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Ciao a tutti.
Sto predisponendo la mia tesina finale per il corso di restauro del mobile antico che sto frequentando.
Proprio stasera è uscita una discussione sull'uso degli olii nel restauro, io ne sostenevo l'uso di diversi tìoli, sia siccativi che non, mentre altri continuavano a ribadire il solo uso dell'iìolio paglierino, per scurire o patinare, oliare lo stoppino per la gl, ecc.
Da questa discussione mi è scaturita la voglia di inserire un'appendice alla mia tesina proprio su quali siano i principali olii usati e le loro caratteristiche. Chiaramente avrei necessità di concludere con una breve bibliogarfia citando anche le fonti.
Al momento ho dato un'occhiata ad una vecchia edizione del Turco, ma ne parla mooolto poco e non assolutamente per quanto riguarda il restauro.
Devo consegnare la tesina tra una settimana,
Chi se la sente di darmi una mano anche con riferimenti, collegamenti, citazioni, ecc ?
Grazie Christian
Non credo che gli "olii non siccativi" trovino impiego nel restauro ( a parte la funzione tecnica di lubrificare lo stoppino nella G.L.) , specie l'olio paglierino, che ha composizione non ben definita. Questo perchè l'oliatura non è reversibile.
Per i siccativi ( lino e tung ) il discorso è diverso : credo possano essere usati per riprendere "solo" vecchie finiture ad olioresina. Ma questa, ovviamente , è solo la mia personale opinione : i "puristi" del restauro, nel riprendere vecchi mobili ad olioresina , bandiscono, in nome della reversibilità, anche gli olii siccativi e persino le resine naturali ( ingialliscono ) , e fanno uso di paraloid e regalrez.
Tutto è opinabile e discutibile.
Secondo “ Conservation of Furniture “ di Shayne Rivers e Nick Umney, ( ne trovi ampi stralci su books.google ) nel restauro e manutenzione dei mobili antichi conservati nei musei, gli olii siccativi non sono in genere impiegati perché seccando lentamente rimangono appiccicosi per un lungo periodo intrappolando polvere, inoltre tendono a scurire col passare del tempo e non possono essere rimossi se non usando metodi aggressivi.
Idem per gli olii non siccativi che tendono anch’essi ad intrappolare sporcizia .
Nel restauro non vi sono delle regole canoniche, soprattutto in quello dei materiali lignei. Tutto è affidato alla sensibilità ed alla scuola del restauratore. Ovviamente l’olio per eccellenza è quello di lino, per il semplice fatto che polimerizzandosi crea un reticolato impermeabile all’acqua e permeabile al vapore, il chè significa che è traspirante, e, quindi, ai fini della conservazione si rivela il migliore. Ma bisogna dire che nel passato gli oli per le vernici sono stati tanti, soprattutto dalla seconda metà dell’800, tanto che nel 1937 il governi italiano si vide costretto ad istituire una commissione con lo scopo di stabilire quali fossero gli oli adatti per la realizzazione di vernici. Attualmente viene molto usato l’olio di lino, spesso addizionato con ilio di thung, oppure oli che non alterano la tinta naturale del legno, tipo quello di noce, o quello di ricino.
Una settimana è un po pochina per documentarsi; posso allegare una bibliografia in parte reperibile in rete e farti gli auguri.
Alessio Piemontese: Doni secreti havuti da un reverendo padre gesuato practico et eccellente; Venezia 1555.
Anderson K. B.: The nature and fate of natural resins in the geosphere; 1997.
Armerini: De veri precetti della pittura; 1578.
Atti del convegno Chimica verde 2004.
Bauer: The permeabilità of films of drying oils – Chemische Umschau
Berzelius, Benoit Valérius,Giovanni Guarini: Trattato di chimica. 1839.
Bonanni: Trattato sopra la vernice detta comunemente cinese; Roma, 1720.
Boni: Elogio dell’Abate Don Luigi Lanzi.
Bordini: L’ottocento. Carrocci 2002.
Bordini: Materia e imagine. Fonti sulla tecnica della pittura. Roma; Leonardo – De Luca; 1991.
Bordini: Materia e immagini: fonti sulle tecniche della pittura. –Leonardo-De Luca 1991
Bordini;Dipingere con la luce – teoria e tecnica. Ed. EUE
Caffaro, Giuseppe Falanga: Il libellus di Chicago, ed. Arci Postiglione.
Caneparius: De atramentis cuiuscumque; Venezia, 1619.
Carletti: Vernici in liuteria – Edizioni Zanibon
Cennino Cennini: Il libro dell’arte (1437).
Colombo: Antiche vernici per liuteria: ricerche storiche – Ed. Turris
Cortone: Protettivi naturali in esterni – Geoinforma 2001
Cristofori; Archivio dei De Medici, Firenze.
Cuppini: Pitture e vernici naturali e sintetiche – Hoepli 1948
Dessy: Wood, water and oil – American recorder.
Don Timoteo Rossello: Della summa de’ secreti universali in ogni materia; Venezia, 1574.
E. De Angelis: La liuteria ad arco napoletana
Fancelli: Il restauro dei monumenti – Cardini Editore
Fioravanti: Dello specchio di scientia universale, libro tre; Bologna, 1564.
Franzoni: L’imbianchino – Hoepli
Friend: The protection with paint – Iron and Steel Institute Carnegie, 1920.
Giornale bibliografico universale. Sonzogno 1809.
Grisellini: Dizionario delle arti e de mestieri. Venezia 1770.
Guerrieri: Restauro e conservazione – Polistampa Firenze
Il legno – Laboratorio chimico-tecnologico Geal
Impregnazione alternativa alla verniciatura – Centro Ricerche e Sviluppo Geal
Luigi Lanzi: Storia pittorica della Italia. Firenze 1834.
Manoscritto Padovano: Ricette per far ogni sorti di colori; anonimo del XVII sec.
Marcucci: Saggio analitico-chimico sopra i colori minerali e mezzi di procurarsi gli artefatti gli smalti e le vernici. Roma 1716.
Massa-G. Scivolone: Le vernici per il restauro – Cardini
Matteucci e Piria: Il nuovo cimento. Pisa 1855.
Maugin: Manual de luthier, Paris, Roret, 1834.
Misura alla permeabilità al vapore del legno – Dott. Giusti e Centro Ricerche e sviluppo Geal.
Mosca: Le finiture naturali – Rimini 2001
Plinio: Historia naturalis
Poinar: Life in amber; Stanford University Press.
Previati: La tecnica della pittura- Fratelli Bocca, Torino 1905.
Progetto legnovivo – Laboratorio chimico Geal in collaborazione con CNR e Istituto Ricerche del Legno
Ricettario di Turquet De Mayerne – Parigi 1646
Rizzino: Colori e colorificio – Hoepli 1948
Simone Sacconi: I segreti di Stradivari. Ed. Libreria del convegno.
Teophilus Presbyter: Schedala diversarum artium – Osterreichische Nationalbibliothek, Codex 2527.
Testi: Dizionario di alchimia e chimica- Paracelso. Ed. Mediterranee.
Tingry: Traité theorique et pratique sur l’art de faire et appliquer les vernis – Ginevra 1805.
Tolbeque: Le vernici per liuteria – Quaderni di liuteria della scuola di Cremona, quad. n. 8.
Turco: Coloritura, verniciatura e laccatura del legno. Hoepli editore.
Turco: Nuovissimo ricettario. Hoepli.
Turquet De Mayerne: Pictoria, scultoria, tinctoria, et qua subalterna rum artium.
Vasari: Le vite (1550).
Vibert: La scienza della pittura – Ed Arturo De Marchi 1893.
Volpato: Modo da tener nel dipinger; Venezia, 1685.
Watin: L’art du peintre, doreur, vernissee; Parigi, 1772.
Wurtz : dictionaire de chimie; 1878.
Zahn: Oculus artificialis teledioptricus – 1700.
In quanto a certe affermazioni di certi testi inglesi, io ho molte perplessità, più o meno le stesse che ho per i loro metodi di restauro.
Probabilmente , quelle di cui al manuale citato, sono tecniche che, se possono trovare forse una loro giustificazione nel restauro di mobili all'interno dei musei, si rivelano " eccessive " nel restauro giornaliero di un artigiano.
Stando al predetto manuale lo stesso impiego della G.L ha le sue controindicazioni.
Non vorrei fare del campanilismo, ma il restauro inglese non ha una buona nomea, e i manuali che lo concernono riportano delle strane idee. Per esempio è un’idea comune degli inglesi che l’olio di lino col tempo scurisca. Penso che ciò sia dato dal fatto che soprattutto nei paesi nordici per molto tempo è stato usato come essiccativo delle vernici il litargirio. Inoltre in passato le loro vernici erano per lo più composte da olio di pesce (balena ed altro), che negli altri paesi europei è sempre stato considerato pessimo. Il fatto che si affermi che l’olio di lino non essichi bene secondo me dice molte cose.
quali sono i libri reperibili in rete se si puo chiedere, magari i link. 🙂
puoi andare su google libri e digitare i vari titoli. Devi tener presente che i testi precedenti l'800 spesso sono testi di tuttologia, ove, come nel caso di Alessio Piemontese, si spazia dalle vernici alle emorroidi. Si tratta comunque di testimonianze importanti che ci dicono quali erano le vernici di uso corrente ed i criteri seguiti per confezionarle.
Scusate ma ultimamente non ho avuto modo di connettermi.
Grazie a tutti per l'attenzione, in particolare a PPM, solo l'elenco dei titoli citati rischia di essere più lungo della mia misera tesina :D, ma sarà sicuramente un argomento che approfondirò, perchè la materia degli oli è una cosa che sento sempre trattare con superficialità o approssimazione, sopratutto dai restauratori che ho avuto modo di frequentare di persona.
Vado a ricercare.
Grazie di nuovo,
Christian
Peccato che la “letteratura” che citi non sia di tuttologia, ma piuttosto di nientologia.
Le botteghe che hanno fatto grande la cultura italiana erano botteghe enormi che si occupavano di un’infinità di settori e producevano oggetti svariati, dai dipinti alle statue, alle armi, per non parlare dei fantastici automi destinati alle corti, e le scenografie per le feste, e i mobili, suppellettili di ogni tipo….
Questa tradizione si è conservata anche in letteratura per lungo tempo.