Benvenuto nel Forum

Accedi o Registrati per poter inserire domande o rispondere agli amici della Comunity.

Per qualsiasi problema scrivi a: inforestauro@virgilio.it

Notifiche
Cancella tutti

linfoil

53 Post
8 Utenti
0 Reactions
37.8 K Visualizzazioni
(@otello)
Post: 41
Eminent Member
Topic starter
 

Ciao a tutti innanzitutto 🙂
ho notato che in tante discussioni si parla di "LINFOIL" (scusate la mia ignoranza),se ho ben capito si tratta di un olio naturale con effetto ravvivante ???
nel dettaglio di cosasi tratta?
E soprattutto in quale fase del restauro si applica?
Cosa piu' importante RISULTATI?
Grazie otello

 
Pubblicato : 28/04/2009 12:33 am
(@fulvio)
Post: 354
Reputable Member
 

Caro Otello
se frughi nei post troverai tanto di quel materiale sul Linfoil da chiarirti ogni dubbio, e soprattutto informazioni su quanto chiedi; Pierpaolo si è consumato i polpastrelli a rispondere su questo argomento.

 
Pubblicato : 28/04/2009 7:30 pm
(@pierpaolomasoni)
Post: 2128
Noble Member
 

Fulvio ha ragione, e per risparmiarmi i polpastrelli riporterò un capitoletto del mio trattatello sulle antiche vernici:
Vi sono testi che descrivono la preparazione di tali vernici. Interessante è la Schedula diversarum artium del monaco Teophilus Presbyter (probabile pseudonimo di Rogerus von Helmarshausen ) attivo a Francoforte presso la Chiesa di S Pantaleone sino al 1107, ritiratosi in seguito in un Monastero Benedettino a nord di Kassel ove installò il suo laboratorio. Si tratta di un manuale su arti applicate: pittura, arte vetraria, lavorazione dei metalli, databile fra il 1100 ed il 1120 le cui versioni manoscritte si trovano a Vienna presso l’Osterreichische Nationalbibliotek (codice 2527) ed a Woffenbuttel presso l’Herzog-August-Bibliotek ( codice Guelf 69).
Nella sezione dedicata alla pittura Teophilus descrive minuziosamente un processo di fabbricazione delle vernici olioresinose che è rimasto inalterato per secoli, come è testimoniato da un altro scritto di Johann Zahn risalente al 1685: Oculus Artificialis Teledioptricus. Si tratta di un monumentale trattato sulla costruzione di apparecchi ottici. Un capitolo è dedicato alla preparazione di vernici di vario tipo, coloranti e pigmenti, il tutto destinato alle finiture interne ed esterne dei tubi ottici e delle parti accessorie.
Nel capitolo denominato Fundamentum III pratico-mecanicum, syngtagma III, caput X si trova la sezione Vernices varias oleagineas preparandi praxes variae indicatur, la Praxis II contiene una ricetta all’ambra denominata Vernicis valde candicantis, esimiae et preclarae ex oleoliniet succino albo preparatio. Questo processo coincide perfettamente con quello descritto da Teophilus, prevedendo anche un’apparecchiatura simile rappresentata in una accurata incisione.

Secondo la minuziosa descrizione che ne fa il Theophilus la resina viene posta in un vaso di terracotta; la sua apertura va chiusa da un secondo vaso a mò di coperchio, munito di un forellino sul fondo. La connessura fra i due vasi va sigillata accuratamente con argilla, in modo che non possa fuoriuscire alcun vapore. Un sottile ferro munito di manico serve ad agitare la resina attraverso il forellino della chiusura mentre fonde. In un altro vaso viene messo a scaldare l’olio di lino e, quando la resina è sciolta, cosa che si può controllare verificandone la consistenza mediante il sottile ferro, si aggiunge a poco a poco l’olio attraverso il foro. Si lascia poi bollire, e si controlla la consistenza della vernice spalmandone un po su un pezzo di legno o su una pietra. La vernice deve essere composta da due parti di olio ed una di resina.
Analizzando la stampa riportata dallo Zahnn si noterà che le differenze dell’apparecchiatura rispetto a quella descritta dal Theophilus sono minime. In questo caso l’olio va posto nel vaso inferiore, direttamente sul fuoco. Sul recipiente va messa una piastra di rame o di ferro nella quale è ricavato un foro centrale; dentro tale foro viene posto un altro recipiente conico a mò di imbuto all’interno del quale si trova un setto nel quale sono ricavati tanti piccoli fori. Quest’ultimo recipiente va chiuso con un coperchio ed il tutto va sigillato con argilla ut nihil expirare queat.
Nel recipiente inferiore vanno messe otto once di olio di lino chiarificato al sole (olei lini optime ad solem distillati uncias octo); in quello superiore quattro oncie di ambra chiara (un’oncia equivale a 30 grammi). Come si vede le proporzioni sono le stesse consigliate dal Theophilus.
Il tutto viene posto su un fuoco di carboni ardenti, ed una certa quantità di essi viene posta anche sulla piastra metallica che chiude il recipiente inferiore, e sulla quale è inserito quello superiore. Il calore dei carboni ardenti scalda l’olio mentre contemporaneamente fa sciogliere la resina che colerà lentamente attraverso il setto forato che fungerà da filtro.
Risale ad una ventina di anni dopo ( Roma 1720) il Trattato sopra la vernice comunemente detta cinese di Filippo Bonanni ove si descrive un procedimento analogo illustrato da incisioni simili a quelle dello Zhann, e nel 1805 a Ginevra viene pubblicato il Traitè theorique et pratique sur l’art de faire et appliquer les vernis nel quale si trova la descrizione di un fornello destinato esclusivamente alla fusione delle resine coppali e dell’ambra.
È da notare come anche in questo caso le resine sono chiuse ermeticamente durante la fusione che avviene quando la parte superiore del fornello viene riempita di carboni ardenti. Il coperchio, indicato con E, è a perfetta tenuta e viene coperto anch’esso di carboni quando viene caricato. La resina viene messa nel colino metallico posto all’interno del crogiolo C. La parte inferiore è dotata di sostegni poco ampi per far sì che l’operatore possa agevolmente raccogliere la resina fusa, oppure farla sgocciolare nell’olio.
Anche il Tingry, come i suoi predecessori, sottolinea che una buona resina deve essere trasparente ed il suo trattamento è il passaggio cruciale per una buona riuscita.
Gli accorgimenti descritti meticolosamente dai vari autori, ed in particolare il far avvenire la fusione in un recipiente ermeticamente chiuso, ha probabilmente lo scopo di evitare parziali carbonizzazioni delle resine che determinerebbero sia un loro inscurimento, sia la presenza di particelle di materiale carbonizzato che renderebbero la vernice torbida, oltre che di colore scuro.
Da notare che sia il Theophilus che lo Zhann nell’indicare le dosi dei componenti di queste vernici si limitano ad un solo tipo che potremmo definire “universale”, cioè a quelle con una proporzione di una parte di resina e due di olio. Tali vernici erano dette semigrasse o medie in olio ed erano adatte praticamente per tutti gli usi.  Abbassando la quantità di olio si ottiene quella che veniva definita una vernice magra o corta in olio, una vernice, cioè, dotata di una pellicola molto più brillante ma più fragile, mentre, al contrario aumentando l’olio fino a cinque parti si avrà una vernice grassa o lunga in olio, dalla pellicola elastica e resistente alle intemperie, adatta a manufatti da esterno e di essicazione più lenta. Costante è invece sempre la proporzione fra il complesso oleoresinoso ( 60 – 65%) e quello volatile dato dai diluenti ( 35 – 40%).                                   

 
Pubblicato : 28/04/2009 7:39 pm
(@otello)
Post: 41
Eminent Member
Topic starter
 

Grazie per la risposta spettacolere!!!interessante la ricerca storica.Dal punto di vista pratico avrei qualche difficolta' ??? ???
Ti sarei grato se tu potessi darmi indiczioni piu' precise riguardo l'utilizzo.
greazie ancora Pierpaolo Ciarrocchi.

 
Pubblicato : 28/04/2009 10:53 pm
(@pierpaolomasoni)
Post: 2128
Noble Member
 

La seconda risposta per essere esauriente dovrebbe essere altrettanto spettacolare. Tenterò una sintesi. Il linfoil (della Geal) è una vernice che ricalca quelle antiche. Ve ne sono altre: per esempio quelle della Durga.
La loro caratteristica peculiare è quella di mantenere la giusta traspirazione dei materiali (in questo caso del legno) in modo da mantenerlo sano e farlo durare nel tempo. Per chi non le ha mai usate l'approccio può essere difficoltoso, ma, se se ne capisce il meccanismo, i risultati sono eccezzionali.
pierpaolomasoni

 
Pubblicato : 28/04/2009 11:38 pm
 cri
(@cri)
Post: 57
Trusted Member
 

Buongiorno!
Con i primi raggi di sole (pochi in verità) il mio laboratorio all'aria aperta apre timidamente le porte .... e mi riavvicino a voi e a questo bel forum.

Anch'io sono diventata una sostenititrice delle  olioresine che ho conosciuto lo scorso anno ed ora pero' mi trovo col dubbio della manutenzione .

Come posso trattare periodicamente :

1) un mobile trattato con olioresina e cera ?

2) un mobile che non ho restaurato io, quindi non so che fondo ha, ma è stato passato a cera ?
   
3)  in questo mobile putroppo alcuni tarli sono al lavoro ..... come posso unire il beneficio dell'olioresina o dell'olio di lino cotto contro i tarli senza dover sverniciare e rifare tutto? Il mobile è assolutamente in ordine !!
"Sparo" dell'olio nei buchi??

Grazie e una buona giornata a tutti !!

 
Pubblicato : 29/04/2009 10:06 am
(@pierpaolomasoni)
Post: 2128
Noble Member
 

Mobile trattato con olioresina e cera: in linea di massima basta reincerare. L'olioresina se non esposta al sole ha una durata molto lunga. In alternativa è possibile ridare l'olioresina, magari diluita. l'olioresina è compatibile con le cere. Altra possibilità è di mescolare alla cera un po di olioresina. Insomma, ognuna di queste possibilità è soggetta al grado di usura, al nostro gusto ed alla nostra sensibilità. Ogni artigiano ha il proprio stile.
2 mobile con finitura sconosciuta, ma rifinito a cera: il discorso in linea di massima non cambia. Conviene fare una prova su una piccola porzione, ma di solito non vi sono problemi.
3: sono contrario alle soluzioni che mi ricordano troppo l'eroinomania. Non potresti dare l'olioresina nell'interno e sul retro? magari diluita e scaldandola prima a bagnomaria così penetra di più.
Quà sta grandinando e tuonando. Ma esiste ancora il sole????
pierpaolomasoni

 
Pubblicato : 29/04/2009 12:50 pm
(@marco75)
Post: 416
Reputable Member
 

Purtroppo il sole dovrebbe fare un pò di Body building perchè ultimamente soccombe sempre alle nuvole... ;D ;D ;D

Caro Pierpaolo eccomi ancora con una domanda sul linfo....: se usiamo il linfo all'interno dei nostri amati mobili...come facciamo a far sparire l'odore in tempi ragionevoli?????Giusto ieri sono andato da una cliente per un lavoro e mi chiedeva come mandar via l'odore dall'interno di una credenza restaurata da me 1 mese fà...soddisfattissima del lavoro ma un pò meno per l'odore persistente!!!Io gli ho risuggerito di lasciare aperti, quando possibile, sportelli e cassetti e di far circolare aria fresca!!!C'è altro?????..ah,,gli ho suggerito di metterci dentro del pane...un vecchietto mi disse tempo fà che era un buon sistema per "eliminare" gli odori!!!!
Grazie....
Qui ho ripreso a piovere anche ora..dopo averci sommerso stanotte...ufffff....

 
Pubblicato : 29/04/2009 4:29 pm
(@otello)
Post: 41
Eminent Member
Topic starter
 

Ciao a tutti ;D
Anch'io dalla mia finestra vedo scendere pioggia, pioggia e ancora pioggia.Quantomeno nella sfiga meteo il mio orticello sorride 😀 :D.
Torniamo a noi e soprattutto al linfoil; immaggino che l'approccio con un nuovo prodotto a me sconosciuto sia decisamente difficile ma proprio per questo la curiosita' aumenta 😀
Per esempio butto giu qualche domanda e precisamente:
1)Il linfoil si usa nella preparazione del fondo o nella fase della finitura?
2)Si stende a tampone o pennello?
3)Tempi di asciugatura?(meteo permettendo)
4)visto che la ricerca storica fornitami gentilmente dal sig. Pierpaolo Masoni parla di olii e "resine", il linfoil e' un sostitutivo della gommalacca?
5)Per ultimo, sapreste consigliarmi dove posso acquistare il linfoil della Geal magari on-line visto che nella mia citta' nessuno conosce il linfoil?
grazie ancora e scusate se vi sottopongo a stress di questo tipo!!!
Saluti Pierpaolo Ciarrocchi

 
Pubblicato : 30/04/2009 12:14 am
(@pierpaolomasoni)
Post: 2128
Noble Member
 

Qua abbiamo avuto un tramonto coreografico: promette bene, ma la grandine ha lasciato un freddo cane.
Con una buona aerazione l'odore dovrebbe sparire in pochi giorni. Il vecchio forse ha ragione.
In futuro per evitare l'odore aggiungi un po di linfoluce: ha un odore di agrumi che alle casalinghe piace.
pierpaolomasoni
mentre scrivevo è arrivato un messaggio da un mio omonimo. rispondo sintetizzando.
Si usa sia come fondo che come finitura.
si stende sia a pennello che a spruzzo, che con straccio; si da in abbondanza e si tolgono le eccedenze dopo mezzora.
Asciuga in un giorno o due (a seconda se lo diluisci con acquaragia o no), ma l'olio deve polimerizzarsi (15 gg) perchè la vernice diventi stabile (si possono accorciare i tempi col sole o lampade uv.
La gommalacca è un sostitutivo delle vernici olioresinose: è stata importata in europa in dosi massicce soltanto dal 1830. Prima era molto rara e costosissima.
Puoi telefonare direttamente alla Geal. La trovi in internet. ora sono troppo stanco per cercare il numero (mi sono alzato alle 5) magari lo posterò domani.
buonanotte
pierpaolomasoni

 
Pubblicato : 30/04/2009 12:30 am
(@fulvio)
Post: 354
Reputable Member
 

Caro otello
sul sito della geal ( http://www.geal-chim.it/) trovi quello che ti serve.
Puoi contattarli tranquillamente, sono gentilissimi, anch'io non trovavo il linfoil nella mia città e loro mi hanno indicato il rivenditore a me più vicino.

 
Pubblicato : 30/04/2009 9:27 am
(@pierpaolomasoni)
Post: 2128
Noble Member
 

Dimenticavo. Se lo si usa per rifinire a cera si può seguire l'indicazione che da la geal (leggere la scheda tecnica), ma in passato i falegnami erano soliti mescolare a questa vernice una certa quantità di cera d'api per il fondo, e poi intervenivano con la cera.
pierpaolomasoni

 
Pubblicato : 30/04/2009 1:55 pm
(@otello)
Post: 41
Eminent Member
Topic starter
 

Grazie per le preziose informazioni, oggi oltretutto ho trovato un punto vendita autorizzato a me vicino.Domani festa dei lavoratori ma sabato vado a comprarlo e poi... vi stressero' ancora un po.
Per il momento Buon 1° maggio a tutti i lavoratori ;D ;D
Saluti Pierpaolo

 
Pubblicato : 01/05/2009 1:14 am
 cri
(@cri)
Post: 57
Trusted Member
 

"... sono contrario alle soluzioni che mi ricordano troppo l'eroinomania. Non potresti dare l'olioresina nell'interno e sul retro? magari diluita e scaldandola prima a bagnomaria così penetra di più."

--------------------

Ah! Pierpaolo ..non avevo mai fatto questo tipo di associazione .... lungi da me quest'idea! 😀

Comunque il fatto è che dentro 'sto mobile è tutto ricoperto da carta .... 
....quindi l'idea di darlo dall'interno ..... non va bene, no??

Come dite di procedere ?

Grazie mille e .... che bellezza che finalmente il sole ci ha allietato per tre giorni !!  Cri

 
Pubblicato : 03/05/2009 7:42 pm
(@pierpaolomasoni)
Post: 2128
Noble Member
 

La presenza di parassiti può essere provocata da due motivi fondamentali:
1°: abbattimento dell'albero e successivi trattamenti sbagliati: per esempio il taglio con luna crescente, oppure le tavole essiccate e non invecchiate..........
2°: conservazione del mobile in ambiente malsano; per malsano intendo molte cose.
Nel primo caso non ci si può fare praticamente nulla, se non dilazionare il problema con biocidi o altri trattamenti analoghi.
nel secondo, si tratta di tentare di eliminare la causa che spesso è praticamente introvabile. Capita a volte, per esempio, che le bestioline arrivino da un mobile vicino che riesce a nasconderli bene o che è stato spostato prima del nostro arrivo.
Io incomincerei con una passata col linfo (che male non fa).
Poi, controllato che l'ambiente sia fondamentalmente sano (senza umidità e luminoso),
userei delle sveglie rumorose. Le piazzerei all'interno del mobile. Insomma. tenterei di creare rumore. Quelle stupide bestiole amano mangiare nel silenzio, un po come certe famiglie di storica memoria. Al Louvre hanno risolto il problema in questo modo. Costa meno dei soliti antitarlo e non ci intossica. L'unico problema è la ricarica delle sveglie.
pierpaolomasoni

 
Pubblicato : 03/05/2009 11:38 pm
Pagina 1 / 4
Condividi:
Translate »