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Restauro tavolo da ...
 
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Restauro tavolo da cucina e scrittoio

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(@homo-faber)
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Carissimi,

volevo sottoporvi due casi di restauro da me eseguiti, giusto per avere una vostra impressione sulla validità dei metodi da me impiegati e per ottenere consigli. In realtà, uno dei due restauri, quello dello scrittoio, è ancora in corso, e mi sta ponendo serie difficoltà, tipiche credo per un inesperto come me. Ma mi piace discutere e apprendere, quindi andate pure con critiche, tirate di orecchie o consigli bonari !   😛 Vi invio le foto ma prima qualche dettaglio sulle tecniche di restauro impiegate.

Tavolaccio da cucina: ho trovato il legno (probabilmente noce tanganica ??) in condizioni pessime, tarlato e sporchissimo. Fasi eseguite: 1) pulizia con panno asciutto; 2) pulizia più accurata con tampone imbevuto con etanolo  98° vol.; 3) lievissima carteggiatura con carta a grana 360; 4) trattamento antitarlo con camera a gas; 5) stuccatura dei fori dei tarli); 6) trattamento con olio restauro (miscela di oli, anche minerali) e successiva asciugatura; 7) pulizia con panno per rimuovere gli eccessi; 8) lucidatura con gommalacca a pennello, tre mani con spagliettatura; 9) inceratura con encaustico, fatta con panno di lana. Devo dire che le foto evidenziano i brutti fori dei tarli stuccati, effetto accentuato dall'inscurimento del legno dopo oliatura... sighh!, prima lo stucco era molto vicino come tonalità al colore del legno... ed inoltre alcune ombre di stuccature sul pannello laterale, per fortuna non bene in vista! 

scrittoio: è un impiallacciato con laterali in noce italiano e piano in palissandro, trovato in pessime condizioni, tarlatissimo. Ho cercato di recuperare il più possibile, ricostruendo anche un piede... Ho pulito con un panno e sverniciato con etanolo, ho eseguito l'antitarlo e ora sto cercando di ripristinare l'impiallacciatura, ma è un'impresa! Ho deliberatamente scelto di sostituire l'impiallacciatura del piano con noce tanganica (scusatemi... lo so è forse una scelta orribile...), ma il palissandro è ingestibile, si sfibra maledettamente con gravi difficoltà tecniche per l'applicazione (uso ovviamente colla garavella per l'impiallacciatura). Passerò poi alla mordenzatura del piano per portarlo al colore noce con aniline all'etanolo. Devo dire che più volte mi sono scoraggiato, è un lavoro che richiede precisione e accuratezza nonché una buona manualità, che non ho.
Ma ormai ho intrapreso l'opera e devo completarla... pazienza con tutti gli orrori che ho creato. A proposito della mordenzatura delle parti ripristinate (in parte visibili nelle foto), è difficilissimo arrivare alla tonalità delle altre parti, pazienza mi accontenterò di avvicinarmici. Ultima cosa: intendo lucidare con GL a tampone.
Cosa ne pensate? Che consigli mi dareste per ultimare il lavoro o correggere eventuali errori (e orrori :P)?

Grazie in advance

invierò altre foto

 
Pubblicato : 17/01/2012 5:23 pm
(@homo-faber)
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Altra cosa: il tavolaccio da cucina aveva il piano in legno, una schifosissima masonite su legno lamellare, davvero brutto... così ho messo un marmo con angoli stondati. Il risultato mi pare accettabile...
Ma ecco altre 2 foto dello scrittoio

 
Pubblicato : 17/01/2012 5:27 pm
(@pierpaolomasoni)
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Devo dire che sei un ottimo chimico ma un pessimo restauratore. Scherzi a parte:le foto sono piccole e non si ingrandiscono, quindi si vede pochissimo. Posso solo fare qualche appunto sulla metodologia che descrivi.
1) Trattamento antitarlo: ne ho parlato in molti post precedenti, perciò sarò oltremodo sintetico. Le camere a gas dilettantesche non servono a nulla. Il discorso tarlo è molto complesso e variegato. Spesso basta cambiare ambiente al legno per vederli sparire. Io mi baso su impregnazioni di olio di lino e di solito ho buoni risultati. Calcola che i tarli non amano quelli che per l’umano sono gli ambienti sani, né i rumori.
2) Gl. data a pennello: si tratta di una pratica molto diffusa nelle nostre botteghe: pessima. Tu hai avuto l’accortezza di darla su un fondo di olio, per cui hai ovviato in parte alle carenze di questa metodologia. La gl. data a stoppino possiede buone proprietà idrorepellenti che perde se data a pennello. In questo caso l’olio sopperisce. Però avresti potuto dare una seconda mano di olio, pagliettare e dare la cera. A parer mio, da un punto di vista estetico, il risultato sarebbe stato migliore, senza contare che la gl. è fragile e poco resistente.
3) Confesso che non capisco bene il termine encaustico che ogni tanto sento nel forum. Suppongo derivi dall’encausto: cera data a caldo per agevolarne la penetrazione. Ma ha un senso su materiali porosi: intonaci, legno grezzo… su un legno che non assorbe nemmeno più le bestemmie va bene una normale cera!
4) Stuccature: anche tu ti sei accorto dell’errore! Dovevi prima dare l’olio o, comunque, la prima mano di protezione finale, così avresti avuto la tinta definitiva e avresti potuto pulire facilmente le eccedenze. Poi conviene darlo sempre un po più scuro: si nota meno.
5) Impiallacciatura: devi metterla a bagno per qualche ora in acqua tiepida, così si rammollisce, oppure, alla vigliacca, usare il bostic. Se non lo si è mai visto fare, non è semplice.
6) Mordenzatura: ti conviene usare pigmenti diluibili in acqua: sono più semplici. Puoi andare per gradi: darle, passare dell’olio diluito (non in alcol!!!) così hai un’idea del colore fonale ed eventualmente ridarle.
7) Buon divertimento.

 
Pubblicato : 17/01/2012 6:18 pm
(@homo-faber)
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grazie Pierpaolo, credo invece di essere sia un pessimo chimico che un pessimo restauratore ! Che dirti, so fare cmq tante altre cose un pò meglio... Ad ogni modo col restauro mi cimento da poco, quindi mi sento a posto con la coscienza, gli errori che faccio sono causati dall'inesperienza, ma c'è il magine per rimediare fin quando si è in vita! 😛 Grazie ancora cmq per le dritte, le accetto con molta umiltà e con grande voglia di migliorare.

A bientont      😉

 
Pubblicato : 18/01/2012 10:16 am
(@pierpaolomasoni)
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Per fortuna tutti sbagliamo. Pavese sosteneva che non è vero che sbagliando si impara; che per tutta la vita commettiamo gli stessi errori. Per fortuna si riferiva all’aspetto caratteriale dell’uomo.
In fondo non hai commesso errori, hai solo complicato alcune metodologie. Restaurare un mobile è come applicare un linguaggio. Più è sintetico, più il risultato sarà schietto e diretto. Il legno è un materiale di solito molto bello. Bisogna stare attenti a non sovrapporre troppi materiali. Cera, mi va bene. Olio e cera, mi va bene. Gommalacca e cera: non mi va bene per i motivi tecnici che ti ho detto, e non mi va bene perché crei un film attraverso il quale devono passare i raggi ottici: più il film è spesso, più l’immagine del legno sarà impastata. Penso che una delle qualità delle vernici debba essere quella di esaltare il legno.

 
Pubblicato : 18/01/2012 11:21 am
(@homo-faber)
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[pre][/pre]

Concordo, sono considerazioni molto ragionevoli e sagge! 🙂

 
Pubblicato : 18/01/2012 11:25 am
(@alessandro-livi)
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Io onestamente trovo invece che il trattamento a mezzo poro con gl e passaggio di un buon encaustico (cera d'api+essenza trementina+cera carnauba)doni un bell'effetto patinato smorzando il lucido  della gommalacca.

 
Pubblicato : 18/01/2012 2:03 pm
(@pierpaolomasoni)
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È un sistema che anch’io ho praticato per anni. Il problema erano i tavoli: regolarmente dopo qualche giorno me li ritrovavo in bottega col cliente imbufalito perché era bastata qualche goccia d’acqua per macchiarli indelebilmente. Dal momento che nel forum è scoppiata la moda degli esperimenti, puoi provare: mordente in base acqua; gl. a pennello; cera. Poi prova a buttargli su qualche goccia d’acqua: a me si scolorava anche il mordente. Il Michele Cuppini nel suo Pitture e vernici naturali e sintetiche, sosteneva che è per un problema di allineamento molecolare diverso da quello che assume la gl. data a stoppino. Io, nella mia ignoranza, mi limito a dire che probabilmente l’alcol evaporando deve aprirsi delle strade per uscire, creando una certa porosità che permette ai liquidi di passare.
Se anziché gl. dai una mano di olio (io uso ovviamente il linfo, sai, per le mie losche amicizie…) ottieni una ottima idrorepellenza ed una maggiore resistenza alle abrasioni. In caso di abrasioni se hai la gl. devi rifare il lavoro; con l’olio ti basta ridarne un po’ e dare un po’ di cera.

 
Pubblicato : 18/01/2012 6:11 pm
(@alessandro-livi)
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Probabilmente perchè davi solo cera d'api e non il cosiddetto encaustico. Poi c'è da dire che il trattamento a mezzo poro prevede gl data a tampone e non a pennello.

 
Pubblicato : 18/01/2012 7:57 pm
(@pierpaolomasoni)
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Scusa la mia ignoranza, ma cosa intendi per encaustico? ho sempre pensato fosse un termine dialettale derivato da encausto. La cera ad encausto, cioè a caldo, è sempre stata data su superfici porose: essendo calda è fluida e va a chiudere i pori. Non capisco il motivo di dare cera calda su una superficie non assorbente.
Nelle botteghe, per quanto ne so, è consuetudine dare la gl. a pennello come turapori proprio per evitare l'encausto.
Resta comunque il problema della fragilità del film di gl.

 
Pubblicato : 18/01/2012 8:33 pm
(@alessandro-livi)
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Per encaustico si intende una miscela di tre prodotti che sono la cera d'api la cera carnauba ed essenza di trementina. Per un litro di trementina si sciolgono 25 gr di cera carnauba messa in un pentolino su un fornello elettrico quindi ad inizio fusione della carnauba si aggiungono 250 gr di cera d'api. Sciolte le cere si toglie il pentolino dal fuoco e si aggiunge un litro di essenza di trementina.Si lascia raffreddare ed è pronto per l'uso. L'encaustico così ottenuto è liquido e incolore. Si utilizza dandolo con il pennello sul mobile. Quindi si "straccia" cioè con un panno morbido si passa sul mobile per uniformare e togliere l'eccesso.
Sui mobili chiari si può utilizzare un encaustico colorato con l'aggiunta di bitume di giudea nella quantità tale da raggiungere una colarazione dell'encaustico desiderata.

L'encaustico non ha, per quanto ne sappia, nulla a che vedere con l'encausto che dovrebbe essere una tecnica pittorica.

 
Pubblicato : 18/01/2012 9:15 pm
(@pierpaolomasoni)
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Mi chiedo da dove provenga l’uso improprio del termine “encaustico”. Sia per la Treccani, sia per il dizionario della Hoepli fa riferimento all’encausto. La miscela che citi si è sempre usata, ma che io sappia non è classificata da nessuna parte con tale termine che dovrebbe indicare una cera data a caldo.  L’etimologia dei termini ha sempre una sua logica. Hai qualche notizia in merito?

 
Pubblicato : 18/01/2012 10:51 pm
(@cassiopea)
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Ufffff!!! Pierpaolo ci sono termini gergali che fanno parte anche loro della tradizione, aspetta che controllo sul dizionario, alessandro a riassunto in due parole ciò che fa parte della tradizione da tempi immemorabili, con molta semplicità non complichiamo le cose, se aspetti comunque ti dico cosa dice il dizionario ZINGARELLI IN MERITO 🙂 🙂

 
Pubblicato : 18/01/2012 10:59 pm
(@cassiopea)
Post: 0
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Allora il mio dizionario dice questo trascrivo letteralmente.....ENCAUSTO - Tecnica di pittura murale usata dai Greci e dai Romani che si servivano di colori diluiti in cera fusa e spalmati a caldo sull'intonaco.....questo l'origine del termine 🙂

Citazione fatta anche da Alessandro 🙂

BUONA SERATA A TUTTI!

 
Pubblicato : 18/01/2012 11:09 pm
(@pierpaolomasoni)
Post: 2128
Noble Member
 

Non occorreva lo Zingarelli: si sa che l’encausto indica cera data a caldo! Mi pare di averlo detto!
Il problema è che encaustico è un termine arcaico che indica l’encausto. Ora scopro che da più parti con tale termine si indica una miscela di cera d’api e carnauba data a freddo. Dal momento che “le parole sono mattoni” e che hanno un loro significato preciso, ho umilmente chiesto se qualcuno ha notizia di come sia nato questo uso improprio di questo termine. Spero che Alessandro non si sia offeso. In quanto a C., si sa che la mia stessa esistenza la offende, ma è un onore.

 
Pubblicato : 18/01/2012 11:27 pm
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