Arte del Mobile in Italia: parte seconda
Con questo articolo si continua il ciclo che analizza l’Arte del mobile in Italia dal punto di vista del repertorio decorativo analizzando il succedersi degli stili fino ai giorni nostri.
Fonte: Laboratorio di Restauro di Sandro Rongione
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L’Ottocento
Inizio Ottocento
Con l’inizio dell’Ottocento i richiami all’antichità classica erano raramente contraddistinti con il nome delle epoche che ricordavano. Compaiono su mobili il cui stile prende il nome, al contrario di quanto descritto fino ad ora, da un regnante o da una fase storica: Neoclassicismo e/o Luigi XVI (1775 circa-1795 circa), Direttorio (1792 circa-1804), e Impero (1804-1830 circa), che appunto appartengono tutti al periodo neoclassico.
Lo stile Luigi XVI si afferma nei mobili durante gli ultimi decenni del Settecento, dal 1775 circa. Questo stile interpreta nel modo più compiuto, nelle linee e nelle forme, i modelli della antichità che ispiravano il neoclassicismo. Le linee sono più diritte che nei periodi precedenti, le superfici più lisce e nude, mentre le parti costruttive prendono la fisionomia di elementi architettonici fino a dare al mobile nel suo insieme un aspetto statico ma elegante.
Ritroviamo la stessa compostezza anche nei dettagli. Le gambe non sono più sagomate a ricciolo, ma piramidali o tornite affusolate, spesso scanalate, e scendono da un dado decorato da rosette intagliate; i bordi e i profili sono diritti e lisci, o tutt’al più solcati da “unghie” o centine molto ridotte. Gli intarsi e gli intagli o le decorazioni dipinte sono a motivi geometrici o classici: greche o bordi lineari che riquadrano le specchiature. E’ lo stile Luigi XVI a far entrare in uso mobili come i settimanali, i secretaire “a abattant”, i cassettoni a mezzaluna e quelli a saracinesca semicircolare, detti anche a rullo.
Lo stile Direttorio (1792 – 1804)
Lo stile Direttorio (1792 circa-1804) in Italia interessa principalmente Roma e la Toscana e non porta nei mobili a differenze sostanziali, facendo in pratica variare solo la scelta degli elementi decorativi in favore di simboli di carattere storico e patriottico: tamburi, bandiere, fasci littori.
Tuttavia è proprio questo stile a fare affermare la sedia con lo schienale avvolgente “a gondola”, quella con la gamba curva a sciabola e la “psiche”, il grande specchio a bilico imperniato a due sostegni verticali.
Lo stile Impero (1804-1830)
Lo stile Impero (1804-1830 circa) applicato ai mobili è caratterizzato in particolare dalle colonne, dai pilastri, dalle lesene, dalle cariatidi o dalle erme sporgenti che inquadrano la facciata di mobili con sportelli o cassetti. Gli stessi elementi, sempre ornati da capitelli, teste di sfinge, teste di Mercurio, o palmette in legno inciso o in bronzo dorato, sono posti a sostegno dei tavoli e delle console.
Le superfici dei mobili Impero sono più ampie e nude rispetto a quanto accadeva in altri stili, le linee sono diritte e gli angoli sono vivi. Nei casi di maggiore impegno decorativo i bordi sono messi in evidenza da dorature, foglioline di lauro o di alloro incise e dorate, o da liste di metallo dorate applicate.
In Italia, l’ornamentazione dei mobili di questo stile era affidata solo all’effetto decorativo dei capitelli, delle teste di sfinge e degli altri elementi che abbiamo già citato. Tutt’al più potevano esserci anche fregi a doppia palmetta con la funzione di boccola, quando erano applicate al centro dei cassetti, o di interruzione del vuoto, nel caso in cui venivano applicati sulle fasce dei tavoli e delle console.
La decorazione a intarsio è pressoché inesistente, o limitata a riquadrature eseguite con piccole strisce di metallo dorato. Solo sugli schienali dei sedili troviamo intarsiati con lamierino dorato motivi classici di questo stile quali lire, tralci di foglie di alloro e ghirlande o palmette.
La pianta dei mobili Impero non è mai ondulata, ma sempre e solo a linee diritte o lisce. E questo é vero anche quando sono stati prodotti cassettoni a fronte curva (particolarmente nel Veronese), a mezza luna (soprattutto in Piemonte), o credenze a fianchi arrotondati o angolati. Queste ultime, molto diffuse nel Veneto, sono chiamate “credenze scantonate”.
Il legno preferito durante il periodo dello stile Impero era il noce, subito seguito dal ciliegio. Quest’ultimo era spesso tinto color mogano; lo stesso poteva avvenire, ma molto più raramente, anche per il noce.
L’effetto più bello e decorativo si aveva però quando lo scafo del mobile era costruito in pioppo o abete che veniva poi rivestito con lastronature di radica di noce o di ciliegio con la venatura disposta “ a fiamma” o “ad ali di farfalla”. E’ proprio in questi mobili che si trovano più spesso gli interni dei cassetti in legno di noce, ciliegio, o perfino olivo, anziché in pioppo o in abete.
I piani dei tavoli e dei cassettoni, molto più raramente quelli delle credenze, spesso sono in marmo. Il tipo più diffuso è quello bianco, ma non mancano il marmo bianco venato, il grigio venato e il nero.
Anche le sedie, le poltrone e i divani di stile Impero sono per la maggior parte costruiti in legno di noce o di ciliegio. Gli schienali solitamente sono diritti e ornati da motivi a traforo o da crociere; più raramente sono imbottiti. Sono frequenti anche i motivi della lira e dei due delfini incrociati. Nelle poltrone e nei divani sono caratteristici i supporti dei braccioli, spesso intagliati a forma di cigno, di leone alato, o di cariatide. Tra le sedie è molto diffuso il tipo “a gondola”, con il dorsale avvolgente e i fianchi che si interrompono a metà del sedile.
Il letto più comune è del tipo detto “a barca” o “a gondola”, appoggiato al muro da uno dei lati più lunghi, con i due lati della fronte quasi sempre ornati da colonnine o cariatidi e curvi verso l’esterno nella parte alta.
Stile Restaurazione (1815-1848)
Da questo momento, con il periodo della Restaurazione (1815 circa- 1848 circa) gli stili precedenti coabitano tra loro e si combinano con nuove influenze; appartengono a questo periodo il Tardo Luigi XVI, il Tardo Impero, il Neogotico, il Carlo X, il Biedermeier.
Lo stile Luigi XVI ha coabitato a fianco dello stile Impero e gli ha prestato a lungo una serie di elementi e di espressioni. Tuttavia questo discorso è valido solo per i mobili di qualità.
Per i modelli più modesti lo stile Luigi XVI è stato in qualche modo presente addirittura per l’intero secolo scorso. Lo era grazie alla semplicità costruttiva, e soltanto in quella.
Gli esempi di cassettoni, comodini o piccoli tavoli di tardo stile Luigi XVI sono numerosi nell’Italia meridionale. Si distinguono per la misura più ridotta del normale e soprattutto per la leggerezza, poiché sono stati costruiti impiegando legni di spessore minore rispetto a quelli del Primo Ottocento di qualità meno scelta.
Lo stile Tardo Impero di questo periodo comprende i primi mobili a linee mosse che già preannunciavano l’avvento dello stile Luigi Filippo.
Lo stile Carlo X è tributario del mobilio Impero, ma tende a un’estrema semplicità e si basa, in prevalenza, sul rapporto tra legni chiari e leggere intarsiature di motivi decorativi in legni scuri, senza trascurare una tendenza alla geometrizzazione sia delle forme che della decorazione.
Questa si basa essenzialmente su volute contrapposte, lire schematiche, palmette e rosette con fronde di alloro. Le decorazioni in bronzo dorato sono di difficile individuazione in quanto i motivi dell’ Impero sono ripresi ma con una stilizzazione e una leggerezza che talvolta li fa apparire come estremamente sottili e poco rilevati.
Appartengono allo stile Carlo X molti mobili impiallacciati di tuia, cedro, ciliegio, acero, limone o olivo, intarsiati o non, con legni scuri quali l’ebano e l’amaranto. In realtà il loro stile, inteso come linea, è un tardo Impero o un primo Luigi Filippo. Questi mobili, costruiti durante il secondo quarto del secolo scorso, sono di legno quasi sempre molto chiaro, molto spesso intarsiato. I motivi dell’intarsio sono ispirati all’arte classica e riproducono palmette di gusto egizio, greche, viticci o meandri.
Il Biedermeier, nelle Venezie e a Napoli, inizialmente è una derivazione dell’ Impero, da cui si discosta per successive semplificazioni delle forme e del repertorio decorativo. Il concetto base è fondato sull’utilizzazione della venatura dei legni che rivestono completamente i mobili senza soluzione di continuità; tale venatura rappresenta il principale elemento decorativo.
Si aggiungono i cerchi, gli ovali, le raggiere, le stelle, i serpenti che si mordono la coda, le cornucopie stilizzate, i viticci dalle larghe superfici poco dettagliati ma essenziali. C’è grande attenzione nei confronti della geometrizzazione sia delle forme che del repertorio decorativo. Infatti sono presenti volumi cubici spesso smussati e il piacere della forma conduce sovente a usare elementi sferici.
Le linee curve sono privilegiate, specie negli schienali delle sedie ove i cerchi intrecciati e il tema del ventaglio sono comuni. Tale geometrizzazione si ritrova anche in una tipica sovrapposizione di elementi a foggia di gradoni. Questo tipo di decorazione su mobili di legno scuro con intarsi chiari in Italia, erano considerati appartenenti allo stile Biedermeier.
In Italia lo stile Neogotico è comparso solo dopo il primo ventennio dell’Ottocento, più tardi rispetto a quanto avvenne in Francia, Inghilterra e Germania e fu adottato meno largamente. Si manifestò con l’inserimento di intarsi o di intagli di motivi gotici a girale, viticcio, a tralci di foglie e cartocci, o della forma cuspidale per gli sportelli e della merlettatura a trifoglio dei cappelli.
Pieno Ottocento
Nel Pieno Ottocento si alternano e si intersecano diversi stili: Luigi Filippo (1830-1850 circa), Secondo Impero (1850 circa-1870), Eclettismo o Storicismo (1870 circa-1890 circa), Revivals (1878-1900), Esotismo (1880-1890 circa).
Stile Luigi Filippo
Lo stile Luigi Filippo, ereditato dalla Francia, inizia anche in Italia la fabbricazione industriale del mobile. I nuovi sistemi produttivi portarono a un certo decadimento della qualità dei singoli pezzi, ma permisero di soddisfare le richieste di più ampie fasce sociali moderatamente agiate. Anche l’estetica, che prende a prestito elementi appartenuti a stili precedenti (il Luigi XV soprattutto), non ha più quella ricercata unifomità di carattere che era propria degli stili anteriori.
Il mobile abbandona la squadrata solennità dello stile Impero, addolcisce le sue forme entro linee mosse con garbo e torna ad avere gambe a balaustro o affusolate. Per i mobili una classica soluzione dello stile Luigi Filippo è la svasatura a forma di tulipano della fascia sottostante i piani. Lo stesso si può dire della posizione arretrata degli sportelli e dei cassetti segnata dal morbido digradare verso l’interno della cornice che li contorna raggruppandoli.
Le colonnine non sono più frontali, ma inserite negli angoli. E non sono neppure più lisce o diritte, ma sempre a balaustro o tortili. I piedi non sono più a basamento, ma a cornucopia, a mensola o torniti, dapprima a forma di pigna, poi a forma di rapa o cipolla. Le gambe delle sedie tornano ad essere curve, tornite, a balaustro o affusolate.
Anche le applicazioni decorative subiscono l’influenza delle necessità pratiche della industrializzazione e perdono la ricercatezza del passato: elementi come colonnine e piedi sono costruiti in serie e adattati di volta in volta, mentre i profili da applicare e i filetti da intarsiare vengono venduti a misura. Le maniglie sono sostituite da pomoli di legno torniti e anche le boccole di metallo cedono il posto a copri toppa a incastro di legno tornito. Nonostante la modernizzazione dei sistemi produttivi e la ripetitività della forma di alcuni elementi, i mobili di stile Luigi Filippo mantengono una espressione signorile e borghese. La costruzione, pur avvenendo ormai in forma semi-industriale, non era infatti indirizzata a realizzare prodotti di tipo economico.
I legni impiegati per costruire i mobili di stile Luigi Filippo erano prevalentemente il noce e il ciliegio.
Lo stile Secondo Impero
Con lo stile Secondo Impero i mobili, pur senza abbandonare del tutto alcune forme e linee dello stile Luigi Filippo, mostrano reminiscenze di sili precedenti, con in primo piano il Luigi XV. Queste reminiscenze sono più evidenti soprattutto negli elementi di sedie, poltrone e divani. Per esempio con le gambe con il piedino a ricciolo, soluzione classica dello stile Luigi XV, oppure con gli schienali a medaglione o squadrati proprio dello stile Luigi XVI. Anche le colonne in molti casi tornano a essere frontali, come avveniva nel periodo dell’ Impero. Le colonne usate dallo stile Secondo Impero sono per lo più tortili o a balaustro, o con il corpo tornito su coppe intagliate a foglie. E’ con questo stile che si diffondono gli armadi a specchi, i letti matrimoniali accoppiati e i mobili costruiti con funzioni abbinate.
Lo stile Eclettico
La ripresa degli antichi stili, dal Rinascimento all’Impero, si ottiene sia mediante una certa reinterpretazione, sia mediante una certa confusione fra stili diversi associati in unico esemplare. Tale eclettismo impera anche grazie alla diffusione di numerosi volumi che propongono gli antichi modelli.
I mobili in stile Eclettico sono quelli costruiti dal 1870 circa e fino al 1890 circa. In un primo periodo questi mobili venivano realizzati accoppiando uno stile con l’altro, senza un riferimento preciso e ricorrente. Le caratteristiche principali dello stile Eclettico sono date dalle forme appesantite, dal repertorio decorativo sovraccarico e spesso eccessivo, dall’uso indiscriminato di arabeschi, fiori e trofei di ogni specie. A questa orgia di decorazioni non è estraneo il massiccio intervento dei mezzi meccanici per l’esecuzione.
Lo stile Neogotico
Verso la fine dell’Ottocento, e per buona parte del Novecento, è entrata in uso in modo più esteso che non in passato la fabbricazione di mobili che ripetevano in modo perfetto e integrale lo stile antico desiderato dal committente. Si può considerare l’insieme dello Storicismo come tanti stili in uno, dato che vi sono numerose sovrapposizioni di espressioni formali praticamente nello stesso periodo storico. Infatti la tendenza generale del periodo compreso fra il 1820 e il 1890 manifesta un notevole interesse storico per gli stili del passato rivissuti in una visione retrospettiva la quale, se analizzata in profondità, rivela l’interesse per il Medioevo caratteristico del movimento romantico.
I motivi canonici del repertorio decorativo gotico vengono ripresi ma con dolcezza di contorni, con singolari reinterpretazioni, sovente semplificate e in altri casi complicate e affiancate da elementi appartenenti ad altri stili. La presenza, talvolta ossessiva, di pinnacoli, archi acuti, bifore, ecc. va letta unicamente come abbandono del segno secco del gotico originale, che viene sostituito da un segno più pastoso.
Il repertorio decorativo neorinascimentale si affida a un affollamento di motivi mischiati: motivi classici con soggetti mitologici, candelabre con volute doppie e contrapposte, girali fogliati con elementi architettonici desunti dall’architettura cinquecentesca toscana, gambe a rocchetto associate a gambe a balaustro, e così via. Infine è prevalente l’uso, nel campo del mobilio soprattutto, di associare legno nero, o tinto di nero, con intarsi in avorio od osso al fine di far risaltare al massimo le decorazioni a grottesche e le scene mitologiche.
Lo stile Neobarocco
Il Neobarocco, sorto in Francia, attorno al 1860 si diffuse in tutta l’Europa, specialmente nel periodo 1870-1890. Il repertorio decorativo neobarocco è evidenziato da una certa enfasi dovuta ai violenti contrasti chiaroscurali e all’intenso gioco di sporgenze e di rientranze: i motivi barocchi delle larghe foglie, delle conchiglie, delle imponenti volute, ecc. vengono presentati in una rielaborazione nella quale la complicanza delle forme é totale.
Il Neoegizio ebbe minor diffusione degli altri stili sopramenzionati. Gli elementi fondamentali si riscontrano nelle strutture a foggia di piramide, nelle figure di netta derivazione dal mondo religioso dell’ Antico Egitto (Osiride, sfingi, Anubi, Horo, Iside, ecc.) nonché nell’inserimento di motivi occidentali come volute, vasi e colonnette che non entrano nel contesto decorativo principale ma sono il naturale supporto di quella teatralità romantica che contraddistingue questo stile.
Contemporaneamente tra il 1878 e il 1900 tornarono in voga gli stili precedenti (Revivals) in cui i mobili imitavano in parte il Gotico, il Rinascimento o il Barocco ma soprattutto il Luigi XVI.
Verso la fine dell’Ottocento e durante i primi decenni del Novecento questo stile venne riproposto nella costruzione dei mobili destinati agli arredi borghesi. Si trattava soprattutto di salotti completi con i sedili degli schienali a medaglione o rettangolari, con il legno dello scafo dipinto a colori pastello o dorato. Fra questi un tipo economico, con bordi profilati a perline o trecce a ricciolo continuo, laccato o più spesso dorato, compariva sui cataloghi dei grandi magazzini ancora prima della Seconda Guerra Mondiale.
Anche i mobili Impero sono stati riprodotti, così come quelli Luigi XVI, verso la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento; costruiti in serie complete a formare salotti, camere da letto e ingressi, comparivano anch’essi sui cataloghi. In questi casi però si trattava generalmente di mobili meno solenni e di aspetto meno solido. Le colonnine tornite, talvolta due per parte, sono diritte e di sezione ridotta; i capitelli e le basette ed anche le eventuali teste di sfinge, nel caso di lesene ad erma, sono in lamierino di ottone stampato. Il legno, solitamente faggio, e tinto finto mogano e ha un inconfondibile colore rossiccio e innaturale.
Nello stesso arco di tempo (1880-1890 circa) si afferma non tanto uno stile ma una moda di decorazione dei mobili legata all’Esotismo.
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