Corso di Restauro della Ceramica
L’ attrezzatura.
Il restauro della C. è svolto – si è detto – in maniera prevalentemente manuale e non necessita di grandi e costosissime attrezzature.
Oltre ad un piano di lavoro ben stabile e piuttosto alto per consentire un osservazione orizzontale dell’oggetto da restaurare e ad una sedia che deve essere comoda, l’attrezzatura di base, il minimo indispensabile per operare consiste in:
- fornellino a spirito;
- torniello in ferro (più pesante è, meglio è);
- 2 – 3 cassette di sabbia asciutta di fiume;
- uno o più bisturi a lame intercambiabili;
- varie spatole, spatoline, mirette, stecche in metallo e legno;
- vasetti a chiusura ermetica di varia misura preferibilmente in vetro;
- bacinelle di varia misura in polurietano;
- pennelli di varie misure e qualità;
- fornellino elettrico;
- asciugacapelli elettrico (meglio la pistola termica);
- lente d ingrandimento;
- calibro;
- compasso;
- trapano con relative punte.
Ogni oggetto da restaurare è diverso dall’altro.
Tenuto conto che ciascun intervento presenta dei problemi particolari da risolvere, molto spesso a questa attrezzatura base è necessario aggiungere altri strumenti (dal trapanino flessibile all’aerografo), che pur non essendo indispensabili sono comunque utili e consentono maggiore precisione e un certo risparmio di tempo.
Nel lavoro si ha di solito bisogno di molta ferramenteria (pinze, pinzette, viti, spine metalliche, seghetti, tenaglie, ecc) e persino di utensileria casalinga (bacinelle, passini, colini, imbuti, cucchiai, cinghie, elastici, ecc).
Bisogna anche naturalmente disporre di vari materiali da utilizzare (colle, stucchi, resine, solventi, diluenti, smacchiatori, carte abrasive, rotoli di carta adesiva, ecc).
Di questi materiali è comunque inutile farne elencazione a questo punto: saranno descritti momento per momento, fase per fase, secondo le necessità specifiche, che variano molto per il tipo di ceramica su cui si deve operare e per il tipo di intervento che si deve effettuare.
La pulizia chimica
L’ oggetto per il quale si richiede l’intervento del restauratore si può presentare nelle condizioni più diverse: da quello bisognoso solo di piccoli ritocchi pittorici a quello corroso e ridotto completamente in frantumi.
In tutti i casi la prima operazione da compiere è quella della pulizia.
Per pulizia s intende l’eliminazione della sporcizia e di tutto ciò (depositi, incrostazioni, ecc) che non ha a che fare con le superfici originarie.
La pulizia è di due tipi: ad azione chimica (ad esempio i vari solventi) e meccanica (ad esempio il bisturi).
Una regola generale da tenere sempre presente per la pulizia degli oggetti d arte è quella secondo la quale si inizierà sempre con il mezzo più dolce, per terminare, se necessario, con il più brutale.
Ci si dichiarerà vinti solo quando l’ultimo metodo finirà per intaccare lo smalto, il decoro e la stessa struttura originale di un pezzo.
I vecchi restauri
Un argomento molto rognoso per tutti i restauratori riguarda la pulizia di oggetti che hanno già subito restauri precedenti.
In questi casi, se gli interventi precedenti non risultano soddisfacenti, è necessario il loro smontaggio e la rimozione totale delle tracce del vecchio restauro.
Si tratta di rimuovere cavicchi, spine e rivette, vecchie colle, riempitivi, stucchi, smalti e vernici.
A questo proposito bisogna dire che l’esperienza dimostra che una ceramica rotta tornerà difficilmente alla sua forma o stato originale se sono state già eseguite operazioni o tentativi di restauro maldestri e con sostanze non idonee.
Le rivette o graffette
Di frequente ci si imbatte in ceramiche nelle quali in epoche passate, per sopperire alla mancanza di colle di forte tenuta, venivano applicati dei fili metallici attraverso dei piccoli fori paralleli alla fessura per tenere assieme le parti rotte o separate.
Questi venivano poi ribattuti o legati assieme; successivamente venivano stuccati i due fori.
L’ eliminazione di queste rivette è un operazione che deve essere eseguita con molta delicatezza.
In primo luogo si immerge l’ oggetto in acqua calda (non bollente). Ciò ammorbidirà il solfato di calcio o lo stucco con il quale sono riempiti i fori e ne permetterà la rimozione con l’aiuto di un bisturi. Successivamente si utilizzeranno delle pinzette per sollevare, “aprire”, tagliare e rimuovere il filo metallico.
Qualora questa operazione non fosse possibile sarà necessario tagliare il filo metallico con una seghetta a ferro, badando a non intaccare gli strati superficiali di ceramica.
Si procederà poi alla pulitura ed eliminazione dello stucco che spesso è costituito da solfato di calcio o gesso.
Inoltre in molti casi il filo metallico, ossidando, ha macchiato la ceramica intorno ai piccoli fori.
Per l’ eliminazione di tale macchie si veda l’ apposito ricettario al successivo cap 5.3.7.
Una volta eliminate le rivette, lo stucco e le eventuali macchie si detergerà accuratamente il pezzo con acqua tiepida o con un batuffolo di ovatta imbevuto di Acetone puro.
Le vecchie colle.
Per togliere ogni vecchia colla (con l’aiuto del bisturi) è necessario bagnare o effettuare impacchi o spennellare ripetutamente con le seguenti sostanze:
Acetone puro per colle alla cellulosa e cianoacrilatiche (tipo Attak);
Acqua calda (non bollente) per colle viniliche, di pesce e di origine animale (vecchia colla Cervione);
Alcool etilico a 94° (o, preferibilmente, con alcool da cucina a 95°) ed un po di ammoniaca per colle alla gomma lacca;
Tricloroetilene oppure il comune “sverniciatore” per resine epossidiche.
Scollare vecchie incollature.
Non di rado nel restauro della ceramica è necessario dover staccare parti incollate da precedenti restauratori. Queste magari sono ancora robuste, hanno resistito agli urti, ma presentano un allineamento non preciso, con denti e gradini.
In questo caso bisogna procedere alla loro scollatura in quanto la presenza di una parte non perfettamente al suo posto nuoce senz altro al nostro stesso intervento.
Per la scollatura si possono utilizzare le stesse sostanze di cui al paragrafo precedente.
Se queste resistono, allora è necessario adoperare la pistola termica (purchè la qualità della ceramica lo consenta). Il grande calore sviluppato sulle fratture da scollare nel 70% dei casi ammorbidisce il vecchio adesivo e consente la scollatura delle parti.
L intervento successivo consiste nell’eliminazione di ogni traccia di vecchio adesivo. In questo si potrà ricorrere anche all’ausilio meccanico, il bisturi, di cui al successivo paragrafo 5.4.
Effettuata accuratamente la pulizia dei bordi è sempre opportuno risciacquare l’oggetto con acqua leggermente tiepida, oppure con Acetone puro, utilizzando spazzole di nylon più o meno dure e che non graffino.
La sporcizia e le macchie del tempo.
La sporcizia e le macchie possono avere diversissima natura e diversissimo grado di resistenza. Per questo è praticamente impossibile fornire una risposta generale al problema. In questa operazione moltissimo conterà l’esperienza.
E bene comunque dire che non è possibile rimuovere tutte le macchie e tutti i tipi di sporcizia, incrostazioni etc.: in molti casi, dopo l’intervento del restauratore, lo sporco e le macchie potranno risultare solo attenuate; in molti altri (soprattutto per le ceramiche molto porose) ci si dovrà rassegnare alla loro presenza, dato che sono pur sempre testimonianza del tempo trascorso e di autenticità del pezzo.
I detergenti principali.
I detergenti da preferirsi sono, nell’ordine:
Acqua calda o tiepida (addizionata eventualmente con Sapone neutro (Marsiglia)), da usarsi con un batuffolo di ovatta o di stoffa (di cotone) bianca;
Acetone puro (da non confondersi con il diluente alla Nitro), da usarsi con un batuffolo di ovatta o di stoffa bianca, oppure, nei casi più resistenti, lasciandoci il pezzo a bagno in immersione per qualche ora;
Alcool etilico denaturato a 94 gradi (ancora meglio l’ alcool da cucina a 95 gradi), da usarsi con un batuffolo di ovatta, oppure, nei casi più resistenti, lasciandoci il pezzo a bagno per qualche ora.
Altri detergenti.
Qualora le macchie persistano e lo sporco resista, si può passare a detergenti più duri e specifici:
una parte di Candeggina e quattro parti di Acqua, fino ad arrivare ad una proporzione di 1 a 1 , da usarsi con un batuffolo di ovatta, oppure, nei casi più resistenti, lasciandoci il pezzo a bagno per qualche ora;
una parte di Soda e cinque di Acqua, da usarsi con un batuffolo di ovatta;
Acqua Ossigenata a 130 volumi con qualche goccia di Ammoniaca, da usarsi con un batuffolo di ovatta;
un cucchiaio di Acido Ossalico in mezzo bicchiere d acqua, da usarsi con un batuffolo di ovatta.
Avvertenze
Quando si adoperano tali sostanze è bene avere sempre a mente due avvertenze:
è sempre necessario osservare e tenere sotto controllo il loro comportamento sulla ceramica da restaurare. Molto spesso infatti, in presenza di ceramiche molto rovinate, di smalti logori, di vernici e decorazioni “a freddo”, di dorature, ecc., l’intervento chimico con i prodotti precedentemente descritti può produrre danni ulteriori;
dopo il loro uso è sempre bene lavare e tamponare (con Acqua tiepida o Acetone) la parte interessata per neutralizzare l’azione di dette sostanze.
Ricettario.
Qualora (ciò accade molto raramente) si conosca la natura delle macchie si tenga presente il seguente ricettario chimico:
Tipo di macchia o incrostazione | Procedimento di pulizia |
Acidi | Ammoniaca o Bicarbonato di sodio quindi risciacquare a lungo |
Caffè | Soluzione concentrata di Sale da cucina quindi risciacquare a lungo |
Catrame e derivati | Ammorbidire con Olio caldo pulire con Benzolo, Xilolo quindi lavare con Acqua e Sapone |
Depositi calcarei | Ammorbidire con Acido Cloridrico, finchè non cessa il bollimento quindi lavare con Acqua ed Ammoniaca (rapporto 20 a 1) |
Erba | Alcool intiepidito con fornellino elettrico Quindi risciacquare |
Fuliggine | soluzione al 20% di Acido Tartarico |
Impiastro adesivo | Benzina rettificata,Benzolo, Sverniciatore |
Inchiostro | Glicerina, Acido Acetico o Citrico |
Olii | Benzina rettificata o Benzolo |
Resine | Alcool a 94 gradi |
Ruggine | soluzione di Cloruro di Zinco al 10% oppure Acido Citrico al 10% oppure Acido Cloridrico oppure soluzione al 5% di Acido Ossalico quindi sciacquare con Acqua |
Sangue | ammorbidire con Ammoniaca diluita poi trattare con soluz.di Ac.Ossalico 2% quindi sciacquare con Acqua. |
La pulizia meccanica.
Per quanto riguarda la pulizia meccanica (quella che utilizza il bisturi) bisogna dire che in linea generale questa metodologia si integra con quella ad azione chimica.
Molto spesso, è il caso di incrostazioni, vecchie stuccature, vecchie incollature, parti ricostruite malamente, queste dapprima vanno ammorbidite (per esempio con qualche goccia d Olio Paglierino o di Vasellina nel caso di gesso) con le sostanze descritte precedentemente e poi si rimuovono con molta delicatezza e cautela con il bisturi.
Il bisturi da preferire è quello a lama intercambiabile, di cui esistono le più diverse forme in grado di rimuovere le incrostazioni, le precedenti stuccature e incollature, ecc, nel miglior modo possibile.
Tale strumento va adoperato lentamente, con assoluta precisione (utilizzando se necessario la lente d ingrandimento) e con cautela per non rovinare la superficie e le decorazioni dell’oggetto da restaurare.
E soprattutto l’esperienza a determinare l’ottimizzazione e la scioltezza nell’uso del bisturi.
Altri strumenti di pulizia.
Anche se non sono indispensabili, esistono altri strumenti utili per la pulizia. Essi sono:
il trapanino con flessibile da orefice (utile anche per molte altre operazioni), microtrapani Dremmler, Black & Deker ai quale si possono applicare vari accessori abrasivi;
la microsabbiatrice adatta soprattutto per la pulizia della terracotta e delle componenti architettoniche fittili (mattoni, “cotto”, ecc).
La pulizia delle fratture
E la fase della pulizia che precede quella dell’incollaggio. Per questo, se una definitiva e dettagliata pulizia delle superfici esterne può essere rinviata alle successive fasi di lavorazione, non altrettanto si può dire per la pulizia delle fratture.
Questa deve essere particolarmente accurata.
Come ben presto ogni restauratore verificherà a sue spese, ogni anche piccolissimo frammento di materia, d incrostazione, di vecchia colla, presente nei lati di frattura da incollare costituisce un grave impedimento alla buona riuscita del lavoro.
Tutto ciò che si è depositato impedisce infatti di ridurre la frattura “alla minima possibile”.
Per verificare la qualità di pulizia di una frattura si effettuano delle prove “a secco”, di congiungimento dei due o più pezzi fratturati che bisogna assemblare.
La linea di frattura deve essere la minima possibile e per far questo deve essere eliminato tutto ciò che si è depositato nelle fratture.
Tale deposito può avere le cause più disparate. Dipende dall’epoca in cui si è verificata la frattura dell’oggetto.
In generale si può dire che tanto più le rotture sono di vecchia data, tanto più tempo sarà necessario per rimuovere accuratamente le incrostazioni.
Altrettanto laborioso sarà ripulire completamente rotture malamente incollate da restauratori maldestri o improvvisati.
Spesso sono le stesse persone colpevoli delle rotture che si cimentano da soli nell’incollaggio dei cocci.
Costoro generalmente fanno uso di materiali non idonei che hanno acquistato dal ferramenta e solo dopo aver incollato qualche parte si rendono conto della necessità di rivolgersi a persone del mestiere.
Parecchie grane procurerà al restauratore e notevole perdita di tempo può essere necessaria per rimuovere i depositi di sudiciume e di sostanze grasse. Questo accade quando le fessurazioni o incrinature sono state progressive nel tempo ed hanno preceduto la rottura vera e propria della ceramica.
Pulizia del materiale archeologico
Per quanto riguarda le delicate ceramiche archeologiche, o per meglio dire quelle di scavo, c è da dire che il trattamento di pulizia deve essere, valutando il grado di conservazione delle decorazioni, il più dolce possibile.
In linea generale devono perciò essere utilizzate l’Acqua (preferibilmente Demineralizzata) o l’Acetone puro, unitamente all’uso del bisturi, attraverso il quale è possibile rimuovere buona parte delle incrostazioni di origine calcarea.
Per entrare più nello specifico la pulizia delle ceramiche archeologiche, che riguarda soprattutto l’eliminazione delle incrostazioni, si presuppone la possibilità di distinguere tra carbonati, calcari, sali da solubilizzare. Per esempio una goccia di Acido Cloridrico divenendo effervescente rivela la presenza di carbonato di calcio.
In conseguenza di questo semplice test’è possibile sottoporre anche solo la zona interessata del reperto al trattamento più adatto.
In generale risultati apprezzabili si ottengono attraverso l’immersione in Acqua Demineralizzata addizionata nella misura del 5% di Acido Acetico e del 10% di Acido Citrico.
Si consiglia però sempre estrema cautela nell’uso di acidi, perché un trattamento forte con tale tipo di ingredienti può produrre danni anche gravi in reperti che non abbiano avuto un elevata temperatura di cottura o in vasi, come ad esempio quelli figurati, in cui la trasformazione degli ossidi di ferro non è stata completata, oppure in quelli che hanno subito la verniciatura senza che la fase di essiccazione fosse compiuta del tutto.
Altro metodo per la rimozione delle incrostazioni tipiche della ceramica archeologica che ha dato ottimi risultati è quello dell’immersione del reperto in un bagno contenente il 10% di Esametafosfato di Sodio disciolto lentamente in Acqua Demineralizzata, oppure in una soluzione, a 30 gradi, di Acqua Demineralizzata addizionata di Acido Solforico in ragione del 10%.
E opportuno ripetere ancora che tali metodologie vanno tenute sotto controllo, osservando costantemente il comportamento della ceramica.
Una volta ottenuto il risultato è obbligatorio sottoporre immediatamente il reperto ad abbondante lavaggio con Acqua o Acetone puro che tamponi e neutralizzi gli acidi.
Il consolidamento della ceramica archeologica.
A volte, quando il materiale archeologico ha stazionato per molti secoli sotto terra in particolari condizioni di umidità e acidità, può essere necessario, contestualmente ad una veloce pulizia meccanica, un consolidamento della intera ceramica perché molto fragile. Ciò deve avvenire solo quando la ceramica è perfettamente asciutta.
A tal fine si deve usare il Paraloid, diluito con diluente alla Nitro dal 3 al 5%, che dovrà essere applicato una o più volte con un pennello piatto di ottima qualità.
Ottimo lavoro, ho trovato il corso molto interessante. Sono una ceramista appassionata di restauro nel quale mi sono spesso cimentata con oggetti vari. In passato ho anche provato a cercare dei corsi ma con scarsi risultati. Mi piacerebbe avere informazioni in tal senso. Se esistono dei corsi da poter frequentare anche individuali , sono di Napoli e fuori tempo per la scuola. Spero di avere qualche notizia grazie.
Buongiorno e grazie per l’apprezzamento.
per quanto riguarda corsi di restauro della ceramica a Napoli non le so dare suggerimenti particolari. Poiché oggi tutte le scuole e le iniziative di questo genere sono pubblicizzate in rete penso che la strada più semplice sia consultare internet, anche se credo lei lo abbia già fatto.
saluti