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L’ Ascensione del Signore
Brani biblici: Mt. 28, 20; Lc. 24, 48 – 53; Atti 1, 6 – 11
Matteo 28, 30
“Sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.
Luca 24, 48 – 53
Di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio”.
Immagine di copertina: Questa magnifica icona dell’Ascensione del Signore è una composizione frontale ed è divisa in due zone: in alto c è il Signore Gesù Cristo glorioso sostenuto dai suoi angeli, mentre in basso c è la Madre di Dio, Maria, circondata dagli apostoli ed affiancata da due angeli. La Vergine è in atteggiamento di preghiera (orante) ed è la sola – la Piena di grazia – che porta l’aureola, segno della partecipazione alla vita divina. Ed è anche la sola che guarda dritto davanti a sè, mentre tutti gli apostoli hanno lo sguardo rivolto verso il cielo; Maria è l’unica che vede, attraverso la sua fede, il Signore Gesù che è stato sottratto dalla nube agli sguardi di tutti
Atti 1, 6 – 11
<<Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra». Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n`andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l`avete visto andare in cielo>>.
L Ascensione del Signore – Leone Magno, Sermoni, 74,1-5
Il mistero della nostra salvezza, o carissimi, che il Creatore dell`universo stimò degno del prezzo del suo sangue, si è adempiuto tutto, dal giorno della sua nascita terrena sino alla fine della sua passione, in un`atmosfera di umiltà. E per quanto nella sua natura di servo siano rifulsi anche i segni della sua divinità, l`attività propria di quel tempo fu tutta volta a dimostrare la verità della natura umana da lui assunta. Ma dopo la passione, spezzati i vincoli della morte che aveva dimostrato il suo potere raggiungendo quaggiù anche colui che non conosceva peccato, la debolezza si tramutò in forza, la mortalità in eternità, il disprezzo in gloria. Di tutto ciò il Signore Gesù Cristo diede molte prove manifeste e lo proclamò alla vista di molti, fino a quando trasportò anche in cielo il trionfo della vittoria da lui riportata sulla morte.
Come dunque nella solennità pasquale fu per noi causa di letizia la risurrezione del Signore, così la sua ascensione al cielo è il motivo del gaudio odierno per noi che la ricordiamo e che veneriamo solennemente quel giorno, in cui, in Cristo, l`umiltà della nostra natura fu elevata sopra tutte le schiere celesti, sopra tutti gli ordini degli angeli, al di là di ogni altezza delle potestà, ad assidersi alla destra di Dio Padre. Su questo ordine delle azioni divine noi siamo fondati, noi siamo edificati: in tal modo splende più fulgida la grazia di Dio quando, pur lungi dalla vista degli occhi cui giustamente sembrava allora indurre rispetto, la fede non diffida, la speranza non vacilla, la carità non si intiepidisce. In ciò consiste il rigore degli animi grandi, in ciò consiste la luce delle anime veramente fedeli: credere senza esitazione ciò che non si percepisce con la vista del corpo, e porre il desiderio lassù, ove non si può elevare lo sguardo.
Come potrebbe nascere nei nostri cuori una simile religiosità, e come potrebbe ognuno venir giustificato per la fede, se la nostra salvezza consiste solamente in ciò che soggiace agli sguardi? Perciò a colui che mostrava di dubitare della risurrezione di Cristo, se non avesse potuto esaminare con la vista e con il tatto nella sua carne i segni della passione, il Signore disse: Perché mi hai visto, hai creduto: beati coloro che non hanno visto e hanno creduto (Gv 20,29).
Perché di questa beatitudine, carissimi, anche noi fossimo capaci, compiuto tutto ciò che esigeva la predicazione del vangelo e del Nuovo Testamento, il Signore nostro Gesù Cristo, quaranta giorni dopo la risurrezione, si innalzò al cielo al cospetto dei suoi discepoli, pose termine alla sua presenza corporea, per restare alla destra del Padre fino a quando si compiranno i tempi divinamente stabiliti perché si moltiplichino quaggiù i figli della Chiesa, e tornare a giudicare i vivi e i morti in quella carne nella quale salì lassù. Ciò dunque che nel nostro Redentore era palese divenne mistero; e affinché la fede fosse più alta e più forte, alla vista succedette la dottrina, alla cui autorità si assoggettano i cuori dei fedeli illuminati dai raggi superni.
Questa fede, accresciuta dall`ascensione del Signore e rafforzata dal dono dello Spirito Santo, non temette le catene, il carcere, l`esilio, la fame, il fuoco; e neppure le zanne delle fiere né i supplizi raffinati dei crudeli persecutori. Per questa fede, su tutta la terra, non solo uomini, ma anche donne, non solo giovinetti, ma anche tenere fanciulle, combatterono fino all`effusione del sangue. Questa fede cacciò i demoni, allontanò le malattie, risuscitò i morti. Per questo anche i santi apostoli, che pur ammaestrati da tante prediche confermate da tanti miracoli furono atterriti dall`atrocità della passione del Signore e non senza molto esitare accolsero la verità della sua risurrezione, progredirono tanto alla sua ascensione, che tutto quanto prima incuteva loro timore si tramutò per loro in gioia. Innalzarono infatti tutto lo sguardo dell`animo nella divinità di colui che siede alla destra del Padre e l`oggetto della vista corporea non li attardò a tendere tutta la forza della loro mente in colui che scendendo quaggiù non si era allontanato dal Padre e salendo lassù non si era staccato dai discepoli.
Proprio allora dunque, o carissimi, il figlio dell`uomo, il Figlio di Dio si palesò con più sacro splendore, quando fece ritorno nella gloria della maestà del Padre e in modo ineffabile cominciò ad essere più vicino a noi come Dio, quando come uomo si allontanò da noi. Proprio allora con una visione più interiore la fede cominciò a riconoscere meglio che la natura del Figlio è uguale al Padre; cominciò a non aver più bisogno di toccare la sostanza corporea di Cristo, per la quale egli è minore del Padre, perché, pur persistendo la natura del corpo glorificato, la fede dei credenti è chiamata là, ove si tocca l`Unigenito uguale al Padre non con mano carnale, ma con intelletto spirituale.
Per questo, dopo la sua risurrezione, il Signore disse a Maria Maddalena – che personificava la Chiesa – quando si avvicinava per toccarlo: Non mi toccare: non sono ancora asceso, infatti, al Padre mio (Gv 20,17), cioè: non voglio che tu venga da me col corpo né che mi riconosca con i sensi carnali; ti riservo qualcosa di più alto, ti preparo qualcosa di più grande. Quando salirò da mio Padre, mi toccherai con più perfezione e più verità, perché allora apprenderai ciò che non tocchi, crederai ciò che non vedi. Quando poi i discepoli, intenti e stupiti, ebbero seguito con gli occhi il Signore asceso ai cieli, due angeli rifulgenti di mirabile candore nelle vesti stettero davanti a loro e dissero: Uomini di Galilea, a che state guardando in cielo? Questo Gesù che è stato assunto di mezzo a voi al cielo, verrà così, come lo avete visto andare al cielo (At 1,11). Queste parole erano un ammaestramento per tutti i figli della Chiesa, perché credano che Gesù Cristo verrà un giorno visibilmente con quella carne con cui è asceso lassù…
Esultiamo dunque, carissimi, di letizia spirituale e, godendo nel degno ringraziamento a Dio, eleviamo gli occhi dell`anima a quell`altezza in cui si trova Cristo. Le brame terrene non deprimano gli animi chiamati lassù; le realtà mortali non riempiano i cuori eletti ai beni eterni; le voluttà fallaci non attardino le menti entrate ormai nella via della verità. Tutte queste realtà temporali trascorrano per i fedeli in modo che essi sappiano di essere pellegrini in questa valle terrena; e se in essa qualcosa sembra allettare, non la si abbracci peccaminosamente, ma si passi oltre con fortezza.
La Vergine del Segno
” Dunque questo Figlio di Dio, nostro Signore, che è verbo del Padre è anche Figlio dell’uomo, poiché da Maria, che aveva avuto la generazione da creature umane ed era ella stessa creatura umana, ebbe la nascita umana e divenne Figlio dell’uomo.Perciò il Signore stesso ci dette un segno, in profondità e in altezza, segno che l’uomo non domandò, perché non si sarebbe mai aspettato che una vergine potesse concepire e partorire un figlio continuando ad essere vergine, e il frutto di questo parto fosse – Dio-con.noi-; che egli discendesse nelle profondità della terra a cercare la pecora che era perduta, e in effetti era la sua propria creatura, e poi salisse in alto ad offrire al Padre quell’uomo che in tal modo era stato ritrovato”
La maestosa icona della “Vergine del Segno” della Cattedrale di Jaroslav, la Grande Panaghìa – la Tutta Santa – è collegata da alcuni alla profezia di Isaia sulla Vergine che diventerà Madre (cfr. 7,14); da altri, invece, al prodigio, segno della materna benevolenza di Maria SS, al tempo dell’assedio di Novgorod da parte dei soldati di Suzdal’, nel 1170. Sfiniti i Novgorodiani posero le loro speranze nel Signore e nella sua purissima Madre; l’Arcivescovo Giovanni prese dalla Chiesa del Salvatore sull’Ilin l’icona della Madre di Dio per portarla sulle mura della città e mentre continuavano le suppliche accorate dei fedeli giunse presso il luogo dove avveniva l’attacco del nemico. Una freccia delle truppe di Suzdal’ ferì la sacra immagine, che si rivolse verso Novgorod lasciando cadere sue lacrime sul paramento dell’Arcivescovo. Con questo la miracolosa icona diede agli assediati il “segno” che la Regina del cielo pregava il divin Figlio per la liberazione della città e Novgorod fu salva.
A commissionarla per la nuova Cattedrale di pietra del palazzo reale consacrata nel 1215, era stato Costantino il Saggio, principe di Rostov e di Vladimir.
La figura orante con le braccia levate al cielo, simboleggia la reverenza verso Dio e diventò in ambito cristiano formula iconografica per rappresentare il buon cristiano defunto e il martire in particolare, tipo del vero credente che da Cristo aspetta la vita.
Il gesto della mano con il palmo rivolto verso l’alto esprime l’attesa del dono da parte di Dio e al tempo stesso la totale disponibilità a essere “colmati dall’Alto”; le mani alzate rinunciano ad intervenire autonomamente nella storia e formano al tempo stesso un ricettacolo invisibile che Dio potrà riempire e dal quale si effonderà, come dal bacino di una fonte, l’acqua della vita.
L’Orante con il Bambino nel medaglione non è dunque una raffigurazione storica della Madre con il Figlio, bensì la “Vergine del Segno”, come viene chiamata in russo.
La porpora dell’omophoriòn – il manto – e il rosso del tappeto dal ricco disegno a fogliame si accordano armoniosamente con il verde scuro dell’abito. L’oro caldo del fondo traspare anche sulle pieghe degli abiti là dove solitamente il colore viene posato in una soprattinta più chiara.
Portatrice privilegiata di questo “segno”, la Vergine orante è necessariamente al tempo stesso colei che intercede per gli uomini e trasmette la grazia divina: “Per difendere la nostra causa, ella stende sul mondo le sue mani immacolate”.
La vergine del Segno – Approfondimento – L’ icona della Madre di Dio del Segno, detta in slavo Znamenie, è molto significativa dal punto di vista teologico, perché si ricollega alla profezia d Isaia: “Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”. La Madonna è rappresentata frontalmente, a figura intera o a mezzo busto, con gli avambracci sollevati, in atteggiamento di preghiera come l’Orante. Il Cristo-Bambino è dipinto sul petto della Madre, spesso contornato dalla cosiddetta “mandorla”, simbolo dell’eternità e della gloria celeste. I missionari bizantini l’avrebbero portata nella chiesa russa e sarebbe divenuta celebre nel 1170 per la liberazione della città di Novgorod, ottenuta per l’intercessione della sacra icona. Gli abitanti, vistisi perduti nella lotta contro la nemica Suzdal, giorno e notte pregavano Dio e la Vergine, quando il loro arcivescovo ebbe l’idea di portare sulle mura della città, di fronte ai combattenti, l’icona, che, purtroppo, ricevuta una freccia sul suo volto, prese a lacrimare e a bagnare la pianeta dell’arcivescovo. Tutti gli assediati gridarono al miracolo e alla salvezza della città, come difatti avvenne. Nel 1352 un epidemia di peste fu risolta per le preghiere innalzate dagli appestati davanti all’icona. In ringraziamento gli abitanti di Novgorod costruirono nel 1354 la chiesa del Segno della SS. Madre di Dio e nel 1356 vi trasferirono l’icona miracolosa, che vi rimase fino al 1478, allorché la città fu occupata dallo zar Ivan III. Nel corso dei secoli varie copie della Madonna del Segno, diffuse in tutta la Russia, si sono rese gloriose per i miracoli. Nell’agosto del 1993, in occasione del raduno dei giovani presieduto da Giovanni Paolo II, sul palco della città americana di Denver fu intronizzata l’icona di “Nostra Signora del Nuovo Avvento”, una felice versione moderna dell’icona di Novgorod. |
Il Salvatore
Brani biblici: GV. 4, 42; Lc. 2, 11; Atti 5, 31; 1 Gv. 4, 14
Giovanni 4, 42
«Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Luca 2, 11
“oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore”.
Atti 5, 31
Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati.
1Gv. 4, 14
E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo.
Un posto di rilievo occupa, in questa presentazione di icone famose, l’immagine del “Pantocràtor” (letteralmente: “Colui che contiene tutte le cose” o anche”Dominatore su tutto” ) che esercita, fin dal primo sguardo, una forte presa, anche emotiva, sull’osservatore. Chi ha dipinto la “Trinità” non può non soffermarsi sul mistero del Figlio che rivela, nella sua storia di uomo, la realtà divina: l’amore.
L’ icona propone allora, la storia umile dell’uomo di Nazareth e la sua regalità; il nome dell’Incarnazione nascosta e silenziosa: Gesù: Cristo, Messia: il Signore (cf. Fil.2,6-11).
Vi si intrecciano, indissolubilmente, il mistero di Dio che si fa uomo perchè l’uomo diventi Dio, la sua natura divina che pre-esiste e la sua venuta nel giudizio finale. In questo giudizio, rammenta l’icona, egli resta fratello innocente che ha conosciuto il limite umano, il suo soffrire, il suo gioire, accogliendolo e salvandolo: nell’amore, perchè chi è lontano diventi vicino nella verità dell’amore che non tradisce: davanti ai suoi occhi traboccanti d amore, ci si copre la faccia.
L icona del Pantocràtore vuole suggerire un tema molto sentito: quello del Verbo incarnato che è l’immagine del Padre. Cristo, che ci sta di fronte, non è il Giudice onnipotente, ma (vedi la fronte e lo sguardo pieni di luce) la Sapienza infinita e la Luce del mondo. Nessuno rimane escluso dalla benevolenza del suo sguardo. Gli occhi fissi in una posizione immutabile danno l’impressione, a chi lo guarda, di essere visto da lui.
Diceva San Simeone il Nuovo Teologo (X Secolo): “Nel momento in cui tutti gli sguardi sono fissi su di lui e in cui egli stesso posa il proprio su miriadi innumerevoli, mantenendo i suoi occhi sempre fissi in una posizione immutabile, ognuno ha l’impressione di essere visto da lui, di godere della sua conversazione e di essere abbracciato da lui, di modo che nessuno possa lamentarsi di essere negletto”.
La trasfigurazione
Brani biblici: Mt. 17.1-8; Mc. 9, 21-8; Lc. 9, 28-36
Mt. 17.1-8
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». All`udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
Cristo, risplendente di luce e affiancato da Mosè ed Elia, viena contemplato dai tre apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, prostrati o riversi ai suoi piedi. Il grande cerchio, che si manifesta come luce irradiante dalla figura di Cristo, include nel suo movimento tutto il creato e l’uomo in particolare. In questa icona tutta la creazione quindi è chiamata a partecipare alla luce e alla bellezza di Dio Creatore: “Ecco io faccio nuove tutte le cose” (Ap. 21, 5). Tutta la scena è immersa in una grande luce, senza ombre: Cristo è il giorno senza tramonto.
Il Salvatore in Gloria
Brano biblico: Ez. 1, 26, Is. 66, 1
Ez. 1, 26
“Sopra il firmamento apparve come pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane”.
Is. 66, 1
“Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi”.
Proveniente dall’ Uspenskij Sobor di Vladimir – Mosca, Galleria Statale Tetrjakovskaja. Il Salvatore figura qui come seconda persona della Trinità. E assiso su un trono invisibile, iscritto in figure geometriche che racchiudono i volti alati delle intelligenze incorporee e i simboli degli evangelisti. In questa splendida icona confluiscono molti aspetti del Verbo incarnato. Seduto sul trono sorretto dalle ruote dei cherubini e circondato dai serafini, egli è il Creatore e Signore dell’universo che intorno a lui si ordina. Il trono è delineato finemente in bianco e riprende la simbologia cosmica con il suo sedile cubico sormontato da un arco di cerchio, mentre il marciapiede rettangolare sul quale il Signore posa i piedi sottolinea la sua signoria (cfr. Is. 66, 1). Il rosso delle due losanghe evoca il mistero di Colui che è al tempo stesso Tenebra e Luce impenetrabili. Richiamando il “carro di Jahvè”, le ruote di fuoco alate collegano la simbologia del trono con il quaternario esterno in cui compare il tetramorfo, i “quattro esseri viventi”: -uomo, leone, vitello e aquila – della visione di Ezechiele: ” Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinio di fuoco che splendeva tutto intorno. Mentre avanzavano, non si voltavano indietro, ma ciascuno andava diritto davanti a sè” (Ez. 1, 4-5.9). IL tetramorfo passa a significare la Rivelazione salvifica proclamata dagli evangelisti ai quattro angoli della terra. Cristo Signore regge il Vangelo, quale pura luce bianca, nucleo di massima luminosità dell’icona, è il Centro della nuova creazione. Il Signore, vestito tutto d oro, è il Giudice dell’Ottavo Giorno, il Signore della storia, colui del quale la Scrittura dice: “Bisogna infatti che egli regni finchè non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi” (1Cor. 15, 25). [ … continua a leggere …]
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