La Cartapesta

Arte della cartapesta leccese

Fonte: Ezio Flammia – Brano estrapolato dal mio libro Storia dell’arte della cartapesta Roma 2017 con l’introduzione del grande storico dell’arte Claudio Strinati

Introduzione

Focus: Origine e successo delle sculture devozionali leccesi e diffusione dell’arte della cartapesta oltre i confini nazionali

“… Dagli inizi dell’Ottocento le sculture devozionali leccesi hanno successo, sono richieste da confraternite, da comunità̀ di fedeli e da sacerdoti di diverse chiese di altre regioni.

Le statue religiose riempiono i vuoti delle nicchie di molti luoghi di culto del centro e del sud dell’Italia. La popolarità dei cartapestai in breve tempo oltrepassa il territorio nazionale, l’eco del successo raggiunge persino l’America.

I leccesi e i salentini, emigrati negli Stati Uniti e nelle nazioni latino-americane, propagano l’arte della cartapesta, prodotta nei loro paesi d’origine in un momento in cui la tecnica è considerata un’arte di tendenza. Religiosi dei paesi americani commissionano alcune statue di santi per edifici religiosi, costruiti in nuovi insediamenti urbani. Le sculture religiose, oltretutto, sono leggere e facili da esportare.

Trasformazione Industriale

Focus: Tentativi di trasformazione delle botteghe in stabilimenti industriali e fondazione dell’Istituto di Arti plastiche da parte di Luigi Guacci con produzione di bambole infrangibili e giocattoli.

Negli ultimi anni dell’Ottocento, alcuni cartapestai leccesi tentano di trasformare le loro botteghe a carattere familiare in stabilimenti industriali. Le ditte che hanno l’audacia di tentare la scalata industriale producono solitamente bambole e giocattoli di diverse grandezze e qualità.

I cartapestai, alcuni scultori affermati, che diventano imprenditori, sono incoraggiati dal momento favorevole del mercato dei giocattoli, fiorente in Europa e in America. Sull’esempio delle ditte di Canneto sull’Oglio prendono avvio, nel salentino, i primi stabilimenti di giocattoli.

Il più importante è l’Istituto di arti plastiche fondato a Lecce nel 1897 dallo scultore Luigi Guacci. Nello stabilimento lavorano ottanta artigiani cartapestai selezionati nelle migliori botteghe della citta. L’Istituto, oltre alle statue sacre di ottimo livello qualitativo, produce bambole di cartapesta infrangibili che aprono e chiudono gli occhi di cristallo.

Le bambole sono prodotte in stampi di bronzo secondo la tecnologia introdotta in Germania a Sonnenberg e a Norimberga. Il basso costo della materia prima e l’infrangibilità dei prodotti, particolarmente rifiniti, consentono a Guacci d’immettere sul mercato manufatti competitivi per il costo e la qualità.

Al 1° Concorso italiano del giocattolo (Milano 1929), Guacci è̀ premiato con la medaglia d’oro. Meno imponente dell’opificio di Guacci, ma rilevante per la produzione, è il laboratorio La Bambola di Pietro Congedo di Soleto. Nello stabilimento lavorano una quarantina di operai. La ditta esporta quasi l’intera produzione semi industriale, rifinita a mano, in alcuni paesi latino-americani, in Germania, in Spagna, in Grecia, in Svezia, in Turchia e nelle colonie italiane.

Crisi e declino e i Pupi del Presepe

Focus: Impatto della crisi globale sulla produzione di cartapesta e chiusura degli stabilimenti salentini

La produzione dei giocattoli di cartapesta non dura a lungo. La crisi globale che ormai attraversa la produzione di cartapesta coinvolge anche la manifattura salentina che è costretta a chiudere gli stabilimenti.

Una singolare nota della cartapesta leccese è̀ la produzione dei Pupi da presepe dei primi anni dell’Ottocento. Le statuine, in occasione del Natale, sono modellate e vendute dai barbieri per incrementare i loro modesti guadagni.

Molti cartapestai leccesi e salentini del passato, compresi i pupari, utilizzano la carta d’Amalfi per ottenere una cartapesta di ottima qualità. La carta, piuttosto assorbente, consente al cartapestaio di realizzare gli spessori della cartapesta di qualsiasi manufatto solidi e resistenti. In alcune botteghe si utilizzano i fogli ottenuti dal riciclo della carta di stracci, di colore grigio e con poca percentuale di cellulosa, utili sia per la lavorazione a strati sovrapposti sia per ottenere un buon pesto del tipo papier mâché .

Tecniche di conservazione

Focus: Reintroduzione della tecnica della focheggiatura per la protezione delle sculture dagli insetti della carta

I cartapestai leccesi reintroducono l’antica tecnica della focheggiatura che risale a Jacopo Sansovino. La focheggiatura produce sul modellato uno strato carbonificato che è̀ un buon antitarlo della carta. I cartapestai, da sempre, proteggono le sculture dalle incursioni degli insetti della carta che nelle regioni calde proliferano in grande quantità.

Conflitti e declino

Focus: Contrasti con le autorità religiose e declino della cartapesta leccese

La cartapesta leccese ha grandi momenti di gloria, ma anche di seri conflitti con alcune autorità religiose. Il Piu noto è̀ il contrasto tra i cartapestai e l’arcivescovo di Otranto e primate del Salento, Monsignore Francesco Cornelio Sebastiano Cuccarollo.

Il prelato, originario del Cadore, in «nome della dignità e del decoro delle opere di culto», nel 1933 inizia una campagna tendente a osteggiare la statuaria di cartapesta leccese a favore delle sculture lignee di Ortisei.

Il conflitto, secondo qualche studioso locale, favorisce l’incipiente declino della cartapesta leccese che non si spegne come in altre regioni italiane, ma presenta una stasi produttiva dovuta anche alla crisi economica che nel sud dell’Italia è drammatica.

La tradizione artistica e artigianale radicata nella storia, nel costume della citta di Lecce e nella cultura di tutto il Salento per fortuna ha arginato l’abbandono totale della cartapesta. In questi ultimi anni si è avviata una timida ripresa produttiva, dovuta al turismo e a una maggiore consapevolezza per le tradizioni artigianali. La cartapesta oggi sopravvive in alcune botteghe di Lecce, ma non esercita il ruolo e l’attrattiva di un tempo.

E’ comunque rilevante l’istituzione del Museo della Cartapesta presso il Castello Carlo V, in funzione dal dicembre 2009. Le opere esposte sono quelle di alcuni cartapestai, tra i maggiori scultori leccesi e salentini quali Caretta, Capoccia, Guacci, Errico, Pantaleo, Mazzeo, Indino Malecore, Gallucci, e di artisti internazionali come Emilio Farina e la brasiliana Lucia Barata.

È augurabile che con questa collezione pubblica che, sicuramente s’ingrandirà nel tempo, «alla cartapesta leccese sia riconosciuto quel ruolo d’arte guida che per oltre un secolo – e ancora oggi – individua culturalmente nel mondo, accanto al barocco, il capoluogo ed il territorio del Salento» …”

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