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Vorrei riprendere un argomento iniziato ed interrotto su un altro post sulla patina.
Come dicevo io vedo, forse in modo semplicistico, la patina alla stregua di una persona vestita.
Il vestito lo paragono alla finitura del mobile che chiamerei patina esterna mentre la pelle alla vera patina.
Infatti il vestito come la finitura si sostituisce se logoro mentre si pulisce se sporco.
Scorticare la pelle, come scartavetrare il mobile invece fa...male anche se in alcune situazioni risulta una metodica inevitabile come quando per esempio si è in presenza di ferite infette, nel caso della pelle, e di imperfezioni del legno, nel caso del mobile.
L'unica differenza che ci vedo è che la patina acquista valore con il tempo mentre la pelle purtroppo...
Come la vedete?
Sono d'accordo con te in linea generale, anche se trovo la tua definizione un po' troppo categorica perchè la vernice non è semplicemente una seconda patina che segue un suo percorso bensì fa parte della patina generale di un mobile. Per secoli si è creduto che la patina fosse formata esclusivamente dal materiale costituente l'opera, in quanto il concetto era nato nel campo della scultura antica dove raramente si trovavano ancora tracce di pittura, mentre oggi si ritiene che tutte le azioni dirette alla conservazione dell'opera hanno contribuito alla formazione della patina. Sono però curiosa di conoscere il parere di Cassiopea anche perchè questa discussione l'aveva aperta lei.
La definizione che Alessandro da della patina mi vede d’accordo solo nella prima parte. La seconda, finitura come abito, la reputo fuorviante ed influenzata dalle moderne concezioni di vernice, che sono per lo più filmanti. Bisogna pensare a cosa erano le vernici prima dell’industrializzazione. Erano prodotti destinati fondamentalmente alla conservazione. Il mobile doveva durare per generazioni con una manutenzione ridotta al minimo, quindi erano fondamentalmente di tipo impregnante: la vernice si univa intimamente al legno arrivandone a far parte in modo indissolubile, con la possibilità di reintegrarla facilmente. Vi erano poi le eccezioni; basti pensare alle dorature, alle lacche o a pitturazioni con biacca o addirittura con calce, ma si trattava di un numero ristretto di oggetti di solito destinato non all’uso comune. Il mobile più antico che mi è capitato di restaurare era datato al 1000. Proveniva da una chiesa laziale. Il risultato dell’esame stratigrafico era il seguente, partendo dall’interno; legno di pioppo completamente divorato dai tarli (segatura con qualche residuo di venatura di lignina); sottilissimo strato di legno (in patina); leggero strato di gesso di Bologna; pellicola di colla animale con terra bruciata. Tale finitura è del tutto particolare e rara; il mobile era destinato ad un uso d’elite e non si era certo pensato alla durata, ma piuttosto alla bellezza. La pitturazione filmante aveva determinato la totale tarlatura. Questi problemi erano ben chiari ai falegnami.
Nel caso di finitura filmante, chiaramente il legno acquista una sua patina tanto più indipendente da quella della finitura quanto più la stessa è spessa. Ciò è valido anche per le finiture realizzate mediante stoppinatura con resine disciolte in alcol che, se molto sottili, tendono a fare corpo unico col legno, ma se più spesse, tendono a creare un film a se stante.
Perciò la seconda parte della definizione si può attribuire soltanto a casi particolari.
Però la stessa etimologia della parola patina (strato di carbonato che si forma con il tempo e per effetto di agenti esterni sulle antiche statue e medaglie di bronzo che ad esse serve in qualche modo come vernice; infatti l'origine del nome probabilmente deriva dal latino patina (piatto) proprio perchè i piatti antichi sono sempre ricoperti di questo sale) indica come essa debba essere considerata non propriamente come un tutt'uno con il mobile ma come una vera e propria pelle.
Pensiamo al fatto che anche in assenza di una finitura filmante è il tempo che sempre ci pensa a rivestire il mobile della sua patina che Boito definiva come «splendido sudiciume del tempo».
Penso che una educazione anche del neofita e magari anche attraverso questo forum sia importante per formare una coscienza non solo pratica, e attraverso argomenti di più ampio respiro fornire gli strumenti giusti per impostare un restauro corretto. La Patina è la madre di tutti gli argomenti, è il punto di arrivo e di partenza , imparare a fare i conti con questo concetto è base su cui sviluppare la propria coscienza di restauratore.
Tempo fa, in un post , rimarcando una considerazione, dissi che Goethe e la sua chimica in qualche modo ci erano molto, molto vicini, ebbene, questo è proprio il caso.
Sposo appieno la chimica espressa nelle affinità elettive per asserire che vedo l’orologio del tempo agire sull’intero manufatto, finitura esterna compresa, piegandosi alla chimica degli elementi che si aggregano tra di loro solo perché alcuni di loro sono presenti, finitura compresa, per cui credo che la patina di quel determinato manufatto sia il frutto di tutto quello che lo compone, slegata da uno o più elemeti originari sarebbe altra cosa, “un’altra Patina” , da qui il mio personale convincimento considerare un unicum ogni Patina, perché risultato non ripetibile, da conservare gelosamente.
Saluti
Condivido a pieno quanto detto da Pin8cchio, la patina è una serie di elementi messi insieme tra cui anche la finitura che ricopre il mobile che è fondamentale, un mobile privato della sua vernice originale ( è non parlo di mobili recenti che si possono tranquillamente sverniciare, il più delle volte sono rifiniti con vernici sintetiche da eliminare) perde molto del suo valore, il restauro conservativo esprime questo per definizione chi ignora questo, ignora le basi di un buon restauro, noto in Pin8cchio molto professionalità e reale amore, rispetto per il manufatto in generale in particolare per il mobile antico che merita particolari riguardi, è la giusta definizione, condivisibile da parte mia, esprime quello che penso. Le finiture che ricoprono determinati oggetti sono difficilmente riproducibili in laboratorio, quindi da conservare rigorosamente, da non eliminare, sverniciare un mobile è sempre qualcosa di drastico, è paradossale che qui dentro chi si reputa studioso di vernici antiche, non ha scrupoli a definire le finiture che ricoprono i mobili cosa poco importante, questo è a dir poco un controsenso.
Aporia questa è la mia opinione, che ho espresso più volte, spero sia chiara, con questo chiudo il mio intervento 🙂
Sul blog di C. Ferrari leggo a proposito del recupero in patina :
…”…il recupero in patina dona al mobile antico una finitura rispettosa della sua storia e ne aumenta la bellezza ed il valore estetico ed economico. Vediamo insieme quali sono i passaggi che ti consentono di recuperare correttamente una patina:
- prepara un polish in funzione dello sporco, la ricetta base è di due parti di acqua ragia, due parti di olio paglierino e una parte di alcool;
- pulisci il mobile con il polish, utilizzando un batuffolo di cotone ed asciuga il mobile con un panno carta o uno straccio;
- prepara una vernice di gommalacca molto diluita;
- asciuga con un tampone l'olio del polish e riprendi la lucidatura del mobile,
- chiudi i piccoli fori o segni con uno stucco di cera;
- patina il mobile con un buon encaustico.
Come vedi si tratta di pochi, semplici passaggi, ma che devono essere eseguiti correttamente e con mano delicata. “ Se ho ben capito questo è un approccio proposto per recuperare in patina i mobili antichi originariamente finiti a gommalacca.
Ma per recuperare in patina i mobili originariamente finiti con olioresina non dovrebbe andare bene perché altrimenti si avrebbe, per usare le parole di pinocchio , “un’altra patina” , giusto ?
Ed allora come si recuperano in patina i mobili finiti ad olioresina ? Con altra olioresina ?
Grazie Cassiopea! Ero solo preoccupata per la tua assenza. Condivido il rispetto per la finitura, ecco perchè non posso sentir parlare di triplice: l'acquaragia asporta cere e composti grassi, mentre l'alcool la gommalacca e quindi parte della patina. Penso che per recuperare la gommalacca sia necessaria molta più attenzione, vista la delicatezza del film. Spagliettare o seppiare spesso sono più che sufficienti. Le oleoresine e tutti i composti derivati presuppongono una manutenzione periodica con gli stessi.
vuoi dire che una carta da carrozziere bagnata nell'olio toglie meno gommalacca polimerizzata negli anni, che un po di alcol?
"seppiare" ma ancora si usa l'osso di seppia tritato? :-[
Per BLO: certamente. Si tratta, in fondo, di un’opera di manutenzione tipica della “buona massaia” che periodicamente passava sui mobili dell’olio nutritivo. L’olio, a causa dell’azione dei raggi uv perde la sua polimerizzazione, e, quindi, va reintegrato. La gl. non polimerizza, ma soltanto essica per l’evaporazione del solvente; è da ascriversi a ciò la sua delicatezza.
gia, io ho fatto girare dei 78 giri essicati per anni e non me ne sono accorto!
L'alcool rimuove la gommalacca infatti insistendo si elimina totalmente. La carta da carrozziere o seppia (è rimasto in uso il termine: non l'ho deciso io e non è il caso di polemizzare) è un mezzo meccanico che si può dosare a seconda dei casi. La triplice è incoerente ed è impossibile conoscere a priori quali danni causerà.
Posso dare un consiglio a tutti, per evitare cattiva informazione, se alcune tecniche non sono accompagnate dall'esperienza eviterei di parlarne in questi termini molto banali, preferisco non intervenire in merito andando nel dettaglio, ma il polisch o triplice come più vi piace definirla è un mezzo delicato e poco invasivo per recuperare la patina di un mobile senza eliminare nulla, provate è poi esprimente un opinione, l'improvvisazione e le formule chimiche non servono a capire ma solo l'esperienza, se un mobile è rifinito ad oleoresina non si recupera mettendo altra oleoresina sopratutto se deriva da un prodotto moderno come un impregnante, questo è detto semplicemente perchè non si conosce altro metodo.
Quello riportato dal blog di Carlo Ferrari è dettato dall'esperienza di un professionista che pratica questo lavoro da 25 anni, quindi un metodo di pulizia poco invasivo atto non a eliminare la patina, al posto vostro mi armerei di esperienza prima di parlare, quando vi leggo, senza offesa, mi annoiate :'(
Intervengo in questa interessante discussione per completare , a mio avviso , la definizione di patina che vorrei esprimere in un senso più lato.
Oltre alle considerazioni espresse in precedenza che vogliono individuare la patina come segno visibile del tempo che passa lasciando i suoi effetti sia nell'ossidazione del legno, che si percepisce con una maggiore compattezza, che nella finitura, io penso che concorra alla definizione di patina anche l'usura dovuta al normale utilizzo dell'oggetto.
Ad esempio, lo sfregamento dello spigolo di un piano, che porta a consumare in modo irregolare le modonature, il consumarsi di una traversa poggiapiedi di un tavolo o delle sedie, lo scalino e il ripiano di un inginocchiatoio, il piano inferiore di un tavolo che rimane più chiaro in corrispondenza di un cassetto: anche questa non è patina??
Quando ti capita di trovare un mobile così usurato, e chiudi gli occhi e passi sopra di questo la mano, senti al tatto una senzazione di "cosa vellutata" che ti fa immaginare in un breve attimo il lavorio del tempo passato.
A questo punto, quando riapri gli occhi non puoi fare a meno di guardare quel mobile con una certa riverenza e ti senti carico di una grande responsabilità per come lo restaurerai senza rovinare quell'aspetto unico e irrepetibile.
da non credere...
stiamo partendo dal presupposto che tutto sia uniforme e piatto, quando invece tutto è variegato.
Patina è testimonianza del tempo, a volte semplicemente vecchio altre antico, ad ogni finitura un intervento ad hoc, Marthens ha concesso a Van basten di giocare dopo 20 giorni mentre per la mia rotula ci sono voluti otto mesi di stampella....eppure operava da venticinque anni.
Carta da carroziere....vedrò di postare una foto di una carta 3mm sottilissima gialla montata su un supporto di spugna che utilizzo per seppiare, è una waterproof, il supporto su cui è montata consente di avere una grana sempre umida( parliamo di grana superiore a 2000, la uso con olio quando debbo riprendere gl, con trementina se decido di rimuovere solo i sedimenti cerosi.
ps quando vi leggo non mi annoiate, anzi.
quando ero ragazzo (sorrido) sull'ultima pagina di Alan Ford c'era la pubblicità di una scuola per corrispondenza che sfornava radiotecnici, la famigerata "scuola radio elettra di torino" ricordo che tutti gli iscritti erano in grado di costruire un'autentica radio a galena! Antonio De Curtis avrebbe detto: ma mi faccia il piacere!