20 – Cinque Minuti di Antiquariato: Vittorio Ducrot
Nel vivace ambiente culturale palermitano della fine del sec. XIX, si sviluppa e afferma in tutto il mondo, una impresa di arredi che assumerà rapidamente importanza e proporzioni colossali.
Fonte: Sergio Salomone collaboratore esterno della ditta Studio Laboratorio di Antichità s.a.s.
Vittorio Ducrot
Nato a Palermo nel 1867 da genitori francesi, rimase orfano di padre ancor prima della nascita.
La madre si risposò con Carlo Golia che rappresentava in Sicilia la “Solei Hebert e C.”, una ditta di stoffe per l’arredamento con sede a Torino. Nel tempo il Golia avviò, pur mantenendo strettissimi rapporti commerciali con la Solei Hebert, un laboratorio per la produzione di mobili artistici e articoli di lusso.
Sarà questa la palestra dove Vittorio Ducrot muoverà i primi passi fino alla creazione del mobilificio che lo rese famoso in Europa e altre parti del mondo.
Nel 1895, rientrato da studi in Svizzera, affiancò il patrigno nella direzione della ditta, salvandola dal fallimento e svincolandola definitivamente dalla Solei Hebert.
Puntò all’ingrandimento del laboratorio e acquistò nuovi macchinari, con l’intento di abbandonare la produzione artigianale in favore di metodi industriali. Volendo allinearsi alle più recenti tendenze europee, fin dal 1896 chiamò a lavorare nella ditta professionisti inglesi e francesi e costituì all’interno degli uffici, una ricca biblioteca con riviste e periodici di arti applicate, contenenti gli ultimi aggiornamenti sulle tendenze internazionali.
La passione di Ducrot per le più recenti correnti artistiche, lo trasformò in mecenate e collezionista, portandolo a commercializzare, in modo rilevante, oggetti dei migliori artisti contemporanei tra cui Tiffany, Lalique, Mucha e le scuole di Glasgow e Nancy, di cui abbiamo parlato nelle puntate n.4 e n.7
Nel 1902, alla morte del patrigno, assunse la completa direzione della fabbrica, cambiandone il nome in: “Ducrot, Palermo, succ. di C. Golia e di Solei Hebert e C. Da quel momento si intensificò una stretta collaborazione con l’architetto Ernesto Basile che proprio in quegli anni si stava affermando come protagonista della stagione Liberty siciliana.
Nel ruolo di direttore artistico, Basile partecipò al rinnovo organizzativo della ditta e disegnò numerosi mobili, contribuendo in modo fondamentale a trovare un buon equilibrio tra il valore commerciale e la qualità artistica dei prodotti; Ducrot fu quindi in grado di proporre all’attenzione internazionale, una buona sintesi tra arti applicate e produzione industriale.
Dal 1907 l’impresa viene trasformata in società per azioni.
Troviamo arredi Ducrot, disegnati da Basile, nella Villa Igieia, nel Villino Florio, nella Palazzina Deliella, e negli interni di Palazzo Montecitorio a Roma.
L’organizzazione della ditta, oltre a possedere un avanzato studio tecnico, era suddivisa in diversi reparti specializzati: ebanisteria, intaglio, intarsio, lampadari, tappezzerie e, lavorazione del vetro, del cuoio, dei metalli. Le commissioni anche le più complesse, erano in grado di essere svolte, per la quasi totalità, all’interno dell’azienda.
I pezzi unici prodotti venivano poi tipitizzati in modo da permettere la produzione di serie, soddisfando così un vaso pubblico e non solo una stretta cerchia di facoltosi committenti.
Gli ambienti di Basile vennero presentati in numerose Esposizioni tra cui quella di Torino nel 1902 e Milano nel 1906, incontrando sempre pareri entusiasti da parte della critica.
Durante la prima guerra mondiale, prontamente il mobilificio si trasformò, in collaborazione con la famiglia Florio, in temporanea fabbrica di Idrovolanti; questa esperienza, negli anni del dopoguerra, favorì la produzione di interni per navi da crociera.
Il successo continuò incessantemente fino agli anni ‘20 del secolo scorso, arrivando a contare anche 2.500 dipendenti, con succursali in diverse città italiane e produzioni destinate a tutto il mondo.
Concentrato sulla necessità di mantenere elevate le commissioni per la gigantesca impresa e per seguire, forse, l’andamento dei tempi, Ducrot impose un drastico calo qualitativo al fine del contenimento dei costi. Gravi difficoltà si riscontrano a partire dagli anni ’30 che si conclusero con la cessione, nel 1939, ad un gruppo finanziario genovese. Vittorio Ducrot morì nel 1942 e la ditta continuò ad operare, sotto diversi proprietari, fino alla fine degli anni ’60 del secolo scorso.
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