Esperienze: L’Intarsio pittorico
Fonte: Mastro Santi Del Sere restauratore in Anghiari
intarsio Pittorico o Prospettico
Per illustrare e documentare le fasi di lavorazione di questa tecnica, realizzerò un pannello intarsiato raffigurante oggetti ripresi da tarsie del quattrocento, collocati in una veduta di città ideale tipica dell’iconografia rinascimentale.
Premessa
La tarsia prospettica pittorica è molto più complessa degli altri tipi d intarsio ed è da definirsi la più alta espressione di rappresentazione lignea.
Il sistema assomiglia ad un mosaico di legni commessi insieme, dando vita a scorci prospettici di città ideali e di nature morte, che rese questa tecnica prescelta per arredare e ornare cori delle cattedrali e palazzi delle signorie più facoltose e illuminate del Rinascimento.
Un aspetto da puntualizzare riguarda le doti e le conoscenze che deve possedere l’artigiano per riuscire a progettare ed eseguire la tarsia prospettica pittorica .
Le capacità indispensabili consistono nel conoscere la geometria descrittiva le regole della prospettiva, il disegno figurativo e di conseguenza i chiaroscuri e i giochi delle ombre che occorrono per rendere un quadro, anche se di legno, vicino all’effetto di rappresentazione pittorica.
Sicuramente è difficile possedere, per un artigiano, tutte queste proprietà.
Non a caso gli intarsiatori del quattrocento venivano chiamati maestri di prospettiva . Il perché di tale aggettivo, che sicuramente non è appropriato per tutti gli intarsiatori rinascimentali ma sicuramente calzante per i caposcuola di questa tecnica, deriva dalla conoscenza del disegno geometrico e della pittura.
Questi oltre ad essere abilissimi artigiani erano anche architetti e ingegneri, come Giuliano e Benedetto da Maiano, Baccio D Agnolo, Baccio Pontelli i Canozzi da Lendinara e altri artisti che conoscevano le regole della prospettiva e gli strumenti per la lavorazione del legno in quanto si servivano di questa materia per costruire i modellini per i progetti di architettura. Infatti le Botteghe più importanti del periodo prerinascimentale erano laboratori poliedrici dove si praticavano tutte le Arti, senza differenza tra le arti cosiddette minori a quelle maggiori, che solamente dopo con l’avvento del periodo rinascimentale, la cultura intellettuale del tempo, volle scindere in due diverse branchie, Arti Minori e Arti Maggiori.
E bene specificare che i cartoni per le tarsie più note, come lo studiolo di Federico da Montefeltro a Urbino, che si presume intarsiato da Baccio Pontelli o le tarsie eseguite dai Canozzi da Lendinara alla Basilica di S. Antonio a Padova, erano preparati da pittori celebri come: Piero della Francesca, Bramante, Francesco di Giorgio Martini, Botticelli, e altri artisti del tempo.
Con questa puntualizzazione voglio riuscire a far capire le difficoltà insormontabili per chi voglia fare una tarsia prospettica non conoscendo ne la prospettiva ne il disegno.
Altra considerazione è la caratteristica comune degli intarsiatori sulla conoscenza dell’intaglio ligneo. Infatti la maggior parte delle opere intarsiate erano completate con questa tecnica.
Essere un buon intagliatore facilita chi vuole cimentarsi nella tarsia, dato che gli utensili impiegati sono in genere gli stessi.
E inutile forse presuntuoso e senza alcun significato artistico scimmiottare o tradurre con il legno quadri di celebri pittori. Come fu nel Rinascimento, il connubio formale tra i pittori che realizzavano i cartoni studiati per le tarsie e i maestri lignari rinascimentali fu sempre basato sul rispetto delle possibilità cromatiche del legno conoscendone i limiti. È per questo che la tarsia rinascimentale divenne una forma d arte nuova, perché fu usata per i suoi giusti valori di rappresentazione, senza voler assomigliare alla pittura.
La tarsia non può dare un effetto dinamico al quadro ma statico, sembra fermo nel tempo, sicuramente è anche per questo che le forme geometriche i scorci prospettici e le nature morte si adattano perfettamente e sono stati prescelti per le tarsie rinascimentali.
Il Progetto
Per descrivere questo tipo di tecnica è opportuno spiegare l’ importanza del cartone, che non a caso è chiamato anche progetto.
Il progetto per una tarsia, non sarà un discorso solamente legato alla scelta delle essenze che verranno impiegate, ma disegnare un cartone e riuscire a far rendere un buon risultato agli oggetti o alle vedute prospettiche architettoniche, implica, come già accennato, la conoscenza del disegno e delle regole principali della prospettiva.
Nel cartone si studia e si annotano tutte le indicazioni che adotteremo per creare il quadro, dall’accostamento dei colori che ci ricondurranno ai tipi di legno da impiegare, a capire le parti da sottoporre alle tecniche dell’ombreggiatura e della tintura.
La preparazione del cartone o progetto per una tarsia.
La prima operazione consiste nel disegnare a matita su di una carta da spolvero lo schizzo del disegno.
Deciso e corretto lo spolvero viene ripassato con il rapido ad inchiostro su della carta lucida, che poi successivamente è stata stampata su carta eliografica.
Le tre fasi di evoluzione del progetto; dal disegno su carta da spolvero alla definizione su carta lucida infine alla stampa eliografica.
La stampa eliografica mi permette di ottenere varie copie del disegno su di un cartoncino più spesso, che mi servirà per annotare tutte le informazioni e riprendere le sagome che mi occorreranno per il compimento della tarsia.
Il cartone oltre alle misure riportate del pannello serve per riprendere le sagome di ogni singola tessera da intarsiare. Chiaramente il disegno dovrà essere ingrandito con la fotocopiatrice fino alla grandezza reale
Non necessario ma sicuramente consigliabile riguarda la colorazione del cartone per verificare l’equilibrio dei colori e per verificare l’effetto della profondità del quadro. Come prima operazione deciderò la provenienza della luce. La direzione luminosa mi farà scegliere i tipi di legni, chiari e scuri, da impiegare per ottenere la tridimensionalità degli oggetti da rappresentare
Colorato il cartone, passeremo a decidere il senso della venatura, che dovrà essere appropriata per la riuscita ottimale del motivo da figurare.
Per indicare il senso della venatura, delle varie essenze dovremo basarci sull’orientamento della scrittura. Ad esempio il legno di pero è scritto per verticale, quindi anche la direzione del legno riprenderà la stessa direzione. La scritta noce ha il senso orizzontale, il legno di acero seguirà un orientamento obliquo, per dare l’effetto della profondità. Il legno di ciliegio avrà vari orientamenti di venatura per far rendere la rotondità della cassa dello strumento. Per riuscire a spiegare e far capire con facilità di lettura, tutte le informazioni da illustrare, dalla scelta dei legni al senso della venatura, dividerò il cartone in tre parti.
Le fasi delle lavorazioni.
La prima operazione sarà la scelta e il taglio delle tavole di legno, per ottenere le listre che mi occorreranno per la tarsia, tramite la sega a nastro. Queste dovranno avere uno spessore di almeno 3 mm. Per raggiungere spessori tutti uguali è consigliabile usare una macchina calibratrice (vedi capitolo utensili).
Le essenze utilizzate per il quadro intarsiato sono indicate nel progetto.
La conoscenza dei tipi di legno ed il colore peculiare di ogni essenza da usare per la tarsia è obbligatoria, quindi uno studio preliminare dei vari tipi e colori di essenze legnose va constatato prima di cominciare un intarsio. Per la tarsia presa da campione sono stati adoperati tutti legni locali dei nostri boschi italiani. Il motivo è da ricondursi per una corretta riedizione di un opera che si rifà a un modello ben preciso, del periodo rinascimentale, dove si usavano solamente essenze indigene.
Sarebbe inopportuno usare altri tipi di essenze, come ebano o mogano, legni scoperti e importati in secoli successivi, perché stravolgerebbero l’originalità del lavoro.
Prima d iniziare l’ intarsio riguardante la prima parte interna del quadro sarà opportuno costruire l’ intelaiatura del pannello che comprende le due colonne e le fasce che sono l’architrave e la base che completano la struttura della tarsia.
Le due colonne sono simmetriche dato che la prospettiva della tarsia è di tipo centrale.
Sarà possibile usare la stessa sagoma incollandola su delle listre unite con della colla a contatto, in questo caso una listra di acero e una di cipresso, per ottenere sia la parte più esposta alla luce (acero) e quella sottoesposta che sarà di (cipresso).
Le sagome rettilinee parallele potranno essere tagliate con la sega circolare, le forme che posseggono una andatura non rettilinea con delle curve potremo usare il traforo.
Ultimata l’operazione di taglio dei modelli, basterà scambiare i legni in questo caso: cipresso, acero e ciliegio creando due colonne identiche ma con una diversa provenienza luminosa.
Costruito la parte esterna delle colonne dovrò inserire all’interno della radica di olivo che si adatta benissimo per rappresentare il finto marmo.
La parte interna della colonna è costituita da molti pezzi di radica. Questo è dovuto alle piccole quantità che si riescono ad ottenere, dal ceppo dell’albero.
Per riuscire ad avere una listra che copra tutta la parte interna ho sovrapposto le radiche e tagliate in maniera da seguire l’andamento della venatura propria di ogni listra con il sistema ad incastro. Usando questa tecnica ho ottenuto delle congiunzioni non rilevantemente visibili.
Concluse le colonne passeremo ad inserirle nella parte laterale della riquadratura in legno di pero.
Sarà difficile ottenere sagome che si uniscono perfettamente insieme dopo il taglio;
per ritoccare e rendere precise le tessere fra di loro i metodi da usare sono nella maggior parte eseguite manualmente usando utensili come, il pialluzzo o la lima, gli scarpelli e le sgorbie a secondo se la parte da ritoccare è rettilinea o curva. Una macchina molto utile e la scartatrice da banco elettrica, se non c è l’abbiamo, si può ricorrere per rifinire dei piccoli pezzi di tessera, ad una tavoletta dove verrà incollata su di essa della carta vetrata, questa verrà usata sfregando il pezzo fino allo spessore o alla sagoma voluta.
Finito di costruire la struttura del quadro siamo pronti per passare a descrivere e a realizzare la prima parte dell’intarsio interno, che riguarda il primo palazzo, e il liuto.
Per realizzare questa porzione del quadro intarsiato, ho usato tre tipi di tecniche, ad accostamento, a incastro e a buio.
Di fatto ho incollato le listre dei vari tipi di legno, che compongono la tarsia, (bosso ciliegio) con della colla a contatto, sotto il pezzo dove è stato incollato il disegno(acero). Preparato il pacchetto, taglierò al traforo il disegno e poi scambierò le diverse essenze.
Per ottenere un buon risultato sarà opportuno usare una seghetta molto fina ad esempio la n° 1 per limitare lo stacco provocato dallo spessore della lama, che comunque anche se irrilevante ci sarà sempre;
per riuscire ad eliminare tale divisione ho realizzato, con il sistema a buio e ad accostamento le parti interne di quercia annegata e gli stipiti delle finestre, adeguandoli alle aperture. Questo sistema mi ha permesso di togliere lo stacco provocato dal taglio con il traforo.
Fasi di lavoro
L’ incollaggio con colla vinilica della sagoma di cartoncino sulla listra di bosso che sarà la parte frontale del palazzo.
Passeremo a forare con una punta di diametro che consenta il passaggio della seghetta, e traforeremo le finestre poste in alto del palazzo.
Tagliato con il traforo le aperture delle finestre passeremo a inserire con la tecnica ad accostamento le parti interne che compongono le finestre.
Per gli archi sottostanti userò la tecnica a incastro, utilizzando in sovrapposizione i due tipi di legno che formeranno le arcate del palazzo, questo sistema mi consentirà con un solo taglio di far combaciare perfettamente le parti rotonde degli archi con la facciata dell’edificio.
foto in basso a di sinistra
Dopo aver segato i vari componenti, passerò a staccare con una spatola e a ricomporre i vari elementi che compongono la tarsia del palazzo.
Il prossimo elemento da inserire nel pannello intarsiato, riguarda la costruzione dello strumento musicale.
La tecnica dell’intarsio ad incastro è stata prescelta per ottenere più velocemente la cassa armonica della figura, per le altre parti sono ricorso alla tecnica dell’ accostamento.
Usare la tecnica ad incastro in un quadro rinascimentale sembrerà improprio, dato che si presume che questo tipo di sistema non era ancora stato inventato all’epoca.
Credo che un tipo rudimentale, tagliando in sovrapposizione al massimo due listre alla volta fosse già usato nel periodo rinascimentale.
Questa tecnica, se usata con gli accorgimenti che descriverò, non farà notare la differenza da quella ad accostamento. Le accortezze da osservare sono il rispetto del senso della venatura di ogni singola tessera seguendo la venatura segnata nel disegno. Dovremo incollare, sotto la prima listra di ciliegio dove è incollato il disegno, tante listre di ciliegio con della colla a contatto per quante sono le fasce che compongono la cassa dello strumento, ognuna con diverso senso di venatura, per poi tagliare il pacchetto di legni seguendo il disegno con il traforo.
Nei disegni sono esemplificate le indicazioni dei vari tipi di legno da impiegare per l’intarsio, le direzioni delle venature dei legni, le ombreggiature da creare e il particolare della cordiera che è la parte più complicata per la costruzione dell’oggetto intarsiato.
La seconda parte del quadro intarsiato, comprende la realizzazione di un palazzo, delle montagne sullo sfondo e di due vasi diversi, il primo contiene dei frutti e il secondo dei fiori.
La realizzazione dei frutti contenuti nel vaso
Per realizzare i frutti ho adottato un sistema misto per la rappresentazione.
Di fatti ho adoperato della radica di erica, legni di pero e melo con particolari venature assemblati con la tecnica ad accostamento.
Per creare gli altri frutti che sono composti da più essenze, ho usato la tecnica ad incastro; riprendendo lo spunto dalla maniera di Fra Giovanni da Verona, suddividendo le parti con legni diversi, per le varie sfumature di colore, che mi diano l’effetto della rotondità e della provenienza luminosa, abbinando le essenze di cipresso, bosso, ciliegio, acero e mandorlo, con venatura regolare.
Accantonare legni con particolari venature e scherzi della natura può facilitare alla realizzazione degli oggetti che vogliamo rappresentare. Le venature più strane e fuori dal comune si possono trovare nelle parti della pianta, tra la congiunzione del fusto e il ramo, alla base, nel ceppo e in particolare vicino ai nodi del legno.
Per completare la composizione occorrerà tingere le tessere di colore verde,(vedi il capitolo la colorazione dei legni) riguardanti le foglie e ombreggiare con la sabbia rovente le varie tessere che necessitano di questo procedimento.
La tinta di colore verde è stata ottenuta con un concentrato diluito con acetone dove sono state immerse per due giorni delle listre di legno chiaro (acero e giuggiolo) per poi essere tagliate a secondo della sagoma.
Le ombre proprie e portate.
Per far rendere una tarsia più assomigliante ad una quadro dipinto potremo inserire le ombre proprie e quelle portate come un trompe l’oeil. Per ottenere l’effetto delle ombre proprie di un oggetto i sistemi possono essere diversi un graduale passaggio di legni di diverso colore dal chiaro allo scuro, o più semplicemente ombreggiare con la sabbia rovente la zona in ombra.
Per l’ ombra portata si possono usare più sistemi; quello più comune consiste nello scegliere un legno di colore scuro, tagliarlo a secondo della forma dell’ombra e inserirlo nella zona del cono d ombra creato dall’oggetto.
Altro sistema usato magistralmente da Fra Giovanni da Verona, consiste nell’uso di ferri roventi per ombreggiare dando un effetto graduale all’ombra, meno netto rispetto a quello descritto precedentemente.
Sempre dalle tarsie di Fra Giovanni ho appreso una tecnica di estrema modernità molto bella che riguarda la creazione delle lumeggiature; (le parti di un oggetto più esposte alla luce) consiste nell’inserire dei piccoli filetti di legno chiaro, presumibilmente acero riuscendo a far rendere mirabilmente l’effetto della lumeggiatura,
La terza parte del pannello intarsiato.
D’ ora in avanti, per la terza e ultima parte delle tarsia, non starò a ripetermi sui procedimenti, perché non ho usato altri tipi di tecniche per le fasi di lavorazione, che sono le stesse descritte precedentemente, quindi mi limiterò a documentare graficamente e fotograficamente i vari passaggi per la realizzazione dell’ultima parte del pannello intarsiato.
La preparazione delle sagome che costituiranno il palazzo con le colonne e archi, usando come tecnica l’intarsio ad incastro. Per la costruzione del paese nella collina ho adoperato il sistema ad accostamento. Per l’ultimo palazzo invece mi sono avvalso sia di quello ad incastro ad accostamento e a buio. La listra di frassino (il cielo) che è stata collocata sotto i motivi già intarsiati, per prendere e segnare i contorni, per poi essere segata ed inserita, a concludere il quadro intarsiato.
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