Ritocco Pittorico: il tratteggio o rigatino
Il tratteggio o rigatino
I due estremi di tutte le possibilità di integrazione sono il ritocco neutro e l’integrazione totale “ineccepibile”. Tra i due vi sono numerose forme intermedie, dall’adattamento di colore del ritocco neutro al frammento originale, alla stuccatura sottolivello nell’integrazione “ineccepibile” di forma e colore, fino all’integrazione totale con la successiva marcatura mediante rete o linea di delimitazione. Sono tentativi conciliatori di rendere giustizia al quadro nel suo aspetto bipolare.
Che cos è
Non come compromesso, ma riconoscendo questa bipolantà dell’opera d arte quale realtà estetica e storica è stato ideato il tratteggio ( = tratteggiatura verticale).
Esso cerca di riportare l’opera d arte il più possibile alla sua unità perduta, di rendere il testo nuovamente “leggibile”,rispettando contemporaneamente il carattere documentario.
La tecnica del tratteggio
La tecnica del tratteggio è simile a quella pointillistica: i colori locali vengono affiancati eseguendo dei trattini, in modo che l’immagine dell’oggetto si evidenzi soltanto ad una certa distanza . Ciò significa soddisfare l’esigenza propria del restauro di riacquistare l’unità estetica (ad una normale distanza di osservazione) mantenendo il carattere documentario del frammento (integrazione visibile a distanza ravvicinata).
I ritocchi vengono eseguiti sulla stuccatura con colori ad acquerello . I trattini sono effettuati sempre verticalmente, seguono però l’originale per densità, tonalità e accostamento di colori.
L esecuzione corrisponde alla modalità di ritocco oggi usuale: si ritocca procedendo dai toni chiari a quelli scuri, da quelli freddi a quelli caldi. I primi trattini condizionano i successivi ecc. fino a che la lacuna si “chiude”.
La struttura superficiale viene integrata soltanto dove la piattezza del ritocco all’interno del contesto originale ne inficia la discrezione visiva. Non si imita l’invecchiamento, ma il ritocco si attiene all’aspetto attuale del dipinto e non per esempio ad un presunto stato iniziale.
Il tratteggio non èun integrazione artistica con intento imitativo, ma la realizzazione di un principio, una questione di occhio e di sicuro accostamento pointillistico dei colori.
Nonostante la sua sistematicità vi sono vari esempi di questo metodo, in cui ad una certa distanza di osservazione il grado della ricostruzione a tratteggio equivale visivamente ad un integrazione totale. Nel caso di integrazioni in zone periferiche del quadro il tratteggio appare più soddisfacente del ritocco neutro, perché ha l’effetto di una smorzatura, di un passaggio al contesto, alla parete, alla tappezzeria.
All’interno di un oggetto l’intensità della chiusura della lacuna può variare: alcune aree vengono ampiamente integrate, mentre altre restano visivamente pressoché allo stadio di ritocco neutro. Questa discordanza genera per natura un certo spazio soggettivo, ma può anche contribuire a risolvere in modo soddisfacente i compiti di volta in volta diversi.
Come è nata questa tecnica
Il tratteggio è stato ideato presso l’Istituto Centrale del Restauro di Roma. Si è cominciato con trattini relativamente uniformi e allungati.
Con il tempo si è tratteggiato in modo più sottile con trattini più brevi di diversa lunghezza. In questo modo il ritocco si inserisce meglio nel contesto e ha una minor esistenza autonoma. Non bisogna tuttavia supporre che questa evoluzione resa alla fine perfetta, coinciderà con l’integrazione totale “ineccepibile”, perché ciò significherebbe ignorare la consapevolezza, generata da un atteggiamento critico nei confronti dell’opera d arte, dell’aspetto bipolare del dipinto.
Per i dipinti che servono al culto si fanno (come di consueto) concessioni. In questi casi si ritrova o si inventa la forma e si colma poi la lacuna con la consueta modalità del tratteggio. Anche qui si evita di imitare l’invecchiamento. In simili esempi la forma traspare come attraverso una rete o un velo di trattini sottili.
Vi sono tentativi che appaiono a prima vista apparentati con il metodo romano. Sono quei ritocchi a trattini utilizzati sia nel restauro di dipinti, sia di affreschi, sia di opere plastiche che cercano di colmare visivamente la lacuna in modo naturale attraverso punti o tratteggio.
Mediante i trattini viene mitigata la campitura piatta dell’integrazione che turba la spazialità del dipinto e, nel contempo, ad una distanza ravvicinata, si garantisce una documentazione primaria ineccepibile.
Tutti questi tentativi si differenziano dal tratteggio per la loro libertà; non cercano di soddisfare alcun sistema teorico.
Le ragioni che sostengono il metodo
Nessun tipo di integrazione evidenzia un fondamento teorico tanto preciso e anche rigido quanto il tratteggio. Tra tutti i tentativi di trovare soluzioni al problema dell’integrazione per la strada delle riflessioni teoriche questo sembra essere uno dei più promettenti.
Occorre rendersi conto del punto di vista che consente di comprendere il principio del tratteggio. È essenziale, afferma Brandi, giungere al concetto di restauro, e quindi di integrazione, mediante il concetto di arte stessa.
Ciò trasmette l’idea che è un opera d arte, quella che viene restaurata, l’unità indivisibile di una struttura complessiva e non il fenomeno diviso di un dipinto esteticamente efficace e di un documento storico. Soltanto partendo da questa consapevolezza si può tentare un integrazione. Un tentativo che non si deve limitare ad una salvaguardia archeologica e che è nel contempo fondamentalmente diverso da un atto di creazione artistica. In questo modo si tutela sia l’istanza estetica che storica e si concilia il restauro in quanto ripristino con la conservazione archeologica
Benché il tratteggio sia visibile a chiunque e possa essere rimosso con i mezzi più semplici, occorre utilizzare tutti i documenti per riuscire ad avvicinarsi considerevolmente all’originale. È una preparazione filologico-critica che deve guidare l’intera opera, così da liberarla dalla casualità della fantasia e da discutibili deduzioni analogiche. Si cerca di elaborare regole e presupposti teorici ineccepibili per l’atto pratico del restauro, chiarendo per via speculativa il fenomeno “opera d arte” nell’ottica del restauro.
E di certo una concezione errata riuscire a strappare il restauro alla semplice pratica chiamando in causa la fisica e la chimica. Esse possono avere soltanto un ruolo funzionale.
L atteggiamento romano di fronte all’atto pratico del restauro ha origine da un istanza superiore riguardante l’opera d arte nel suo complesso, l’atteggiamento empirico da quello scientifico, che mira in primo luogo e soprattutto alla conoscenza e al modo di trattare la materia.
Questo chiarisce perché il problema dell’integrazione delle lacune deve costituire un particolare interesse per il punto di vista idealistico. Il medesimo atteggiamento di fondo si riflette in tutte le concezioni e i lavori pratici dell’istituto romano.
La consapevolezza che l’opera d arte non può essere riportata al suo aspetto originario mediante alcuna integrazione, implica che si riconoscano l’invecchiamento e la patina come tracce “che il corso del tempo [ha lasciato] sull’opera d arte” (Brandi).
Riconoscere il carattere storico di un opera d arte include nel processo di lavoro sia l’opera immaginata allo stato originale sia tutto quanto il tempo ha depositato nel corso della storia del dipinto. Questo porta ad un rispetto molto maggiore per le vecchie integrazioni e aggiunte che, in quanto espressioni storiche, appaiono anch’esse degne di essere conservate. Partendo da questi presupposti è impensabile anche l’idea di un dipinto trattato con il ritocco neutro.
Considerazioni ed appicabilità del metodo
Esistono esempi di quadri in cui le nostre concezioni estetiche coincidono con l’intento di un integrazione ineccepibile dal punto di vista documentario. Così sembra che il tratteggio sia particolarmente adatto ai dipinti di scuola italiana antica.
Il suo carattere relativamente piatto non cela il pericolo di un effetto di disturbo sulla spazialità del quadro, osservabile in esempi di epoche successive. Di certo il criterio di applicabilità del metodo per tutte le epoche è costituito dalla capacita e dalla competenza del rispettivo restauratore. Ma proprio su dipinti di epoca tarda,ad esempio del pieno rinascimento e in particolare del barocco, il carattere archeologico del metodo e la sua sistematicità teorica si rendono a tratti spiacevolmente percepibili.
Così per esempio correnti di movimento oblique del barocco possono essere interrotte dal tratteggio eseguito sempre verticalmente, oppure il tratteggio su di un dipinto il cui ductus e stile sia analogo al tratteggio può determinare fuorvianti uniformità e un apparentamento tra originale e integrazione, che sono di maggior disturbo di un ritocco neutro e alterano più di un ritocco totale.
C è infine la possibilità che attraverso ritocchi a tratteggio su di un dipinto su tavola si creino valenze strutturali che suggeriscono l’impressione di un dipinto su tela; oppure la tela, significativa dal punto di vista artistico, venga visivamente alterata nella struttura e nel carattere.
Il ritocco a tratteggio è stato in un primo momento utilizzato nel restauro di affreschi e, dopo che si è inutilmente cercato di accrescere la neutralità (neutro rispetto al contesto) di grandi ritocchi su affreschi con strutture a tratteggio, evidenzia in questo campo i risultati migliori.
L influenza del restauro di affreschi (con le sue tecniche e concezioni) su tutto il restauro è forte in Italia. Essa può indurre a reinterpretazioni nel restauro di dipinti. Mediante questa relazione e contiguità al restauro di affreschi si può in parte spiegare perché il metodo romano in genere appare tanto più inadeguato quanto più piccolo è il dipinto da restaurare.
Si può ravvisare un ulteriore relazione visiva tra il tratteggio e la tecnica pittorica dell’arte italiana antica con la sua analoga pennellata nella pittura a tempera. Anche qui la forma interna viene sostanzialmente “trovata” mediante tratti in gran parte paralleli. A differenza del metodo romano però queste pennellate non procedono esclusivamente in verticale, ma seguono la forma che ci si è proposti.
Più importanti di queste relazioni sono i parallelismi con l’arte moderna e in genere con tendenze contemporanee di esattezza e evidenza scientifica dell’attività di restauro. Il metodo romano si basa su riflessioni teoriche. Questo punto di partenza determina il successo del tratteggio in un epoca di orientamento scientifico e lo definisce come metodo esatto di conservazione. Questo è il lato del tratteggio che riconosce l’opera d arte come documento storico, in quanto introduce la documentazione direttamente nel dipinto.
Che questa documentazione interna all’opera appaia accettabile anche all’osservatore dipende dalla concezione scientifica del restauro, oggi generalizzata, e da una prospettiva dell’osservatore largamente influenzata dall’arte moderna. Questa circostanza diviene più chiara se si comprende la vicina relazione visiva tra il tratteggio e il “divisionismo”