
Benvenuto nel Forum
Accedi o Registrati per poter inserire domande o rispondere agli amici della Comunity.
Per qualsiasi problema scrivi a: inforestauro@virgilio.it
Salve, scrivo per chiedere nuovi consigli su come procedere nel restauro di un arcolaio. Viene dalla Toscana e risale presumibilmente alla fine dell'800.
Non è mai stato tinto, se non per delle sottili decorazioni ad anello che sembrano essere state fatte 'in maniera primitiva' (forse con della terra ?).
Si tratta di un vero strumento di lavoro contadino: aggraziato, ma non particolarmente curato nelle torniture, la cui forma sembra essere stata prima abbozzate a mano con qualche sgorbia o scalpello.
Porta addosso tutti i segni del tempo: un po' di grasso ancora attaccato ai perni della ruota, rimasugli di lana filata attorcigliati sul fuso, molto sporco lasciato dalle persone che ci hanno lavorato, ma anche molta sporcizia accumulata nella soffitta dove l'arcolaio era stato abbandonato.
Manca qualche pezzo come il pedale e alcune fascette di cuoio per unire le parti mobili, oltre alla cinghia di trasmissione che non ho idea di come potesse essere (cuoio? o umile corda?).
Sto procedendo alla pulizia, molto superficiale. Infatti, vorrei lasciare inalterati tutti i segni del tempo e dell'uomo, ma togliere lo sporco della sua fase di abbandono. Alcol e paglietta fine sembrano riuscire bene allo scopo.
Ma poi,... cosa fare? Quest'arcolaio resterà in bella vista in uno studio, è lecito dare una leggera inceratura?
Oppure, lo lascio stare così com'è (un po' spento per la verità).
Ogni consiglio, ovviamente, è veramente gradito.
A presto
benissimo. a parer mio vi sono tutte le premesse per un restauro corretto.
anzichè l'alcol io avrei provato con un tensioattivo neutro, ma probabilmente anche l'alcol va bene.
la cinghia di trasmissione di solito era costituita da una striscia di cuoio, tipo quelle che si trovavano nelle macchine da cucire.
non vorrei essere monotono, ma per tonalizzare e proteggere va benissimo una olioresina.
pierpaolomasoni
In effetti la tentazione di usare un'olioresina è forte.
Temo però che il colore del legno, che è molto chiaro (pioppo o betulla?) possa trasformarsi in un giallino poco gradevole. C'è qualche metodo per evitare che accada?
Ho fatto una piccola prova su uno degli incastri delle gambe con dell'olio di lino cotto. Giusto una strofinatina a tampone e l'effetto tende ad essere quello.
Su un legno simile ho fatto una prova con una oleoresina pigmentata noce. L'effetto è molto più gradevole, ma il rischio è di trasformare esteticamente quest'oggetto che, seppur bello, forse dovrebbe rimanere umile.
Ma colore e patina originali sono veramente così brutti? La paglietta e l'alcool non rimuovono solo la "sporcizia" ma anche l'eventuale patina. Per procedere ad una pulizia corretta è necessario stabilire quale vernice o cera era stata utilizzata: quest'informazione è fondamentale anche per decidere se verniciare e quale prodotto utilizzare. Gli oggetti "poveri", di uso comune e di fattura casalinga spesso non erano verniciati e neanche incerati. L'estetica non era una priorità assoluta!
sul primo punto concordo con Aporia, ma solo in parte, ovviamente; è per questo che avrei usato un tensioattivo. Diascordo sul fatto che l'alcol tolga la patina: toglierà eventuali residui di cere o certe pitturazioni, ma non la patina. e in ogni modo penso che lo si dovesse pulire, questo povero arcolaio!
in quanto all'olioresina, la si può usare anche diluita con acquaragia, per attenuare l'effetto bagnato; in questo modo,oltretutto, penetra di più e consolida il legno. soprattutto se si tratta di un legno dolce inizialmente era stato senzaltro consolidato e protetto. se non ti va una olioresina, puoi optare per una cera, ma qualcosa devi dare.
certamente l'eventuale verniciatura a base oleosa o cerosa nel tempo sarà sparita totalmente, e quindi è quasi impossibile stabilire di cosa si trattasse.
Io non sono un esperto di patina, ma nel pulire le parti dell'arcolaio mi sembra di aver rispettato i segni lasciati dal tempo e di avere cercato di fare una pulizia leggera. Effettivamente, lo sporco aveva - ed ha tuttora nelle parti non ancora pulite - un aspetto 'muffoso', con macchie grasse di vario tipo, addirittura puntini di quella che sembra vernice da pareti.
Il legno non sembra trattato con nulla di particolare e forse - probabilmente hai ragione - l'unica protezione ricevuta è stata quella lasciata dal tatto ( quindi, con una definizione forse un po' schifosa, 'grasso umano').
Cosa fare dunque? Se fossi un professionista che deve restaurare il pezzo, ad esempio per un museo antropoligico, avrei dovuto procedere in maniera scientifica alterando il reperto il meno possibile.
Ma questo strumento - tra l'antico e il vecchio - non è un reperto, è un attrezzo che risale a tempi andati e che potrebbe riacquistare la sua funzionalità, anche senza svolgere più la sua funzione originaria.
Allora mi chiedo: se questo arcolaio nel corso della sua vita ha sicuramente subito tanti interventi di manutenzione, da parte delle sue proprietarie e dei loro mariti, nel rimetterlo a posto (evito il termine restauro) difficilmente potrei riuscire a ripetere esattamente ciò che è stato fatto in passato.
Quindi la domanda è: fin dove posso spingermi nel riparare (restaurare?) quest'oggetto? Davvero è grave renderlo più piacevole alla vista e al tatto (rispetto a come è ora)?
Se io fossi stato un contadino (diciamo, un'ottantina di anni fa) e avessi comprato l'arcolaio per mia moglie, non avrei forse cercato di metterlo un po' in ordine e di pulirlo prima di donarglielo?
Dubbi, dubbi e ancora dubbi..., e pensare che si tratta solo di un arcolaio 🙂
Che bello sentir parlare di dubbi in un mondo dove troppi hanno solo certezze! Molto intelligente, ed anche romantica, la tua domanda su cosa avrebbe fatto il contadino con l'arcolaio da regalare alla moglie: può essere un'ipotesi di restauro interessante perchè motivata. Non è facile mediare tra estetica e correttezza ma sei sulla strada buona...
Grazie aporìa per l'incoraggiamento. 🙂