Il Laboratorio

Affilare gli attrezzi da taglio

Autocostruzione dell’attrezzo per affilare

 

L’ attrezzo per affilare mostrato in fig. B2, utilizzato in tutte le figure che descrivono la pagina Molatura del filo, è estremamente funzionale, di alta precisione, ma difficilmente reperibile. 

A parte che è possibile construirsene uno esattamente uguale, almeno per chi è un po pratico di lavori in metallo, qui di seguito descriviamo due attrezzi per affilare costruibili in modo molto semplice. Non sono precisissimi, si usurano facilmente, ed esteticamente sono proprio bruttini; ma per le esigenze di affilatura dell’hobbista medio sono più che adeguati.


 

La “zeppa”

Tenere il tagliente ad un determinato angolo può essere ottenuto nel modo più banale possibile, cioè utilizzando la semplice zeppa di cui in fig. D1. Si tratta di una semplice maschera di cartone, legno o, per i più sofisticati, di plexiglass. Ovviamente se ne dovranno fare almeno due, ciascuna per ogni angolo usato nell’affilatura.

Un piccolo attezzo per affilatura quasi professionale

Questa versione implica il reperimento di un particolare materiale plastico, detto materiale plastico a peso molecolare ultra elevato, in sigla UHMW (sì, è naturalmente l’inglese di Ultra High Molecular Weight. Chi ha qualche memoria di chimica organica saprà che gli idrocarburi più densi sono anche quelli di peso molecolare elevato.)

 In pratica è una specie di plexiglass bianco opaco molto “sdrucciolevole”, se così si può dire di un solido. È usato spessissimo per fare attrezzi e maschere varie di laboratorio, cioè dei pezzi unici. In subordine si potrà provare con del comune plexiglass.

Si inizia tagliando un blocco da un foglio di UHMW di 18 mm di spessore, largo all’incirca il doppio della larghezza del tagliente che si vuole affilare, ed abbastanza alto così che il tagliente si trovi a mezza via quando si inclina all’angolo desiderato. La fig. D2 rende comprensibili tutti i dettagli.

Per tagliare la fessura che porta il tagliente, si può usare la punta per una fresa inserita in un trapano a colonna (la fresa girerebbe troppo velocemente e, riscaldando e sogliendo la plastica, ne farebbe uno scempio. Il trapano a colonna si può impostare a meno di 1000 giri/min, più che adeguati). Tenedo il pezzo in lavorazione contro una guida dritta, si fa oscillare il pezzo alternativamente, abbassando sempre di più la punta nel materiale, fino a perforarlo. Si rifila poi il taglio con un coltello o scalpello, per toglierne le sbavature di materiale. Una vite a mano inserita in un foro praticato nella parte superiore funge da morsetto per mantenere il tagliente in posizione.

Dopo la corretta impostazione dell’attrezzo sul tagliente, il processo di molatura può iniziare. Si inizia usando la cote a grana grossa usata per la ripianatura del retro del tagliente.

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