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non riesco a capire che legno sia.
alcuni pezzi sono molto duri, altre parti sono tenerissime.
https://skydrive.live.com/redir?resid=5E3FE5F09E2ADB0!220&authkey=!AA9ahKco0siVbpo
grazie
ciao
mario
Direi faggio.
grazie.
dici che basta siringare e tappare con stucco i buchi dei tarli, o è meglio oltre a ciò pennellare il tutto con l'antitarlo?
ciao
Se hai letto i post del passato saprai che sono contrarissimo agli antitarlo. In questo caso i tarli sono provocati dalla pittura nera che, penso, rimetterai. Io agirei così (so di scandalizzare molti restauratori, ma a mio favore ho lo Stradivari: vedi Sacconi): farei una impregnazione con silicato di etile diluito al 25-30%(dici che in molte parti il legno è molto tenero: il silicato lo consolida ed agisce come antitarlo: si crea un precipitato di silice che i tarli non amano); poi procederei con un classico restauro.
spero di non agitare vespai, ma mi sai indicare una marca commerciale facilmente reperibile di tale prodotto?
grazie
ciao
mario
Qualunque serio fornitore di materiale per restauro: Phase, CTS, Antares, Sinopia. Penso che quest’ultima venda anche per corrispondenza. Altra soluzione forse più semplice: olio do lino.
Io agirei così (so di scandalizzare molti restauratori, ma a mio favore ho lo Stradivari: vedi Sacconi): farei una impregnazione con silicato di etile diluito al 25-30%
Quale la differenza tra silicato e olio di Lino?
Grazie.
L’olio di lino crea un reticolato elastico che segue i movimenti del legno. Il silicato crea un precipitato di silice, piuttosto rigido. È un consolidamento molto usato nel lapideo, ma può essere applicato anche al legno. Dalle analisi eseguite su vari violini di Stradivari risulta che prima della verniciatura venivano applicati dei silicati. Ho pensato a ciò dal momento che in seguito il legno dovrà essere verniciato con un nero coprente.
Inoltre, i silicati hanno un notevole potere di penetrazione, superiore a quello dell’olio che, essiccando per ossigenazione, tarderebbe molto a consolidarsi.
Per Alessandro: al posto di “avversari” avrei preferito “interlocutori” che rispetto ed apprezzo poiché la discussione con chi la pensa diversamente da me è sempre costruttiva, a differenza degli sgangherati sghignazzamenti di chi non ha niente da dire.
Credo che ciò che afferma Masoni sia supportato da uno studio fatto dagli esperti.
Per divagare aggiungo che secondo Mauro Corona (scrittore, alpinista, scultore) il segreto del suono dei Stradivari, sta nel periodo, addirittura giorno di abbattimento dell'albero.
Credo che lo studio sia questo:
"C.Y. Barlow e J. Woodhouse, Due scienziati della università inglese di Cambridge, , dove insegnò Newton e ora insegna Stephen Hawking, hanno sottoposto uno Stradivari all' analisi col microscopio elettronico a scansione (SEM) e a un tipo di indagine ai raggi X per scoprire struttura e composizione della vernice usata dal liutaio. Nelle foto al microscopio SEM si notano le fibre di legno e i due strati di vernice. Gli scienziati hanno determinato la composizione dei due strati. Il primo, a contatto col legno, è un fondo preparatorio basato su una miscela di sodio, zolfo, cloro, potassio, calcio, rame, ferro e un' elevata percentuale di alluminio e silicio. Il secondo strato, la vernice vera e propria, è basata su olio di lino, resine, pigmenti organici macinati in cristalli minutissimi sospesi nel fluido, così da riflettere poi la luce in diverse direzioni per conferire un aspetto brillante ma anche traslucente allo strumento."
Da quanto viene detto mi pare che il primo strato, che comprende anche silicati, avesse funzioni da turapori. Non si parla di proprietà antiparassitarie.
Sarebbe interessante sapere se magari ppm ha disponibilità di documentazione a supporto di quanto afferma.
l'analisi va bene ma magari si dimenticano di dire che il calcio potrebbe essere del semplice gesso di bologna, il potassio allume di rocca e via dicendo..... forse avra' usato anche della propoli..... ma cosa piu importante che i guarnieri o amati avevano dei processi di costruzione diversi e suonano divinamente.....anzi molti liutai li preferiscono.
l'abbattimento, le lune le maree.... lasciamo perdere.....
Il Sacconi ha dedicato la vita allo studio degli stradivari e sostiene che analisi chimiche hanno dimostrato che su alcuni strumenti il primo strato era costituito da silicati. Analisi di non so più quale istituto americano condotte qualche anno fa su quattro strumenti hanno evidenziato un primo strato di olio di lino ed un secondo di olioresina (analisi che fondamentalmente concordano con quelle citate da Alessandro). C’è da dire che questo grande liutaio ha lavorato per tutta la vita, e che è probabile abbia usato verniciature diverse. In quanto ai residui ferrosi si deve tener presente che in quel periodo venivano usati ossidi di ferro come essiccativi. Il grande segreto sta non nelle vernici, ma piuttosto in una lavorazione accuratissima, con una precisione da orologiaio e nei legni che ha avuto a disposizione. In quel periodo si usciva da una piccola glaciazione, e gli alberi che si erano salvati erano non solo i migliori, ma anche dotati di un legno eccezionalmente forte e compatto. Stendiamo un pietoso velo sulle battute infelici sulle lune e sulle maree
( tutt’ora i boscaioli osservano la luna quando devono abbattere alberi per la liuteria, così come molti contadini per le semine; io stesso in passato ho fatto delle prove constatando le enormi differenze a seconda dell’epoca di abbattimento), il fatto certo è che gli alberi venivano segnati durante l’autunno precedente l’abbattimento (che veniva effettuato dopo oltre un anno, fra gennaio e marzo). Tale segnatura consisteva o in un buco passante da parte a parte alla base del tronco, o in una scortecciatura sino all’altezza di m. 2. Ciò ostacolava l’afflusso della linfa, rendendo il legno più compatto e duro e difficilmente aggredibile dai parassiti. Non mi stupirebbe che il Sacconi avesse qualche ragione: più le superfici della cassa armonica sono dure e compatte, più il suono si rifrange.
I silicati, se sono stati usati, e non ho motivo di non credere, non penso avessero il senso di turare i pori – i tipi di lavorazione di quei tempi non richiedeva ciò (lo sa bene chiunque abbia lavorato di rasiera)-, ma piuttosto di consolidare ulteriormente il legno diminuendone le vibrazioni e, quindi, irrobustendo il suono. Non dimentichiamo che parliamo di un periodo in cui non esistevano amplificatori e tutte quelle apparecchiature elettroniche che oggi riescono ad ovviare alle carenze dei moderni strumenti, per cui era richiesto un suono forte e brillante. E’ per questo che gli stradivari sono da sempre considerati i migliori. Mi risulta che i citati guarnieri ecc. abbiano suoni più dolci, forse più adatti a melodie romantiche e meno all’acustica dei grandi teatri e, quindi, più limitati all’epoca, e certamente meno potenti, ma generalizzare porta inevitabilmente ad errori; in fondo il famoso cannone è un Guarnieri del Gesù ( peraltro le analisi sulle vernici dei Guarnieri e degli Amati collimano con quelle degli Stradivari).
In quanto alla documentazione richiesta sull’uso dei silicati rimando a “Il segreto di Stradivari” del Sacconi; per le analisi sui 4 strumenti dovrei cercare, ma, ripeto, sono simili a quelle citate da Alessandro.
Comunque, ripeto, sono convinto che la bontà degli strumenti sia data non dai materiali di finitura, ma piuttosto dal tipo di lavorazione. Il figlio di Stradivari non è mai riuscito ad eguagliare gli strumenti del padre. I chimici citati non hanno dimenticato di dire niente. L’interpretazione degli elementi ritrovati dalle analisi deve essere affidata per lo meno alla ragionevolezza. L’idea, per esempio, che il povero Stradivari abbia mescolato all’olio del gesso di Bologna o del deodorante per i piedi (allume di rocca) è…molto lontana da qualunque metodo scientifico. Esattamente come l’ipotesi che abbia usato della propoli, tipica dei visionari che contribuiscono alle mistiche leggende su questo valente artigiano che, semplicemente, era un valente artigiano che usava benissimo prodotti comuni.
Interessanti disquisizioni.
Però mi aspettavo un tuo personale contributo sull'uso dei silicati come antitarlo, considerato anche che il libro del Sacconi si basa su presunti manoscritti dello Stradivari, la cui autenticità è stata messa in dubbio dal paleografo D'Agostino (cfr "La scrittura di Antonio Stradivari" 2005 Marco D'Agostino).
Dello Stradivari ed amici non mi sono mai interessato in modo diretto; più che altro mi baso sulle dotte discussioni di amici liutai. Quello che non capisco è la tua ossessione per i tarli. Per certi restauratori è un modo di fare businnes, per certe casalinghe un modo per sfogare frustrazioni sessuali, ma per una persona normale, a meno che non si parli di legni moderni, mi pare un’ossessione fuorviante.
Legni abbattuti con le modalità che ho detto tendono a non tarlare. Se poi consideri come veniva trattato il legno dopo l’abbattimento…anzitutto veniva subito ridotto in tavole ed accatastato per l’invecchiamento (più si aspetta e più probabilità vi sono di trovarsi dei parassiti). Oggi prima della riduzione in tavole passano anche anni, poi le tavole vengono disidratate velocemente, e tale fuoriuscita di liquidi apre il poro e porta con sé varie sostanze che sarebbero state importanti per la conservazione del legno (anche dal punto di vista parassitario). Il legno odierno è un succedaneo del legno, facilmente aggredibile da parassiti di ogni tipo. I legni antichi erano molto resistenti. Nella mia storia lavorativa ho visto pochi esempi di mobili divorati dai tarli, e sempre vi era un motivo preciso, per esempio una pittura coprente e non traspirante o la conservazione in ambiente buio, umido e silenzioso. Spesso basta cambiare l’ambiente; se così non fosse le botteghe di restauro sarebbero allevamenti di tarli, ed i restauratori sarebbero degli untori! Quando poi si parla di violini, costituiti da abete rosso, acero montano, ebano… tutti legni pressoché immuni da aggressioni parassitarie, oltretutto destinati ad essere suonati, ed i rumori sono deterrenti ottimi…. Non capisco proprio perché i liutai debbano pensare ad antiparassitari; credo che questo sia l’ultimo dei loro problemi. Comunque certamente i silicati agiscono anche da antiparassitari dal momento che oltre che indurire il legno creano un precipitato di silice! E la sabbia non piace a quelle amabili bestioline, nemmeno a quelle di ultima generazione provenienti da paesi esotici, che per fame riescono a mangiare persino le colle ureiche.