufatto cartaceo da parte dei cartapestai), verrà affidata al nuovo vincitore del concorso per il rivestimento che, secondo le aspettative dei fedeli, dovrà essere più bello e sontuoso di quello distrutto.