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Metodi di finitura non filmante per esterno negli U.S.A.

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(@cassiopea)
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Grazie BLO per gli auguri

Pierpaolo io continuo a non capire la tua irritazione, due sono le cose o dico delle verità inaccettabili da te, oppure il tuo ego grande come una casa si sta sgretolando, questo atteggiamento di attaccare a priori non porta da nessuna parte, mi hai insultato in tutti i modi possibili ed immaginabili questo cosa mi porta a pensare che non accetti chi la pensa diversamente da te, non credi di aver ribadito abbastanza quello che pensi, nessuno critica i tuoi studi sulle oleoresine, ma vuoi capire che un impregnante per infissi naturale come sia non lo puoi consigliare sempre su tutto, questo è dannoso, questo forum è letto da hobbisty, spingere gli utenti verso una sola direzione è eticamente e moralmente sbagliato, prova a riflettere su questo senza infervorarti inutilmente qui dentro abbiamo capito tutti quello che vuoi dire.

Io purtroppo non ho titoli da esibire quello che esprimo è solo la mia esperienza diretta fatta non solo da teoria ma da anni di pratica, e di amore per questo lavoro, se a te non basta pazienza, questo prodotto introdotto da te in questo forum e consigliato ad ogni occasione in maniera martellante e ossessiva, non fa bene a chi vuole approcciarsi al restauro anche se da semplice hobbista qui sono tutti terrorizzati da te è impressionante, puoi dire quello che vuoi su me non ha alcun effetto sono sicura di quello che affermo, gradirei non sentire più stupida demente e aggettivi vari, che io non ho utilizzato nei tuoi confronti.......puoi riuscire a plagiare le persone che ti mandano mail, ma con me non ci riesci dirò la mia opinione quando ne ho voglia.......continuo a non capire quale è il problema.     

 
Pubblicato : 01/01/2012 9:12 pm
 BLO
(@blo)
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Riprendo l’argomento in oggetto per soffermarmi in particolare sugli impregnanti per serramenti esterni esposti senza coperture ed in condizioni climatiche sfavorevoli.
Tra gli anni 1950 / 2000 il Forest Product Laboratory ha testato scientificamente e sviluppato sul campo una serie di “formule”, per impregnanti, trasparenti e non, che poi sono quelle che sono state in seguito adottate da molti prodotti commerciali .
A differenza della “natural finish semitrasparent stain” di cui ho parlato in precedenza, questi sono puri impregnanti caratterizzati dall’assenza di pigmenti e da una minore percentuale di componenti solidi ( olio di lino o vernice alchidica ),sui quali possono essere applicate successive differenti finiture trasparenti o pigmentate.
La distinzione principale è tra “water repellent “  (WR) e “water repellent preservative” (WRP)  e la differenza consiste nel fatto che il preservative contiene anche un componente ( es. pentachlorophenol )  che protegge dal degrado e dalla muffa, che in zone molto umide può svilupparsi . Per il resto entrambi contengono un solvente ( trementina o mineral spirit  ) , una sostanza che respinge l’acqua ( cera di paraffina ) ed una resina od un olio siccativo.
Le rispettive composizioni sono le seguenti :
             
                                    WR: Water Repellant  - WRP: Water Repellant Preservative

Pentachlorophenol % :                      0                                        0,25 – 5
Vernice alchidica o olio siccativo % :  10                                            10
Cera di paraffina % :                    0,5 – 1,5                                  0,5 – 1,5 
Solvente ( trementina ) %:          88 - 89                                      84- 89

      Nel 1956 il Forest Product Laboratory espose all’esterno, vicino Madison, ( clima nord )  diverse finestre in legno ( pino ) installate nei relativi telai e con la facciata esterna rivolta a sud : alcune impregnate con WR, altre con WRP , ed altre ancora senza trattamento d’impregnazione . Su tutte le finestre vennero poi date due mani di finitura colorata totalmente coprente.   
      Dopo 6 anni le finestre non impregnate con WR o WRP e trattate solo con la finitura colorata esterna  erano  talmente degradate che vennero rimosse.
      Le altre finestre vennero lasciate esposte senza ulteriori trattamenti. Dopo circa 10-12 anni la tintura coprente esterna era venuta completamente via. Le finestre, a legno nudo, ma  in ottime condizioni vennero lasciate ancora esposte così, senza ulteriori trattamenti.
      Nel 1976, a distanza di 20 anni  dalla prima esposizione, venne fatto un riscontro : il dato sorprendente fu che tanto il gruppo di  finestre trattate con WR ( 1,5% di cera di paraffina + 10% vernice alchidica per esterni + 88,50% di mineral spirit ) tanto quello delle finestre trattate con WRP ( che contenevano l’aggiunta di un preservante chimico ) erano entrambi in buone condizioni e senza degrado alcuno.
      La conclusione del test fu che dopo 20 anni ed in un clima del nord,  l’impregnante con cera, in assenza di preservanti chimici, era di per sé sufficiente a proteggere il legno dall’umidità e dal degrado degli agenti atmosferici. 
      Negli stati posti a sud, dove vi era un alto potenziale di decadimento dato dall’alta umidità e da una  temperatura da moderata a calda, veniva invece raccomandato l’uso del WRP.
        Allego i link ai seguenti documenti .pdf :

1) “Wood finishing : water repellents and water repellent preservatives” by W.C. Feist, Chemist and E.A. Mraz ,Physical Science Technician - F.P.L., 1978. 

                  http://www.fpl.fs.fed.us/documnts/fplrn/fplrn124.pdf

2) “ Replacement Wooden Frames and Sash: Protecting Woodwork Against Decay” William C. Feist,Forest Products Laboratory, 1984  ( sono le valutazioni dopo l’esposizione di 20 anni )

    http://www.nps.gov/tps/how-to-preserve/tech-notes/Tech-Notes-Windows04.pdf

      Le stesse finestre con relativi telai vennero lasciate ancora esposte all’usura degli agenti atmosferici e senza alcun trattamento di manutenzione per altri 12 anni, fino al 1988 ( in totale, quindi , 32 anni da quando nel 1956 vennero all’inizio poste all’esterno ).
      La valutazione fatta dopo 32 anni dimostrò che la maggior parte delle finestre trattate in origine col solo WR erano gravemente  degradate se non inservibili e vennero accantonate.
        Le finestre rimaste in condizioni accettabili ( di cui la maggior parte originariamente trattate con WRP ) vennero sottoposte ad un lavoro di restauro consistente in scartavetratura del legno degradato, applicazione di un consolidante per solidificare il legno deteriorato,nuovo trattamento con WR o WRP,  ed  applicazione di due mani di finitura integralmente coprente.
      Finestre e telai così restaurati vennero lasciati esposti all’esterno,senza ulteriori trattamenti,  per altri 13 anni fino al 2000 ( in totale,quindi, 45 anni dall’anno di prima esposizione 1956 ) .
      Allo scadere del tredicesimo anno le tinture coprenti esterne erano completamente fallite ma il legno di finestre e telai trattato con WRP era in buone condizioni.

      Allego il link al documento .pdf relativo ai risultati del test di 32 e 45 anni :

“ Effect of Water Repellent Preservatives and Other Wood Treatments on Restoration and Durability of millwork “ R. Sam Williams, F.P.L. , 2000

        http://www.fpl.fs.fed.us/documnts/pdf2000/willi00c.pdf

    Appurato quindi che il preservante in esterno fa la differenza nella buona conservazione del legno, gli obbiettivi della ricerca si sono spostati nello studio di sostanze che non siano dannose per l’uomo e l’ambiente.

      Recentissimi sono gli studi sull'acido borico ( sostanza diversa dai sali di boro ) efficace contro funghi ed insetti più o meno dannosi per il legno  ( formiche carpentiere, termiti, scarafaggi ) e sul metodo di ovviare al fatto che una volta applicato sui manufatti esterni lo stesso vierne facilmente dilavato dall'acqua piovana. 

Ma questa è un’altra storia ……è tardi e mi fermo qui. Buonanotte.     

 
Pubblicato : 18/02/2012 4:37 am
(@pierpaolomasoni)
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Molto interessante, ma, caro BLO, ti risponderò la settimana ventura. Ho in serbo considerazioni che potrebbero svilupparsi in una discussione stimolante sulla differenza fra legni antichi e legni moderni, fra conservazione e recupero, ma in questi giorni sono totalmente impegnato nella preparazione del seminario e non me la sento di distogliermi. Mi hanno avvisato che vi è il tutto esaurito, e con un pubblico eterogeneo che non conosco, mi sento un po’ in apprensione.

 
Pubblicato : 18/02/2012 11:56 am
(@cassiopea)
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Blo sono molto interessanti queste ricerche che ci conducono a prodotti che abitualmente sono sul mercato, ma per facilitarne la comprensione al più vasto publico possibile non ti senbra il caso di semplificare le cose con qualcosa di tradotto in italiano?

Lo dico da ignorante come spesso sono stata definita, ma siccome ritengo queste informazioni utili semplificarle un tantino è utile a tutti, altrimenti non è utile a gli altri ma è una bella conversazione a due, a cui abbiamo già assistito più volte, grazie 🙂

 
Pubblicato : 18/02/2012 12:23 pm
 BLO
(@blo)
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Purtroppo di pubblicazioni analoghe, senza diritti d’autore, fatte da ricercatori italiani o tradotte in italiano, non ne ho trovate sul web. Il poco tempo libero a disposizione non mi consente di farne una traduzione letterale. Ad ogni modo il succo essenziale della ricerca, gli esiti , le formule e composizioni gli ho tradotti e riportati nei post in modo da renderli accessibili a tutti.  Quello che mi sembra molto interessante di questi esperimenti è oltre la serietà della fonte ( un ente di ricerca del governo americano ) anche il fatto “ unico “  che abbracciano più di mezzo secolo di sperimentazione ( sono iniziati nel 1950 ) : una ditta privata, per quanto all’avanguardia, non potrà mai investire gli stessi mezzi, specializzazioni e risorse e le relative ricerche oltre che di più breve spazio temporale e respiro, saranno gelosamente custodite.  . La cosa più sorprendente è che sebbene i risultati di dette ricerche siano stati sfruttati da molte delle ditte che sfornano i prodotti oggi in commercio, nei siti italiani degli studi e dei meriti del F.P.L. non se ne parla affatto. Negli U.S.A. dove la mentalità per il D.I.Y ( Do it yourself = fai da te )  è più diffusa ed il problema della finitura in esterno è molto sentito ( alcune case sono fatte interamente di legno ) , l’informazione qualificata è più accessibile :  è questo che mi ha spinto a dare il titolo alla presente discussione allargando  gli orizzonti al di là dei nostri confini.  Tanto a beneficio di tutti.

 
Pubblicato : 18/02/2012 9:07 pm
(@pierpaolomasoni)
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Concordo, ma si tratta di esperimenti per i quali ci vengono forniti dati incompleti. Per esempio non ci viene detto con che modalità si è ottenuto il legno in oggetto. È da supporre che si tratti di abbattimenti, come dire…effettuati con criteri moderni, essiccati anziché invecchiati, ecc. insomma, di legni moderni. Potrà sembrare una sciocchezza, ma si tratta di un dato fondamentale che condiziona la conservazione del legno e le conseguenti modalità di conservazione. Purtroppo l’entità di questi dati è sottostimata. Cercherò di spiegarmi meglio: il legno che si otteneva con i metodi di una volta, dall’abbattimento della pianta in poi, era un materiale ben diverso da quello che si ottiene oggi. Questo è un dato che nell’ambito del restauro va tenuto in evidenza. Suppongo, per esempio, che l’uso della paraffina abbia un senso sui legni moderni, ma sia piuttosto dannoso se si tratta di legni antichi. So di cantare fuori dal coro, perché ultimamente tale prodotto viene molto usato su Oggetti antichi. Anche nell’ambito dei Beni Culturali certe importanti tradizioni e ciò che comportavano tendono ad essere dimenticate.

 
Pubblicato : 19/02/2012 12:53 am
 BLO
(@blo)
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Effettivamente non è specificato. Credo che un invecchiamento del legno secondo metodi tradizionali lo renda più stabile,nel senso di meno soggetto ad allargamenti e restringimenti determinati dal cambio delle stagioni e dall'umidità. La stabilità del legno ha di certo la sua importanza sulle finiture di tipo filmante, giacchè le rende meno soggette a craccarsi. Sulle finiture impregnanti ,quali quelle di cui ai test,francamente non so quanto l'invecchiamento del legno possa incidere , visto che il dato rilevante è la capacità d'assorbimento del legno : i legni con superficie ruvida o usurati dalle intemperie  assorbono di più di quelli lisci e levigati. Probabilmente poichè scopo della ricerca era valutare la differenza di prestazioni tra WR e WRP a prescindere dalla variabile data dal fattore legno,le finestre in questione erano state realizzate con legni essicati con criteri industraili. 

 
Pubblicato : 19/02/2012 10:10 pm
(@pierpaolomasoni)
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PROCEDIMENTO ANTICO di abbattimento delle piante:
autunno: segnatura: scortecciamento di parte del tronco, o tutto, o foratura alla base: per diminuire l’afflusso della linfa. Risultato: legno più duro.
Un anno dopo, a fine inverno: abbattimento dell’albero ed immediato taglio col metodo a quarto di ventaglio.
In tal modo ogni tavola ha l’anellatura giusta. http://yfrog.com/n2tatglioaquartodiventaglj

Oggi si usa il taglio radiale: le uniche tavole buone sono le due centrali. http://yfrog.com/jttaglioradialej
Le altre in passato sarebbero state scartate.
Oggi si passano le tavole in forno: fuoriuscita di tutti i liquidi, anche quelli che con invecchiamento naturale resterebbero nel legno. Apertura abnorme dei pori che restano aperti a causa della disidratazione.
Risultato: legno spugnoso e privo di difese.
In passato i legni erano più duri ed a poro chiuso. I metodi moderni li rendono teneri, a poro aperto e privi di sostanze di difesa. Sono propenso a pensare che su questi ultimi la paraffina, che non permette una traspirazione, possa avere un senso. Se si tratta di legni antichi credo sia preferibile usare prodotti permeabili al vapore, come l’olio di lino e la carnauba, come facevano i nostri nonni.

 
Pubblicato : 20/02/2012 7:36 pm
 BLO
(@blo)
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Interessante...

 
Pubblicato : 20/02/2012 8:07 pm
 BLO
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In precedenza ho accennato all’acido borico quale sostanza, non pericolosa per l’uomo, in grado di inibire  la formazione di muffe sul legno in esterno  nonché di allontanare insetti xilofagi dannosi per lo stesso ( formiche carpentiere , termiti ) . Gli insetti muoiono per disidratazione dell’apparato digerente quando ingeriscono il prodotto pulendosi con la bocca antenne e zampe intrise di sali. Di per sé l’acido borico ( che si può comprare anche in farmacia ) non è velenoso.
Michael Dutton, titolare di un’impresa che costruisce case di legno ( log home ) , riferisce di pre-trattare i tronchi con una soluzione a base di 80% d’acqua,10% acido borico e 10% di borace. ( o 20% acido borico *  )
Alcune settimane dopo il pre-trattamento e prima di montare i tronchi per costruire la casa, attua un processo di sigillatura all’interno del legno dell’acido borico e dei sali di boro per evitare che vengano lavati dall’acqua piovana. Questo consiste nell’applicazione di una miscela a base di 49% olio di lino e 49% essenza trementina  con l’aggiunta dell’ 1% di acido borico ed 1% di borace ( o 2% acido borico * ) . Questo trattamento ha proprietà insetticide, anti-fungino e ignifugo. Il metodo è ritenuto uno dei più efficienti nella preservazione del legname e per giunta non è tossico. Un ritrattamento è richiesto dopo 10 – 12 anni.
Questo è il sito web di M.Dutton : 

http://www.tsarina-imperial-dacha.com/index.htm
E questo è l ’articolo di cui ho detto :
http://www.bearfortlodge.com/bearfort_lodge/2009/06/log-cabin-and-timber-preservation-practices-of-michael-dutton/
*p.s. : poichè il principio attivo del borace  e dell’acido borico è equivalente ( l’acido borico è un prodotto più raffinato e sicuro, derivato dai sali di boro) la percentuale di borace ( o sale di boro ) può essere sostituita con l’acido borico . In un normale trattamento di cancelli o infissi esterni la percentuale di boro nella soluzione acquosa può ridursi al 5 - 10%.
    L’esperienza diretta di M. Dutton sul modo di “sigillare” l’acido borico ( che altrimenti verrebbe dilavato dall’acqua piovana ) all’interno del legno, trova una conferma nello studio di alcuni ricercatori francesi.
      Una combinazione di olii vegetali e di sali di boro è stata testata come preservativo del legno.
      Tre oli vegetali, ( olio di lino, olio di soya, olio di semi di ravizzone ) diversi per le loro proprietà siccative e per la permeabilità del loro film, sono stati comparati quali agenti di ritenzione del boro nonchè per la rispettiva biologica resistenza a termiti e funghi. Il legno prima dell’impregnazione con i diversi olii era stato trattato con diverse soluzioni a base di acqua e sali di boro ( rispettivamente 0,5% , 1% , 2% e 5 %). Circa la “ritenzione” il più efficiente, per via delle maggiori proprietà siccative, è risultato l’olio di lino ( con una capacità di ritenzione del boro pari al 30% dell’iniziale ammontare ) seguito dall’olio di soya e da quello di ravizzone.  E’ risultato inoltre che l’aggiunta  dell’idroreppellenza dell’ olio di lino rinforza l’efficacia del boro contro funghi e termiti.
      Allego il link  all’ articolo :
              http://www.bfafh.de/inst4/45/pdf/8boronfix.pdf

        Chiudo con una considerazione : vista la capacità dell’acido borico di far morire per disidratazione le termiti , forse lo stesso potrebbe essere usato efficacemente per risolvere il problema dei legni infestati dai tarli, magari iniettando nei buchi con una siringa  una soluzione di acqua e boro al 10% - 20%. 

 
Pubblicato : 10/03/2012 6:37 pm
 BLO
(@blo)
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Per via di un'erronea interpretazione del testo in inglese in precedenza ho  detto :
"Circa la “ritenzione” il più efficiente, per via delle maggiori proprietà siccative, è risultato l’olio di lino ( con una capacità di ritenzione del boro pari al 30% dell’iniziale ammontare.." 
Preciso :  l'applicazione dell'olio di lino ha determinato un'aumento del 30% della capacità di ritenzione del boro rispetto a campioni ,intrisi di soluzione borica ,ma non impregnati poi  con l'olio.

 
Pubblicato : 11/03/2012 1:28 pm
 BLO
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Riporto, giusto perchè è di chiarimento ad un aspetto in precedenza appena accennato , un mio intervento su oil-varnish blend e wiping varnish fatto in altra discussione :

Le finiture non filmanti negli u.s.a. ( impregnanti a parte )  sono suddivise in tre categorie :

1)  Oil Finish ( la classica finitura ad olio ) : 50% olio di lino cotto + 50% solvente ( trementina, acqua ragia o nafta ) . A volte ( non è indispensabile )  si aggiunge un 10% di olio di tung che conferisce maggiore resistenza ed impermeabilità per cui si ha 40% olio di lino cotto + 10% olio tung + 50% solvente.
L’olio di lino cotto ( possibilmente del tipo tripla cottura ) dà un colore caldo ( ambrato ) al legno. L’olio di tung  va sempre aggiunto in piccola percentuale perché secca più lentamente rispetto a quello di lino cotto .Tempo di essiccazione della mano circa 3 o 4 giorni. Sono necessarie almeno 6 mani per avere un buon risultato. Manutenzione ( un paio di mani ) 1 volta all’anno.

2)  Oil – Varnish Blend ( O.V.B. ) :

Dalla cottura di un olio siccativo ( olio di lino, di tung o di soya )  con una resina si ottiene  la vernice. Le vernici filmanti trasparenti in commercio, considerate sotto l’aspetto del rapporto olio-resina,  sono comunemente medie di olio. Quelle di tipo spar ( marino ) sono un po’ più lunghe d’olio.
Mescolando a freddo ( o leggermente scaldando a bagno maria ) oli siccativi  + una vernice ( quindi non la pura resina sintetica, ma una vernice commerciale già pronta a base di olio e resina alchidica, fenolica o poliuretanica )  + solvente si ottiene l’oil - varnish blend.
        L’oil varnish blend è il concetto di vernice a lungo olio portato all’estremo : olio + vernice = vernice a lunghissimo olio. A questa si aggiunge poi il solvente.
          Olio e vernice sono compatibili  e possono essere mischiati : la finitura che ne risulta prende le caratteristiche d’entrambi.
          L’ampia quantità d’olio nella miscela rende la finitura meno brillante ( aspetto satinato ) e più lenta a seccare e quindi l’applicazione ( impregnazione a pennello , riposo ad assorbimento per circa 20 minuti ed asporto dell’eccedenza con panno asciutto di cotone ) è più facile perchè la finitura ( a differenza della pura vernice )  ha ampi spazi d’apertura.
            E’ una finitura che va dentro al legno e pochissimo al di sopra dello strato superficiale dello stesso : la grande quantità d’olio ( quello già presente nella vernice + quello aggiunto dall’utente )  fa si che la finitura  secchi semi-dura, senza la durezza necessaria per essere costruita come un film sul legno per cui và asportata dopo l’impregnazione.
          Ma evitare il film  è proprio quello che vogliamo : la finitura si consumerà per erosione col tempo senza craccare , come invece farebbe una vernice filmante, il chè vuol dire facilità di rinnovo senza necessità di ( o minima )  scartavetratura  .
          La parte di vernice della miscela ( grazie alla resina nella stessa contenuta ) dà maggior corpo e protezione rispetto ad una pura finitura ad olio perché la vernice una volta seccata è più dura e maggiormente resistente all’acqua dell’olio puro. Già con tre mani si ottiene un buon risultato rispetto alle almeno sei necessarie per la  finitura ad olio. Manutenzione un paio di mani una volta ogni due – tre anni. 
                Circa la qualità della vernice ( da mischiare con l’olio ed il solvente )  le più indicate per gli esterni sono quelle a base di resina fenolica ( è più resistente ed elastica e si adatta meglio ai movimento del legno ma tende un po’ ad ingiallire ) o alchidica ( si presta bene in esterno ed interno e non ingiallisce ). Scarterei le vernici a base di resina poliuretanica : hanno un aspetto plastico e comunque la durezza della resina poliuretanica è sconsigliata in esterno.
                La più indicata in esterno è la vernice di tipo spar ( spar = albero della barca ) o marino, che sono di per sé un po più lunghe d’olio ed  a base di resina fenolica o alchidica oltre che addizionate di filtri U.V.   
                La qualità dell’olio di lino cotto ( personalmente ho usato  quello tripla cottura ) è altrettanto importante ( se non più ) rispetto a quella della vernice. Piccole aggiunte di olio di tung migliorano resistenza ed impermebilità. Non è facile trovarlo puro. Si può comunque ovviare scegliendo una vernice che abbia già tra i suoi componenti dell’olio di tung oltre a quello di lino.
                Nel mercato U.S.A. vi sono numerosi prodotti oil-varnish blend ( a tutti gli effetti delle olioresine ) spesso vendute sotto nomi somiglianti a “ Danish Oil “ o “Teak Oil” che hanno all’incirca, a seconda delle marche  dal 25% al 35% di contenuto solido ( tra olio e vernice o,meglio, tra olio e resina ) e per il resto solvente, come ad esempio  :

1)  Minwax Antique Oil Finish : a base di olio di lino,vernice alchidica e solvente. Tratto dalla scheda tecnica : “Antique Oil Finish is a clear, light amber, low viscosity liquid made from a balanced blend of linseed oil, varnish, and other premium oils.    ….Antique Oil Finish consists of linseed oil alkyd resin, driers ( seccativi ) and additives in a mineral spirits solvent “ 

2)  Minwax Tung Oil Finish : a base di olio di lino, olio di tung , vernice alchidica , solvente.

3)  Watcho Danish Oil : un misto di olio di lino ,vernice a base di resina fenolica e solvente.
Video dimostrativo http://www.youtube.com/watch?NR=1&v=8gJ2DnHb2KU

4)  Danish Oil Finish Deftoil : misto olio di lino, tung e resina uretanica;

      L’oil-varnish blend può facilmente essere preparato da sé scegliendo l’olio , la vernice ed il solvente, del tipo e della marca commerciale di proprio gradimento.

      I vantaggi sono :
a)  Completo controllo su qualità e tipo dei componenti;
b)  Possibilità di personalizzare la finitura diversificandola anche in base alla specifica “ mano “ da applicare : nelle prime due mani la quantità di solvente ed olio può essere aumentata rispetto alla vernice per agevolare l’applicazione e l’impregnazione, nelle mani successive alle prime 2 la quantità di vernice rispetto all’olio può essere aumentata per dare maggiore resistenza ed impermeabilità ;
c)  Notevole risparmio di spesa : i prodotti già preconfezionati costano tanto se si considera che sono fatti al 65%  di solvente. Quattro conti : 1 litro di olio di lino cotto ( circa 5 euro ) + 1 litro di vernice  ( circa 18 euro ) + 1 litro trementina ( circa 4 euro ) = totale 27 euro per avere 3 litri di O.V.B. con contenuto in solido superiore rispetto al prodotto commerciale;

Percentuali : Un buon punto di partenza è di 1/3 di olio di lino cotto + 1/3 di vernice + 1/3 trementina. Come già detto, nelle prime mani la quantità d’olio e trementina può essere aumentata per aiutare l’impregnazione, nelle ultime si può aumentare quella di vernice per dare più resistenza.

Variabili :

Pigmenti : si possono aggiungere terre od ossidi per avere maggiore protezione ai raggi U.V. . Personalmente preferisco non nascondere troppo la venatura del legno e,quindi, ne metterei una piccola quantità solo nella seconda mano.

Wiping varnish :  Al posto dell’O.V.B.,  nell’ultima mano si può dare la wiping varnish ( vedi sotto ) per dare più resistenza.

Cera : Nell’ultima mano può essere aggiunta anche una piccola quantità di cera per impermeabilizzare maggiormente.

3)  Wiping  varnish ( o thinned varnish ) : Si ottiene  diluendo  una  vernice a base di olio e resina alchidica, fenolica o poliuretanica in  parte uguale  con del solvente ( mineral spirits , trementina , nafta ).
            Può essere applicata come la finitura ad olio ( oil finish ) o l’oil varnish blend ( quindi impregnazione, riposo ad assorbimento per 20 minuti ed asporto con panno di cotone asciutto ) o applicata come una normale vernice ( senza asporto ) .

Rappresenta un miglioramento, in protezione e durata, rispetto alla pura finitura ad olio o all’ O.V.B. siccome secca rapida e dura. Bastano due o tre mani.  La maggior parte delle wiping varnish vendute in commercio contiene 2 parti di solvente ( mineral spirit, nafta o trementina ) ed 1 parte di vernice.
Preparandola da sé nelle proporzioni di  una parte di vernice ed  una di solvente si ottiene un prodotto di qualità più concentrata,pergiunta ad un costo inferiore.

      Nell'applicazione è sconsigliabile superare le tre mani : si avrebbe un risultato eccessivamente filmante.
  Nel mercato U.S.A. esistono diverse wiping-varnish già preconfezionate ( che sono a tutti gli effetti delle vernici molto diluite con solvente ) , tra cui :

1)  Waterlox, Original Tung Oil Finish : che è una vernice a base di olio di tung, resina fenolica , e solvente;
Qui c’è un video che da l’idea del risultato : http://www.youtube.com/watch?v=zIawl5nZI44&feature=relmfu

2)  Formby’s Tung Oil Finish : olio di tung, resina alchidica e solvente;

3)  Zar Wipe-on Tung Oil Finish : olio di tung, resina fenolica e solvente;

                                                                      ******
Come O.V.B. mi sono trovato bene con queste combinazioni, lavorando con quantitativi inferiori al litro che per ogni mano ripreparavo se esauriti  :

1^ mano : 300 ml olio lino cotto + 100 ml vernice alchidica + 400 ml trementina;
2^ mano : 200 ml olio lino cotto + 200 ml vernice alchidica + 400 ml trementina ;
3^mano :  300 ml olio lino cotto + 300 ml vernice alchidica + 300 ml trementina ;
4^ mano : 100 ml olio lino cotto + 300 ml vernice alchidica + 300 ml  trementina ( senza asporto, per la sola 4^ mano, dell’eccedenza ) 

 
Pubblicato : 14/04/2012 5:38 am
(@alessandro-livi)
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Complimenti BLO per la tua esposizione, mi farebbe piacere se volessi precisare meglio il perchè differenzi le vernici non filmanti dagli impregnanti; in cosa si differenziano?
Inoltre il termine wiping come si potrebbe tradurre in italiano?

 
Pubblicato : 14/04/2012 6:46 pm
 BLO
(@blo)
Post: 146
Estimable Member
Topic starter
 

Grazie.
Gli impregnanti sono composti al 90% circa di solvente ( nafta o ragia minerale ) ed hanno una componente solida ( olio ed a volte anche resina) intorno al 10%, più o meno. Possono contenere dei preservativi. Una volta dato l'impregnante a pennello, stante il basso residuo secco e l'alta percentuale di solvente che evapora, non si pone la necessità di " stracciare " l'eccedenza. Dato l'impregnante il legno deve  per forza essere finito con una finitura filmante ( es . vernice flatting ) o con una finitura non filmante tipo gli impregnanti cerati che hanno un contenuto in solido intorno al 25%.
Le olioresine sono vernici a lungo olio con una più bassa percentuale di resina, studiate per essere date col metodo dell'impregnazione fino a rifiuto , riposo ad assorbimento, ed asporto delle eccedenze con straccio in quanto non devono filmare : la bassa percentuale di resina non renderebbe possibile la costruzione di un film duro come nelle vernici flatting. Se si dà l'olioresina non è necessario applicare prima l'impregnante ma è sufficiente diluire le prime mani con maggiore solvente.
Le Olioresine hanno un contenuto in solido ( olio siccativo e resina ) tra il 25% ed il 45% circa a seconda delle caratteristiche e qualità delle stesse.   
Le "wiping varnish" sono finiture realizzate diluendo 1 parte di vernice a medio olio con almeno 1 parte di solvente : essendo molto diluite si danno nella prima mano ad impregnazione, nelle successive si possono dare ad impregnazione e "stracciate" ( tenendo conto che hanno un tempo d'apertura più corto rispetto all'oil-varnish blend, per cui non bisogna aspettare molto ad asportare l'eccedenza  ) oppure si possono applicare a strati sottili senza asportare : sono pur sempre delle  vernici il cui rapporto olio-resina si presta alla creazione di un leggero film . Se fai caso al video dimostrativo della Waterlox la wiping è stata applicata in mano sottile col pennello senza stracciare.
Credo che "wiping" derivi da "wipe off" = togliere, che si riferisce al gesto di togliere con uno straccio la finitura in eccesso.   

 
Pubblicato : 14/04/2012 8:35 pm
(@alessandro-livi)
Post: 146
Estimable Member
 

Quindi BLO, per capire meglio, le vernici che si utilizzano per la realizzazione sia della OVB che  della wiping devono essere vernici filmanti a medio olio. Il che vuol dire che devono essere costituite in parti uguali di olio e di resina (50% vs 50%)? Puoi fare il nome commerciale  di qualche vernice di questo tipo?
Sempre grazie.

 
Pubblicato : 15/04/2012 9:59 am
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