Antonio Trifoglio
Di sera viene a trovarmi Antonio Trifoglio, sceso in Calabria, dalla sua dimora di Empoli, dove ha esposto le sue ultime opere mi fa vedere le foto dei suoi ultimi lavori. La tecnica complessa: impasti di rosso d’ uovo, lino cotto, ecc.
C’ è un ritorno a tecniche tradizionali ma soprattutto, c’ è, da parte del Trifoglio, questa necessità di interpretare gli elementi primari assenti in natura, coi quali compie quasi un match, per individuare fino a che punto è in grado a piegarli alla maestria e resistenza alla resa.
Sono dipinti che affondano in una storia ancestrale: figure femminili, scorporate del peso e della collocazione storica. . Occupano lo spazio, ma non lo invadono sono statuarie, ma non materiali, sono fatte dallo stesso colore che definisce lo spazio, sono la sintesi di tutto quanto è storia: l’anfora sulla testa indica il legame al mondo magnogreco la sinuosità, l’affinamento delle forme, un continuo e incessante passaggio della storia passata, dove non ci sono turbamenti ma armonia e pace. Il nostro abbisogno di assolutizzare: si muove in forme, colori, composizioni che hanno diversi aspetti, cangianti e perciò non idonei ad essere fissati in eterno; bisogna, – come tutti i grandi artisti della Storia – cercare la nascosta e complessa soluzione dell’ immutabile e dell’eterno. |
Le figure del Trifoglio riconducono alle Grazie del Botacelli: raffinatezza lineare preziosità del colore, imperturbabilità delle pose, leggerezza delle forme. C’ è in Trifoglio una maggiore geometrizzazione spiegabile con la necessità di ricondurre la figura umana ad un Modulo perfetto e perciò eterno.
In uno spazio indefinibile e in un tempo non collocabile, la figura femminile non ha espressione, si colloca con un imperturbabile superiorità, che sicuramente traduce l’immagine interpretativa dell’artista. |
In un contesto storico in cui l emancipazione femminile muove passi in avanti.
Trifoglio espone in primis, la sua concezione di donna emancipata. Sembra che la lotta, contro gli uomini, i costumi, i lacci, le superstizioni, l’ abbiamo come smaterializzata, privata del peso e della stessa sofferenza.
E’ una lotta ancestrale e quello che rimane, nella fissità della tela, è uno slanciarsi di gambe e braccia lunghe. E una donna – dice lo stesso Trifoglio – che si libera dalle convenzioni che il costume le ha imposto alla nascita cammina, siede al caffè; insomma un essere della natura. Con l’occhio meraviglioso della scoperta, Trifoglio fissa con tratti essenziali e con colore sicuro, questa sua creatura che così si augurerebbe incontrare. Altro è la realtà …. Ma nella donna è la salvezza del mondo. |
In un opera “Cronaca del futuro” la sua lungimiranza lo porta a preconizzare un inaridirsi dell’ambiente naturale; le nuove e sofisticate tecnologie sconvolgono il volto del pianeta, l’uomo si sentirà perso in un insieme di forme che non governerà con la sua mente ne con il suo occhio. Unico aspetto riconoscibile la donna che, fissa saldamente al suolo, indice con perentorietà il cammino da interpretare.
In Trifoglio il percorso interiore non è ordinato: una forte tensione morale scombussola le sue immagini, si offrono tormentati confronti, la realtà scompone il desiderio di ordine, la foga è quella di non perdersi in un coacervo di immagini, sensazioni, emozioni.
Quando trova l’ordine Trifoglio riesce a ricomporre sapientemente luce, colore e forme che si piegano sotto un regale passaggio di pennello. E un arte complicata, ma che, nel bisogno di totalizzare e universalizzare l espressione. Trifoglio riconduce a canoni di semplificazione. Il grande Matisse aveva percorso questa strada ma per offrire una soluzione di scelta: selezionare il bello della vita ed annullare il resto. Per Trifoglio non è possibile, il suo percorso è travagliato e sofferto e perciò anziché scegliere, riconduce il turbinio delle immagini al piegarsi della forma. E un percorso sapiente, che evidenzia l’abilità del mestiere. Si dice fortunato di aver avuto maestri (cita per tutti il Frangipane) che lo hanno addestrato alla fatica sovrumana, all’esercizio indefesso, allo sforzo inesausto. |
Da questa scuola è uscito rafforzato nelle sue capacità espressive – “Non preparo il disegno” – dice – per potere domare un mondo espressivo complesso e conflittuale -. C è anche un forte desiderio che traspare: una propensione alla Verticalità: ricorda l’ascensione delle figure gotiche, questo anelito verso l’alto, verso l’assoluto. Non un infinito. Trifoglio governa lo spazio, lo delimita e lo definisce, si ferma perciò sulla soglia oltre la quale l’umano non può
Di qui tutta la modernità, non solo espressiva ma completa di uomo e artista che fanno di lui una delle personalità più significative del mondo moderno.
MARIA MACRI
ANTONIO TRIFOGLIO
Nato nella Locride, a S. Ilario dello Jonio, un paesino cresciuto di fronte alle mura ovest’dell’antica Locri Epizefìri: terra di Persefone, Zàleuco, Senocrito, Agesidamo, Eutimo, Nosside, Clearcos, Campanella, Perri, Alvaro, La Cava, Strati,….
Studia al “Mattia Preti ” di Reggio Calabria. Si diploma al liceo artistico di Napoli e poi alla Accademia di Belle Arti di Firenze, sezione pittura, alla scuola di Primo Conti. Nel 40, studente al liceo artistico di Reggio Calabria, è aiuto del maestro Salvatore Cascone, siciliano, che rivedrà poi nel 49 a Milano alla Scuola superiore di arte cristiana “Beato Angelico “.
Nel 45 lo troviamo in Toscana con la divisione “Montava”. Nel 58 come insegnante a Prato e dal 60 al 79 ad Empoli.
Nel 49 a Milano, dopo essere stato per alcuni mesi all’accademia di Brera, allievo di Manzù in decorazione, passa al “Beato Angelico ” dove conosce come allievo e, successivamente, come aiuto nel duomo di Barlassina, il maestro Ernesto Bergagna, veneto, divisionista di ottima levatura, allievo del Segantini. |
La sua partecipazione nel campo dell’arte inizia con un “Autoritratto” e un “Ritratto di signora” all’VIII Biennale calabrese d arte, a carattere nazionale nel 1947. Da questa data in poi è presente a manifestazioni d arte regionali, nazionali. europee e americane dove ottiene premi e riconoscimenti vari. Suoi lavori figurano, oltre alle più di sessanta “personali”, in enti pubblici, in chiese, ecc..
Per lui hanno scritto:
A. Frangipane, G. Parisi, G. Aprile, U. Ferrara, E. Barillaro, D. Cara, U. Baldini, R. Federici, M. Serchi, L. Testaferrata, S. Salvadori, P. De Luca. A. Masoni, Lepri, S. Strati, L. Papasogli, M. Novi, N. Oliverio, S. Giannattasio, T. Bonavita, C. Giacomozzi, Raffaella Frangipane, A. Pellicanò, G. Incorpora, J. Pelagatti, A. Bàboni, A. Morelli, G. Lombardi, S. Santagata, B. Italia, G. Paonni, Maria Macrì.
Sui giornali e riviste:
Voci di Calabria, Corriere di Reggio, Dettati calabresi. Gazzetta del Sud, II giornale d Italia, L Avvenire, Il Pese, L Unità, Tribuna del Mezzogiorno, Giornale del mattino. Gazzettino del Jonio, La Nazione, Momento sera. La fiera letteraria, Calabria, Calabria letteraria, Calabria sconosciuta, Annuario degli artisti toscani. II quadrato. Italia moderna produce, Documenti di grafica contemporanea, La comunicazione emotiva, Empoli, Pensiero ed arte, Enciclopedia universale dell’arte moderna – SEDA -, Annuario toscano delle arti, Catalogo Bolaffi, Scena illustrata. II giornale di Roma, La procellaria, Italia intellettuale. Oggi Sud, Brutium, Roma – affari – image, II Tirreno, II segno da Empoli, II Meridionale, La città del Sole.