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Mi rivolgo principalmente a Pierpaolo, probabilmente il più esperto della comunità sulle olioresine...
ieri parlando con un restauratore della mia zona, che tra l'altro lavora con alcuni tra i più grossi musei d'Italia, ha insegnato alla Venaria Reale, collabora con L'ICR etc....mi dice che lui (lavoro solo per le Sovrintendenze..) non può usare olioresine perchè nel tempo danno problemi, si ossidano e ingialliscono!!! ??? ???
Io ho controbattuto un pò poi è venuto il dubbio pure a me....é così nel tempo???
Grazie
Le olioresine non ingialliscono col tempo.
Sono composte da olio di lino ed una o più resine.
Col tempo la polimerizzazione dell'olio tende a sparire. Ciò significa che l'olio tende a sparire. la resina che era fissata dall'olio tende a polverizzarsi e quindi anch'essa sparisce. Non esistono alterazioni cromatiche dovute alle olioresine, se non l'effetto bagnato che si ha appena sono date.
E comunque non è vero nemmeno che le sovrintendenze rifiutano l'olio di lino. Semplicemente spesso ignorano tutto sulle vecchie vernici.
Sabato scorso, parlando col titolare di una ditta di restauri veneta, mi si raccontava di appalti persi a Venezia perchè non erano state proposte verniciature con olioresine.
Evidentemente alcune sovrintendenze sono più legate alla cultura della tradizione, mentre altre ignorano il passato e tendono ad usare prodotti moderni, non filologicamente corretti e, spesso, pessimi.
pierpaolomasoni
Grazie Pierpaolo, sempre puntualissimo!Adesso sono ancora più convinto... 😉
Secondo te, sbaglio a usare sempre, come "fondo", il linfo sui mobili che restauro???Ormai mi stò abituando a questo prodotto e prima di lucidare, incerare o altro, lo uso sempre, più o meno diluito secondo i casi....Non vorrei commettere l'errore di alterare i cromatismi del mobile!? ??? Grazie mille e scusa le tante domande...
Cito testualmente da "La chimica nel restauro" di Mauro Matteini e Arcangelo Moles, pag. 80: "Tutti gli oli hanno tendenza ad ingiallire con l'invecchiamento. Questo processo, non del tutto chiarito, dipende da numerosi fattori tra i quali il grado di purezza, i trattamenti subiti, la presenza di particolari pigmenti, di siccativi, l'umidità, la luce e il tipo di olio.
A parità dei suddetti parametri l'olio di lino ingiallisce più facilmente degli altri oli siccativi. Riguardo all'oscurità , o meglio all'assenza di luce, aumenta l'ingiallimento. In relazione ai trattamenti, lo stand oil ingiallisce meno dell'olio di lino cotto."
Pierpaolomasoni, cosa significa "Col tempo la polimerizzazione dell'olio tende a sparire. Ciò significa che l'olio tende a sparire. la resina che era fissata dall'olio tende a polverizzarsi e quindi anch'essa sparisce. Non esistono alterazioni cromatiche dovute alle olioresine, se non l'effetto bagnato che si ha appena sono date"?
Magari nell'arco dei secoli l'olio o la resina spariranno ma nel frattempo il mobile si sarà ingiallito e poi, visto l'erco di tempo, sgretolato!
Penso che i "soloni" spesso seguano la strada più comune che non sempre è la migliore, inoltre, alla Venaria usano la gommalacca come se questa non ingiallisse mai!!
La soluzione forse non sta nel promuovere una o l'altra tecnica ma nell'usarle nel modo migliore, valutando mobile per mobile qual'è più idonea.
solone non sa bene da dove cominciare... avevo capito che questa sezione del forum riguarda il restauro del legno, non quello pittorico. La chimica del restauro pittorico si basa su parametri diversi. E il testo che citi riguarda il restauro pittorico. Voglio dire che, per esempio, un affresco non è mai esposto alle intemperie, nè alla luce diretta, mentre un infisso di solito lo è. Anche la cromaticità di un mobile non può essere paragonata a quella di un affresco. E' pur vero che, in base alla quantità di acido linoleico ed alle impurità gli oli vegetali tendono ad ingiallire, ma tale fenomeno, evidente in un dipinto, è poco o nulla visibile sul legno. Inoltre, tale fenomeno per concretizzarsi richiede anni ed avviene fondalmentalmente grazie all'oscurità e all'umidità.
La durata dell'olio di lino su un infisso si calcola in una media di 3-4 anni. In questo arco di tempo non è possibile alcun fenomeno evidente di ingiallimento. Su di un mobile conservato in interno la sua durata si allunga notevolmente, ma di solito anche i fenomeni di ingiallimento si allontanano sia per le condizioni di luce dei nostri ambienti, sia per la purezza dei nostri oli. Inoltre un leggero ingiallimento, daltronde già presente nell'olio fresco, sul legno non è così evidente come su un dipinto, anzi, a volte è in armonia col carattere del legno.
Lo "stand olil", che per noi italiani sarebbe standolio, ingiallisce meno perchè, essendo cotto più volte, perde più impurità; ma questo è un fatto che poteva essere valido una volta. Ora si tende a purificare meglio l'olio già dalla sua prima cottura.
Insomma, queste mi sembrano questioni di lana caprina che tendono a fuorviare dai veri problemi. Se i miei trisnonni sul mobile avevano dato dell'olio di lino, non vedo perchè io dovrei dargli della gommalacca o del poliuretanico!
pierpaolomasoni
Belle queste discussioni, fanno riflettere...
purtroppo solo il tempo darà conferma o smentita di molti prodotti usati oggi... ???
cmq, 2 domande:
@Pierpaolo: non ho capito se dare sempre un "fondo" di linfo è una cosa buona, diciamo, o sbagliata...anche perchè cmq, volendolo usare a mò di antitarlo o cmq come prodotto preventivo andrebbe dato, noo??
@Aporia: non è che voglio "rubarti" i tuoi segreti, però, se non interpreto male quello che scrivi, non riesco a capire se te usi o no l'olio di lino prima di lucidare a stoppino!!Mi spiego: tempo fà in un vecchio post, relativo alla luccidatura dicevi (se non erro..) che usi solo gl perchè con questa chiudi il poro, fà risaltare le venature, le marezzature..etc...e usi l'olio di lino solo IN FASE di lucidatura!!! Pochi giorni fà, in un altro post scrivevi, sempre se ho ben capito, in risposta a una mia domanda, che usi olio di lino prima di lucidare, passandolo sul mobile, e poi asporti l'eccedenze e inizi a lucidare subito... ??? ??? quindi? lo usi prima? o solo a gocce, durante??
Non voglio assolutamente fare polemica, ci mancherebbe, vorrei solo, se vuoi, capire come fai e perchè?
Premetto che sono una persona moolto curiosa, insaziabile di sapere cose nuove e di sperimentare...!!!tempo fà lucidavo addirittura senza olio, nemmeno durante...ci voleva di più tra la varie "passate" ma il risultato era buono; poi ho seguito i consigli di CarloFerrari, e ho iniziato a usare il paglierino in fase di lucidatura...ottimo; poi i suggerimenti di PierpaoloMasoni, sull'uso delle olioresine e del lino....insomma non è che sono matto, mi piace conoscere e provare...
Grazie 😉
Aià!! madama Apo, sto ragazzo non si accontenta di mollichine, come si dice dalle mie
"questo vo tutta la pagnotta"
invecchiamento: ormai da un anno tratto le coperte esterne delle imbarcazioni con olioresina, lo faccio quando lo spessore non consente ulteriori interventi di abrasione, non mi sembra che in quelle condizioni di sollecitazione estrema vi sia un ingiallimento del prodotto dato, stessa cosa ho notato su tutti i serramenti esterni del quartiere del borgo pio che ho restaurato; portoni mercantile in douglas 1850, a ridosso del mare, sole,intemperie, salsedine. Niente da due anni, speriamo che non se ne accorgano alla geal sennò mi aumentano il prezzo.
Non vi sono delle regole codificate (per fortuna!!!); i procedimenti, nel passato, erano soggetti a varianti da bottega a bottega e penso sia così tuttora. Non vi sono controindicazioni sull'uso delle olioresine. Penso che molto spesso incida il gusto personale. Puoi fare delle prove e constatare le differenze estetiche fra i vari procedimenti. Certamente con un fondo di olio una lucidatura a gommalacca dura di più, ed ancor di più se a quest'ultima si aggiunge dell'olio di lino al posto del paglierino.
La gommalacca pura da tinte più fredde, mentre l'olioresina più calde; poi vi sono varianti anche da olioresina ad olioresina; per esempio la colorlegno ne ha una che da tinte fredde; la newchemical prevention da tinte ambrate. Poi vi sono varianti date dal tipo di legno.....insomma, nel lavoro di restauro entrea in azione la nostra creatività anche se ci si attiene a canoni filosofici rigidi
pierpaolomasoni
Grazie! In effetti si, il nostro è un lavoro che non può essere chiuso entro limiti e regole troppo rigide; la mia perplessità era sull'uso "indiscriminato" del linfo ma effettivamente dipende un pò dai casi e dal gusto personale!
Per quanto riguarda la domanda fatta ad Aporia ;D non è che voglio tutta la pagnotta (si dice anche dalle mie parti...), vorrei solo, se lei vuole, capire come fà....io personalmente non ho problemi a dire quello che faccio e come lo faccio...tanto poi solo l'esperienza, il gusto, la mano e la sensibilità ci portano a risultati soddisfacenti...!!! 😉
caro Marco....
le mollichine di Aporia (io le chiamo così) sono riferite ai segnali che Poillicino lasciava cadere durante il tragitto che lo conduceva nel bosco, lo faceva per non perdersi
ndr
Tempo fa ne lasciò cadere una preziosissima che troverai se hai la pazienza di spulciare nel forum e riguardava la chiusura del poro, posso garantirti che quel procedimento ha sovvertito le regole che antecedentemente vigevano nel mio antro e in principio più generale hanno aperto la stura ad una sperimentazione nuova e meno bacchettona . Se la conosco appena un poco ora starà spulciando tremila testi, collegandosi ai siti della culandia estrema e solo dopo averlo fatto ricontrollerà tutto, per recarsi infine sul fiume a prendere una bella elastica verga di salice per provare a bacchettare PPM che sicuramente ritrarrà la mano mente cala il nerbo, sta storia dura da un po e quando questi due s'accapigliano appena un pochetto stai sicuro che qualche cosa dal cestino di pollicino cade.....occhio che sta pe arrivà..
Ahahahahaha....sei troppo forte Pin8cchio ;D ;D ;D...
allora mi preparo a raccogliere altre mollichine.....quelle sulla chiusura del poro le ho già fatte mie tempo fà... 😉 😉
Leggo costantemente le vostre discussissioni e .. da buon alunno, faccio tesoro dei vostri consigligli.Ma a proposito delle mollichine lasciate cadere qualche tempo fa ed in particolare sulla chiusura del poro forse ho saltato la lezione >:(
chi di voi sa darmi informazioni piu dettagliate?
Saluti Pierpaolo
Sostanzialmente usa come turapori la polvere di gommalacca che si crea spagliettando, tra una lavorazione e l'altra, la superficie trattata!!! 😉 😉
Nooo! la polvere devi toglierla accuratamente.
pierpaolomasoni
Forse mi sono espresso male....spagliettare NON con paglietta d'acciaio...GIUSTO!!Io dico spagliettare ma uso una "spugna" sintetica leggermente abrasiva che non lascia residui praticamente e la polvere a cui mi riferisco e quella della gommalacca che viene "lisciata"!!!!Praticamente la polvere di gl diventa il turapori.....
Scusate ma Aporia non fà così??Ho detto una cavolata?? ???