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Chiesa di San Rocco

Chiesa campestre di S.Rocco a Felizzano (Al)

Analisi stilistica e diagnostica delle pitture murali absidali

Elementi di degrado

La tessitura muraria della zona absidale è contraddistinta dalla regolarità della posa in opera dei laterizi, disposti per testa su filari orizzontali e paralleli. I laterizi hanno dimensioni comprese tra i 29-30 cm di lunghezza e 5-6 cm di altezza, di colore marronerosso sono privi di rigature e presentano un legante di colore chiaro, consistenza abbastanza tenace e scarsa aderenza, probabilmente a causa dell’avanzata decoesione dovuta alla presenza di umidità e alle relative migrazioni superficiali dei sali.
Tra le principali tipologie di alterazione  riscontrate sugli strati preparatori senza dubbio la più evidente è la decoesione della malta, dovuta al generale impoverimento del legante e, conseguentemente, alla mancanza di adesione degli strati preparatori al supporto murario. L’alto livello di imbibizione della muratura ha causato le numerose cadute degli intonaci, anzitutto ricollegabili alla particolare situazione topografica della chiesa, che affonda le sue murature direttamente sul terreno senza un adeguato isolamento. A ciò si aggiungano altri importanti fattori di degrado ascrivibili alle variazioni termoigrometriche dell’ambiente interno e all’infiltrazione dell’acqua piovana dalle coperture. In diversi punti i distacchi degli intonaci si presentano tra loro comunicanti, venendo a formare delle sacche completamente decoese che necessitano dell’immediata messa in sicurezza.

Un discorso più approfondito merita, invece, il film pittorico che si presenta nell’insieme in discreto stato di conservazione, anche in questo caso i maggiori danni sono riconducibili a fattori concomitanti come le vecchie infiltrazioni provenienti dalle coperture, le variazioni termoigrometriche, i fenomeni di assestamento statico e i precedenti interventi di restauro.

Sono visibili forme di usura sia dell’intonaco che della pellicola pittorica dovute ai movimenti ascensionali e discensionali dell’umidità, talora associati ai processi di solubilizzazione del carbonato di calcio dell’intonaco e di cristallizzazione dei sali solubili.Il fenomeno più diffuso è quello relativo alla presenza di depositi superficiali di natura incoerente che,  sedimentati in debole spessore, hanno contribuito
a ridurre la leggibilità dei dipinti, anche ostacolata dalla presenza di estesi sbiancamenti (fig. 12) ricollegabili alla cristallizzazione dei sali solubili (come nel caso della veste del Cristo pantocratore).  

Restauro affresco

Fig. 12: Pitture murali del catino absidale. Particolare della veste del Cristo pantocratore con evidenziazione degli estesi sbiancamenti.

Restauro affresco

Fig. 13: Pitture murali del catino absidale. Particolare del volto del Cristo pantocratore con evidenziazione delle numerose lacune del film pittorico e delle integrazioni pittoriche eseguite nel corso degli ultimi interventi di restauro.

  

La superficie affrescata presenta, inoltre, difetti di adesione e coesione dello strato pittorico, aree interessate da distacchi tra gli strati preparatori di media e grave entità, fessurazioni tra gli strati costitutivi e crettature del film pittorico.

La presenza di formazioni saline anche al di sotto della pellicola pittorica ha contribuito, in talune zone, alla perdita di continuità tra gli strati pittorici con deformazione del piano distesura originaria e conseguente distorsione delle immagini dipinte (deformazioni).
Laddove la pellicola pittorica è andata irreversibilmente perduta sono visibili lacune del dipinto trattate, in occasione dei precedenti restauri, in maniera neutra come nel caso del viso del Cristo Pantocratore, lacunoso dell’occhio sinistro e di altre porzioni a contorno (fig. 13). 

 Sono anche presenti numerose stuccature realizzate in passato in maniera non esattamente congrua alla superficie originale, al punto da interrompere la continuità e la lettura delle immagini dipinte.

s_rocco_14

Fig. 14: Pitture murali dell’emiciclo absidale. Particolare del volto di San Pietro con evidenziazione delle numerose incisioni e scritte riconducibili ad azioni antropiche volontarie

La pellicola pittorica è stata, inoltre, trattata con fissativi non traspiranti che hanno provocato alterazioni dell’aspetto cromatico e tonale e conseguenti contrazioni ed irrigidimenti dell’intonaco, provocando la formazione di zone traslucide e scure.
Le pitture murali dell’emiciclo absidale sono, inoltre, diffusamenteinteressate da scalfitture, scritte ed incisioni, alcune delle quali molto antiche, lasciate negli anni a testimonianza dei tanti visitatori che a diverso titolo ebbero modo di visitare il piccolo edificio di culto. Si tratta, quindi, di forme di degrado riconducibili ad azioni antropiche volontarie, divenute nel tempo parte integrante della memoria storica di questo piccolo edificio (fig. 14).

 


Bibliografia

B. BOFFITO SERRA, a cura di, Gli affreschi della Chiesa di San Rocco in Felizzano, in «L’Amico Bollettino Parrocchiale di Felizzano», n. 6, 1953.

G. CUTTICA DI REVIGLIASCO, La pittura delle pievi nel territorio di Alessandria dal XII al XV secolo, Alessandria 1983.

Raccomandazioni Normal. Lessico per la descrizione delle alterazioni e delle degradazioni macroscopiche dei materiali lapidei, n. 1/88, CNR-ICR, 1990 e s.m.i.

G. CARBONARA, Restauro architettonico, Utet, Milano 2001, voll. I, II, III, IV, tecniche I e II.

S. ARDITI – C. PROSPERI, a cura di, Tra Romanico e Gotico, Editrice Impressioni Grafiche, Acqui Terme 2004.

A. CATTABIANI, Santi d’Italia. Vita, leggende, iconografia, feste, patronati, culto, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2004.

R. GIORGI , Santi, in S. ZUFFI, a cura di, I Dizionari d’Arte, Electa, Milano 2007. 

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