Claudio Nicoli
Le radici culturali. |
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Nicoli: “Don Chisciotte” -Bronzo h. cm.40 – unico – In Galleria “Arte e Restauro” |
Ogni suo lavoro dalle ricerche fortemente espressive ed inquietanti come “L’ elmo di Achille”, o sensualmente carnali, come “Nudo femminile alla colonna”- non rappresenta mai un paradigma definitivo. |
Come se seguisse una serie successiva di tappe, egli scatta ogni volta in una nuova azione creativa, in proposte che hanno freschezza di gusto, grande originalità di ideazione, come in “Amanti” del 1997, equilibri arrischiati, come in “Cavallo e cavaliere” dello stesso anno.
Egli è uno scultore formalmente disinvolto antiaccademico e antiretorico.La sua ricerca plastica, come nel “dittico” in bronzo di “Re” e “Regina”, è sempre aperta e mai statica. Anzi, egli passa da momenti deliziati e contemplativi come nella “Fanciulla che si spoglia” del 1996, ad altri dinamici e fortemente espressivi, come nel caso del piccolo bronzo “Cavallo e Cavaliere” del 1997, per approdare persino al grottesco che si sposa al mitologico come nel “Piccolo Icaro” del 1997. Ma in ogni opera, anche dove viene incontro un simbolo fallico, a volte prepotentemente esplicito o in altre semplicemente allusivo, egli mantiene il suo accento garbato, che sa sempre elegantemente coniugare all’energia materiale della raffigurazione. |
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Nicoli: “Paesaggio con cavaliere e dama” -Terracotta h. cm.40, l. 40- unico In Galleria “Arte e Restauro” |
Si veda per esempio un bronzo quale “Guerriero con lo scudo” del 1996: la forza della trasfigurazione racconta l’immagine in modo ben riconoscibile, ma, nel contempo, |
si confronta con il senso enigmatico del mito, che viene evocato con lo stesso limpido amore della sua infanzia.
L’ eroe ignudo, seduto in posizione di chi è pronto allo scatto, con lo scudo in posizione di difesa è un immagine forte e nel contempo armoniosa, che esprime ogni suggestione di memoria classica nella più spontanea e limpida espressività.
In ogni riferimento epico o di amore, nella sua concezione delle forme che sembrano nascere da una struttura interiore invisibile (da uno “scheletro”, come ama dire l’artista, che è ben profondo nello studio dell’anatomia) non c è mai la rappresentazione della morte. Poteva esserci nel “Piccolo Icaro” del 1997 oppure (e perché no ?) nella raffigurazione degli “Amanti”, bronzo in precedenza già citato. Al contrario, essi sono ritratti in tutta la loro ombrosità espressiva, drammatica e crudele, mentre il riflesso della ispirazione poetica li accomuna e li rende eternamente e carnalmente vitali. Achille o Eros hanno la mede sima origine mitica, che risiede nell’articolazione plastica dei visi o dei corpi.
Simboli e metafore alludono a una realtà, di cui la materia scolpita è l’unica concretizzazione possibile, come ben sapevano gli antichi Prassitele e Lisippo.