Restauro Archeologico
Nei secoli scorsi purtroppo l’ idea di ripristinare al massimo l’ originaria bellezza di un opera, ha portato a rifacimenti e sovrapposizioni che hanno creato solo danno all’ opera originaria facendone spesso perdere del tutto la sua peculiarità.
Restauro Archeologico
Fonte: www.gatc.it Responsabile: Sergio Sallusti
Innanzitutto sembra opportuno precisare cosa s intenda per “restauro”; volendoci rifare alle definizioni riportate in varie epoche dai dizionari italiani più noti, pur con talune diversità, appare abbastanza chiaro in tutte che restaurare vuol dire, in definitiva, rimettere nelle condizioni originarie un opera, danneggiata dal tempo o da altre cause, mediante opportune operazioni di riparazione e reintegro.
Nei secoli scorsi purtroppo l’ idea di ripristinare al massimo l’ originaria bellezza di un opera, ha portato a rifacimenti e sovrapposizioni che hanno creato solo danno all’ opera originaria facendone spesso perdere del tutto la sua peculiarità. Già dalla fine dell’800 però ha preso sempre più coscienza la teoria che un restauro dovesse riguardare solo la materia dell’opera d arte e non l’immagine. Ciò vuol dire che un intervento di restauro conservativo deve lasciare chiaramente in evidenza le parti integrate consentendo una corretta interpretazione storico-artistica del pezzo senza arbitrarie riprese delle immagini o disegni esistenti. |
Gli oggetti da restaurare, possono essere diversi e di diversa natura, vanno infatti da oggetti di impasto rosso bruno, di bucchero più o meno sottile, di olle, anfore e quant altro.
Piuttosto che parlare del restauro in assoluto, pensiamo sia più interessante legarlo all’attività che precede il restauro stesso, legata al rinvenimento dei reperti presso le aree di scavo, piuttosto che alla mera riparazione di un oggetto danneggiato. In quest’ottica la presenza di un tecnico di restauro sul cantiere di scavo, che collabori con l’archeologo, è di fondamentale importanza, per evitare il rischio di interventi che possano in qualche modo rivelarsi dannosi quando non distruttivi dei reperti rinvenuti. Per seguire più agevolmente il lavoro di restauro che, per quanto sopra accennato, inizia già in fase di scavo, è opportuno considerare le seguenti sintetiche fasi di restauro.
Rinvenimento
I pezzi rinvenuti durante lo scavo, salvo che non necessitino fin da allora di interventi particolari di cui parleremo più avanti, debbono essere raccolti in cassette separate che riporteranno per ciascun gruppo di reperti l’indicazione della zona del ritrovamento; dato questo indispensabile all’archeologo per l’identificazione e la datazione del sito. Successivamente le cassette verranno consegnate al restauratore.
Pulitura dei frammenti
Si procede quìndi alla pulitura dei singoli frammenti con un primo lavaggio con acqua di rete (perché contenente sali) usando spazzolini molto morbidi e ponendo la massima cura per non danneggiare con rigature o peggio asportando figure o iscrizioni. Dopo il primo lavaggio pulire ancora con acqua demineralizzata e quindi con acqua distillata. Meglio sarebbe pulire i reperti con una spugna morbida. Evitare per quanto possibili dì lavare frammenti dipinti, i quali peraltro andrebbero consolidati al più presto.
Suddivisione dei frammenti
I frammenti puliti dovranno poi essere suddivisi innanzitutto per tipo di ceramica quale ìmpasto, bucchero ecc., e quindi risuddivisi per pezzi dello stesso tipo (manici con manici, bordi con bordi ecc.).
Riconoscimento dei pezzi
Inizialmente sono stati messi insieme varie tipologie di oggetti: Kantaros, Kylix, Kyatos, Oinochoe ecc., man mano che gli stessi venivano rinvenuti. Successivamente sarà necessario assemblare solo oggetti dello stesso tipo, suddividendo ed estraendo solo quei pezzi che appartengono ad uno stesso tipo di oggetto.
Assemblaggio dei pezzi
Usando del nastro adesivo bianco del tipo da carrozziere, si procede ad un primo assemblaggio dei pezzi individuati costituenti un unico oggetto; ove è possibìle sarà bene posizionare il nastro adesivo all’interno dell’oggetto, con ciò risulterà più facile riconoscere gli eventuali pezzi mancanti da inserire.
Siglatura dei pezzi assemblati
Dopo l’assemblaggio dei frammenti, gli stessi andranno siglati al fine di un più facile e rapido riconoscimento durante la fase di incollaggio. La siglatura viene effettuata con inchiostro di china bianco o nero a seconda del tipo di oggetto (bucchero o terracotta). Per la siglatura si può usare anche un pennarello a base d acqua che si toglie facilmente. Preparazione della scheda del restauro- Per ogni oggetto assemblato si deve procedere alla compilazione di una scheda che conterrà nella prima parte il luogo di provenienza dell’oggetto, il numero di catalogazione, l’attributo o titolo (ad es. Kantaros), la data d inizio del lavoro di restauro, il tipo di materiale (ad es. bucchero).
Nella seconda parte della scheda vanno annotate le varie operazioni di restauro dal momento della presa in consegna dei pezzi, i materiali usati per il restauro e le fotografie prima durante e alla fine del restauro stesso. E buona norma documentare, prima durante e dopo ogni fase del restauro, il lavoro eseguito con delle fotografie e diapositive.