Arte e Restauro del Vetro
Fonte: Wenny Star
Le origini del Vetro
Il vetro probabilmente esiste da sempre, formatosi naturalmente in seguito a fenomeni naturaliche hanno causato improvvisi aumenti di temperatura e la fusione di sabbia, quarzo e rocce silicee. Si pensa che già l’uomo all’età della pietra utilizzasse questo tipo di prodotto naturale per costruire strumenti affilati.
Secondo la tradizione, furono i Fenici a scoprire il vetro casualmente, accendendo fuochi sulle rive del fiume Belo in Siria, il cui calore fuse blocchi di nitrato creando granuli di un materiale duro e semitrasparente. L’Oriente fu il luogo dove inizialmente si sviluppò questo materiale, con Siriani ed Egiziani che realizzarono i primi oggetti in vetro, successivamente diffusi dai mercanti e navigatori in tutto il Mediterraneo.
Alessandria, inizialmente centro di produzione e sviluppo di nuove tecniche vetrarie, esportava conoscenze e manufatti in Grecia e a Roma. Con l’Impero Romano, la produzione e l’uso del vetro conobbero un’importante evoluzione. Fu inventata la tecnica del soffiaggio in stampi, si diffusero oggetti decorativi e contenitori, e si avviò per la prima volta la produzione di lastre di vetro per finestre. Grazie alla sua intensa attività commerciale e alla politica di espansione, l’Impero Romano fu fondamentale nella diffusione dell’arte vetraria. Furono i Romani a iniziare l’uso del vetro nell’architettura, arricchendo e valorizzando le più belle ville e gli edifici pubblici con questo materiale, ormai disponibile in varie forme e colori.
Numerosi ritrovamenti negli scavi di Ercolano e Pompei e in alcune città inglesi testimoniano l’enorme diffusione della tecnica di lavorazione del vetro.
Nell’alto Medioevo, con il trasferimento della capitale a Bisanzio, si verifica un rallentamento nello sviluppo di questa tecnica. È nella parte orientale dell’Impero che si assiste allo sviluppo dei mosaici di vetro colorato, i quali iniziano a decorare finestre e cupole delle basiliche, dando vita alle prime vetrate artistiche. Dall’XI secolo, la scuola vetraria orientale cede la supremazia all’Occidente. Venezia, e in particolare l’isola di Murano, diventa il fulcro di un nuovo sviluppo, ponendo le basi per l’industria vetraria italiana. I metodi di taglio e le tecniche di produzione artistica del Medioevo, per quanto concerne questa trattazione, sono rimasti pressoché invariati fino ai giorni nostri.
Il trattato più antico e completo sulla fabbricazione delle vetrate fu redatto dall’abate Theophilus all’alba del XII secolo. Quest’opera descrive con straordinaria precisione le fasi di progettazione e realizzazione di una vetrata, utilizzando metodi e tecniche che gli artigiani del vetro seguono ancora oggi con fedeltà. Nonostante la Rivoluzione Industriale abbia introdotto tecniche di produzione di massa, notevoli innovazioni tecnologiche, miglioramenti nella costruzione delle fornaci e l’invenzione di macchine automatizzate, l’essenza dell’opera vetraria rimane un’arte creativa e artigianale.
Storia della vetrata artistica
Fin da tempi molto antichi, come esposto precedentemente, l’uomo ha incominciato ad utilizzare il vetro per schermare le finestre dando origine alle prime forme di vetrate artistiche.
Inizialmente di provenienza orientale, le vetrate artistiche erano composte esclusivamente dall’accostamento di vetri colorati uniti tra loro dallo stucco a formare figure per lo più astratte. Successivamente, nel corso dell’VIII secolo trova applicazione e sviluppo nel mondo occidentale diffondendosi l’utilizzo del telaio a piombo che consente un più ampio impiego della vetrata in diverse e più estese soluzioni architettoniche. Nel corso del secolo successivo l’introduzione della grisaglia consente di affinare l’espressione pittorica creando un ombreggiatura ed evidenziando particolari del disegno mediante l’utilizzo di questa polvere che viene stesa, ritoccata e quindi fissata sul vetro dopo la cottura.
Nei secoli successivi predomina l’utilizzo del vetro per la creazione di vetrate nell’architettura religiosa.
E soprattutto la Francia che accoglie e sviluppa questa forma di arte raggiungendo straordinarie espressioni e realizzazioni nel corso del XII secolo, come le vetrate della cattedrale di Reims, di St. Denis e Chartres (quest’ultima con una superficie complessiva estesa per circa 7000 metri quadrati).
Le vetrate si sviluppano con l’architettura romanica ma la grande rivoluzione e il loro momento di massimo splendore si ha proprio con l’architettura gotica. In questo periodo le vetrate, complice la particolare linea architettonica, si ampliano e si slanciano raggiungendo e superando i tre metri di altezza.
Intorno al XIV secolo si può presumibilmente datare la scoperta del “giallo d argento” che consente di arricchire le tonalità cromatiche sulla stessa lastra di vetro e di conferire luminosità e profondità ai colori.
In Italia questa forma di arte si afferma più tardi rispetto a Francia, Inghilterra, Spagna e Germania e si caratterizza principalmente per l’esasperato utilizzo di grisaglia assumendo i caratteri di una vera e propria pittura su vetro. Siena, Assisi e Firenze vanno ricordate per le straordinarie realizzazioni dei più grandi artisti italiani.
I secoli successivi si caratterizzano per la scoperta di modalità espressive quali la tecnica del “plaquet” (due vetri, uno trasparente e uno colorato, sovrapposti e istoriati mediante l’incisione della parte colorata) e l’introduzione degli smalti colorati che portano l’arte delle vetrate sempre più verso una forma pittorica su vetro bianco.
I secoli XVII e XVIII costituiscono un periodo di declino e solo nel XIX secolo si assiste ad un ritorno di interesse con il revival gotico per il quale si tende a recuperare e a riscoprire i caratteri dell’arte di quel periodo passato. Si procede a numerosi restauri di opere antiche consentendo di tornare a valorizzare le tecniche impiegate originariamente.
Successivamente è l’Art Nouveau ad aprire una nuova e moderna stagione di espressione delle vetrate artistiche ed in particolare il suo grande esponente americano Louis Comfort Tiffany (1848-1933) capace di inventare un nuovo modo di costruire vetrate ed oggetti in vetro colorato, sfruttando con grande abilità i giochi di luce e gli effetti di iridescenza ottenuti dal vetro opalescente che andava via via diffondendosi in quel periodo.
A partire da questo momento e fino ai nostri giorni, la vetrata artistica diviene sempre più oggetto di arredamento “profano” evidenziando un suo sempre più netto affrancamento dall’ambito esclusivamente religioso dei secoli precedenti.
La Tecnica Tradizionale
Incominciamo la descrizione di questa tecnica dando per scontato le fasi iniziali della progettazione e del taglio delle sagome di vetro. Ricordiamo solamente come per questa tecnica al momento del taglio delle dime di cartone, si debbano usare le forbici a tre lame adatte (per piombo), in modo da lasciare il giusto spazio intorno al vetro per l’impiombatura. Innanzitutto bisogna avere a disposizione un ripiano in legno morbido sul quale lavorare. Lungo il lato basso e quello sinistro vanno inchiodate due bacchette di legno creando un angolo di 90° tra loro; questi costituiranno i lati di appoggio della vetrata.
Dopo aver scelto i profilati in piombo della larghezza adatta alla propria vetrata, bisogna sistemarli eliminando ogni piega o torsione tirandoli allontanando le due estremità l’una dall’altra fino ad ottenere bacchette lisce e rigide pronte all’uso. Dato che durante questa operazione di tensione le alette tendono ad avvicinarsi tra loro, è necessario poi allargare la canalina facendo passare il manico in legno del tagliavetro o un bastoncino appositamente costruito.
Esistono due tipi di profilati: ad U per il bordo perimetrale e ad H per le giunzioni interne. Si incomincia posizionando contro le bacchette di legno di contenimento due profilati ad U perpendicolare tra loro che costituiranno i primi due lati perimetrali della vetrata. Questi, così come ogni altro pezzo che verrà aggiunto successivamente sia di vetro che di piombo, dovranno essere fissati tra loro e tenuti insieme temporaneamente da dei chiodini (possibilmente con il fusto e la testa piatti) conficcati sul ripiano di legno. Importante può essere l’accortezza di posizionare un legnetto tra il chiodo e il piombo e un pezzetto di piombo di scarto tra il vetro e il chiodo.
A questo punto si procede ad inserire pezzo dopo pezzo partendo dall’angolo chiuso; il profilato andrà inserito temporaneamente per misurarlo e segnare il punto di taglio, che dovrà essere inferiore alla lunghezza del vetro di qualche millimetro onde permettere al piombo che si incrocia di passare senza ostacoli. Verranno utilizzati profilati ad H e i vetri andranno inseriti a fondo all’interno delle scanalature. Per migliorare l’estetica i tagli del profilato andranno fatti in modo più o meno angolati in relazione all’angolo di incidenza del piombo che andiamo ad incrociare.
Il profilato si taglia con un apposito tronchesino affilato premendo con decisione e con un movimento avanti indietro, avendo cura poi di rialzare le alette se nel punto del taglio si sono avvicinate tra loro. L ordine di inserimento dei vetri e il taglio dei profilati dipendono dalla struttura del disegno e richiedono una certa esperienza per individuare la strada migliore.
In ogni caso si dovrà cercare di utilizzare un pezzo unico di profilato per le forme arrotondate e per le linee principali del disegno, spezzandolo invece nei punti meno importanti e di supporto per l’estetica del disegno. Sottolineiamo nuovamente come sia importante fissare con i chiodini i pezzi già montati prima di procedere, salvo poi doverli rimuovere all’occorrenza per proseguire nella composizione.Dato che la capacità di saper individuare l’ordine giusto e i tagli giusti da effettuare viene solo con l’esperienza, consigliamo all’inizio di partire con strutture semplici, composte da sagome grandi e tagli per lo più rettilinei affidandosi possibilmente a modelli già preparati.
A mano a mano che la vetrata procede e soprattutto alla fine, dopo aver chiuso anche i rimanenti due lati perimetrali con i profilati ad U, cercare di compattare la vetrata picchiettando delicatamente con il manico di un martello inserendo a fondo i vetri nelle canaline dei profilati.
Una volta che la vetrata è sistemata procedere a fissare i punti di intersezione dei piombi: passare la pastasalda e saldare facendo colare una goccia di stagno su tutti i punti di giuntura. Lo stesso va effettuato sul retro della vetrata. Per quanto concerne il corretto utilizzo del saldatore e i consigli sulla stagnatura, rimandiamo al capitolo riguardante la tecnica Tiffany dove gli argomenti sono trattati diffusamente. Ricordiamo in questa sede solo di verificare attentamente che la punta del saldatore non sia troppo calda onde evitare di bruciare e fondere i profilati (utile può essere provare ad appoggiare la punta su un pezzo di piombo di scarto prima di procedere alla stagnatura della vetrata vera e propria).
A questo punto giungiamo all’ultima fase: quella della stuccatura, la cui funzione è quella di rendere la vetrata più robusta riempiendo con lo stucco gli spazi tra i vetri e profilati. Innanzitutto bisogna preparare l’impasto: versare direttamente sulla vetrata polvere di gesso in quantità adatta alle dimensioni della vetrata, ossido nero per colorare di nero l’impasto, tre parti di acqua e una di colla (es. vinavil).
Impastare e passare ripetutamente con un pennello largo sopra la vetrata facendo entrare il più possibile lo stucco sotto le ali di piombo. Quindi rovesciare sopra della segatura strofinando con le mani per pulire i vetri e rimuovere l’impasto prima che indurisca. Procedere pezzo dopo pezzo con molta attenzione utilizzando anche una spazzola di saggina e un bastoncino appuntito per pulire gli angoli. Il tutto va ripetuto subito dopo per il retro.
La vetrata è terminata. Prima di passare la patina anticante lasciare asciugare per almeno 24 ore posizionandola verticalmente in un ambiente areato.
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