Storia del Mobile

Il Settecento: gli arredi tipici del Luigi XV

Si analizza un intero secolo, il Settecento, descrivendo le caratteristiche essenziali dell’arredamento nello Stile Luigi XV.

Fonte: Questo saggio è stato pubblicato, corredato da foto nel testo, in “Arredi del Settecento”, di Pierdario Santoro edito da Artioli, Modena. Modifiche all’impaginazione e aggiunta di foto a cura della redazione

Il seguente articolo è stato tratto liberamente da una scheda tecnica dove l’autore analizza in modo molto approfondito e dettagliato un intero secolo, il Settecento: In questo stralcio dell’intera scheda, si descrivono le caratteristiche essenziali dell’arredamento nello Stile Luigi XV.

Cassettoni e angoliere

Comode (cassettone), generalmente mossa a balestra con il piano dritto e a volte ricoperto da una lastra di marmo, decorata con bronzi, più frequentemente nella Reggenza, ed intarsiata,  maggiormente nel Rococò. A due cassetti con alte gambe mosse; a tre cassetti quasi a terra; a vantaux, in pratica a due sportelli celanti la cassettiera.

Cassettone Luigi XV con maniglie in bronzo dorato
Cassettone Luigi XV con maniglie in bronzo dorato

Semainier  (settimanale), mobile verticale a sette cassetti, per la biancheria.

Angoliera, se a sportelli senza cassetti detta anche armoire d’encoignure (armadio d’angolo), spesso in coppia od in quattro esemplari, uno per ogni angolo.

Le comode e le angoliere, come altri arredi, sono spesso laccate. S’impiegano le lacche distaccate dai pannelli laccati importati dalla Cina, di cui per lungo tempo non si è in grado di produrre un’adeguata imitazione. Finché non è stata inventata nel 1730 la vernis Martin, di cui si applicano  oltre trenta strati. La laccatura veneziana è sostanzialmente diversa, perché ottenuta applicando una mano di sandracca sui colori ed i disegni realizzati su di un fondo gessoso. Una famosa variante è rappresentata dalla così detta lacca povera, consistente nell’applicazione di stampe, appositamente eseguite e colorate, al posto dei disegni eseguiti a mano. Tali stampe sono realizzate in tutti i temi possibili. Particolare importanza ebbero i Remondini stampatori bassanesi, di cui ci sono pervenuti i cataloghi originali.

Bureau e Secrétaire

Bureau plat, scrivania con piano sagomato, fascia, provvista di cassettini, ed alte gambe mosse.

Bureau a gradin. Come il precedente, con in più da un lato sul ripiano una cassettiera.

Secrétaire à pente. Come il precedente con la cassettiera posta sul piano, che lo occupa interamente ed i cassetti nascosti da una ribaltina, che aperta diventa piano di scrittura; a volte senza gambe, ma con i cassetti sotto il piano che arrivano fino a terra, tipico modello molto diffuso in Italia con il nome di ribalta.

Il secrétaire à cylindre di Luigi XV nel Cabinet intérieur du roi
Il secrétaire à cylindre di Luigi XV nel Cabinet intérieur du roi

Secrétaire à cylindreCome il precedente ma con  il piano estraibile e la ribalta cilindrica rientrante a scorrimento od a serrandina, composta di listelli.                                     

Secrétaire-armoire. Come il precedente con una stretta alzata provvista di due sportelli, forniti di specchi. Assunse poi il definitivo nome di trumeau. Termine, che in origine designava lo spazio tra due finestre o due porte, poi lo specchio, che fu posto in detto spazio, successivamente indicò la consolles con specchiera con la medesima collocazione, ed infine il tipico mobile in esame. I più raffinati sono quelli veneti, spesso arricchiti sulle cimase da elementi decorativi intagliati e dorati.

Altri arredi connotano tutto il secolo. Si tratta di mobili leggeri in cui sono posti in particolare evidenza i supporti.

La camera da letto

Il letto a la polonaise è la vera invenzione del Luigi XV; e rimane quello tipico del periodo neoclassico. Era disposto con il lato più lungo a muro. Altra sua interpretazione è il letto alla turca, fatto come un grande divano.

Château de Versailles, appartements la Dauphine
Château de Versailles, appartements la Dauphine

La stanza da letto da parata resta solo per le grandi famiglie e soprattutto nell’appartamento femminile, tanto da sparire quasi completamente in Inghilterra a partire dalla metà del secolo. Marito e moglie generalmente continuano ad avere appartamenti separati ed è rarissimo trovare letti gemelli destinati alla stesa camera; mentre in Inghilterra, nonostante che ognuno abbia il proprio appartamento, frequentemente i letti singoli sono nella stessa camera.

Dietro alla camera da letto femminile trova posto il Boudoir, piccolo ambiente molto intimo e spesso arredato in maniera licenziosa. Nel 1727 è pubblicato un “Manuel des boudoirs” in cui l’autore dietro il pretesto di mostrare le storie scandalose delle giovani signore d’Atene, descriveva luoghi senz’altro a lui assai più vicini.

I domestici si dovevano tenere nelle vicinanze per svolgere le mansioni loro richieste; per farli muovere il più discretamente possibile sono ricavati diversi passaggi e corridoi di servizio. Poco prima della metà del secolo l’avvento del campanello legato ad un cordone (la sonnete) permetterà di chiamare i domestici solo all’occorrenza, senza più averli costantemente vicini a portata di voce, con grande vantaggio della privacy.

Nella camera erano anche collocati svariati tipi di tavolini:

tables de chevet con alte gambe mosse, fungono da comodino.

Tables de lit, contenenti quanto serve per scrivere o per truccarsi, con corte gambe, adatti per essere appoggiati a cavallo della persona sul letto.

È anche eseguita una versione comprendente le due precedenti, in cui il table de lit è incastrato, sovrapposto ed estraibile all’occorrenza sul table de chevet, con cui forma un corpo unico.

Vi sono poi tavolini, sovente con il piano di marmo, da tè, caffè e da colazione.

Una ringhierina, in metallo dorato intorno al piano, caratterizza quelli servitori, detti a cabaret( a vassoio).

Il tavolo tondo compare all’inizio del secolo successivo e nel 1810-12 Ortensia si vanta d’essere la prima donna in Francia a collocarlo al centro del salone per appoggiarvi il lavoro di cucito. Tale disposizione diverrà presto abituale, favorita dal miglioramento dei mezzi d’illuminazione, che permetteranno di riunirsi intorno.

Grazie all’invenzione verso il 1780 della lampada d’Argand, che era costituita da un serbatoio per l’olio posto sopra al corpo principale contenente lo stoppino, protetto da un tubo di vetro, che era alimentato per caduta. Per evitare l’ombra proiettata dal serbatoio si costruirono lampade a due stoppini simmetrici. Tuttavia fino oltre il 1820 essa è bandita dalle case importanti, con la motivazione che la luce prodotta è troppo forte e tale da poter arrecare danni alla vista. Si continuano ad utilizzare ovunque candele di cera e comuni lampade ad olio; in America esse sono alimentate con quello di balena.

Le consolles si distinguono per il raffinato gioco di curve e controcurve, con sagome mosse e gambe a capriolo; spesso sormontate da specchiere eseguite con la stessa decorazione e ornate da splendide cimase intagliate e traforate.

I sedili

Il settore della mobilia più vasto e senz’altro più significativo del Settecento è costituito da quello dei sedili. Come abbiamo accennato a differenza del secolo precedente, in cui i sedili sono tappezzati pesantemente, ora prevalgono i vuoti. La struttura è a vista, favorita da solidi incastri. Le gambe sono, sempre sagomate, spesso nella forma che è definita a zampa di capra, terminante con un piccolo zoccolo d’appoggio, vengono più raramente unite da traverse, che dal 1725 sono via via eliminate.

Poltrone cabriolet Luigi XV
Fonte: Proantic.com Pierre Parenthou
Poltrone cabriolet Luigi XV Fonte: Proantic.com Pierre Parenthou

Nel punto di congiunzione tra il piede e le traverse la modanatura crea un piccolo triangolo, in cui si ricava un motivo intagliato. I sedili sono divisi in due categorie. Quelli detti alla reine d’apparato, destinati ad arredare le pareti, decorati con motivi analoghi a quelli della boiserie, hanno lo schienale dritto e spesso non sono lavorati sul retro, che non è destinato ad essere visto.

I sedili disposti contro il muro non sono di norma rivestiti sul retro o lo sono con tessuti più modesti. Alla fine del secolo si diffondono le foderine di cotone per coprire e proteggere le sedie.  Di fatto i tessuti sono, dal punto di vista tecnico, gli stessi della fine del Seicento, ma i colori ed i disegni mutano con la moda. I disegnatori di Lione cambiano deliberatamente i disegni delle stoffe ogni sei mesi, per incrementare i consumi di moda; esattamente come oggi. È significativo che a Lione i diritti sui modelli dei disegni durino venticinque anni per i tessuti da tappezzeria e solo sei per quelli d’abbigliamento, indicando palesemente il tempo massimo di produzione prima di passare di moda e la diversa frequenza del loro rinnovo.

E quelli di dimensioni più ridotte, spostabili, maggiormente utilizzabili. Risulta evidente la corrispondenza dei due tipi di sedili ai principi della distribution e della convenance. Il rispetto del primo è dato appunto, soprattutto per le poltrone d’apparato, dall’uniformità della decorazione e dalla disposizione finalizzata ad aumentare l’effetto ornamentale. Quello del secondo è riscontrabile principalmente nelle sedie d’uso, in cui lo schienale è anatomicamente avvolgente e sufficientemente alto da sostenere la schiena, ma non tanto da disturbare le elaborate acconciature.

In oltre si tiene conto delle necessità della moda, infatti in molte poltrone i braccioli ed i loro sostegni sono leggermente arretrati rispetto alle sedute, per consentire alle dame di sedersi comodamente nonostante le gabbie a paniere di stecche di balena, che sostengono le gonne.

Esemplare in tal senso è la poltrona detta cabriolet, in cui tutta l’intelaiatura è a vista e si snoda sinuosa senza interruzione di continuità, incorniciando il sedile e lo schienale imbottiti e terminando con le gambe mosse a capriolo. In essa ritroviamo sia un’altezza adeguata dello schienale, sia l’arretramento dei braccioli.

Altro modello fondamentale è la bergère, in cui l’imbottitura riempie ogni spazio collegando lo schienale al sedile ed ai braccioli; pur continuando a mostrare interamente la struttura lignea che la incornicia. Inoltre un cuscino imbottito estraibile poggia  sul sedile.

Esistono varianti significative. La confidente, che presenta lateralmente alla sommità dello schienale due orecchie, per consentire sia di appoggiarvi la testa, sia di proteggere il viso dall’irradiazione diretta del camino.

La voyeuse o pointeuse, che è provvista di un appoggio imbottito sulla sommità dello schienale al fine di permettere ad una persona in piedi di appoggiarsi da tergo con i gomiti; permettendogli di partecipare alla conversazione o come, indica il nome, di puntare le proprie poste al tavolo da gioco. Anche in questo caso è evidente l’adesione ai principi della convenance e della distribution.

Per lo studio le poltrone sono spesso rivestite di canna d’india, con appoggiato un cuscino.

Il divano trae la sua origine dalla necessità di rendere più confortevoli le panche e le cassapanche rinascimentali; ed è direttamente influenzato dalla tipologia orientale da cui deriva. La bergère si dilata e diventa l’ottomana o canapé, totalmente imbottito anch’esso e sorretto da sei od otto piedi.

La veilleuse è imbottita come il canapé, ma presenta uno schienale discendente, che collega un bracciolo più alto ad uno più basso; è il modello di divano più asimmetrico.

La duchesse presenta tre varianti: la chaise longue, una bergère cui si aggiunge un ampio sgabello a sostegno delle gambe (soluzione oggi molto utile per guardare la televisione); la chaise longue duchesse che aggiunge alla precedente un’altra bergère; la duchesse brisé, in cui i tre elementi sono divisi ed utilizzabili separatamente.

La scelta tra la duchesse e la veilleuse dipende solo dalla preferenza per una maggiore o minore simmetria dell’arredo. Altro modello, di derivazione piemontese, è il divano a ventaglio, così denominato per i caratteristici braccioli a grandi volute estroflesse.

Decorazione delle pareti

Gli arazzi non sono più sospesi indipendenti, ma sono inseriti all’interno di cornici; diventando anch’essi semplice elemento dell’arredo. A causa della concorrenza con gli altri materiali usati per addobbare le pareti, essi si riducono di dimensione ed adattano il soggetto alle esigenze d’armonizzazione con il resto dell’arredo.

La parte figurata si restringe al centro, spesso entro un medaglione. Le fasce laterali imitano una cornice a trompe-l’oeil su cui si appoggiano vari elementi decorativi. Scompaiono quasi totalmente i soggetti di carattere storico, sostituiti da quelli esotici, ispirati all’India, alla Cina, al Medioriente.

Arazzo del Settecento
Arazzo del Settecento

Le fabbriche si moltiplicano in tutta Europa ed anche in Italia dal Regno di Napoli a quello di Sardegna, a quello Pontificio; occupando il posto dell’arazzeria fiamminga, che con la fine del secolo scompare definitivamente, e di quella fiorentina chiusa dal 1737. L’arazzo interromperà la sua secolare storia con la Rivoluzione, per riprendere, in forme spesso meccanizzate, nel secolo successivo.

Le sete a grand’opera, in cui predominava Lione, quelle cinesi, come anche le tele dipinte, occupano uno spazio sempre maggiore. Costantemente raccordate alle tappezzerie dei mobili, si prestano, montate su telai, ad un utilizzo più agile; sia che rivestano muri in cattivo stato, sia che ricoprano decorazioni murali di gusto superato.

Rarità e gusto del prezioso portano alla realizzazione di splendidi rivestimenti parietali in porcellana, con l’inserimento d’arredi pure ricoperti di essa.

Specchiera dorata piemontese del settecento
Specchiera dorata piemontese del settecento

Un elemento caratterizzante è senz’altro lo specchio, isolato od utilizzato per coprire intere pareti, che non solo moltiplica le immagini, ma soprattutto accentua i riflessi delle dorature, delle lucenti porcellane, delle lampade e delle lucide sete.

È elemento fondamentale in ambienti in cui la luce riveste un’importanza primaria. Si creano anche grandi specchi curvi per gli angoli delle stanze. Il secolo dell’edonismo pare identificarsi con lo specchio. L’illuminazione non è affidata a lampadari appesi centralmente al soffitto, ma ad appliques murali, che inviano la luce rasente ai muri aumentando l’effetto delle ombre e favoriscono la riflessione frontale sugli specchi. Nell’illuminazione non si fanno per tutto il secolo grandi progressi ad eccezione della lampada ad olio a riverbero, munita di un  riflettore, inventata nel 1749. Grande è l’uso, soprattutto in Italia, delle ventole: specchierine che riflettono la luce di bugie applicate sul davanti in basso.

Dal 1720 le finestre sono corredate dalle tende, sono in uso quelle a due drappi, ma si preferiscono quelle a pacchetto, che si aprono verso l’alto. In Inghilterra alla metà del secolo saranno in voga quelle a due teli, fermate e drappeggiate ai lati della finestra. In generale le tende servivano a addolcire la riquadratura delle finestre e ad attenuare la luce del sole, ma non a proteggere dagli spifferi; a questo scopo provvedevano le tende del baldacchino, che creavano un ambiente chiuso e ridotto, adatto a trattenere il calore.

Alla fine del secolo è inventato il sistema d’apertura tuttora in uso, che permette tramite carrucole di aprire e chiudere le tende tirando un cordone. Spesso la tappezzeria, sia parietale che degli arredi, cambia a seconda che sia inverno, arazzi e velluti, od estate, sete e taffettà di cotone; in tal caso a questo scopo i telai dei sedili, degli schienali e dei braccioli sono rimovibili. Nei palazzi particolarmente sfarzosi si possiede addirittura un arredo estivo ed uno invernale ed i solai sono attrezzati per immagazzinare il mobilio a rotazione e per contenere quanto necessario all’arredo, come ad esempio le stoffe per la sostituzione di quelle deteriorate.

I tappeti

I pavimenti sono rivestiti con vari materiali come nel secolo precedente. Si ricorre principalmente al parquet di legno. Una novità è costituita dal rivestimento di maioliche. Anche in questo caso i motivi decorativi si semplificano e si riducono di dimensioni. Sono anche eseguiti in stucco tinto e decorato da svariati motivi dipinti.

Grande diffusione conoscono i tappeti, non più prodotti esclusivamente per la Corte, essi sono fabbricati da nuovi opifici oltre che alla Savonnerie. La decorazione è simile a quella degli arazzi.

Tappeto del Settecento
Tappeto Abusson del Settecento

Ad Aubusson ed a Beauvais nasce un nuovo tappeto ad imitazione di quelli caucasici, lavorati ad ago, ed in cui, essendoci un solo ordito, i vari elementi tessuti sono raccordati da cuciture. Altro elemento caratteristico è costituito dalla necessità di lavorare alla rovescia davanti ad uno specchio al fine di vedere il verso anteriore del tessuto, che è dalla parte opposta a quella da cui si lavora.

Genericamente chiamati Aubusson, con essi si rivestono a misura non solo le superfici murali, ma anche i sedili. Dalla seconda metà del secolo comincia la produzione delle moquettes, decorate a motivi regolari, in strisce, che bisogna poi cucire insieme, facendo attenzione a far ben coincidere il disegno; si può anche riquadrarle con apposite bordure. Nell’area anglosassone si utilizza per rivestire i pavimenti una tela cerata dipinta, che si ridisegna quando i decori sbiadiscono; essa sarà sostituita alla fine dell’Ottocento dal Linoleum.

L’arte vetraria assume grande importanza, non solo nella produzione delle suppellettili da tavola, ma soprattutto nella produzione dei prismi per le lampade, che accentuano l’effetto baluginante di riflessione della luce nell’ambiente, creando un effetto liquido, quasi psichedelico.

La manifattura veneta ha perso la posizione di dominio del secolo precedente ed oltre alla Francia, che ormai la sopravanza nella fabbricazione degli specchi , vede affermarsi la produzione boema del cristallo.

Il camino

Il camino diviene nel Settecento elemento decorativo fondamentale. Già dalla fine del Seicento con Berain esso era stato compreso in complesse boiseries, aveva assunto dimensioni più ridotte ed era stato spesso sormontato da uno specchio; ma ora, costituendo uno dei pochi elementi strutturali non amovibili e non soggetti a trasformazioni dovute alla variazione del gusto, la sua decorazione assume un carattere speciale.

Camino del Settecento
Camino del Settecento

La bocca è chiusa, quando non lo si utilizza, da un pannello con un decoro armonizzato con il resto della stanza. Sulla mensola sono sempre presenti oggetti ornamentali e pendole in bronzo dorato, destinati a riflettersi nell’onnipresente specchiera. Tutta una serie d’accessori lo addobbano: alari provvisti di splendide mostre (i feux), completi da camino con palette e pinze forgiate e decorate da impugnature lavorate splendidamente, parascintille, vasche esterne per evitare la dispersione della cenere, ecc. In

Inghilterra i feux saranno sostituiti da griglie a causa della diffusione del carbone come combustibile. Tutti i materiali sono impiegati: porcellana, bronzo dorato, argento, acciaio lavorato, ecc. questi accessori possono essere sostituiti col variare del gusto, ma sovente, essendo accompagnati allo stile del camino, sono sopravvissuti fino ad oggi.

Le stufe raramente entravano negli ambienti di rappresentanza. Quelle in ceramica conoscono una grande diffusione in Austria, Scandinavia e Germania; quelle in ghisa in America, famose quelle migliorate a doppia camera ideate da Benjamin Franklin nel 1742.

Le suppellettili impreziosite

Nelle suppellettili il Rococò trova il suo vero campo d’azione. Il cambiamento non riguarda le tipologie, ma si rivela eclatante nella decorazione. Nell’oro, nell’argento, nella porcellana, nel ferro forgiato, nel vetro e soprattutto nel bronzo argentato o dorato si esprime tutta l’arte, il gusto del capriccio, la ricerca parossistica di plasmare oggetti, che sembrano fatti di luce.

Dai manici delle posate, ai candelieri, alle maniglie, agli alari, ecc, ovunque le linee si torcono o si raggrumano in stupefacenti motivi simili a stalattiti, su cui poggiano improbabili figurine. Il bestiario esotico si mostra con tutta la forza dell’immaginifico: elefanti, scimmie, dromedari e cammelli, rinoceronti, leoni, ecc. Poi tutto il repertorio mitologico: sfingi, arpie, sirene, satiri, ecc. Il posto d’onore è riservato ai motivi ispirati dall’Oriente, con i sui cinesini ed i suoi turchi.

Le maniglie di bronzo dorato diventano vere opere d’arte, ed anche nelle aree periferiche assumono grande rilievo decorativo e danno prova della fantasia dei bronzisti.

L’oro non è riservato solo ai gioielli, ma anche al vasellame, che come quelli è fuso, sbalzato e cesellato. L’argento è ancora più amato. Luigi XIV è stato costretto, durante la grave crisi della fine del Seicento, a fondere perfino i mobili realizzati in argento massiccio, per fronteggiare la penuria  verificatasi di tale metallo e potere battere moneta, onde pagare il soldo alle truppe; ma nel Settecento Luigi XV farà nuovamente eseguire arredi in argento massiccio. Anche il bronzo è spesso argentato, ma pochi sono i pezzi giunti fino a noi.

Porcellana del Settecento
Porcellana del Settecento

Una vera novità è costituita dalla porcellana, che sostituisce i lavori preziosi eseguiti in precedenza in avorio, materiale utilizzato in misura molto minore nel Settecento che in precedenza. Inventata a Meissen nel 1708, essa è utilizzata dapprima per il vasellame, decorato a motivi di cineserie, di paesaggi e di piccole marine. Con lo scultore J. J. Kändler si dà esecuzione al progetto d’Augusto il forte di decorare con statue, con animali e grandi vasi di porcellana il suo palazzo.

Da allora diviene usuale fabbricare anche piccole figurine. Un oggetto tipico è il pot-pourri, ottenuto montando in metallo un vaso di porcellana munito di coperchio, in modo da ricavare fra il corpo ed esso una galleria traforata attraverso cui può filtrare l’odore delle misture, che vi sono collocate. Tali misture sono preparate dai profumieri, mischiando varie piante e fiori in  acqua di fiori d’arancio e possono essere anche molto costose. Un modo più economico di profumare l’ambiente si ottiene bruciando, su appositi bruciaprofumi, cordoni e pastiglie composti di sostanze odorose. Altro oggetto in voga è la fontana, realizzata montando, su di una terrazza di metallo, un vaso di porcellana, cui è stato inserito alla base un rubinetto.

Cristopher Conrad Hunger porta attraverso Vienna il segreto della porcellana a Venezia, dove dal 1720 Vezzi apre la sua manifattura, seguita da quella Cozzi nel 1764. A Napoli è nel 1734 che viene aperta la manifattura di Capodimonte. A Firenze, erede delle ricerche medicee, quella del marchese Carlo Ginori a Doccia nel 1734. Fino al 1768 a Parigi continua la produzione esclusiva di porcellana in pasta tenera, ma anche se in ritardo, con lo spostamento della manifattura reale a Sèvres, la porcellana in pasta dura francese conquista il primato Europeo; grazie anche all’uso di fondi dai colori brillanti, in cui sembrano ritagliate le riserve bianche, che inscrivono le decorazioni pittoriche, prevalentemente alla Bouchet. Famosi il gros bleu, il rosa Pompadour, il bleu céleste, il jaune jonquille ed il verde pomme.

Anche lo smalto continua ad occupare un posto di rilievo.

Notevole importanza assume la fabbricazione dei ventagli, che costituiscono un elemento indispensabile dell’abbigliamento e caratterizzano tutto il secolo con il loro misterioso linguaggio.

La maggior parte delle lastre di  marmo per i piani dei mobili proviene dall’Italia, come pure di quelli in scagliola. Si diffonde anche l’uso di collocare ovunque vasi di fiori e quando la stagione non li rende disponibili si utilizzano fiori finti, la cui fabbricazione diviene una vera e propria industria.

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