Chiavi da “Ciambellano”
Fonte: Testi e immagini nella forma integrale sono pubblicati sul libro “Le antiche chiavi, tecnica, arte e simbologia” di Roberto Borali, Burgo editore 1993.
Il ciambellano, o gentiluomo di camera o di compagnia nelle corti, aveva la cura degli appartamenti del sovrano e del tesoro della corona e sovrintendeva al protocollo e alle questioni inerenti il cerimoniale di corte. Potevano essere anche più di uno e prestavano la loro opera non solo nelle corti reali, ma anche nei palazzi dei principi e dell’alto clero.
Chiave da “ciambellano”. Particolare. (immagine di copertina)
Tale carica dava diritto, nel XVI secolo, all’insegna di una chiave ricamata in fili d’oro sull’uniforme. Proprio per questa usanza i ciambellani di corte furono spesso soprannominati uomini della chiave d’oro o cavalieri della chiave. Nel XVII secolo, oltre che essere insigniti con il ricamo della chiave sull’uniforme, venivano investiti ufficialmente della carica con la consegna di una chiave che apriva, anche solo simbolicamente, le porte delle stanze reali; chiave che portavano appesa al collo con un cordone o infilata nella cintura in segno della propria distinzione sociale.
Questo tipo di chiave raggiunse il massimo uso nel XVIII secolo in Francia, in Spagna, in Germania, in Inghilterra e soprattutto in Russia. Non aveva alcuna funzionalità pratica, ma era solo oggetto simbolico e onorario. Qualcosa di simile era già in uso al tempo dei Romani: l’ Horearius, particolare guardia romana, portava appesa alla cintura una chiave in segno di onorificenza e a dimostrazione della propria mansione.
La composizione delle chiavi da ciambellano divenne sempre più ricca a partire dal XVII secolo. Sono solitamente di forma piuttosto inconsueta e spesso artisticamente cesellate. La forma più consueta dell’impugnatura è quella ovale con cuspide con al centro lo stemma o le iniziali della famiglia regnante, o principesca, o del Ciambellano. L’asta è liscia; il pettine, presente all’inizio solo simbolicamente, col tempo scomparve. Il materiale più frequentemente impiegato fu il ferro dorato o argentato; furono però costruite anche chiavi in bronzo dorato e, quelle molto impostanti, in oro o in argento. Soprattutto a causa di come sono costruite e decorate le impugnature, sono quasi sempre delle significative opere dell’arte fabbrile.
Chiave da “ciambellano”. Austria, metà XVIII secolo. Chiavi di questo tipo dimostrano come il mestiere dei maestri artigiani del ferro battuto fosse insolito e singolare e richiedesse maestria e doti artistiche non comuni. Impugnatura ovale con cuspide, doppia bigna sferica e corona centrale; canna liscia; pettine rettangolare; mappa dal disegno antropomorfico. Le incisioni dei monogrammi intrecciati dei sovrani e la forma delle corone, diverse nei due lati, hanno sicuramente un preciso riferimento araldico. Originariamente era ricoperta d’oro: lo dimostrano le evidenti tracce rimaste sull’impugnatura e sul pettine. Lunghezza 19 centimetri.
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