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ALTRA Cassapanca !!...
 
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ALTRA Cassapanca !!!

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(@roberto67)
Post: 117
Estimable Member
Topic starter
 

Sono alle prese con il restauro di una cassapanca in noce a cui manca il piano di chiusura superiore.
Attualmente, dopo avere molto cercato, dovrei avere trovato due tavole in noce del 1800, di adeguato spessore.
Giunto a questo punto dovrei realizzare il coperchio e mi sorgono molti dubbi riguardo le caratteristiche costruttive.

Dubbio 1.
Unione delle tavole che andranno a formare il piano, escluderei la colla, visto che tutta la cassa è unita con chiodi.
Per unire le due tavole sono sufficienti i listelli perimetrali sagomati (colorati in verde nel disegno sottostante) oppure è necessario oltre che filologicamente corretto aggiungere due ulteriori listelli di irrigidimento (colorati in rosso nel disegno sottostante) ?

Dubbio 2.
Esiste qualche accorgimento per conficcare chiodi a testa quadra, su tavole e listelli di legno vecchio senza rischiare di spaccare tutto?

Inserisco alcune immagini del mobile durante le prime fasi di pulizia.

Ringrazio e saluto cordialmente. Roberto.

 
Pubblicato : 08/06/2006 11:13 am
(@hammer)
Post: 48
Eminent Member
 

Caro  Roberto innanzitutto ti saluto. Per quanto riguarda la prima domanda per la verità non saprei rispondere, però per l'inserimento dei chiodi puoi provare a fare un piccolo foro per poi fare entrare il chiodo a sezione quadrata.Fai attenzione però che il foro deve essere più piccolo del chiodo altrimenti lo stesso non avrebbe presa. CIAO!

 
Pubblicato : 08/06/2006 2:40 pm
(@giuseppe)
Post: 439
Illustrious Member Admin
 

Ciao, per quanto riguarda l'unione delle tavole, ho visto in cassapanche dell'epoca l'unione eseguita con spine. La spina  è un cavicchio che viene inserito negli spessori delle tavole.  La difficoltà sta nell'eseguire i fori perfettamente allineati. A questo scopo in commercio trovi delle spinatrici, che ti permettono questo allineamento. I listelli perimetrali (verdi), in realtà saranno la cornice.
Per i Chiodi concordo col consiglio di Hammer.

 
Pubblicato : 08/06/2006 2:58 pm
(@roberto67)
Post: 117
Estimable Member
Topic starter
 

Ringrazio di cuore per le risposte ricevute.
Per Giuseppe: se non sbaglio, l'uso di spine presuppone anche l'impiego di colla.
E' corretto l'uso della colla in questo tipo di cassone?
Per quanto riguarda i chiodi: mi pare di avere letto che questi venissero scaldati prima di essere conficcati.
Ha fondamento il procedimento di inserire chiodi a caldo o ricordo male?
Ciao, Roberto.

 
Pubblicato : 08/06/2006 7:33 pm
(@matteo)
Post: 50
Trusted Member
 

Ciao Roberto, volevo semplicemente dirti le mie impressioni; la cassa che ti stai accingendo a restaurare, pur essendo rustica potrebbe risultarti di gran soddisfazione.
Nelle case stilisticamente simili il piano è aggettante e i listelli, come si vede dalle foto poggiavano un tempo nell'apposita sede.Il listello frontale era sicuramente unghiato, in ogni caso facilmente riproducibile, il piano forse portava una formella (grossomodo alla maniera bolognese), i bordi del piano a becco di civetta.
Guardando il disegno, ritengo pertanto che sia sbagliato contornarlo in quel modo, i listelli infatti dovrebbero essere fatti arretrare di almeno 5 cm. per parte.
In conclusione come ci sono casse senza piani ci sono piani senza casse, se trovi un piano come si deve l'effetto sarà sicuramente migliore.Per un bel piano d'epoca in noce, difficilmente però spenderai meno di 300,00 euro.Se hai bisogno di qualche indirizzo nel veneto te li comunico via mail. Ciao...Ah dimenticavo, per i chiodi.... io pratico prima un foro piccolo con il trapano

 
Pubblicato : 08/06/2006 8:01 pm
(@roberto67)
Post: 117
Estimable Member
Topic starter
 

Nel proseguimento del restauro della mia cassapanca sono alla ricerca di chiodi forgiati con testa a "T".
Le cornici perimetrali e di contorno erano fissate con i suddetti chiodi i quali vanno ad infilarsi nelle gole della cornice stessa e sono meno evidenti di un chiodo forgiato a testa quadra.
Putroppo i chiodi che ho levato, tranne un paio di eccezioni, sono irrecuperabili.
Mentre possiedo molti chiodi d'epoca di recupero con testa quadra, non riesco a reperire quelli con testa a "T".
Qualcuno saprebbe gentilmente indicarmi se i chiodi a "T" esistono in commercio, in quanto finora la mia ricerca, presso ferramenta specializzate nel restauro, è risultata vana.
Allego due immagini di un chiodo a "T".
Grazie.
Saluti, Roberto.

[allegato eliminato da un amministratore]

 
Pubblicato : 05/12/2006 10:35 pm
(@giuseppe)
Post: 439
Illustrious Member Admin
 

Se hai chiodi d'epoca a testa quadra o tonda, penso sia sufficiente battere la testa con un martello su due lati contrapposti formando in questo modo una testa come la stai cercando tu

 
Pubblicato : 06/12/2006 11:39 am
(@roberto67)
Post: 117
Estimable Member
Topic starter
 

Se hai chiodi d'epoca a testa quadra o tonda, penso sia sufficiente battere la testa con un martello su due lati contrapposti formando in questo modo una testa come la stai cercando tu

Ringrazio.
L'idea battere i chiodi a testa quadra non è da scartare, anche se logisticamente difficile.
Per ottenere un risultato discreto la ribattitura deve essere fatta a caldo, quindi con una forgia oppure dovrei farmi prestare un cannello con bombole di ossigeno ed acetilene.
Forse se esistessero dal commercio sarebbe più semplice.
Roberto.

[allegato eliminato da un amministratore]

 
Pubblicato : 06/12/2006 1:19 pm
(@pierpaolomasoni)
Post: 2128
Noble Member
 

è una bella cassa che non definirei rustica.
in quanto al coperchio, il più delle volte la giuzione fra le due tavole veniva effettuata con maschio e femmina, o con due femmine con un'anima, e colla; mai chiodi, che erano costosi e rari e che in questo caso non darebbero praticamente alcuna tenuta.
la cornice del coperchio raramente era riportata; di solito veniva ricavata dal coperchio stesso ( basta armarsi di una buona sponderuola e di un po di pazienza e ti renderai conto che è più facile e veloce di quanto sembri).
chiodi: vi sono ditte che li fabbricano ( a caro prezzo), potrei darti indirizzi di rivenditori nella zona di torino, oppure fabbri che te li fanno come vuoi. va tenuto, comunque, presente che si trattava di oggetti costosi che venivano usati solo quando il povero falegname non aveva alternativa, e non certo nella giunzione di due tavole.
l'unire due tavole on maschio e femmina ha il senso di aumentare la superficie di aderenza: per esempio, se abbiamo uno spessore di cm.3, con l'incastro da cm.1,5 veniamo ad avere una superficie di incollaggio da cm. 6, più che sufficiente per sopportare sforzi e movimenti del legno.
buon lavoro
pierpaolomasoni

 
Pubblicato : 07/12/2006 9:58 am
(@roberto67)
Post: 117
Estimable Member
Topic starter
 

è una bella cassa che non definirei rustica.
in quanto al coperchio, il più delle volte la giuzione fra le due tavole veniva effettuata con maschio e femmina, o con due femmine con un'anima, e colla; mai chiodi, che erano costosi e rari e che in questo caso non darebbero praticamente alcuna tenuta.
la cornice del coperchio raramente era riportata; di solito veniva ricavata dal coperchio stesso ( basta armarsi di una buona sponderuola e di un po di pazienza e ti renderai conto che è più facile e veloce di quanto sembri).
chiodi: vi sono ditte che li fabbricano ( a caro prezzo), potrei darti indirizzi di rivenditori nella zona di torino, oppure fabbri che te li fanno come vuoi. va tenuto, comunque, presente che si trattava di oggetti costosi che venivano usati solo quando il povero falegname non aveva alternativa, e non certo nella giunzione di due tavole.
l'unire due tavole on maschio e femmina ha il senso di aumentare la superficie di aderenza: per esempio, se abbiamo uno spessore di cm.3, con l'incastro da cm.1,5 veniamo ad avere una superficie di incollaggio da cm. 6, più che sufficiente per sopportare sforzi e movimenti del legno.
buon lavoro
pierpaolomasoni

Ringrazio Pierpaolo Masoni per le sue preziose indicazioni.
In effetti delle 3 tavole che ho acquistato per formare il coperchio provenienti dalllo smontaggio di altra cassa, erano munite di incastro maschio/femmina e di fori per l'inserimento di spine Ø 15 mm.

Per la costruzione del piano di chiusura ho utilizzato gli incastri e i fori delle spine esistenti.
Mentre per i listelli perimetrali li ho costriuiti e conto di applicarli con i chiodi a testa a T.
Per i listelli perimetrali del piano di chiusura ho copiato una cassa di mia proprietà
Questa altra cassa, al contrario di altre ha le tavole del piano unite con chiodi a "tradimento".

Devo inoltre confessare che le tavole ed i vari listelli li ho fatti tagliare da un amico a macchina.
Tutte le rifiniture sono state fatte con sponderuole e sgorbie rigorosamente a mano.
Come si può vedere dall'immagine, le macchine impiegate (sega e toupie non visibile in foto) sono "coeve" della cassa in restauro!!! ;D ;D ;D

Ciao, Roberto.

   

[allegato eliminato da un amministratore]

 
Pubblicato : 07/12/2006 11:20 am
(@aporia)
Post: 833
Prominent Member
 

Le tecniche di costruzione cambiano a seconda del periodo e della zona quindi sarebbe meglio prima identificare con una certa sicurezza questi dati per avere delle informazioni: alcuni aspetti mi lasciano perplessa e vorrei sentire il parere di un vero esperto.
Ogni falegname inoltre agiva, soprattutto in provincia, come meglio credeva quindi penso che l'analisi di Roberto sui metodi costruttivi del resto della cassapanca sia corretta.
I chiodi a testa quadra erano arroventati  proprio per non spaccare le fibre e causare scheggiature. 
Ora veniamo al dubbio: siete tutti sicuri che sia corretto imitare le parti mancanti? Chi ha la certezza che quel piano fosse così?
Non sarebbe meglio una soluzione ragionata che sia esteticamente accettabile ma che non annulli l'istanza storica usando chiodi, legno etc. di recupero?
Io penso che i nostri tentativi per mascherare le mancanze siano o goffi o truffaldini quando riescono. Il piano è nuovo e quindi non deve imitare un presunto originale che peraltro nessuno ha mai visto.

 
Pubblicato : 07/12/2006 11:53 am
(@roberto67)
Post: 117
Estimable Member
Topic starter
 

Grazie anche ad Aporia per il suo qualificato intervento.
Il dubbio che solleva me lo sono posto anche io e se ne è pure parlato in altre discussioni di questo forum.
Innanzitutto mi è facile collocare geograficamente il mobile in oggetto: Piemonte orientale più precisamente bassa Valsesia in provincia di Novara.
Difficilissimo per me collocare la cassa in un epoca precisa o ricondurla ad uno stile, la mia ignoranza in materia raggiunge vette altissime. Posso ipotizzare inizio ‘800 senza certezza alcuna.
E’ inoltre vero che il piano di chiusura di questa cassa possiamo soltanto immaginarlo e cercare d’avvicinarsi per ipotesi al suo esatto disegno.
La cassa proviene della mia famiglia, l’unica certezza è che il coperchio sia stato gettato dal sottotetto negli anni ’50 e poi bruciato.
Ignoro per quale motivo il rimanente della cassa non abbia subito la stessa sorte e sia arrivata dimenticata in un ripostiglio fino a me.
Chi ha buttato il mobile dal sottotetto è da tempo passato al numero dei più (per usare una frase dello scrittore Riccardo Bacchelli); in quel periodo, a fine della II guerra mondiale, all’inizio del boom economico vi era un profondo rinnovamento che passava anche attraverso la sostanziale sostituzione dei mobili e la ristrutturazione della casa.
E’ significativo il mio ricordo dei racconti uditi da bambino, sull’agognato acquisto della cucina “bianca” o all’americana, con l’eliminazione di vecchi mobili e suppellettili quali credenze, madie, casse, stufe in ghisa, pentole in rame, che ricordavano i precedenti tempi di fame e miseria. 
Tutta questa premessa per significare che anche la mancanza del coperchio ritengo possa fare parte della storia di questo particolare mobile.
Per ritornare in tema, il mio parere è che mi sembra corretto cercare di ricostruire le lacune con legno dello stesso periodo e con tecniche e disegno che potrebbero avvicinarsi all’originale.
Dal canto mio ho raccolto più indizi possibili osservando o fotografando casse  similari che vedevo nei mercatini, sulle aste sul web e soprattutto rifacendomi molto all’altra cassa di mia proprietà, giunta a noi pressoché integra.
Ho inoltre potuto notare, a proposito di mobili che hanno attraversato un paio di secondo i quali  provengono da famiglie contadine, che essi quasi sempre hanno subito delle riparazioni o rimaneggiamenti nel corso del tempo delle parti deteriorate o usurate.
Con che, per mobili con tipologia e storia simili alla mia cassa, ogni restauro diventa inevitabilmente un compromesso.
Mi scuso per essermi dilungato così tanto,  con la speranza di non avere oltrepassato la misura in saccenteria, precisando di essere un semplice appassionato e non un restauratore professionista.
Saluti. Roberto.

 
Pubblicato : 07/12/2006 2:40 pm
(@aporia)
Post: 833
Prominent Member
 

Difficile credere che tu sia "solo" un semplice appassionato! Anch'io avrei ipotizzato una datazione simile ma non volevo azzardare.
Ti sei posto molte domande e quindi riuscirai a trovare il compromesso migliore: spero che i professionisti (almeno alcuni) imparino da chi sa rispettare così bene l'istanza storica: la tua ricostruzione è stata molto utile e vedo che la tua consapevolezza ti terrà al riparo da danneggiamenti maldestri.
Come pensi di lasciare traccia di questa triste storia dell'Italia?
Io cercherei di creare un coperchio come da te disegnato (negli esempi che io conosco i listelli, in rosso nello schema, non compaiono) ma che non sembri troppo vecchio e soprattutto che sia firmato e datato: sei tu che intervieni e lo fai adesso. Che i posteri non abbiano dubbi!
Sui metodi di costruzione sceglierei il più funzionale senza cercare di imitare l'originale perchè in fondo il coperchio deve svolgere il suo ruolo ma senza confondersi con il precedente.
Idem per i chiodi: nuovi, nuovissimi ma con testa che non stoni (qualche fabbro li fa ancora).

 
Pubblicato : 07/12/2006 9:47 pm
(@roberto67)
Post: 117
Estimable Member
Topic starter
 

Gent. Aporia ti assicuro di esser un semplice appassionato, la cui passione per l’antiquariato era dormiente ed è stata risvegliata in particolare da questo sito.
Sono un appassionato che ha tanto ancora da imparare.
Mi faccio aiutare, per la parte di falegnameria e ricostruzione da un amico che proviene da una stirpe di falegnami (carradori in passato) ma come tale spesso va “frenato” in quanto egli ha, nei suoi lavori di restauro, la necessità di finire giustamente in fretta per arrivare al conto prima possibile.
Come appassionato ho tanti svantaggi primo fra tutti quello di non conoscere il mestiere, l’unico vantaggio è quello di non avere fretta e di lavorare su un pezzo mio che non esige di dovere fare alla fine del lavoro il conto.
Il coperchio, i listelli, le porzioni di cornici le zampe e altri pezzi ricostruiti sono pressoché terminati e li assemblerò quando troverò i chiodi adatti o quando deciderò di costruirmeli (come suggerito qui sopra da Giuseppe).
Ritengo di non dovere lasciare nessuna traccia o data sul mobile, forse queste aggiunte sono fin troppo evidenti da se stesse.
Chi riparava questi mobili rifacendo il fondo o lo schienale o parte di essi cento anni fa, non firmava in quanto normale manutenzione su mobili ordinari. Come un meccanico che oggi sostituisca una parte usurata di una automobile, non firmerebbe mai un radiatore o la testata del motore.
L’unica cosa che ho fatto e proseguirò è un’ampia documentazione fotografica delle varie fasi del lavoro.
Se a qualcuno potrà interessare al termine del lavoro inserirò un po’ di queste immagini ma prima d’allora avrò bisogno del vostro qualificato apporto per discutere a proposito della finitura.
Grazie, ciao. Roberto.

 
Pubblicato : 07/12/2006 10:43 pm
(@pierpaolomasoni)
Post: 2128
Noble Member
 

roberto ha pienamente ragione. non sta tentando di fare un falso (occorrerebbero mesi di lavoro che non compenserebbero il valore finale dell'Oggetto), quindi è sacrosanto che tenti di imitare il più possibile la tecnica originaria.
in quanto alla datazione, bisognerebbe vedere l'oggetto nella sua realtà, o almeno vedere una foto della parte esterna del fondo e, importantissomo, la ferramenta, o, almeno, ciò che ne resta, per esempio le cerniere del vano interno.
da quel poco che si vede dalle foto, escluderei il settecento; la piazzerei piuttosto in quell'arco di tempo nel quale si è ripreso a copiare tale secolo, cioè verso la fine dell'ottocento. nel settecento il coperchio sarebbe stato unito al fondo mediante chiodi ad occhiello. nelle foto sono chiaramente visibili gli incassi di cerniere moderne (cioè munite di perno), oltretutto con supporti rettangolari. le zampe sono troppo slanciate per rivelare un gusto settecentesco.
certamente ogni falegname aveva i suoi metodi, ma è anche certo che i metodi di costruzione erano abbastanza uniformi, esattamente come oggi. l'industria fabbrica utensili di un certo tipo, adatti a certe lavorazioni,    ed impone    tali lavorazioni all'artigiano, sia piemontese, sia siculo.  non era certo l'artigiano a fabbricarsi le seghe o i carrelli per guidarle; erano dei grossi fabbricanti che vendevano in tutta europa e che, in tal modo, imponevano un certo tipo di taglio.
le varianti regionali sono dovute quasi esclusivamente al gusto (lo si può paragonare ai dialetti).
pierpaolomasoni

 
Pubblicato : 07/12/2006 11:52 pm
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