Galleria Artanda

Esperienze a confronto

8 -22 marzo 2009

Il primo evento, fortemente voluto dalla Galleria, è la collettiva “Dal segno al colore esperienze a confronto” a cura di Clizia Orlando che presenta tutti gli artisti che la galleria ha promosso nel corso dei suoi primi tre anni di attività dal 2005 al 2009. Questa collettiva sarà la giusta occasione per presentare ufficialmente il primo catalogo di Artanda 2005-2009. L inaugurazione avverrà domenica 8 marzo 2009 alle ore 17.00 presso i locali di Via alla Bollente 11, la durata della rassegna è dall’8 al 22 marzo con apertura dal martedì alla domenica 16.30-19.30 (informazioni in galleria).

dal SEGNO al COLORE:  Esperienze a Confronto

testi e fotografie tratte dal

Primo Catalogo Galleria Artanda 2005-2009

a cura di Cinzia Orlando

(per info e richieste   galleriartanda@email.it )

La galleria “Artanda” inaugura la stagione 2009 con la pubblicazione di un catalogo in cui è presentato il lavoro degli artisti, che , in questi tre anni di storia dello spazio espositivo, hanno collaborato con la gallerista Carmelina Barbato. L intento è quello di testimoniare un percorso dove le varie esperienze, che spaziano dal figurativo all’astratto, si sono poste a confronto, creando il presupposto per uno scambio dialettico nell’ambito della ricerca e della sperimentazione espressiva. Il risultato della proposta diviene efficace panoramica delle diverse tendenze artistiche in un area, quale è quella acquese, che accoglie le istanze artistico-culturali di diverse province.
 

Un affermata disponibilità nel saper gestire il rapporto tra gesto e materia si esprime nell’opera di Renato ALLEGRO. L’ impianto strutturale si compone di intuizioni astratte, che s incontrano e sovrappongono nella loro modulare capacità di sintesi espressiva, tradotta nell’utilizzo di spatola, pennelli, colori acrilici con un procedere veloce ed istintivo. Nel dipinto si riversa la serietà e la coerenza di un avventura appassionata ed appassionante, di irruente forza tonale e soluzioni tecniche che vanno al di là di una facile resa del soggetto, protendendo verso spazi di rigore compositivo in cui si rivelano improvvise e sottese emotività.

La raffinata tessitura materica dell’opera di Alberto BONGINI sembra rendere manifesto un percorso introspettivo, una sorta di paesaggio interiore, puntualizzato nella simbolica capacità evocativa di tracce cromatiche aggettanti, che nel loro intersecarsi si propongono quale evoluzione di momenti di riflessione. L artista muovendosi su declinazioni astratte approda ad un rapporto viscerale ed intuitivo con la materia, in cui si conferma
la vivacità espressiva del suo operare.

L arte di Alessandra BADANO si distende su rintocchi di soffuso lirismo. Nei suoi dipinti si respira un atmosfera sospesa, dove il soggetto “Vulnus”, avvolto in una aura siderale, è ora trattato su stemperate modulazioni monocromatiche sfiorate da una luce radente, che ne esaltano la scelta “fredda” dei timbri cromatici, ora acquista maggior consistenza
nella scelta di cromie rosa con qualche guizzo di rosso, su cui si aggrappano brandelli
gestuali gocciolanti quali coaguli materici di lacerazioni.

Carmelina BARBATO sviluppa da sempre una ricerca, che fonda le proprie radici nella figurazione. Nell’opera “L abito del sole e della luna” i soggetti si definiscono nelle tonalità dei neri, dei verdi, dei gialli, ne affiora una dimensione di sapore atavico e la semplicità del gesto, di vocazione sintesista, si carica di significato, come in “Fantasmi”, dove l’incedere fluttuante della pennellata dà movenza alle sagome che avanzano.
Nel sicuro distendersi della pennellata si costruisce lo spazio dell’immagine attraverso la rivelazione di materia-segno-colore

Una tessitura cromatica di fitte sovrapposizioni si stempera sulla superficie dei dipinti di Nicolino BARBATO. La sua tecnica procede per efficaci velature da cui trapelano, nella suggestione dell’astrazione, echi di figurazione, che, sollecitati da interventi di luce, danno spunto alla metafora interpretativa. Nel dipinto “Elefanti” si coglie l’impronta stratificata
di patinature, in cui quasi per una sorta di arcana enfasi, si trattengono le figure, creando
una stratigrafia del dipinto che si alterna tra delicatezze e trasparenze.

Un percorso concettuale fa sì che Giusi BASSANI approdi a composizioni concettuali di pregnanza semantica. L artista utilizza alluminio, ferro, cemento armato, cristalli svarowski per creare situazioni di chiaro coinvolgimento intellettivo. L installazione “La casa degli angeli” ci propone l’evocazione di un contesto mentale dove si compiono prodigi di apparizioni silenti: non fragorose irruzioni dell’angelo nel chiuso della stanza ma un improvviso frusciare di battiti d ali, eco della ricaduta sulla terra di tracce che paiono provenire da distanze siderali. Nella scultura “Luna” si esplica, attraverso l’assemblamento
degli infiniti tasselli che si sovrappongono, una superficie su cui si riflettono miriadi di
riflessi, quasi a voler mediare la disponibilità specchiante del prodigioso satellite, messaggero di grazia poetica.

Giusy CATENUTO lavora su di un “idea” di paesaggio, che, nelle sue velate declinazioni
cromatiche, diventa metonimia di stati del vivere. In “Terra verde” o nel “Vigneto rosso”
si evidenzia la delicata divisione degli spazi in campiture cromatiche tese ad affermare una disposizione pacata di partecipazione emotiva. La partitura cromatica è godibile attraverso un quieto distendersi di porzioni di astrazioni del reale, nella suggestione della conquista di un più profondo livello di conoscenza, i paesaggi vanno assestandosi in definizioni geologiche, che ricordano vedute aeree, definizioni di confini, campi coltivati in cui affiorano antichi sentori, quali segnali della presenza dell’uomo, che ancora vive in simbiosi con ritmi, suoni, odori antichissimi della Terra.

Acquerelli di fresca intuizione compositiva sono rapidamente realizzati sulla superficie cartacea da Francesca CRISTINI. Sono lavori quali “Intrecci” o “Il temporale” che raccontano, nel sovrapporsi dei piani, la vitalità di una natura ricca di energia in cui si raccoglie la calibrata sapienza espressiva dell’artista, che con disposizione all’ascolto sa interpretare gli umori delle stagioni e le variazioni d intensità della luce a seconda delle ore del giorno, registrandone i differenti sussulti su profili collinari e orizzonti marini, in cieli gonfi di nuvole o in boschi di sapore muscoso.

Simone FARERI gioca su una figurazione che diviene identità personificata, scorci urbani esprimono, nella dinamica espressività di movimento, una sorta di vitale estensione della forma. Con un approccio stilizzato si evolvono i perimetri, nell’alternarsi cromatico fatto di ideali parallelepipedi, che si proiettano in fantasiose architetture, riportandoci ad un sentimento ludico del vivere, sostenuto da una fervida immaginazione in cui la capacità grafica essenziale arricchisce il messaggio.

La disponibilità plastica di Guido GARBARINO si abbandona nel prodigioso interferire degli elementi dell’antica quanto accattivante tecnica raku. Con l’alchemico procedere della partecipazione delle forze si ricoprono di nuova identità gli oggetti propri del quotidiano: una ciotola o una bottiglia. La forma accoglie nei suoi contorni linee, fori, presenze animali, forse un geco che avanza o si ritrae, segni rivelatori di viaggi iniziatici, in cui la memoria del reperto ci riconduce al passato, al lungo cammino dell’uomo, nei suoi echi ancestrali e magmatici, di cui ne sentiamo ancora viva la presenza.

Una velata leggerezza attraversa l’opera di Chiara LOMBARDO. L impianto è costruito su sovrapposizione materiche di delicate cromie, che generano superfici morfologicamente irregolari e di suggestione muraria. Nell’incresparsi dei piani si annunciano momenti di impalpabile fragilità accanto ad altri di melanconia, attesa, abbandono. È il caso di “Sinopia” in cui il lirismo cromatico dei grigi e dei rosa, crea una condizione di equilibrata eleganza, da cui affiora appena sussurrata la voce dell’anima.

 

La pittura di MELLÀ si è da sempre rivolta all’indagine del rapporto tra l’energia che ci circonda e la disponibilità di renderla manifesta, nel vorticoso rincorrersi di una ricchissima gamma cromatica. Nell'”Energia dell’amore” una forza centrifuga si appropria dello spazio di superficie, dove colori brillanti si rincorrono con freschezza espressiva, lasciando trasparire un sentimento di gioioso coinvolgimento: la gestualità trascinata da una vorticosa spinta circolare si accorda ad un eterogeneo pentagramma cromatico.

 

Referente della ricerca di Luca MESINI è l’uomo, rappresentato in una sorta di evoluzione della forma. L artista non cerca il compiacimento pittorico, ma riduce il proprio linguaggio, e la sintassi che lo governa, ad elementi linguistici essenziali, con un robusto ed inesorabile procedere in una sorta di animata vitalità primigenia. La massa avanza nell’imponente figura dalle sembianze non definite come “In the cave”, o si distende in volumi che fluttuano su ricordi geometrici in “Luce dei boschi”, dove ancora non sono importanti le definizioni fisionomiche ma la corrispondenza tra volumi, delimitazione simbolica di una sagomata estensione fisica.

 

In quel tempo sospeso tra reale e fantastico ci fa planare Muriel MESINI. Il suo racconto riesce a sollecitare quella fantasia inconscia, primitiva, non contaminata da sovrastrutture sociali, è “Il musicante” nella sua astrazione che si libra etereo nello spazio, pare quasi nascere dall’armonia eufonica, essere della stessa sostanza della melodia che intona. Dimensione onirica in un mondo in cui presenze semplici, legate ad una dimensione di affabulazione infantile, ci raccontano una favola umana. La stessa sensazione si respira di fronte all'”Angelo” il cui sguardo ingenuo si perde tra le pieghe dell’immaginario.

 

Un lirico accostamento di materiali si afferma nell’opera di Giancarlo MONCALVO, che utilizza tessiture di sapore ancestrale per distendere il proprio pensiero sulla superficie telacea. La tessitura raffinata fa appello ad un codice linguistico che appare sussurrato: è un canovaccio di equilibrata eleganza. I suoi quadri si compongono su impianti visivi concepiti come un ordito segnico, costruito ai limiti del linguaggio analitico, qui gli interventi cromatici assumono un vago sapore evocativo e l’accenno simbolico che a tratti s impone come in “Nel silenzio” o “Speranza” rappresenta un brandello, una balugine di verità a cui attendere, una dimensione interiore e psicologica nell’emblematica stabilità dell’insieme.

 

Salvatore NUCCIO abbandona la propria gestualità su “antiche carte”, da cui ancora affiora la poetica della parola. Utilizzando questo processo compositivo il dipinto risulta non solo esplorazione di una concezione della creatività intesa come interazione con una materia già vissuta, ma vera e propria operazione di sviluppo dell’Io, che si accresce nella sua funzione cognitiva attraverso il recupero di riflessioni preesistenti.
Alcuni dipinti lasciano trapelare, tra le intersezioni cromatiche di vocazione astratta, frammenti di crittografiche riflessioni: metaforica rappresentazione dell’unione tra affabulazione appartenente ad un tempo passato e necessità presente del “dire”.

 

Nella naturale disposizione della terracotta nell’accogliere il modellato Gianni PICCAZZO realizza le sue riflessioni plastiche. Forme semplici danno voce alla disponibilità creativa con infossature in cui si affonda la materia. La valenza cromatica degli oggetti diviene portante di significato passando da un raffinato alternarsi di oro e di blu a cromie che degradano sulla scala di ocre, arancioni, marroni nell’utilizzo di ossidi, smalti, cristalline: pesci si rincorrono in un abisso di memoria mosaicale.

 

Ruggero RADAELE dà contorni a forme che sono frutto di una fervida fantasia. Nel ferro prendono corpo favolosi scheletri di animali dalle strane fattezze. Questi soggetti hanno una potenzialità dualistica, per certi aspetti sembrano trattenere nel loro profilo qualcosa di atavico, di primordiale e allo stesso tempo paiono proporci profili di evoluzioni futuribili.  Sono esili impianti che abitano un ambiente altro, proiezioni avulse dal concetto di tempo, che ci coinvolgono e in parte ci inquietano.

 

C è una guizzante energia nel lavoro di Edyta SIWIK. L artista guarda alla natura tratteggiando paesaggi dai mossi profili, dove linee definiscono le campiture cromatiche in cui si raccolgono spunti d intonazione surreale con l’accostarsi dei viola e dei gialli. Le tonalità dense e contrastate divengono referenti diretti di uno stato dell’essere e nella modulazione cromatica si fonde l’armonia del dipinto, lasciando al colore la funzione di istrione nell’assoluta padronanza dello spazio. La sua è una partecipazione simbolista allo stato di natura in cui abitano alberi “come pilastri vivi”.

 

Franco VASCONI lavora sulla rifrazione dell’immagine, creata attraverso costruzioni cromatiche in cui si stempera la frammentazione del soggetto, su di una campitura morfologicamente uniforme, governata da una primaria logica costruttiva. Le forme si liberano in una suggestione dinamica dove il turbinio di energia si abbandona ad accenni visionari, come nella “Caduta dell’angelo”, qui sembra affermarsi la forza del movimento che accompagna l’intensa dinamica della caduta.

 

Nella pittura di Eleni ZAFIROPULOS si raccolgono emozioni sussurrate. È il paesaggio “del non luogo” che si afferma sulla tela, tratteggiato da intriganti trasparenze su cui guizzano brandelli di colore, che si fanno paradigma dialettico di uno stato emotivo. Queste atmosfere propongono un silenzioso colloquio tra la natura e la cultura in cui si suggerisce nella successione dei segni la proiezione mentale verso l’idea di un macrocosmo inclusivo dell’uomo e della sua storia.

    febbraio 2009
CLIZIA ORLANDO

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