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Ho fatto una piccola ricerca nel web, non avendo i miei amati libri. Sul sito del "cabinet de physique expérimentale" di Joseph-Aignan Sigaud de La Fond affermano che gli apparecchi ereditati dall'Abate Nollé, e quindi, se non ho capito male, nel 1760, sono decorati con vernis Martin e finiti con vernice a base di gommalacca, sandracca, mastice, alcool... E' un sito ufficiale e non un'enciclopedia libera quindi potremmo anche prenderlo in considerazione. Spero che la messa al bando di alcune resine a favore di altre finisca perchè non è utile a una serena ricerca. Naturalmente ogni restauro dev'essere valutato caso per caso pertanto non tratterei la chitarra di Jimi Hendrix a stoppino!
concordo, tranne che se mai ti capitasse la chitarra di Hendrix va lasciata cosi com'è.
La ricetta della vernice grassa chiara di Martin, letteralmente tradotta da P.F. Tingry “ The Painter and Varnisher’s guide “ ( 1803 ) :
“ Resina copale frantumata 16 once.
Olio di lino 8 once
Essenza di trementina 16 once.
Sciogli la copale in un matraccio sul fuoco , e poi aggiungi l’olio di lino in stato d’ebollizione: quando questi ingredienti si sono incorporati ,togli il matraccio dal fuoco , mescola la materia fino a che la maggior parte del calore è cessato, e poi aggiungi essenza di trementina riscaldata. Filtra il tutto mentre è ancora caldo attraverso una stoffa di lino e riponi il tutto in una bottiglia dalla bocca larga. Il tempo contribuisce alla sua chiarificazione ; ed in questo modo acquista migliori qualità . In linea di massima è meglio non usare troppo violento calore. La vernice in questo modo riesce meglio ed acquisisce meno colore . Se la stessa più tardi diviene troppo densa, aggiungi un poco di essenza calda, in modo che la miscela sia più fluida. E’ stato in questo modo che il famoso MARTIN ha composto le sue belle vernici grasse trasparenti. “
Come già detto prima, probabilmente la gommalacca entrava a far parte in alcune varianti ( vernice dorata ) della vernice dei Martin.
P.S. : la precisazione di Aporia sulla data di pubblicazione ( 1773 ) della prima edizione dell’opera di Watin “ L’art du paint …ecc. “ è corretta . La data di pubblicazione da me indicata ( 1823 ) si riferisce all’ottava edizione della stessa opera da me consultata.
Finalmente un po’ di gossip storico! Non sapevo che il Watin fosse un venditore. Ciò mi spiega alcune cose. Mi sono limitato a leggiucchiarlo perché sulla composizione delle vernici non dice niente di nuovo. Olio di lino ed ambra è la ricetta che viene riportata dalla stragrande maggioranza degli autori, dal Theophilus nel 1107 allo Zann nel 1685. È la stessa vernice che veniva commercializzata in Italia col nome di Olio d’ambra di Venezia, e pare fosse diffusissima: il Turquet De Mayerne (1600) sostiene che si trovava in tutte le mesticherie italiane. L’ambra era considerata la resina migliore per la sua durezza e brillantezza. Tutti gli autori precedenti però insistono molto sul fatto che le operazioni di cottura e di pirogenazione devono essere fatte in contenitori chiusi ermeticamente per evitare che i prodotti brucino e quindi la vernice scurisca. Insomma. Sembra che il Watin parli a dilettanti che vogliono passare il tempo.
Non conosco direttamente le verniciature dei Martin, ma solo per averne letto. Si dice che fossero di una resistenza eccezionale e molto brillanti. Sono portato a crederlo, dato il successo che hanno riscosso. Senza dubbio si trattava di una combinazione particolare di resine. Bisogna anche tener conto che i brevetti venivano concessi solo con l’assoluto divieto di divulgare la formula. Le ricerche successive si sono effettivamente focalizzate sull’uso di copali dure ( teniamo presente che con tale termine si indicavano tutta una serie di resine con caratteristiche talvolta assai diverse) e di olio di thung. Tutto ciò per ottenere una vernice levigabile meccanicamente. È presumibile che i Martin fossero pervenuti a tali risultati prima degli altri. Mi interesserebbe molto vedere le analisi di tali vernici, anche se, come il solito, non potranno dirci tutto.
In quanto alla gommalacca, effettivamente sono forse troppo duro nei suoi confronti, ma sino all’ottocento veniva solo citata come resina minore, mai usata singolarmente per via dei risultati scadenti e per il suo prezzo troppo alto.
PS. Aporia è sempre molto precisina.
Per BLO: la mia non era una precisazione casuale né volutamente offensiva. L'ho fatta solo per dimostrare che già nel Settecento vi era un venditore di vernici che in più parti della sua opera, una sorta di manuale d'uso, nomina la gommalacca. Attenzione a leggerlo come fosse la Bibbia perchè non ha un'esperienza diretta, spesso ricicla informazioni di seconda mano e probabilmente aveva anche qualche interesse a proporre un prodotto al posto di un altro.
Per pierpaolomasoni: non ho mai sostenuto che la gommalacca vada usata da sola, infatti per anni ho cercato l'elemento mancante. La gommalacca da sola crea un film fragile che ingiallisce velocemente, quindi non mi è stato difficile ipotizzare che fosse utilizzata insieme a qualcos'altro che la rendesse più elastica e duratura, infatti, la verniciatura a stoppino è una tecnica di verniciatura per stendere meglio le resine, e non solo. Grazie alla tua diffusione di informazioni sull'olio di lino ho provato anche quello e i risultati sono decisamente più duraturi. Forse abbiamo fatto un passo avanti: più resine usate insieme garantiscono maggior durata e durezza del film come probabilmente avevano scoperto i Fratelli Martin. Ho una domanda: cosa ha portato la gommalacca da essere una resina costosa a diventare la più economica delle vernici?
Della gommalacca come vernice ne parla già Alessio Piemontese a metà 500, ma dice che, a parte la brillantezza, è scadente perché fragile e non duratura. Di ricette con resine sciolte in alcol ve ne sono a decine: si tentava di sfruttare le qualità diverse di ogni singola resina per migliorare i risultati.
In quanto al calo dei prezzi, è dovuto all’apertura di nuove vie commerciali grazie all’invasione inglese della Cina ed alla costituzione di colonie tipo Macao. Inizialmente per arrivare in Europa doveva seguire la via della seta. Dall’inizio dell’800 si sono sviluppate comunicazioni navali molto veloci anche per l’apertura del canale di Suez.
Stucco di gommalacca, gommalacca, olio di lino e tanto olio di gomito.
Il risultato....altro che Martin e compagnia bella.
http://www.youtube.com/watch?v=ecj73y-oItw
Aporia...ho colto da subito il senso della tua precisazione e,quindi, hai fatto benissimo a farla. Quando parli dell'impiego dell'olio di lino per rendere più resistente la gommalacca ti riferisci ad un suo uso al posto dell'olio paglierino o di vasellina per lubrificare il tampone ?
Sì, con l'accortezza di usarne pochissimo altrimenti filma.