Torre medievale di Frugarolo
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Recensione dalla stampa: Il Piccolo Alessandria e dintorni
Il progetto riguarda il recupero della copertura della torre medievale di Frugarolo (Alessandria) sita all’interno della Cascina Torre…
Premessa
Il progetto riguarda il recupero della copertura della torre medievale di Frugarolo sita all’interno della Cascina Torre (include anche il recupero della copertura dell’aderenza seicentesca sul lato est). La notorietà dell’edificio, principalmente legata alle vicissitudini dei suoi splendidi affreschi quattrocenteschi legati al ciclo di Re Artù (strappati diversi anni fa e oggi in esposizione permanente nella Città di Alessandria), è dimostrata dalle numerose pubblicazioni che lo riguardano e che hanno dato modo alla sottoscritta di fornire un quattro sufficientemente completo delle principali trasformazioni storiche subite.
Le abbondanti piogge dell’autunno 2014 hanno aggravato una situazione di per sé già critica sia in corrispondenza dei sistemi voltati dei corpi seicenteschi che della copertura della torre. Alle problematiche legate ai quadri fessurativi si aggiungono quelle specifiche del degrado materico dovute al fatto che per molti anni questa fabbrica-torre non ha subito azioni operazioni manutentive in stato di quasi abbandono. Le valutazioni tecnico-strutturali relative all’intervento sulla copertura sono state effettuate di concerto con l’Ing. Gian Carlo Cermelli di Alessandria.
Valutazioni Tecnico strutturali
Un’ampia documentazione storico-bibliografica ripercorre le vicissitudini della Torre di Frugarolo la cui recente fama è legata all’essere stata per secoli silente custode di quindici splendidi affreschi quattrocenteschi illustrativi delle gesta di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda.
Agli affreschi di Frugarolo, sottoposti a restauro e restituiti all’originario splendore di storie e colori, è stata dedicata nel 1999 un’importante mostra curata dal Prof. Enrico Castelnuovo, docente di Storia dell’Arte Medievale della Scuola Normale Superiore di Pisa, che ha raccolto da Musei e collezioni di tutta Europa diverse e qualificate testimonianze sull’immaginario cavalleresco del Tardo Medioevo. Il ciclo arturiano alessandrino è risultato essere, a livello europeo, la più antica testimonianza a noi nota di “camera picta” dedicata alle gesta di Lancillotto.
L’intera operazione culturale è stata possibile grazie alla disponibilità della famiglia proprietaria della Torre, al Comune di Alessandria – Assessorato alla Cultura e al Turismo, alla Regione Piemonte, alla Soprintendenza Beni Artistici e Storici del Piemonte e al Contributo della Cassa di Risparmio di Alessandria.
Diagnostica del degrado della Torre
Effettuare un’analisi diagnostica dettagliata della Torre di Frugarolo non è cosa semplicissima anzitutto perché la fabbrica ha subito modifiche anche sostanziali nel corso del Seicento e poi anche perché da quasi cinquant’anni si trova in stato di assoluto abbandono senza azioni manutentive periodiche neppure di ordinaria entità.
Le modifiche seicentesche hanno causato sopraelevazioni, tamponature e nuove aperture, ispessimento delle mura perimetrali, accorpamenti e creazione di nuovi corpi di collegamento. A queste modifiche si sono poi aggiunte negli anni quelle dovute all’incuria e all’abbandono che hanno determinato il progressivo impauperimento della “materia costitutiva”.
La presente analisi diagnostica interesserà tutto l’edificio anche se in questa sede il solo oggetto di intervento è il sistema di copertura che è collassato in più punti nel corso dell’autunno 2014 e che necessita di un intervento urgente di messa in sicurezza finalizzato al ripristino strutturale.
Lo stato di conservazione dei prospetti esterni
Sui quattro prospetti le principali trasformazioni subite sono quelle riconducibili alle modifiche seicentesche interne che hanno comportato il tamponamento di diverse aperture, la realizzazione di nuove e la sopraelevazione della parte sommitale della torre.
Osservando la facciata ovest, quella sul cortile interno, è evidente il tamponamento di bucature più antiche, il loro ridimensionamento e la trasformazione del vecchio ingresso.
Oltre a ciò sono visibili tagli sulle unità stratigrafiche di origine, interventi cuci – scuci, stuccature debordanti e strati residuali di scialbo (più concentrati nella porzione bassa di sinistra).
La parte di torre riconducibile alla sopraelevazione seicentesca mostra, invece, i segni dell’uso di un intonaco steso ad affresco oggi privo di pigmenti che sul prospetto sud rimarca ancora un disegno a fasce orizzontali. Sempre su questo lato sono ancora visibili le incisioni ad affresco di due meridiane, delle quali restano ancora i due gnomoni che tramite l’ombra proiettata sul quadrante consentivano la lettura dell’ora.
La parte bassa del lato ovest, l’unica dei quattro lati oggi ancora visibile, è caratterizzata da una zoccolatura in laterizi posti in opera in maniera incerta e ricoperta, in tempi recenti, da uno strollato di colore grigio (oggi per buona parte decoeso).
Il prospetto sud è visibile solo in parte essendo per più della metà coperto dall’abitazione adiacente. Anche su questo lato sono visibili i segni di vecchie aperture tamponate e di nuove realizzate per sopperire alle successive esigenze abitative.
Gli altri due lati della torre sono stati documentati con evidente difficoltà dovuta alla loro scarsa accessibilità.
Anche il lato est è solo in parte visibile in quanto coperto dall’aderenza seicentesca che in questo caso nasconde larghe scale in pietra che portano al primo piano in uno spazio del tutto analogo a quello del piano sottostante.
Su questo lato sono poi visibili tre bucature certamente non originali e le tamponature di quelle storiche antecedenti l’intervento seicentesco.
Anche l’ultimo prospetto, quello a nord, è solo in parte visibile in quanto coperto da un volume edilizio seicentesco atto ad accogliere il nuovo androne di ingresso realizzato in sostituzione di quello originario sul lato ovest (poi trasformato in finestra). Quest’ultimo prospetto, anch’esso per buona parte coperto dall’aderenza seicentesca, conserva un’unica bucatura mentre tutte le altre sono state tamponate. Questo lato è quello che più degli altri, probabilmente in ragione dell’orientamento, mostra i segni di un degrado fatto di patine biologiche e creste nere.
Il componente costruttivo principale della torre è il laterizio lasciato quasi completamente a vista. L’impiego reiterato del mattone nella pavimentazione, nel manto esterno in coppi e nel sottomanto, costituito da pianelle di cotto, chiarisce la presenza di forme di degradazione ripetitive, comuni ai sistemi murari porosi.
Dal punto di vista del degrado materico è possibile affermare che le principali cause di deperimento sono riconducibili all’azione combinata degli agenti atmosferici: l’acqua nelle sue diverse manifestazioni (pioggia battente, umidità di risalita), il vento (azione erosiva), gli sbalzi termoigrometrici, gli agenti inquinanti contenuti nell’atmosfera, gli scarsissimi interventi di manutenzione e/o restauro e i dissesti statici della struttura (volontari e involontari) che hanno determinato la fuoriuscita di fessurazioni anche di grave entità.
La superficie laterizia è interessata da depositi superficiali di natura incoerente, di spessore variabile, costituiti prevalentemente da depositi carboniosi e microrganismi, più manifesti in corrispondenza dei lati meglio riparati dall’azione del vento e della pioggia. L’azione congiunta dell’acqua e del vento hanno favorito l’erosione profonda del laterizio e l’erosione superficiale dei giunti di malta, con parziale perdita della composizione figurativa della cortina edilizia. Questo fenomeno si presenta associato alla polverizzazione del mattone, in più punti interessato dalla caduta spontanea del materiale sotto forma di polvere o granuli.
La cortina laterizia è anche interessata da forme di scagliatura con distacco parziale di parti (scaglie), spesso in corrispondenza di soluzioni di continuità del materiale originario. Il fenomeno è più visibile nella parte bassa dell’edificio, in corrispondenza delle aree interessate da formazioni saline e patine biologiche. Efflorescenze saline di aspetto cristallino e consistenza piuttosto tenace interessano tutti i lati della torre. Le cause che le hanno prodotte sono collegabili al materiale impiegato in fase di costruzione (i solfati di metalli alcalini sono presenti nei laterizi) ed a quello utilizzato nel corso di precedenti interventi di manutenzione e/o restauro.
Alterazioni biologiche atipiche, dovute all’interazione tra i biodeteriogeni e il substrato, sono visibili sulla parte bassa della torre (lato ovest) e sul prospetto nord. Si tratta di depositi compatti di colore verdastro che tendono a proliferare soprattutto in prossimità di zone umide e scarsamente esposte alla radiazioni solari.
Nel caso in oggetto la proliferazione dell’attacco biologico è anche favorita dalla concomitanza di diversi agenti che incidono favorevolmente sullo sviluppo: l’umidità di risalita, la totale assenza (allo stato attuale) dei sistemi di convogliamento delle acque meteoriche, le coperture in aderenza alla torre isolate in maniera inadeguata con scossaline e grembiuli in piombo.
Il danno che questa degradazione arreca è principalmente di natura estetica ma, con il progredire dell’attacco, può comportare un indebolimento del substrato dovuto all’azione decoesionante delle microalghe e a quella corrosiva causata dai prodotti del metabolismo algale.
Tutti e quattro i prospetti sono, inoltre, interessati da forme biologiche di natura erbacea, proliferanti anche a causa delle favorevoli condizioni termoigrometriche che agevolano lo sviluppo dell’attività fotosintetica.
Il fenomeno della vegetazione spontanea infestante è anche agevolato dalla presenza di fessurazioni e microcavità che accolgono le spore e i semi che favoriscono la riproduzione. Le fessurazioni rilevate sono di media entità, la maggioranza delle quali non più attive e già stata risarcita (in maniera piuttosto grossolana) nel corso degli anni. Le discontinuità del materiale hanno prevalentemente andamento lineare (formate da un solo ramo) piuttosto che reticolare (a più rami).
Tutte le superficie esterne presentano anche un sottile strato di scialbo bianco, probabile residuo di precedenti interventi manutentivi e lacerti di uno strato di intonaco steso ad affresco e oggi privo di pigmenti.
Il progressivo deterioramento degli elementi laterizi e la loro sostituzione negli anni con operazioni cuci – scuci ha segnato in maniera diversa i prospetti laddove mattoni nuovi si sono venuti a sostituire a quelli vecchi con alterazione di colore e forma.
Forme di degrado diffuse interessano anche le modanature lapidee dell’intervento seicentesco che si presentano erose, molto scagliate e in alcuni punti fratturate in maniera irreversibile.
Lo stato di conservazione del sottotetto e della copertura
Il sottotetto e la copertura della torre versano in gravissimo stato di conservazione a causa del cedimento dell’impianto ligneo strutturale primario e secondario e del conseguente collasso del manto di copertura, caratterizzato dalla presenze di pianelle in cotto interposte tra i travetti dell’orditura secondaria.
L’accesso a questo vano avviene unicamente attraverso una piccola apertura che grazie ad una lunga scala a pioli immette dal salone del secondo piano al sottotetto.
Il sottotetto, privo di pavimento, consente di leggere per intero lo schema murario della grande volta a botte con testata di padiglione realizzata in mattoni pieni e contraffortata dalla presenza dei frenelli di spessore contenuto realizzati all’estradosso con direzione normale alla generatrice. L’uso di questi elementi, disposti con interasse regolare, contribuisce a stabilizzare la forma della volta, impedendo cinematismi; la distribuzione spaziale del materiale strutturale in corrispondenza dei frenelli determina una maggiore rigidezza locale della volta e conseguentemente una via preferenziale per il trasferimento delle spinte laterali ai muri di piedritto.
Lo schema grafico della copertura potrebbe essere assimilato a quello di un tetto a falde con testate di padiglione, caratterizzato dalla presenza di travi cantonali (ovvero poste in corrispondenza di un displuvio tra due falde di un tetto a padiglione) prive di catena che sono inclinate rispetto al piano orizzontale e generano quindi una spinta agli appoggi (schema tipo quello a lato con 4 anziché 2 capriate).
La struttura è poi caratterizzata dalla presenza di quattro capriate i cui particolari costruttivi rimandano alla cosiddetta “falsa capriata o capriata trave” dove il monaco appoggia direttamente sulla pseudo catena e i falsi puntoni sul monaco.
Le prime due capriate rispetto al vano di accesso al sottotetto sono quelle che versano in peggiore stato di conservazione a causa del livello di marcescenza della testa di trave che in un caso ha richiesto la posa in opera di una sorta di “fasciatura provvisoria” in legno e staffe di ferro.
Le altre due capriate appaiono nel complesso in migliore stato di conservazione e si auspica di recuperarle dopo averne verificato il comportamento strutturale e la risposta alle singole sollecitazioni.
Rispetto all’orditura primaria, il legno della secondaria pare di minor pregio e in più punti il reticolo ligneo sembra sia stato posto in opera con scarsa cura e con l’uso di materiale non propriamente di prima qualità.
Il manto di copertura non poggia direttamente sui listelli ma su pianelle in cotto di forma rettangolare aventi una leggera curvatura e probabilmente utilizzate per creare uno strato di protezione. La loro distribuzione nel sottomanto non è regolare (alcune porzioni ne sono completamente prive) e alcune pianelle fuori dalla sede originaria sono quasi in “caduta libera” a causa del cedimento generale del reticolo ligneo.
Il manto di copertura è in coppi sia per la parte relativa alla torre che per quella relativa alle aderenze seicentesche: esso si presenta lesionato in più punti e non essendo impermeabilizzato è la causa principale dell’infiltrazione dell’acqua piovana e dei fenomeni di marcescenza visibili su gran parte del sistema di travi e capriate lignee. L’assenza di sistemi di convogliamento delle acque piovane è la causa del ruscellamento dell’acqua direttamente sulle facciate: a ciò si aggiunga l’assenza in corrispondenza delle giunture di grembiuli e scossaline in piombo.
Il manto è anche interessato dallo scivolamento degli elementi in cotto e dalla presenza diffusa di patina biologica verdastra.
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