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Dipende che genere di prodotto usi ci sono quelle che filmano come dici tu, ma alcune invece no, sono prodotti in continua evoluzione, il fatto che siano dannosi riguarda solo alcune di queste vernici, perchè in parte contengono poliuretano ma questo non riguarda tutti i prodotti all'acqua, bisogna saper scegliere, è logico che non sono prodotti biodegradabili al cento per cento, ma secondo me escludere qualche derivato del petrolio e già un passo avanti, come filma il flatting creando una barriera sul legno questo non lo fanno assolutamente parlo non per sentito dire dall'amico chimico, ma per esperienza diretta, ne ho utilizzati molti di questi prodotti, ci tengo a precisare non su infissi antichi logicamente 🙂
Rispetto le vostre opinioni, però non le condivido, e sbagliato dare pareri senza aver provato, l'olio di lino è un ottimo prodotto, ma anche lui a le sue pecche richiede più manutenzione, e scurisce fortemente il legno, se non adeguatamente diluito filma anch'esso, però l'uso e indispensabile lo ammetto, su infissi d'epoca su cui non possiamo mettere ne vernici all'acqua, ne vernici sintetiche, con questo mi auguro di essere stata chiara, poi uno può fare quello che vuole, ma le informazioni vanno date correttamente, sono prodotti con caratteristiche diverse, ma quelli all'acqua sono molto più resistenti di qualsiasi flattig che esposto alle intemperie dopo un po di tempo inizia subito a sfogliare sfido chiunque a dire il contrario anche il tuo amico chimico, e ripeto parlo per esperienza diretta è non per sentito dire 🙂
Ciao
Mia cara, non vorrei iniziare il giuoco del iocelihopiùgrossi, ma di esperienza sul campo io purtroppo di anni ne ho una cinquantina, e senza basarmi sugli esperimenti di laboratorio posso affermare che un buon flating, come lo chiami tu, in media, se esposto al sole ed alle intemperie, dura non meno di 5 anni. Meglio riprenderlo dopo 3.
Non vi è nessun impregnante sintetico che duri tanto, e, per quelli all'acqua, il tempo di decadimento è anche più veloce. Il problema è la genericità dei termini: un flating può essere composto da olio di lino, standolio, oppure olio di pomodoro, o di balena; può contenere olio di thung, ecc... Insomma, col termine flating indichi un'infinità di prodotti organoletticamente diversissimi. Devi prendere le schede di sicurezza, vedere i componeti e citare i componenti. Quando parlo di olioresine io mi riferisco sempre a quelle tre o quattro che conosco molto bene a livello chimico. Solo così posso dare dati certi. Lo stesso discorso vale per gli impregnanti sintetici. Per esempio quelli che arrivano direttamente dalla Bayer durano molto di più di qualunque altro, ma sono di difficile reperibilità perchè vengono venduti quasi esclusivamente a ditte che li modificano per commercializzarli con altri marchi. Quindi non parlarmi di impregnanti o flating in modo così generico: non mi parli di niente, o mi parli di troppi prodotti diversi, con un'infinità di caratteristiche diverse. In quanto agli impregnanti all'acqua ti posso dire che negli appalti seri me li vedo sempre escludere.
Non mi sembra corretto citare marche specifiche di prodotti, sulla durata dei prodotti ad acqua ti sbagli di grosso, il fatto che tu abbia cinquantanni non vuole dire nulla, con me caschi male appena posso ti do dimostrazione di quello che affermo......documentati in questi ultimi anni i prodotti ad acqua hanno avuto un evoluzione in meglio, l'unica affermazione giusta che hai fatto è in merito alla resistenza del flatting..... ;D
purtoppo di anni ne ho ben più di 50!
Non vedo quale scorrettezza vi sia nel citare marche e componenti di prodotti: è l'unico modo per parlare di cose concrete. Se per esempio l'impregnante della Bayer viene venduto alla ditta x, comprandolo da questa ditta avrai un prodotto di meno valore pagandolo di più. E cosa vi è di scorretto se affermo che la Durga è una delle poche ditte (veramente penso sia l'unica) che produce vernici del tutto naturali basandosi su ricette antiche? o se cito i componenti delle vernici Geal? forse non farà piacere a certi fabbricanti beceri o disonesti, ma va a tutto vantaggio del consumatore. Potrei accettare se anzichè termini generici mi citassi i componenti, ma, ripeto: dicendo flating o impregnante non si dice praticamente nulla.
testati impregnanti all'acqua veleca e attiva..... con me filmano.... essendo al sud.... poi se voi siete dei maghi ditemi le magie.... scherzo le marche... dato che ormai ne stiamo parlando apertamente.....
ho trovato la scheda tecnica dell'impregnante attiva: si tratta di un acrilico. Non mi stupisce che crei una certa filmazione. Gli impregnanti in base acqua penetrano meno di quelli in base solvente, quindi tendono a fermarsi in superficie e filmare, soprattutto se dati su legni poco assorbenti. Mi chiedo perchè usare tali prodotti e non le vecchie olioresine. I risultati sia nell'immediato che nel tempo sono nettamente superiori!
Comunque penso che per del duglas andrebbe meglio un impregnante poliuretanico perchè ha un migliore aggancio, e poi sarebbe meglio in base solvente perchè penetra di più.
http://www.altroconsumo.it/casa-energia/nc/articoli/impregnanti-per-il-legno-altroconsumo-219
è un'analisi molto sommaria, ma reale.
Bello, ma continuo a chiedermi perchè usare vernici di tipo moderno e non di tipo antico che hanno una durata nettamente superiore, sono dei deterrenti nei confronti dei parassiti pur non avendo biocidi e...secondo me...sono più belle.
Io per i mobili antichi utilizzo la sola gommalacca, per gli infissi è i mobili nuovi preferisco le vernici all'acqua perchè ti chiedi, semplice mi evitano il contatto con solventi come l'acquaragia, nitro ecc. Questo mi sembra un vantaggio, dell'inchiesta di altro consumo ne sono a conoscenza, anni fa ero socia....giornale e associazione di tutto rispetto, ma l'inchiesta è parziale perchè a esaminato solo alcuni prodotti.....escludendone altri.
Questi sono gli infissi che ti citavo in precedenza, sono stati trattati 6 anni fa nel 2005, non hanno subito nessuna manutenzione come puoi vedere sono nuovi.....il prodotto utilizzato è un impregnante effetto cera della SAYERLACK già colorato pronto all'uso. Ma la scelta è enorme, anche la DURGA è una linea ottima, la ditta PRAKRITI offre prodotti di qualità, produce una vasta gamma, anche vernici all'acqua.
Scusa Cassiopea, so di essere un rompipalle, ma usare la gommalacca su mobili antichi non è filologicamente corretto e tecnicamente scadente. Si tratta di una pratica novecentesca per abbreviare i tempi di lavorazione e che da risultati pessimi.
La gommalacca sino al 1840 era una resina carissima, per snob ricchi, considerata dai tecnici delle vernici scadente. Da quando abbiamo invaso la Cina i prezzi sono crollati e ci siamo divertiti a metterla in tutte le salse. La prima volta che è stata usata a stoppino risale all'ottocento per opera di un viennese, Se provassi le olioresine ed imparassi ad usarle, anche tu ti convertiresti. Si tratta delle uniche vernici veramente rispettose del legno; non sono tossiche (puoi diluirle con acquaragia); sono traspiranti pur essendo idrorepellenti. Sapendole usare puoi ottenere un'infinità di risultati estetici diversi. L'importante è usarle nei dovuti modi.
Senti Pierpaolo, con tutto il rispetto filologicamente sbagliato è quello che dici tu, su un mobile dell'ottocento fino a spingermi oltre anche del novecento non userei mai un oleoresina, dici questo perchè non sai lucidare a gommalacca a quanto pare, cosa che non è da tutti, la vernice a gommalacca a origini molto antiche ti riporto la parte di un articolo che ne parla ampiamente.....
La prima notizia sull'uso della gommalacca come vernice per legno appare già nel 1590, in un'opera di uno scrittore inglese, inviato in India per descriverne i luoghi, gli usi ed i costumi. Egli descrive come i tornitori Indiani di suppellettili domestiche applicassero la gommalacca strusciandone un blocco sull'oggetto in legno ancora sul tornio, così che il calore prodotto dall'attrito la sciogliesse, facendola penetrare nelle fibre del legno. Quando la gommalacca così applicata raggiungeva la giusta quantità, il tornitore rifiniva il pezzo strusciando paglia o altre fibre vegetali, lucidandolo alla perfezione.
Benché usata in Occidente fin dal '600 (chi si può dimeticare il segreto di Stradivari per i suoi violini?), l'uso della gommalacca come vernice per mobili non prese comunque piede su larga scala fino agli inizi dell'800, quando rimpiazzò quasi completamente gli altri metodi, a cera o con olii. Rimase la finitura piú diffusa fino agli anni '20 e '30, quando fu rimpiazzata dalla lacca alla nitrocellulosa.
Con questo preferisco astenermi da altri giudizi, vediamo il restauro in modi totalmente opposti, mi dispiace che gente come te lavori in questo settore, senza offesa, non ti metterei mai un mobile del settecento nelle mani, immaginando cosa ne verrebbe fuori, mi vengono i brividi al solo pensiero 🙂
Vuoi convertirmi, a cosa, all'uso di un prodotto banale come le oleoresine, nooo con me non ci riesci, è da anni che pratico il restauro, e le lezioni che cerchi di impartire non mi piacciono per niente, già provate è accantonate, piuttosto impara tu a lucidare a tampone, vedrai che il tuo livello qualitativo in questo campo sale, quello che sai fare tu lo sanno fare tutti, e un consiglio che ti do, pensaci su 🙂
CIAO... ;D
Trovo volgare che qualcuno si permetta di giudicare senza sapere. Io mi sono fatto la gavetta a stoppinare quando facevo le medie, d’estate, e poi in una bottega umbra stoppinando per anni, e non ho mai detto niente contro la stoppinatura. Sostengo soltanto che è una pratica che risale alla prima metà dell’ottocento, e, quindi, non è corretta su mobili antecedenti.
In India veniva usata come resina termoplastica, non mi dici niente di nuovo. I romani la usavano come farmaco, i De Medici per glassare i cibi (ancora oggi viene usata in pasticceria). In quanto a Stradivari si tratta di un’emerita corbelleria. La bontà di tali strumenti è da ascriversi ad una costruzione precisa oltre l’immaginabile ed alla qualità del legno.
http://www.daringtodo.com/lang/it/2010/04/29/fisici-a-caccia-dei-segreti-di-stradivari/
http://www.meteogelo.com/clima-analisi-modelli/il-segreto-di-stradivari-il-legno-%E2%80%9Cfreddo%E2%80%9D/
In questo momento non ho sottomano i risultati sulle analisi delle vernici, ma se ti interessa le posso trovare. Si tratta di uno strato di olio di lino e di un secondo di olioresina. Non ho trovato la relazione originale; accontentati di un succedaneo: http://www.blitzquotidiano.it/musica-showblitz/stradivari-mistero-vernice-violini-stradivarius-166863/
Con ciò il discorso sugli stradivari non è certo chiuso: il Sacconi parla di uno strato intermedio di colla.
Nelle botteghe italiane è invalso l’uso della “mezza cera”: una mano di gommalacca a pennello e cera. Si tratta di una pratica tecnicamente pessima, come pessimo è l’uso di “olio paglierino” per far scorrere lo stoppino. Tale olio non è altro che paraffina (il più delle volte, altrimenti non si sa) e quindi non è essiccativo. Prova a sostituirlo con un olio essiccativo (che conferisce durezza alla lacca!) avrai una durata ed una resistenza molto maggiore. Capisco che per gli stoppinatori abituati alla facilità della gommalacca ciò può risultare troppo complicato, ed ancor di più stoppinare solo con olio di lino, ma credimi, una stoppinatura con olio di lino e, magari un po’ di sandracca è impareggiabile. Il termine vernice deriva da Berenice (berenike): con tale termine i greci indicavano sia la vernice, sia la sandracca. Le olioresine sono state le uniche vernici sino all’ottocento e nella loro composizione sono state usate molte resine, ma mai la gommalacca, troppo cara e considerata scadente perché fragile. Se analizzi le numerose ricette di vernici lucide del 700 vedrai che la gommalacca a volte viene usata come componente secondario.
Il problema dell’artigiano italiano è che non porta avanti una ricerca né di carattere storico, né chimico. Si fossilizza sulle quattro becere nozioni che gli hanno insegnato in bottega e pensa che siano le uniche possibili, e, se impara una tecnica elementare come la stoppinatura, pensa di aver raggiunto il massimo della maestria.
Hai scaricato una sfilza di nozioni ai fini pratici inutili, non servono a fare chiarezza ma a creare confusione, l'olio di lino l'ho utilizzato, a me personalmente non mi soddisfa mi scuriva i mobili, utilizzo l'olio paglierino durante la lucidatura, a volte ho lucidato anche senza l'aiuto dell'olio, voglio farti una domanda precisa, come ti comporteresti su un mobile del settecento, con ancora la sua patina originale, per riportarlo al suo splendore, spiegamelo sono curiosa visto che sei così erudito ed esperto, a me piace imparare cose nuove da una persona così apparentemente preparata, è di una cultura sconvolgente ;D
La liuteria è un modo a se, mescolando tutte queste nozioni non fai chiarezza, il tema è un altro, oppure cerchi di impressionare qualcuno? ;D
Molto divertente il tuo intervento ;D
La Sandracca è pessima è molto più fragile della gommalacca, conosco queste resine sto sperimentando le vernici poliresinose.
Il tuo quesito è di una genericità disarmante; mi ricorda le botteghe dove in un lontano passato ho lavorato, ed anche la mia, per un po’. Poi ho imparato a conoscere le vecchie vernici ed i metodi di lavorazione sono cambiati. Prima sembrava di essere alla catena di montaggio. Ogni mobile ha caratteristiche proprie, acciacchi propri; come l’essere umano si può dire che è unico ed irripetibile.
Comunque posso dirti che non lo inguacchierei mai con la gommalacca!
Mi pare che si debba tornare all’argomento base, altrimenti non ci si capisce.
Le vernici nell’antichità erano formate da olio essiccativo e resina. Potrei citarti un’infinità di testimonianze dall’anno 1000 in poi. Ma poi sfotteresti dicendo che voglio impressionare, anche se èvidente l’umile risultato di giorni passati nelle biblioteche italiane (che adoro).
Di oli ne sono stati usati un’infinità, ma quello che si è sempre rivelato il migliore è quello di lino perché polimerizzandosi crea un reticolato tridimensionale impermeabile all’acqua e permeabile al vapore. In quanto alle resine il loro uso era in base soprattutto alle situazioni sociopolitiche (reperimento e costi), ma forse quella più apprezzata era l’ambra perché dura, resistente e brillante.
Nella seconda metà del ‘700 incominciarono a tornare dalla Cina monaci che portavano oggetti laccati e vernici che volevano imitarne la brillantezza. Iniziò la moda dei mobili lucidi che esplose dopo il 1830, col calo drastico del prezzo della gommalacca che prese piede soprattutto per la facilità d’uso.
Le prime vere vernici moderne risalgono al 900: 1919 nitro, 1937 poliuretani ecc…
La differenza fondamentale è che le vernici antiche erano traspiranti, elastiche ed assai raramente filmanti; quelle moderne sono tutto il contrario.
Nel 1500 un certo Alessio Piemontese in un trattato sulle vernici ad un certo punto dice che si possono ottenere vernici molto belle sciogliendo delle resine in alcol, ma tecnicamente pietose perché si possono rigare con un’unghia. Certamente la sandracca sciolta nell’alcol è tecnicamente pessima, circa come la gommalacca. Se pirogenata e sciolta nell’olio è tutt’altra cosa. E, comunque, se leggi le ricette in base alcol del 700 noterai che erano sempre mescole di varie resine.
L’olio di lino non scurisce: da l’effetto bagnato, leggermente più caldo del paglierino.
In quanto ai liutai ti assicuro che hanno quasi tutti un’ottima conoscenza delle vernici, a differenza della maggior parte dei restauratori. Cosa intendi per vernici poliresinose?
Pierpaolo mi caschi sulle poliresinose, nooooo un dotto esperto come te, sono un miscuglio di resine su cui non voglio aggiungere altri commenti mi sto divertendo troppo...... ;D ;D un appunto non hai risposto in maniera precisa alla mia banalissima domanda come la definisci tu, cosa devo pensare che puliresti un mobile del settecento è lo tratteresti con le oleoresine? Fammi capire...si più preciso....
BRAVO!!! ;D ;D SONO ESTERREFATTA DALLA TUA ABILITA' IMPRESSIONANTE NON HO PAROLE!!!