Arte e Restauro dei Tessuti
II ricamo e il merletto
A partire dal Quattrocento, a Venezia, nelle isole della laguna e lungo la gronda , fino a Chioggia, si sviluppa l’arte del merletto fatto a tombolo o ad ago: dalle abilissime mani delle merlettaie veneziane uscivano ricche bordure per abiti, lenzuola e tovaglie, mentre le monache e le novizie, nei conventi si dedicavano ai paramenti sacri. Anche gli ospizi, gli ospedali, i collegi e gli istituti di ricovero e di prevenzione, erano luoghi deputati all’insegnamento e alla produzione di merletti ed è forse per questo motivo che le artigiane non si unirono in associazioni di categoria, a differenza di altri mestieri d arte, che durante la Repubblica Veneta erano sottoposti alla tutela e al controllo di un apposita magistratura, la Giustizia Vecchia, essendo già, in qualche modo tutelate. Alla fine del Cinquecento Morosina Morosini Grimani, moglie del Doge Marino Grimani, istituì una scuola-laboratorio per merlettaie a Venezia.
Merletto a fuselli in seta policroma, Venezia, Jesurum, XIX sec. | Bordura di centrotavola con pizzo al tombolo, Mirano (VE), XIX sec. | Centrotavola, merletto ad ago, Burano, XX secolo | Modelli per merletti a fuselli, dal volume Le pompe, Venezia 1557 – 59 |
Nonostante le leggi suntuarie emanate in più occasioni dalla Repubblica Veneta per frenare il lusso, il merletto concorrerà ad arricchire gli abiti un una corsa frenata verso una moda sempre più condizionata dalla ricerca del lusso. Le numerose testimonianze iconografiche della pittura del tempo ci restituiscono un quadro ricco e variegato dell’impiego del merletto negli abiti sia maschile che femminile: per fare alcuni esempi basterà ricordare molti ritratti del Tintoretto, del Veronese, o le opere di Giovanni Busi, detto Cariani, che in un dipinto conservato presso la Pinacoteca Civica di Abano Terme rappresenta, per la prima volta intorno al 1525-30 un prezioso e raro velo di tulle che andava allora affermandosi.
Tra il e il Cinquecento e il Settecento, l’arte del merletto raggiunse a Venezia un importanza così grande da costituire un prodotto da esportazione, assieme ai non meno famosi vetri. Colbert, abile ministro di Luigi XIV, chiamò alla corte francese artigiani vetrai e merlettaie venete, con l’intento, solo in parte riuscito, di liberare la Francia dalla sudditanza economica da Venezia. Si svilupparono, così, i cosiddetti punti Alencon e Argentan che finirono con l’imporsi dapprima in Francia e poi dovunque in tutta Europa. A questo proposito è stata notata la somiglianza dei merletti con motivi decorativi incisi a punta di diamante o a pietra focaia su cristalli di Murano.
A Venezia si sviluppò, in modo del tutto originale, la tecnica del punto in aria non lavorato su tela nè su alcun altro supporto ma lasciato alla maestria e alla fantasia della ricamatrice, si tratta di un lavoro lento e paziente, eseguito con filo sottilissimo di cotone o di seta in cui cui l’ago – come ricorda il Lorenzetti – segue con squisito senso dell’arte e di tecnica, le forme fantastiche non solo da disegni geometrici, ma ispirate a fiori, animali, volute e racemi, questo punto speciale di trina salì ben presto nel 600 a gran fama e acquistò nuova grazia per quelle caratteristiche “roselline”, piccoli dischetti stellati, sparsi ovunque con garbo, con mirabile varietà di effetti sul fondo della trina. Questo punto a rosette e l’altro l’altro, detto controtaglaito, più pesante e più solenne nelle ampie volute a rilievo e nelle grosse cordonature di contorno, furono i due tipi di trina più in voga che da Venezia si diffusero in tutta Italia e fuori della penisola, toccando a volte prezzi favolosi. Esemplari magnifici di trine buranesi sono le due tovaglie da altare per il Duomo di Burano , a figurazioni sacre di punto controtagliato seicentesco, ora al Civico Museo Correr. La tecnica del punto in aria è ora poco praticata.
Con la fine della Repubblica Veneta e con il mutare della moda, anche il merletto, come il vetro, entra in crisi. Bandito dalla moda per uomo, il merletto trova nuovi spazi nella biancheria intima e negli abiti infantili. La ripresa avverrà a Burano per interessamento della nobildonna Adriana Marcello e di Paulo Fambri che fondarono una scuola per avviare al mestiere le giovani, ora la scuola è divenuta un Museo. A Burano si è sviluppa la tecnica del merletto ad ago, lavorato su un disegno prestabilito, che viene disegnato su una speciale carta appoggiata ad una tela leggera, fissata, a sua volta, su un supporto morbido, chiamato “cusineo” (piccolo cuscino). L abilità ricamatrice sta nel seguire fedelmente il disegno. Una volta eseguito il lavoro, il merletto viene staccato dal supporto con un operazione che richiede perizia e pazienza. Sette sono i punti ancor oggi più usati: sbari o barrette, ghipur, smerli o merli, punto K, rede o tulle, rilievo e rosette.
Abiti preziosi e abiti borghesi nel San Sebastiano davanti agli imperatori di Nicoletto Semitecolo, Padova, Cattedrale, 1367 | Schematizzazione dei motivi ornamentali di stoffe dipinte da Giotto a Padova e Assisi, inizi del XIV sec. | Donna di Sotto Marina, nell’acquerello di A. Facchini, 1811 | Legatura e custodia in velluto, in un libro devozionale, Padova XIX sec. |
A Chioggia e Pellestrina si è sviluppata, come in altre località italiane la tecnica del merletto a fuselli. Meno costosa della tecnica ad ago che richiedeva tempi più lunghi di lavorazione, la tecnica dei fuselli rivaleggiò con quella ad ago in bellezza, vaporosità preziosità e virtuosismo. Si tratta di un tessuto formato incrociando ed intrecciando dei fili avvolti per un capo si dei fuselli (mazzette in veneziano) e fissati, per l’altro capo, per mezzo di spilli, sopra ad un cuscino cilindrico detto tombolo (balon in veneziano). Sul tombolo è fissata una carta o una pergamena con il disegno, sul disegno si appuntano gli spilli che servono a tracciare e sostenere il lavoro. I fuselli vengono sempre adoperati in numero pari e maneggiati a due a due. Il loro numero complessivo può variare da otto a ottocento ( si arrivò fino a millecinquecento),per i lavori più grandi e complessi. Dopo la crisi conseguente alla caduta della Repubblica, a Pellestrina la rinascita del merletto si deve, nella seconda metà dell’Ottocento, a Paulo Fambri ed a Michelangelo Jesurum, che fondò la Società per la Manifattura veneziana del merletto e una scuola per merlettaje. Nel 1878 viene avviata una nuova produzione di merletti policromi realizzati a fuselli con filati di seta.