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Per marco75: perchè scrivi che le aniline alterano in peggio le caratteristiche della gommalacca?
... alterano la "trasparenza" della gommalacca e cosi la sua brillantezza nella lucidatura a tampone! Non lo dico solo per mia personalissima esperienza, ma anche perchè tempo fa ebbi conferma di questo da uno studio fatto a roma e di cui lessi i risultati su dispense da studio. 🙂
dovendo essere il nero un colore puro da ottenere - puro nel senso nero- nn sarebbe meglio pensare di utilizzare gl bianca ottenuta tramite candeggio visto che il colore ambrato in questo caso è indesiderato e poi pensare di - e sono trucchi da pittore - miscelare alla tinta nera altri colori per rendere la superficie nerissima ?
sicuramente ci sono accorgimenti particolari che andrebbero scoperti !
La gommalacca decolorata è molto fragile e usarla su un pianoforte il quale è sottoposto a usura non mi sembra adatto. La lucidatura con coloranti neri è più difficile da eseguire ma non è vero che perde in brillantezza, anzi il nero esalta la luce e, purtroppo, ogni minimo difetto. Spesso gli attuali studi teorici si basano su lavori eseguiti da plurilaureati che non hanno la minima preparazione artigianale, falsando così i risultati.
Ragazzi, che mortorio! Possibile che se non c’è una C. che mi insulta andate tutti in letargo?
Bene. Vediamo di lanciare qualche provocazione: sono pienamente d’accordo con Marco. Si tratta oltre che di trasparenza della gl. di una questione di rifrazione della luce. Per capirci: immaginate una superficie nera sulla quale si metta un vetro trasparente, e poi un’altra sulla quale si metta un vetro nero. Pensate non vi sia differenza? Nella prima si avrà una sensazione visiva bidimensionale; nella seconda piatta.
Per Pomacciolo: la vernicetta piemontese che avevo citato non era una “poliresinosa” (termine che non si trova in nessun testo serio e che suppongo voglia significare vernice in base alcol composta da più resine), ma una olioresina composta da standolio. Mi pareva di essere stato chiaro. Trovo che certe persone abbiano le idee molto confuse nell’ambito delle vernici. I pianoforti nel passato sono stati verniciati in un’infinità di modi. Mi pare riduttivo soffermarci sulla solita gl. gli Inglesi hanno molto usato le nitro; i tedeschi i flatting, ecc. Sarebbe interessante se Giuseppe ci fornisse la consulenza di uno specialista del settore.
Di pianoforti io non me ne intendo; posso solo dire che nei miei ricordi il mio primo pianoforte era nero, tedesco e chiaramente verniciato con un flatting restaurato con gl. Magari si trattava proprio della vernicetta piemontese!
In quanto a insulti tu non sei da meno.
La vernicetta Piemontese la lasciamo a i piemontesi, gli inglesi come quasi in tutta Europa passavano la nitro dappetutto dopo la seconda guerra, non gli sembrava vero di lucidare in cosi poco tempo.
Di quelli che usano questi metodi chiaramente, non ce ne puo fregare di meno.
Pierpaolo sono lusingata ;D questo è amore senti la mia mancanza, oggi leggendo mi sono commossa ho le lacrime agli occhi :'( che belle parole, volendo posso riprendere ma non so quanto ti convenga, poi in fondo il maestro sei tu, pendo dalle tue labbra, Pierpaolo senza rancore, un caro saluto 🙂
Non mi censurate, cercate di capire come resistere ad un invito simile ;D
Come volevasi dimostrare.
Caro Pomacciolo,
non mi pare di aver insultato nessuno. Semplicemente se cito una vernice grassa e tu la definisci “poliresinosa”, c’è qualcosa che non quadra. Oltretutto, e qui mi scuso, so che corro il rischio di farti postare nuovamente qualche riferimento cinematografico, ma le parole sono come mattoni: tale termine “poliresinose” non è catalogato da nessuna parte. Penso sia stato inventato dal Turco per indicare vernici costituite da varie resine sciolte in alcol, e ripreso poi dal faidatè.
La Vernicetta Piemontese rientra nella folta categoria delle vernici grasse che comprende anche i flatting che sono state largamente usate sino all’inizio del ‘900 ed oltre.
Trovo assurdamente limitativo fissarsi solo su un tipo di verniciatura. Se ti chiedono di restaurare un pianoforte verniciato con un flatting (ve ne sono molti) che fai? Rifiuti il lavoro? O lo stoppini con gl. come era il mio? Così che dopo qualche anno la gl. si era deteriorata lasciando intravvedere i segni della lucidatura con tripoli? Questo lasciare agli altri verniciature che non siano a gl. è un atteggiamento che non riesco a capire.
E poi, scusa se ti correggo, ma gli Inglesi le nitro hanno incominciato ad usarle nel 1919, non dopo la seconda guerra mondiale! E dal ’20 sono state usate in tutta Europa. Tali vernici sono state inventate per smaltire tutta la nitroglicerina accumulata durante la 1° guerra mondiale. Semplicemente gli inglesi sono riusciti a sostituirla egregiamente alla gl. nella stoppinatura ottenendo delle splendide verniciature.
mi riferisco agli insulti passati non certo a quello che dici in questo post.
rettifico: dopo la prima guerra 1920 o giu di li.
Poliresinose olioresinose Turcoresinose.... cambia poco il punto è che, giuro, mi interessa proprio poco mettere dell olio cotto o nitro su un piano a coda. Credo non interessi neanche a MANONERA, un vecchio lucidatore raccontato molto allegramete da qualcuno, aveva le mani nere perchè lucidava senza guanti.
poi scusa come uno si accorge che sotto c'è della tripoli, non mi è molto chiaro.
I fratelli Martin all’inizio del XVIII secolo ricevettero l’imprimatur reale (era in pratica un brevetto che permetteva di definire “reale” la loro fabbrica) per la verniciatura di mobili con una olioresina estremamente brillante. I loro mobili divennero famosi. Tieni presente che inizialmente erano fabbricanti di carrozze. In seguito molti tentarono di copiare le lori vernici la cui formula è rimasta segreta. I flatting sono nati appunto da questi tentativi e dall’esigenza di avere vernici che potessero essere tirate a lucido mediante levigatura con tripoli, che imitassero la brillantezza delle lacche cinesi e che fossero resistenti. All’inizio del 900 tale levigatura si incominciò a fare con levigatrici meccaniche spesso con risultati più grossolani che comportavano col tempo la comparsa dei segni circolari della levigatura. Se stoppini con gl. su tali vernici, inizialmente avrai un risultato ottimo, ma la gl. non si aggancia alla perfezione e dopo un po’ , con luce radente, i segni della levigatura tenderanno a riapparire.
In effetti...che senso ha usare la gl su superfici trattate in origine in altro modo?? dove stà la filologia dell'intervento? cmq mi è capitato di rimettere mano dopo solo due anni a un pianoforte che un restauratore prima di me aveva restaurato e lucidato a gl, andando sopra la verniciatura originale, ovviamente diversa! bè...oltre ai segni, come dice Pierpaolo, l'adesione non era buona e le superfici erano tutte screpolate...una cosa orrenda...magari dovuta anche a una vernicie troppo grassa!
Tornando al discorso di tingere la gl con le aniline, sono contento di non essere il solo a dire che l'effetto cambia!!! si tinge il legno e si lucida con gl "neutra"!! poi, per chi non ci crede, basta fare delle prove e vedere le differenze!! 😉 😉
... e avrai un pianoforte verde anzichè nero! La gl tende al giallino quindi virerà sempre al verde. Se usi quella decolorata avrai un film troppo fragile per un pianoforte. Caro PPmasoni mi spiace dissentire ma una superficie lucidata a gommalacca non ha paragoni con quelle a nitro o flatting. E' come paragonare un vascello a uno di quei plasticoni che trovi nei porticcioli turistici (scusate ma anche se non conosco il gergo marinaro la mia vista ne soffre!). Naturalmente quando parlo di Gommalacca non intendo la gl pura ma tecniche di verniciatura che comportano l'uso di più elementi dei quali la gl è solo il preponderante. La vernis Martin nasce come un surrogato economico delle ben più costose laccature cinesi: i fratelli divennero furono molto bravi a saper seguire la moda del momento con le loro figurine ma il loro prodotto rimane un surrogato di un prodotto decisamente superiore. Il loro merito all'epoca fu quello di aver trovato una miscela decisamente più resistente di quelle fino ad allora provate e nella quale la gl gioca un ruolo determinante insieme con altre resine.
Cara Aporia, la formula delle vernici Martin giace nella loro tomba. Dire che la loro vernice conteneva gommalacca è una sciocchezza simile all’analoga affermazione smentita dalle analisi chimiche sulle vernici di Stradivari. Il fatto è che tale resina era talmente cara ed irraggiungibile da far nascere leggende assurde.
Che le vernici dei Martin non avessero niente a che vedere con la lacca cinese non vi è dubbio. In quegli anni tale vernice (che non era altro che una olioresina) era diventata mitica e molti artigiani tentarono di imitarla senza mai uguagliarla. Non mi risulta che ne siano mai state fatte analisi chimiche approfondite: troppo poco l’interesse dei ricercatori.
In quanto alle tonalità che assumerebbe la gommalacca data su un fondo nero, anche in questo caso dissento.
Si tratta sempre di semplici leggi ottiche: se su un fondo nero metti un vetro giallo, il nero assorbe tutta la gamma dei colori escludendo i pochi raggi che vengono riflessi dal vetro (proporzionalmente al suo spessore che per la gl. è minimo).
Watin in “ L’Art du peintre, doreur,vernisseur “ ( 1823 ) dà la ricetta della famosa venis Martin che in effetti era un’olioresina : olio di lino e copale scaldati insieme fino alla fusione della resina,cui faceva seguito l’aggiunta di trementina veneta. A questa vernice-copale di base, vi potevano essere delle variabili. La prima era la sostituzione del copale con l’ambra : la vernice che ne risultava era piuttosto scura ed indicata per l’imitazione della lacca cinese marrò o nera. Watin fornisce inoltre la ricetta per la vernice d’orata : 8 once di ambra e 2 once di gommalacca sono incorporate in mezza libbra di olio di lino. Per i colori si usavano sangue di drago ( rosso ), zafferano( giallo ) gommagutta ( giallo ) o annatto ( un’anilina giallo-rossiccia ottenuta dai semi della bixa orellana ). Per la vernice usata per le carrozze si aggiungeva alla vernice all’ambra bitume e terra d’ombra.
Esperienza personale: la gommalacca su fondo nero o blu da come risultato verde. E' inutile invocare le leggi dell'ottica basta provare. E' uno dei problemi maggiori per gli stoppinatori: alcuni pianoforti sono neri altri virano sul verde. Dipende da cosa si vuole ottenere. Le analsi chimiche sono state eseguite, in fase di restauro, su mobili laccati con vernis martin ma ora non ho ancora recuperato i miei libri e appunti dai traslochisti quindi non posso fornire riferimenti certi. Watin era un venditore di prodotti per verniciare e dorare e pubblica nel 1773 descrivendo la gommalacca per vari usi, quindi non si può escludere che fosse utilizzata come fa pierpaolomasoni.