Arte e Restauro del Marmo
Dal medioevo ai giorni nostri
Le invasioni barbariche e l’esperienza paleocristiana distrussero, assieme ad alcuni monumenti (templi, terme, statue, ninfei, fontane, ecc.) anche un ideale di bellezza e di sacralità che era andato consolidandosi nei secoli precedenti, per far posto a una nuova estetica che potremmo definire anti-classica, senza dare a questo temine alcun intento denigratorio, ma solo indicando nuovi ideali morali e politici, nei quali sembra evidente un processo di semplificazione delle forme della rappresentazione ridotti a forme semplificate e primarie.
In epoca paleocristiana, di grande importanza, soprattutto nelle terre di influenza bizantina, fu il mosaico, portato nelle sua massima capacità espressiva da provetti artigiani in grado non solo di decorare pavimenti, pareti e soffitti, ma di riprodurre volti, personaggi animali e scene complesse.
Portale principale della Basilica di San Marco a Venezia (XIII sec.) che impiega una grande varietà di marmi, anche più antichi |
Portale del vescovado di Padova, che riutilizza elementi romani.
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Elegante portale gotico con cornice a dentade, in marmo bianco e rosso, Padova, 1372. |
L’ abilità dei mosaicisti consisteva nella particolare disposizione delle tessere, che variando di inclinazione rispetto all’incidenza della luce, era in grado di ottenere diversi effetti cromatici. L arte paleocristiana e l’arte romanica utilizzarono la pietra e il marmo per ricche e fantasiose decorazioni di chiese e palazzi. Particolare cura era messa in campo per la decorazione dei portali e dei capitelli delle colonne. Pur rimanendo legata ad alcuni elementi fortemente simbolici, i bassorilievi marmorei che ornano i portali delle cattedrali, a partire dal XIII secolo si arricchiscono di elementi narrativi della vita quotidiana, nei quali si fondono elementi fantastici con componenti naturalistiche.
La scultura del periodo gotico accentua lo stretto legame, di matrice romanica, tra architettura e scultura: non si tratta più di semplici elementi decorativi ma di elementi che hanno una propria precisa funzione nell’insieme del monumento, di vere e proprie statue, spesso scolpite in altorilievo o in tutto tondo che rivelano la loro umanità, la loro personalità attraverso una precisa caratterizzazione dei volti. |
La grande lezione del rinascimento italiano accentuerà questa tendenza dell’arte romanica e si esprimerà con una statuaria nella quale l’uomo con la sua personalità sarà il punto di riferimento principale: liberata dal significato religioso e simbolico la scultura si rende autonoma dall’architettura, secondo i principi che avevano caratterizzato la statuaria greca e romana.
Un buon impulso all’estrazione e alla lavorazione del marmo fu dato dal Concilio di Trento (1545 – 1563) che aveva stabilito nuove regole liturgiche circa la funzione dell’altare, tanto che si preferì che gli altari fossero costruiti non più in legno ma in marmo. La famiglia veneziana dei Lombardo (Pietro 1435 – 1515, Tullio 1455 – 1532 e Antonio 1458 – 1516) ha lasciato altissime testimonianze di manufatti in marmo in molte città venete, come le opere nella Basilica del Santo a Padova e le tombe dei Dogi (Chiesa di San Giovanni e Paolo) a Venezia, solo per citare le opere più note.
Lo stile Barocco seppe valorizzare al massimo l’utilizzo della pietra e del marmo sia come elementi di architettura, che nelle fontane e, in generale nella statuaria, e anche il successivo periodo neoclassico ha dato prove di eccellenza in questo settore. Antonio Canova (Possagno 1757 – Venezia 1822), grande artista veneto, sul cui ruolo innovativo molto ancora si discute, ma al quale è comunque riconosciuta un inarrivabile perizia, ha riportato la statuaria alla bellezza degli antichi. |
Arturo Martini (Treviso 1889 – Milano 1947), infine, ha saputo cogliere e tradurre in forma plastica tutta la forza e tutta l’inquietudine del nostro secolo.