Il Manoscritto Medievale: Apendice
Questo manuale del Manoscritto Medievale è stato realizzato nel corso di diversi incontri culturali sul tema della Conservazione dei Beni Culturali tenutisi presso il Dipartimento di Studi Medievali della Central European University, Budapest
Pubblicato il 30 nov 1999
Scopo del Manuale
Focus: Presentazione delle conoscenze essenziali sui manoscritti medievali, rendendole accessibili anche ai non specialisti e supportare la didattica online.
Presentare le conoscenze essenziali sui manoscritti medievali, rendendole accessibili anche ai non specialisti e supportare la didattica online.
Questo manuale è frutto di vari incontri culturali incentrati sulla Conservazione dei Beni Culturali, svoltisi presso il Dipartimento di Studi Medievali della Central European University di Budapest.
Questo manuale ha lo scopo di presentare le conoscenze essenziali sui manoscritti medievali in modo che siano accessibili anche a chi non è specializzato nel campo. Si intende utilizzarlo come supporto didattico, anche online, per descrivere i beni culturali caratteristici dell’epoca medievale europea e per creare contenuti multimediali mirati a raggiungere un vasto pubblico internazionale.
Referenze degli autori del Manuale
Focus: referenze e articoli correlati sui manoscritti medievali.
Inoltre, questo manuale cerca di diminuire la distanza che spesso separa gli specialisti di un determinato ambito di ricerca dalle problematiche generali che riguardano la conservazione dei Beni culturali.
- Vladimir Baranov curatore del capitolo sulla Produzione dei Libri
- Katerina Hornícková curatrice dei capitoli sulla Funzione e l’Uso dei Libri.
- Redazione Elena Lemeneva curatrice dei capitoli sulla Struttura e la Tipologia
- Redazione tecnica Dóra Sallay curatrice del capitolo sulla Miniatura dei Libri
- Gerhard Jaritz curatore generale dell’opera.
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- Il Manoscritto Medievale: Struttura del libro
- Il Manoscritto Medievale: Tipologie del Manoscritto
- L’ARTE DEL MINIARE – qualificazione cromatica e verniciatura
- L’ARTE DEL MINIARE – il disegno e la doratura
- L’ARTE DEL MINIARE – il supporto e la scrittura
- L’ARTE DEL MINIARE – introduzione
- Restauro del libro: breve storia dell’opera
- Restauro del libro: glossario e bibliografia
- Restauro del libro: intervento di restauro
- Restauro del libro: la diagnostica
- Restauro del libro: stato di conservazione
Glossario
Focus: Include termini tecnici relativi ai manoscritti medievali, come antifonario, bestiario, bifoglio, e molti altri.
Fonte: Il Glossario è basato sul libro di Michele P. Brown. Understanding Illuminating Manuscripts: A Guide to Technical Terms. Londra: The J. Paul Getty Museum, e The British Library Board, 1994.
Antifonario: libro liturgico contente versi delle parti cantate dell’ufficio divino con relativi testi e note. Questi libri erano spesso di grande formato e venivano usati da un coro. Gli stessi sovente presentavano iniziali istoriate e decorate.
Base: la superficie per la scrittura o la pittura che potrebbe già essere stata trattata con una mano di tinta, o la base per i pigmenti metallici quali gesso o gomma.
Benedizionale: anche chiamati Liber Benedictionalis or Liber Benedictionum. Libri per l’ufficio liturgico che conteneva le benedizioni conferite nel corso della Messa in accordo con l’anno liturgico. Alcuni di questi libri erano prodotti singolarmente per vescovi precisi e venivano finemente decorati.
Il Bestiario, o Fisiologo, era un catalogo di creature che includeva descrizioni e interpretazioni morali di animali, uccelli, e talvolta piante e pietre. Questi bestiari, estremamente popolari tra il XII e il XIII secolo, erano utilizzati come testi didattici, libri illustrati, materiale scolastico e fonti per sermoni. I testi erano ornati con ricche decorazioni. Il Physiologus, antenato del Bestiario, aveva una struttura simile e veniva usato per gli stessi scopi. Originariamente compilato ad Alessandria nel II secolo d.C., fu tradotto in quasi tutte le lingue cristiane e influenzò la cultura europea per più di mille anni.
Bifoglio: un foglio di materiale per scrivere ripiegato a metà per produrre due fogli (quattro pagine). Un certo numero di bifogli ripiegati insieme formano un Quaderno ovvero, gruppo di quattro fogli piegati o quaderno.
Bottega: nota anche come atelier in francese, è un luogo di lavoro dove un numero variabile di artigiani opera sotto la direzione di un maestro, sia su base regolare che per periodi brevi e specifici. In questo contesto, il termine può riferirsi anche a un collettivo di artigiani che collaborano, simile all’organizzazione laica degli scriptoria monastici del periodo Gotico e Rinascimentale, un sistema di produzione presente fin dall’antichità. Gli artigiani impegnati nello stesso progetto non dovevano necessariamente appartenere alla stessa bottega, poiché, condividendo lo stesso ambiente urbano, potevano unirsi temporaneamente per un singolo incarico. Riguardo l’attribuzione di un’opera a un artista specifico, si parla di “prodotto della bottega di” quando lo stile di un oggetto, benché simile a quello del maestro, è stato realizzato da un assistente che ne emulava solamente le tecniche.
Bozzetto: disegno preliminare che spesso rimane sotto l’immagine finale dipinta o disegnata ad inchiostro. Prima dell’XI secolo il bozzetto veniva realizzato con uno stilo duro ed in seguito venivano usate una punta di metallo, in special modo di piombo, o inchiostro diluito. Durante l’intero Medioevo, diversi tipi di stili e di compassi, a punte fisse e no, venivano usati per la strutturazione del disegno.
Breviario: libro liturgico contente i testi, gli inni e le annotazioni necessarie per le preghiere giornaliere. Frequentemente venivano anche finemente decorati con iniziali e miniature.
Brunitura/Lucidatura: l’azione di aumentare la levigatezza e la brillantezza di una superficie, quale un colore metallico, attraverso la lucidatura con un apposito strumento.
Concordanze Bibliche: indice testuale della Bibbia, ovvero una lista delle parole bibliche disposte secondo l’ordine alfabetico con indicazioni che consentivano al ricercatore di ritrovare il passaggio biblico in esame.
Cassa/Piatti/Copertina: la copertura rigida che protegge il fronte e il retro del libro. Fino al XVI secolo, il legno, soprattutto quercia o altri tipi resistenti, era il materiale principale usato per prevenire il tarlo. Queste copertine potevano essere molto spesse e con margini arrotondati. Dal XVI secolo in poi, si diffuse l’uso delle copertine in cartone. I piatti erano uniti ai fascicoli tramite fili passati attraverso i piatti stessi e fissati. Cassa e dorso venivano rivestiti con pelle umida (ma si poteva utilizzare anche pergamena, tessuto o carta) che veniva piegata verso l’interno sui bordi dei piatti, creando il risvolto, e incollata; a volte si aggiungevano specchi per nascondere il meccanismo.
Calendario: lista delle feste liturgiche.
Capitolare: lista di passaggi biblici (pericope) con segni che indicano in quale domenica o festa particolare devono essere letti.
Camicia/Sopracoperta: precursore medievale dell’odierna sopracoperta, era un rivestimento protettivo in pelle o in tessuto, quali velluto o lino, che proteggeva la cucitura ed il rivestimento, e i margini di un volume. Tali prodotti variavano da quelli riccamente decorati prodotti per i Libri delle ore e i Libri di Preghiere alle semplici e funzionali custodie dei libri di amministrazione e delle biblioteche.
I capitelli sono fettucce collocate all’inizio e alla fine del dorso di un libro per consolidarne le estremità, rinforzare la giuntura con la copertina e prevenire l’ingresso di insetti. Generalmente sono costituiti da un nucleo di pelle trattata con allume, canapa, pergamena o corda di lino (a cui si aggiungono giunco e carta in periodi successivi) e sono spesso rivestiti di seta o decorati con varie tecniche e motivi. Idealmente, i capitelli dovrebbero essere ancorati al centro dei fascicoli, spesso nello stesso punto della cucitura, con le estremità legate alla copertina. Identificare le diverse tecniche di cucitura e i modelli decorativi può aiutare a classificare i libri in gruppi omogenei e determinare la loro origine.
Carta: alla metà del secolo VIII gli Arabi appresero la tecnologia della fabbricazione della carta dai Cinesi. I primi testi greci ad essere riprodotti su carta datano al IX secolo.
La carta (paper o charter in Inglese) iniziò ad essere prodotta nella Spagna mussulmana dall’inizio del XI secolo. A partire dai secolo XII e XIII la carta si diffuse in Italia e nel Mediterraneo come mezzo per scrivere le note di spesa dei mercanti ed i registri notarili; sempre a partire dal XIII secolo la carta venne prodotta in anche Italia.
Nel XIV e XV secolo questa produzione si diffuse in Svizzera, valle del Reno e Francia. Infine a partire dal XV secolo, ma con un netto e definitivo progresso all’metà del XVI secolo, la produzione di carta arrivò alle isole britanniche (si pensi che nel tardo XV secolo il famoso editore William Caxton dipendeva largamente dalle importazioni di materia prima dalla Francia e dall’Italia).
La corrispondenza iniziò ad essere scritta su carta dall’inizio del XIV secolo, mentre venne adoperata per fabbricare libri di scarso valore a partire dal 1400 e per registrare i documenti legali con il XVI secolo (nonostante anche la pergamena continuasse ad essere utilizzata).
Il Rigare/Tracciare linee su carta consisteva in una semplice struttura di riferimento. Gli umanisti rinverdirono l’uso della punta dura per svolgere tale operazione, ma ciò rovinava la carta stessa. Per questa operazione si utilizzavano in seguito inchiostro e punte di piombo.
Nei primi libri cartacei, i quaderni erano spesso protetti da copertine di pergamena. Tradizionalmente, la carta si produceva lavorando stracci di cotone o lino, anche se in Oriente si impiegavano altre materie prime come la seta. Gli stracci venivano immersi in acqua e ridotti a poltiglia fino a ottenere una polpa, poi lasciati in vasche con una soluzione di acqua e colla.
Un telaio di legno dotato di corde (che formavano righe verticali e orizzontali) veniva immerso in questa soluzione e, una volta estratto, scosso fino a che le fibre non si amalgamavano per creare un foglio di carta.Il risultato di questa operazione era posto fra fogli di carta assorbente e pressato. La carta così prodotta poteva tanto essere ripulita quanto lasciato con i suoi ricci.
Cartolaio: conseguentemente al sorgere delle Università intorno al 1200 ed alla susseguente crescita nel consumo e nella domanda di libri negli ambienti secolari, si ebbe una ulteriore specializzazione nella produzione libraria con l’emergere di una nuova figura, nell’ambito della classe media, nota come cartolaio (stationers in Inglese e libraires in Francese). Questi riforniva di materiali gli artigiani e riceveva e subappaltava contratti per la produzione di libri, spesso anche con l’approvazione universitaria. Questa decentralizzazione nell’organizzazione produttiva stimolò il crescere di nuove forme di lavorazione del libro quali il contrassegnare le pagine ed i Quaderni, gruppi di quattro fogli piegati o quaderni, per consentire la rilegatura ordinata dei volumi presso il cartolaio e la fornitura di manuali di istruzioni.
Chiara d’ uovo: il bianco dell’uovo usato come legante nell’amalgama di pigmenti per la produzione di colori.
Codice: originatosi intorno al primo secolo, il codice (dal termine Latino caudex che indicava la corteccia dell’albero) è un libro composto di fogli ripiegati e cucite insieme lungo un margine, diverso dagli altri supporti per la scrittura quali rotoli e tavolette.
Conciatura: è un processo di lavorazione delle pelli che avviene attraverso l’immersione della pelle stessa in acido tannico, una sostanza ottenuta dalla corteccia, dalle noci di galla o da altre sostanze vegetali. Questa procedura conferisce al materiale trattato un colore bronzato.
Davanti: il margine di un libro opposto al dorso. Questo alle volte aveva decorazioni dipinte o immagini (margini decorati) o etichettature per la sistemazione in scafali.
Decorazione (di rilegature)/martellinatura: è un metodo di decorazione fondata sull’uso di strumenti a mano di metallo e di stampi (in questo caso si parla di stampigliatura). Sulle rilegature la decorazione era impressa sulla copertina di pelle che spesso veniva previamente inumidita. L’ intaglio o l’impronta che si produce viene detta cieca se rimane senza colori. La doratura di questi fregi divenne popolare nel XV secolo. Nel corso di questo processo, il sottile foglio d oro era steso su di un manto di albume e impresso sulla pelle con uno strumento riscaldato; ciò lasciava un immagine dorata e l’oro in eccesso era raschiato via. Anche le superfici dorate (vedi doratura) delle miniature venivano a volte lavorate con decorazione (di rilegature)/martellinatura
Decorazione a Matrice: tecnica di decorazione delle rilegature con la quale si imprime un disegno o una figura sulla superficie della pelle attraverso una matrice nella quale è stata incisa l’immagine desiderata.
Direttorio: indica lo stesso libro liturgico dell’Ordo che prescrive l’ordine della messa.
Doratura: l’applicazione di oro o d’ argento su una superficie. L’ oro poteva essere applicato come inchiostro, in una costosa forma in polvere, per lavori molto particolari, ma durante il Medioevo era in maggior misura applicato in forma di foglie/lamine d oro.
La lamina d oro poteva essere semplicemente incollata su di un area determinata su cui era stato passato un legante, come l’albume o la gomma (forse misto a miele per prevenire fratture); in tal modo si faceva nell’Alto Medioevo. Ma poteva anche essere posata su una base di gesso.
Per arricchire la tonalità dell’oro e rendere le aree dove veniva data la base maggiormente visibili, poteva essere aggiunta alla base stessa del colorante, quale il bolo d Armenia (colore rosa argilloso). La base di gesso garantiva alla superficie dorata di essere lavorata.
Comunque venisse applicato, l’oro poteva essere lucidato o lasciato nel suo stato leggermente opaco. Il rivestimento d oro era il primo passo nell’opera di miniatura di un manoscritto e, essendo un attività complicata e caotica, richiedeva una rifinitura con un coltello. La doratura delle illustrazioni di un manoscritto poteva essere effettuata da uno specialista o dallo stesso artista.
Dorso: questo è il margine intorno al quale il libro viene cucito insieme. I dorsi arrotondati ed incollati, lavorati e messi in forma al martello, furono introdotti nel XVI secolo; prima di questo periodo i dorsi erano piatti, a parte il rilievo delle coste. I dorsi potevano avere dei prolungamenti, alette finali, di protezione.
Epistolario: libro liturgico contente le Epistole che devono essere lette per la messa, ordinate secondo la suddivisione dell’anno liturgico. Le lettere erano tratte dalle Lettere degli Apostoli del Nuovo Testamento.
Evangelario: libro della liturgia che presenta le parti dei Vangeli che devono essere lette nel corso della Messa o del pubblico ufficio della Chiesa
Fascicolo: lo stesso di quaderno, gruppo di quattro fogli piegati o quaderno. Sezione di fogli di pergamena o carta ripiegati che può essere rilegata insieme ad altri di questi gruppi di fogli per formare un libro.
Fermaglio/Fibbia: dispositivo in metallo attaccato ai margini della copertina del volume in modo da tenerlo strettamente chiuso e così preservare lo stato della pergamena che, allorché non tenuta ad una temperatura appropriata e ad un tasso di umidità controllato, tende ad incresparsi ed a tornare alla sua originale forma di vello animale. Tali congegni divennero comuni a partire dal secolo XIV ed in principio erano fabbricati in metallo e fettucce di pelle ed, infine, di solo metallo.
Filigrana: disegno o marchio distintivo sulla carta visibile soltanto quando la stessa è tenuta in controluce che rimane impresso su di essa quando la medesima è ancora allo stato pastoso.
Fissaggio: il fissaggio dei tiranti, spaghi, della rilegatura alle copertine attraverso l’uso di collegamenti mediante caviglie e di picchetti, generalmente di legno.
Fogli volanti: posizionati all’inizio o alla fine di un volume servivano per proteggere il testo in caso di vermi o danni alla rilegatura. Su di essi frequentemente si notano segni dei collaudi delle penne o iscrizioni concernenti la provenienza. Gli stessi fogli potevano essere adoperati anche per abbozzare disegni.
Foglio: un foglio per scrivere, metà di un bifoglio. Il fronte ed il retro di un foglio sono rispettivamente denominati come recto e verso. La numerazione dei fogli, è chiamata foliazione ed è comune nei manoscritti. I vocaboli folio folios (o folia ) sono di frequente abbreviati come f. e ff. Il termine in oggetto può contraddistinguere anche un volume di grandi dimensioni.
Gesso: composto in maggior parte da carbonato di calcio, il gesso era utilizzato per diversi scopi nella produzione di manoscritti: come polvere nella preparazione della superficie della pergamena, come componente delle basi dei colori, come pigmento bianco, come componente alcalino nei colori (adoperato per modificare il colore dei pigmenti organici, come il folium, e per aumentarne o diminuirne l’opacità), o come mezzo per il tiraggio.
Graduale: libro liturgico, lo stesso che Antifonario. Il nome deriva dalla pratica di cantare i graduali sui gradini (gradus, in Latino) del pulpito soprelevato.
Grecaggio/Scanalare: un sistema di scanalature ritagliate lungo gli assi della rilegatura in modo da potervi attaccare le corde che sostenevano i Quaderni. In questo modo si evitava che fossero visibili le corde stesse nella parte interna.
Inchiostro: il termine deriva dalla voce latina encaustum (bruciare dentro/sopra) dal momento che l’acido gallico e tannico presenti fra i suoi ingredienti corrode le superficie sulla quale si scrive. La base dell’inchiostro medievale era una soluzione di galla (estratto dalla noce di galla) e gomma, a cui si dava colore con l’aggiunta di carbone (nerofumo) e/o alcali di ferro. Ma questo inchiostro di alcali ferrosi tendeva a sbiadire in un rosso marrone o giallo. Sali di rame erano occasionalmente usati, che tendevano a scolorire in tonalità grigio verdi. L inchiostro era adoperato per disegnare, Rigare/Tracciare linee, così come per scrivere e, quando diluito, essendo applicato con un pennello, anche come acquerello.
Inchiostro dorato: Oro in polvere mischiato con gomma arabica risultante in una sorta di inchiostro dorato che veniva applicato sulle superfici mediante una penna o un pennello.
Intonaco: colore denso a base di solfato di calcio idrato amalgamato con una colla. Tale tinta era utilizzata nella miniatura dei manoscritti come base per alcuni processi di doratura dal momento che forma una superficie rialzata ideale per la Brunitura/Lucidatura e la Decorazione (di rilegatura)/martellinatura. I metodi di preparazione di questa tinta erano vari.
Lavoratore di Pergamena: la persona responsabile per la produzione della pergamena. Prima del 1200 circa, la produzione di pergamena era essenzialmente affidata ai monasteri che rappresentavano i maggiori centri per la lavorazione di libri. Nel momento in cui la produzione, il consumo e la diffusione del libro aumentarono anche nella società laica, i lavoratori della pergamena divennero una categoria di commercianti con negozi localizzati n una parte specifica della città, ma sempre nei pressi di una fonte d acqua, elemento indispensabile alla lavorazione stessa del prodotto. vedi anche cartolaio.
Legante: un ingrediente del colore o dell’inchiostro che gli consente di aderire sulla superficie che deve essere decorata. La chiara d uovo raffinata (albume) era il principale legante utilizzato nella miniatura dei manoscritti. La gomma (come la gomma arabica che si ricava dalla acacia), e la colla (come la ittiocolla, ottenuta processando il pesce, caseina, a base di latte, e la gelatina, fatta con gli scarti della lavorazione della pergamena) erano adoperate per lo stesso proposito ed anche per la doratura.
Legatura flessibile: legatura fatta con pergamena, carta o tessuto senza cassa. Era in genere usata durante il Basso Medioevo e prima Età Moderna per i libri di scarso valore.
Lezionario: il termine, in senso generico, potrebbe essere applicato a qualsiasi libro liturgico contenente passaggi che dovevano essere letti nel corso della messa. In senso stretto, invece, il Lezionario, noto anche come Comes, Liber comitis, Liber comicus (dal Latino comes, compagno), indica le lezioni degli uffici divini per la messa di ogni giorno tratti dal Vecchio Testamento, dalle Epistole del Nuovo Testamento, e parti dei Vangeli.
Libri delle Ore: anche detti primer o horae, queste variazioni del Breviario erano nella maggior parte dei casi funzionali alla devozione personale. Il corpo centrale del testo, Il Piccolo Ufficio della Beata Vergine Maria, è modellato sul Divino Ufficio e rappresenta una variante abbreviata delle preghiere recitate durante le otto ore canoniche. Il testo, noto fin dal X secolo, entrò nell’uso della società laica a partire dal XII secolo, essendo spesso attaccato ad un Salterio.
Linee di delimitazione: linee per segnare i margini eseguite nel corso del Rigare/Tracciare linee per guidare la giustificazione del testo e delle sue parti accessorie.
Lista dei Vangeli: come il Capitolare, conteneva delle tavole indicanti i passaggi da leggersi per la Messa, così come per le Domeniche e le altre feste comandate.
Mezzaluna: coltello a forma di mezzaluna adoperato per scorticare la pelle nella preparazione della pergamena.
Missale: libro liturgico contenete tutti i testi necessari per dire messa. I primi messali apparvero nel X secolo; a partire dal secolo XIII i messali rimpiazzarono del tutto i più vecchi libri liturgici quali Direttorio, Sacramentario, Antifonario, Evangelario, Epistolario.
Noce di galla: rigonfiamento sulla corteccia di quercia dovuto alla deposizione, da parte di un insetto, di larve al suo interno. L Acido tannico e gallico contenuti nella galla possono poi essere sciolti in acqua per formare la base dell’inchiostro. La galla può venir adoperata anche nella concia delle pelli.
Ossidazione: reazione chimica risultante dall’esposizione all’ossigeno. Tale reazione provoca nei colori a base metallica (in particolare per quelli argentiferi e il bianco, il giallo ed il rosso piombiferi) uno sbiadimento ed il cambiamento verso tonalità argento scuro. Una copertura di chiara d uovo (vedi Legante) è ritenuto un buon mezzo per ridurre questa tendenza in determinate circostanze, tuttavia sono le condizioni nelle quali i manoscritti sono conservati e la lunghezza della esposizione alle condizioni atmosferiche a determinare la misura della ossidazione.
Palinsesto: derivante dal termine greco palimpsestos (che significa “raschiato di nuovo, riutilizzato”), il concetto si riferisce a un materiale di scrittura che è stato riutilizzato dopo aver rimosso il testo originale (lavato via nel caso del papiro e raschiato via nel caso della pergamena).La cancellatura no era sempre completa ed il testo sottostante può essere scorto di frequente con l’ausilio dei raggi ultravioletti.
Papiro: Conosciuto come materiale scrittorio, il papiro era realizzato dalla lavorazione dell’omonima pianta, un tipo di giunco acquatico diffuso nell’antico Egitto e usato sin dal 3000 a.C. circa. Il fusto del papiro veniva spogliato della corteccia e le parti interne tagliate a strisce, che venivano poi disposte verticalmente e coperte con altre strisce orizzontali.
Umidificate, le strisce venivano compresse o lasciate essiccare al sole, rilasciando una resina che, solidificandosi, formava un foglio successivamente levigato e ammorbidito con la pomice.Successivamente, i diversi fogli dovevano essere attaccati fra loro mediante una colla di farina in modo da formare un rotolo. Il papiro, tuttavia, poteva anche essere adoperato nelle forma di foglio singolo o ripiegato, in modo da formare pagine adatte alla formazione di un codice.
La parte del foglio sulla quale risultavano visibili le tracce delle strisce poste orizzontalmente, di solito si usava per scriverci sopra con inchiostro rosso: le fibre disposte orizzontalmente guidavano la scrittura nella parte interna mentre quelle verticali sull’esterno assolvevano un compito di rinforzo. Il papiro era resistente ed assai diffuso e perciò era raramente riusato.
È possibile ritenere che gli embarghi commerciali imposti al commercio del papiro durante l’Antichità favorirono la ricerca e sperimentazione di altri materiali, quali la pergamena. Infatti, durante il IV secolo la pergamena rimpiazzò quasi completamente il papiro. Furono, comunque, la fine dell’Impero Romano d Occidente, e, in modo ancor maggiore l’espansione islamica, a partire dal VII secolo, e la conseguente riduzione della scala del commercio mediterraneo, a decretare l’abbandono del papiro come mezzo di scrittura universale.
Rimase, tuttavia, in uso per le cancellerie di stato tanto della Gallia Merovingia quanto per la corte imperiale di Ravenna nel VI e VII secolo, e la cancelleria papale la utilizzò fino all’secolo XI come materiale di pregio.
Parte della pelle (interna): la parte interna della pergamena che in origine si trovava sulla faccia che guardava la carne dell’animale. Generalmente questa porzione era più chiara e morbida della parte con il pelo. Le due diverse parti possono essere facilmente distinguersi.
Parte del Pelo: la parte di un foglio di pergamena che originariamente portava la pelliccia dell’animale. Tale parte era in maggior misura scura rispetto all’altra e poteva essere maculato a causa delle tracce dei follicoli del pelo.
Passionario: lo stesso che Leggendario, antologia di narrazioni di diversa lunghezza nelle quali si raccontano la vita, il martirio, la traslazione delle reliquie, ed i miracoli dei santi.
La penna, originariamente una canna spezzata chiamata calamo in latino (qalam in arabo), veniva utilizzata per scrivere sul papiro nell’antichità; una canna sfilacciata serviva invece da pennello.
Dal VI secolo, questi strumenti furono sostituiti dalle piume di uccello e dai pennelli di pelo animale, più flessibili e quindi più adatti per scrivere sulla pergamena, un materiale più duro del papiro. La penna era ricavata dalle penne remiganti (le prime cinque piume), spesso di oca, e il termine “penna” deriva dal latino “penna”, che significa piuma. Le piume erano indurite tramite calore o immersione in acqua seguita da sabbia. Il pennino veniva tagliato con un coltello e l’angolo di taglio determinava la forma della scrittura risultante. I testi scritti in corsivo, redatti più velocemente, erano generalmente opera di un pennino sottile, mentre i libri erano redatti con penne più larghe. Un pennino tagliato obliquamente rispetto al fusto produceva una scrittura formale e marcata, con una testata orizzontale sulla linea delle lettere.
Pergamena: un materiale per scrivere che deriva il suo nome dalla città greca di Pergamo (oggi in Turchia) fra i primi centri di produzione. Il termine viene genericamente utilizzato per denotare la pelle animale appositamente preparata per divenire supporto per la scrittura, anche se sarebbe più corretto riservare il suddetto termine soltanto per la pelle degli ovini ed usare vello per quella dei bovini. Il vello uterino, pelle di bovino giovane o nato morto, si caratterizzava per una tagli assai ridotta ed una superficie bianca e molto fine, tuttavia era poco comune.
Per produrre la pergamena o il vello, la pelle animale veniva immersa in un bagno di calce viva per essere ripulita dalla carne, poi stirata su un telaio e scorticata con una mezzaluna quando era ancora umida. In seguito, poteva essere trattata con la pomice, sbiancata con l’uso di sostanze quali il gesso e tagliata a pezzi. Le maggiori differenze nella qualità della pergamena sembrano possano imputarsi in gran parte alle differenze nei processi produttivi che alla diversità delle pelli utilizzate. La pergamena soppiantò il papiro come mezzo di scrittura nel corso del IV secolo, anche se era nota già in precedenza. la stessa pergamena subì il medesimo destino essendo rimpiazzata largamente dalla carta nel corso del XVI secolo (in conseguenza dello sviluppo della stampa) pur rimanendo in uso per certi e particolari libri di lusso. Vedi anche Parte della pelle (interna) e Parte del Pelo.
Pezzi per gli Angoli: di solito indicano placchette di metallo attaccate per protezione agli angoli delle copertine, pratica comune a partire dal XV secolo. Lo stesso termine può indicare i motivi decorativi realizzati negli angoli dei codici miniati o delle medesime copertine.
Pigmento: l’agente colorante in una tinta. I colori utilizzati nella miniatura dei manoscritti erano di origine vegetale, minerale ed animale in polvere o diluiti, e venivano mischiati con l’albume, come legante, insieme a colla ed acqua. Naturalmente potevano utilizzarsi anche altri additivi per modificare gradazione, sfumature ed opacità quali guano, miele, cerume; bianchi inerti quali gesso, gusci d uovo, piombo bianco erano aggiunti per aumentare l’opacità.
Alcuni pigmenti potevano essere ottenuti localmente (dal girasole o crozophora tinctoria) mentre altri dovevano essere importati dall’oriente (come il blu ultramarino a base di lapis lazuli proveniente dalla Persia e dall’Afganistan). Durante l’Alto Medioevo, gli scrivani ed i miniaturisti preparavano da soli i loro pigmenti, probabilmente con l’aiuto di qualche assistente; tuttavia, con l’aumento della produzione intorno al 1200 di libri specialistici e di consumo, le tinte si potevano acquistare già pronti da cartolai o farmacisti. Con l’affermarsi della scienza sperimentale e del commercio internazionale a partire dal XIV secolo, nuovi colori vennero ad aggiungersi alla
Piombino: la punta di piombo, un pezzo di lega di piombo, qualche volta inserito in un contenitore (precursore del sistema utilizzato dall’odierna matita), veniva adoperato per disegnare, annotare e Rigare/Tracciare linee. Tale strumento iniziò ad essere utilizzato a partire dall’XI/XII secolo. L anima in grafite non entrò in uso prima del XVII secolo.
Pontificale: manuale liturgico che contiene gli uffici episcopali(ordinazione, consacrazione della chiesa, cresima etc.).
Polverino/Polvere di pomice: tale sostanza in realtà poteva essere fatta anche di sostanze a base di carbonato di calcio, cenere, ossa calcinate, briciole di pane; questa veniva adoperata per rasare la superficie scrittoria per migliorarne le qualità. Essa era infatti in grado di sgrassare, rialzare il pelo, e sbiancare la pergamena. Lo stesso termine è utilizzato per denotare una tecnica post-medievale per trasportare e spolverare i disegni.
Punta di Piombo: vedi Piombino.
Pomice: pietra vulcanica, usata in polvere per lisciare la pergamena; nella sua forma solida era adoperata per scorticare e ripulire vecchie pergamene in vista di un riutilizzo come palinsesti.
Punta Metallica: uno strumento per scrivere fatto in metallo e utilizzato per annotazioni, disegni e Rigare/Tracciare linee, che lasciava una traccia determinata a seconda del tipo di metallo della punta: le punte in ferro lasciavano una traccia marrone, quelle d argento e di piombo una grigia argentata, e quelle di lega di rame una grigio verde. Le tracce prodotte sono meno pesanti rispetto a quelle fatte con l’inchiostro ma maggiormente visibili di quelle tracciate con un Punteruolo.
Punteruolo: strumento a punta di metallo o osso (spesso uno stilo) usato per Rigare/Tracciare linee, disegnare, annotare. Il punteruolo lascia sulla superficie una scanalatura più che una traccia scritta.
Punzonatura: il contrassegnare un foglio o un bifoglio attraverso l’uso di una punta di coltello per guidare l’azione di Rigare/Tracciare linee. Il termine indica anche i segni che risultano da tale metodo. La punzonatura era un processo che si effettuava generalmente prima di piegare i fogli per formare i quaderni.
Quaderno: gruppo di quattro fogli piegati o quaderno. Ventesima parte di una risma. La numerazione di questi gruppi di quattro fogli, che iniziò nel corso del Tardo Antico, consiste in numeri scritti di solito sulla faccia dell’ultimo verso per facilitare il lavoro durante la rilegatura.
Retto/Dritto: il dritto di un foglio o di una pagina, abbreviato come r ed alle volte denotato dalla lettera a.
Rigare/Tracciare linee: questo termine denota il processo attraverso il quale un intelaiatura e/o linee orizzontali sono tracciate come guida per la mano nel corso della scrittura. Il medesimo processo era condotto tramite punzonatura. Dall’epoca carolingia, si iniziarono ad usare i normografi per dirigere la linea della punzonatura e del disegno.
Prima dell’XI secolo, il lavoro era comunemente eseguito con una punta dura, che tuttavia causava rugosità e solchi. In seguito, si adottarono punte di piombo per marcare il tracciato su ciascuna pagina, ottenendo così una struttura più flessibile. Infine, nel tardo XII secolo, con la riscoperta dei sottili pennini, particolarmente utilizzati per la scrittura corsiva, si iniziò a segnare la traccia anche con l’inchiostro; questo metodo divenne molto diffuso, soprattutto dal XIII secolo in poi. Inchiostri colorati potevano venir impiegati in alcuni manoscritti, come nel caso del rosa adoperato per tracciare le linee nei Libri delle Ore del XV secolo. Gli umanisti italiani rinverdirono l’uso delle punta dura ma, qualora fosse adoperata la carta come supporto per la scrittura, tale metodo poteva comportare l’insorgere di lacerazioni sulla superficie del foglio.
Rilegatore: persona che totalmente o parzialmente responsabile per la rilegatura del codice e la fornitura delle copertine. Anche se alcune volte gli stessi scribi provvedevano ad una preliminare rilegatura del codice per le parti di loro competenza, il rilegatore più spesso era un altro membro specializzato dello scrittorio. A partire dal XII secolo, con la nascita delle Università, la rilegatura divenne pertinenza esclusiva del cartolaio. Il termine può indicare anche una sostanza legante.
Rilegatura: la cucitura ed il rivestimento di un libro. Quando i fogli di un codice fossero ormai stati scritti e miniati, questi venivano assemblati e cuciti insieme. Generalmente, venivano cuciti su supporti quali corde. Le parti libere di quest’ultime erano poi attaccate alle copertine.
Risguardie: Due o più fogli bianchi o decorati alla fine o all’inizio di un libro che possono essere usati per rinforzare i piatti della cassa (assolvendo alla funzione degli specchi o di decorazione) o servire da fogli volanti.
Risvolto/Aletta/Bandella: il termine denota l’orlo del materiale che ricopre la legatura che viene ripiegato all’interno ed intorno ai margini della Testata, del Piede e del Davanti, per proteggere i margini interni della copertina.
Rituale: manuale liturgico contenente le preghiere per l’amministrazione di tutti i sacramenti, fatta salva l’eucarestia.
Rotolo: nel corso dell’Antichità fu il principale mezzo per scrivere insieme alla tavolette. I rotoli erano in origine fatti di fogli di papiro incollati insieme e conservati nelle cosiddette capsae, ovvero scatole cilindriche. Venivano srotolati orizzontalmente da sinistra a destra ed erano solitamente visibili quattro colonne di testo per volta. Gli inconvenienti legati alle difficoltà di trasporto e di consultazione ne favorirono la sostituzione, a partire dal IV secolo, con il codice.
Tuttavia, il rotolo sopravvisse per l’intero Medioevo assolvendo funzioni specifiche e particolari – anche se ormai era fatto di fogli di pergamena incollati o cuciti insieme e veniva letto verticalmente. Tali forme risultavano particolarmente adatte ad assolvere funzioni amministrative potendo registrare lunghe liste di dati. I rotoli, dunque, spesso riportavano genealogie e pedigree e potevano venir finemente decorati. I rotoli dell’Exultet, contenenti i testi della benedizione della candela pasquale, essendo prodotti per la pubblica ostensione, avevano con il testo posto dritto e di fronte al lettore mentre le figure erano messe sottosopra rispetto allo scritto in modo da presentarsi sul leggio di fronte alla congregazione dei fedeli. Sono giunti fino a noi anche dei rotoli contenenti preghiere probabilmente usati come amuleti.
Sacramentario: libro liturgico contenente le preghiere recitate dal celebrante durante la messa.
Salterio: Antologia di Salmi che serviva come principale libro di preghiere durante il Divino Ufficio.
Scrittorio: locale speciale dedicato alla scrittura, in specie nei monasteri.
Segnalibro: molti di questi dispositivi, utilizzati per indicare il punto esatto in cui riaprire un libro, ci sono pervenuti e risalgono al XII secolo. Sottili linguette e strisce di pergamena intrecciate, talvolta colorate, erano fissate al bordo esterno del libro in punti specifici; nastri di lino, seta o pergamena potevano essere incollati a una fascia per capelli e posizionati verticalmente all’interno del libro. Inoltre, fiori e altri materiali organici secchi e pressati tra le pagine servivano anch’essi come segnalibri.
Segnatura: punto su o presso la Testata ed il Sotto o Piede di un manoscritto che collega, nel corso della cucitura, un quaderno al precedente.
Spago: è un supporto orizzontale di corda attorno al quale i quaderni sono cuciti al dorso per formare il libro. Gli spaghi erano solitamente realizzati in pelle (o talvolta in materiali come la canapa) e potevano essere singoli o doppi. Nel caso degli spaghi doppi, lo spago veniva tagliato longitudinalmente per permettere una cucitura a otto, aumentandone la resistenza. I lembi esterni degli spaghi venivano poi fissati ai piatti e l’intera struttura veniva coperta. Gli spaghi apparivano come bande rialzate, i rialzi, quando osservati attraverso la copertina del dorso, ma dal tardo XVI secolo potevano essere alloggiati in canali scavati nei quaderni per creare un dorso piatto.
Sopra copertine: placche decorative, generalmente di metallo o avorio, che venivano poste sopra o intorno alle assi delle rilegature.
Sotto/Piede: il piè di pagina, ovvero il margine basso, di un manoscritto.
Spalla: il posto dove le copertine di un libro incontrano il dorso.
Specchio: foglio incollato sulla parte interna della copertina per nascondere lo Scanalare ed il Fissaggio attraverso l’uso di collegamenti realizzati mediante caviglie e picchetti. Questi fogli erano spesso ricavati da frammenti di vecchi manoscritti considerati riciclabili.
Stampo/Forma: nel corso della rilegatura questi stampi/forme di metallo intagliato servivano per imprimere su una gran parte o sull’intera copertina un marchio in cortina o dorato. Questo tipo di lavorazione fu usata in principio nelle Fiandre del XIII secolo. Vedi anche Decorazione a Matrice. In the context of binding, panels are engraved metal blocks used to impress a design on a large part or the whole of a book cover, producing either a blind or gilded impression (see tooling). Panels were first’used in the thirteenth-century Flanders. See also blocked.
Strumento per la Brunitura/Lucidatura: apposito strumento adoperato per lucidare, ad esempo l’oro, una volta applicato sulla pagina.
Tavole Canoniche: un sistema di concordanze evangeliche escogitate nel IV secolo da Eusebio di Cesarea, nel quale i versi del Vangelo sono numerati nel testo e corrispondono a tavole, disposte in colonne, che indicano le concordanze dei diversi passaggi nell’intero corpo dei Vangeli. Queste tavole erano solitamente posizionate all’inizio dei del libro ed erano assai popolari nei Vangeli, Bibbie, e Nuovo Testamento.
La tavoletta era un supporto per la scrittura realizzato in legno o talvolta in avorio. Veniva utilizzata principalmente in due modi: l’inchiostro poteva essere applicato direttamente sulla superficie, oppure la tavoletta poteva essere incavata e riempita di cera per scrivere con uno stilo. Insieme ai rotoli, le tavolette rappresentavano il metodo principale di scrittura nell’Antichità e servivano a vari scopi, dall’uso informale come l’insegnamento, la corrispondenza e gli appunti, fino ai documenti ufficiali come le certificazioni di cittadinanza.Il graduale imporsi della pergamena sembra, tuttavia, aver influenzato lo sviluppo della forma dei codici stessi.
Le tavolette continuarono ad essere usate fin nel XII secolo per annotare prospetti finanziari informali, come nel caso dei pescatori francesi. Anche nel corso dell’intero Medioevo, infatti, esse continuarono a svolgere una vasta varietà di funzioni che andava dalla scrittura di brogliacci, alla realizzazione di bozzetti per disegni, dalla elencazione delle commemorazione liturgiche, alla annotazione di appunti di studio, dalla registrazione di rapporti economico-giuridici, all’uso come proto-filofax, ed infine come pegni d amore pieni di dolci parole poetiche ed appassionate.
Le tavolette potevano altresì variare notevolmente in dimensione avendosi tanto robuste tabelle di legno adatte all’insegnamento quanto leggeri libretti da portarsi a tracolla. Per quel che concerne la cera, benché potessero essere utilizzati un infinità di colori, il verde ed il nero andavano per la maggiore. Qualche volta, diverse tavolette venivano rilegate insieme per mezzo di cinghie di pelle o riposte in contenitori, sempre di pelle. Le tavolette erano in alcuni casi fornite di manici che potevano servire anche da motivi ornamentali.
Tavolozza dei colori: la gamma dei colori disponibili in un opera. Il termine deriva il suo nome da quello della superficie piatta sulla quale i colori venivano mischiati, anche se le conchiglie erano maggiormente comuni nel medioevo come contenitori di tinte già preparate.
Tavolozza dei colori, fatto che influenzò largamente lo stile della produzione di manoscritti miniati. In questo stesso periodo la produzione di colori sintetici (quali il vermiglio a base di mercurio o i blu a base di rame) e l’importazione di nuovi colori (come il giallo zafferano dallo stame di croco o i pezzi di legno rosso del verzino abbondantemente importati da Cylon/Sri Lanka) ebbe un significativo incremento. La base dei diversi pigmenti è difficile da identificarsi senza l’ausilio di analisi chimiche, anche se attraverso la radiospettrscoopia o la fluorescenza a raggi X, nonché lo studio delle ricette medievali, stanno fornendo interessanti risultati. Alcuni pigmenti inoltre possono subire variazioni rilevanti nel tempo: ad esempio, i rossi a base di piombo, usati per le rubriche, spesso svanisce e si trasforma in un argento scuro a causa dell’ossidazione, mentre i verdi a base di rame passavano attraverso il fondo a causa della corrosione.
Tempera d’ uovo: colore che usa l’uovo come legante.
Tessuto colorante: pezzo di stoffa impregnato di pigmento (in genere una tinta vegetale). Quando l’artista immergeva una porzione di tale stoffa in una sostanza legante questa stessa rilasciava la sua tinta formando così il colore vero e proprio. Tale sistema era assai conveniente per trasportare i pigmenti e divennero assai comuni a partire dal XIV secolo, anche in corrispondenza di un aumento del volume del commercio dei tessuti. Una leggera patina di tali tinte vegetali veniva spesso data nel corso della miniatura per aumentare l’intensità del colore in quanto creava un ricco effetto di trasparenza e lucentezza.
Testata: il margine superiore di un manoscritto.
Testi classici: manoscritti contenenti testi Greci e Romani dell’Antichità; questi stessi scritti di solito non riproducevano soltanto il testo completo ma presentavano anche sommari e/o numerose annotazioni mostrando così un prospetto della pagina manoscritta assai peculiare.
Vello: la parola ha la medesima radice indoeuropea di vitellus in Latino (vitello in italiano) o di veal o veau in francese ed indica strettamente il materiale per la scrittura ottenuto dalla pelle di bovino.
Verso: il retro del foglio o di una pagina, abbreviato come v e qualche volta indicato come b.