Cascina con Torre daziaria di Cassine (AL)
Analisi tecnico-diagnostica
Il manufatto architettonico è stato indagato, almeno in via preliminare, attraverso quella che viene comunemente definita “analisi diretta” che ha permesso di scoprire, conoscere e valutare il grado di conservazione per poi giungere alla definizione di un quadro informativo sufficientemente esaustivo. L’utilizzo del documento NorMAL 1/88, specifico per le “Alterazioni macroscopiche dei materiali lapidei”, ha permesso di rintracciare le principali degradazioni, approfondendone lo studio e permettendo la contestuale individuazione di altri fenomeni causati dallo stato di abbandono e dal degrado. La presente analisi diagnostica è stata applicata ai prospetti esterni ed interni della torre e della cascina che manifestano un diverso stato di conservazione in considerazione dei recenti interventi manutentivi che hanno interessato soprattutto i lati esterni. |
Torre:stato di conservazione dei prospetti esterni ed interni
Le principali cause di deperimento materico sono riconducibili all’azione combinata degli agenti atmosferici: l’acqua nelle sue diverse manifestazioni (pioggia battente, umidità di risalita), il vento (azione erosiva), gli sbalzi termoigrometrici, gli agenti inquinanti contenuti nell’atmosfera, i precedenti interventi di manutenzione e/o restauro e i dissesti statici della struttura, questi ultimi dovuti al progressivo decadimento del sistema di copertura e dei sistemi di smaltimento e convogliamento delle acque reflue.
Il componente costruttivo principale della torre è il laterizio internamente anche abbinato alla pietra ed utilizzato sotto forma di formelle di cotto per la pavimentazione.
L’uso diffuso di questo materiale poroso spiega la presenza di forme di degradazione ripetitive.
In passato i prospetti esterni della torre (come peraltro quelli della cascina) erano coperti da uno strato di intonaco di colore giallino che è stato completamente rimosso durante gli ultimi interventi manutentivi: sicuramente la presenza di questo strato di finitura garantiva una maggiore protezione della cortina laterizia dall’azione degli agenti atmosferici sui lati liberi della costruzione.
Valutare oggi lo stato di conservazione di queste facciate esterne risulta alquanto difficile in quanto sono state oggetto di recenti interventi di manutenzione che ne hanno complessivamente migliorato l’immagine generale.
Ciò nonostante, da un’indagine approfondita, emerge come gli interventi effettuati siano stati eseguiti in maniera parziale e talvolta grossolana, con scarso rispetto per la struttura originaria e i materiali compatibili. Come risulta dalla riproduzione fotografica precedente dove è possibile rintracciare vere e proprie mancanze nella ricostruzione delle merlature sommitali della torre e dove le stilature dei giunti di malta sono state eseguite sopralivello, debordanti e spesso con impiego di materiale inadeguato a componente cementizia, causa in più punti della fuoriuscita superficiale delle salificazioni. Si tratta, in quest’ultimo caso, di efflorescenze saline di aspetto cristallino e consistenza piuttosto tenace diffuse soprattutto sul retro della torre.
Le pareti interne della torre versano in un peggiore stato di conservazione in quanto, diversamente dagli esterni, non sono state oggetto di alcuna ristrutturazione.
L’assenza del sistema di copertura ha favorito negli anni l’azione congiunta dell’acqua e del vento con conseguente erosione profonda sia degli strati di intonaco, oggi poco più che lacerti, che dei mattoni, interessati in più punti dall’erosione con caduta di materiale sotto forma di polvere o granuli.
In fase di restauro occorrerà, quindi, prestare particolare attenzione durante le fasi di rimozione delle tamponature esistenti in corrispondenza dei due arconi, ponendo in opere opportuni presidii, in quanto si potrebbe contribuire al collasso della struttura.
Distacchi di media e grave entità tra gli elementi laterizi sono anche visibili in corrispondenza delle tamponature con palese perdita di adesione tra i singoli elementi litici.
I prospetti esterni ma anche quelli interni sono anche interessati da forme biologiche di natura erbacea, proliferanti anche a causa delle favorevoli condizioni termoigrometriche che agevolano lo sviluppo dell’attività foto sintetica.
Il fenomeno della vegetazione spontanea infestante è anche agevolato dalla presenza delle citate fessurazioni e micro cavità che accolgono le spore e ne favoriscono la riproduzione.
La superficie laterizia interna è anche interessata da depositi superficiali di natura incoerente, di spessore variabile, costituiti prevalentemente da depositi carboniosi ricollegabili alla presenza all’interno della torre di un vecchio camino, sono anche visibili cavi elettrici e tubazioni in disuso che andranno cautamente rimosse in fase di intervento .
Cascina: Stato di conservazione dei prospetti esterni ed interni
Anche la cascina, sicuramente accorpata alla torre in una fase costruttiva successiva, è realizzata interamente in mattoni ed è stata oggetto di interventi diffusi di ricucitura della cortina laterizia .
La cascina si presenta come un volume quadrangolare completamente svuotato, mancano infatti gli orizzontamenti interni e l’intera copertura (mentre sono ancora ben visibili i due camini). La lettura stratigrafica della tessitura muraria esterna della cascina palesa come nel tempo siano state tamponate alcune bucature per realizzarne di nuove in base alle nuove esigenze di destinazione d’uso.
Come nel caso della torre anche per la cascina il lato che concentra la maggior parte di forme di degradazione è quello retrostante sul quale sono ben visibile estese formazioni saline e macchie di colore scuro rinconducibili alla presenza di patina biologica.
Internamente la cascina si presenta con i mattoni a vista e qualche lacerto del vecchio intonaco di finitura, anche la pavimentazione è in cotto in formelle quadrangolari, oggi in avanzatissimo stato di degrado e coperte da una patina biologica di colore verdastro .
I mattoni originali delle pareti interne si presentano piuttosto degradati, polverizzati e in molti casi quasi completamente erosi (fig.31), in presenza di grosse discontinuità murarie sono state eseguite operazioni cuci – scuci utilizzando malte cementizie ben riconoscibili.
Sulla cortina laterizia sono anche evidenti i segni di recenti scassi effettuati per porre in opera un solaio in tavelloni rimosso dopo pochi mesi.
Sulla pavimentazione interna della cascina sono proliferanti forme biologiche di natura erbacea la cui presenza è certamente favorita dallo stato di totale abbandono dei due edifici (fig.32). Gli ambienti interni della cascina erano riscaldati grazie alla presenza di un camino, oggi in completo stato di abbandono, collegato ai due comignoli ancora conservati sulla parte superiore del corpo di fabbrica.