La cartapesta: trionfo dell’effimero a Matera
La festa di San Paolino
Un rituale analogo è presente nella parte finale della festa di San Paolino a Nola. I gigli, al termine dei giorni festivi, spogliati delle coperture di cartapesta, si fanno schiantare impietosamente al suolo in Piazza Duomo per propiziare la rinascita dei nuovi allestimenti che verranno esibiti nella edizione dell’anno seguente. Per alcuni nolani lo ‘schianto è ‘o colpo ‘o core un’ azione dissacrante e irriguardosa.
I segreti della cartapesta svelati dal fotografo
I vincitori del Carro Trionfale 2018, sono risultati i fratelli Claudia e Raffaele Pentasuglia, per cui hanno realizzato il Carro entro il termine fissato dal bando. Claudia e Raffaele, dopo un’accurata selezione da parte della giuria del concorso, sono stati vincitori anche del carro di quest’anno (2019).
I Pentasuglia, eredi di una tradizione familiare di cartapestai, come i loro predecessori hanno eseguito l’allestimento del Carro 2018, coadiuvati dal padre, il maestro Michele e da qualche collaboratore fidato.
La genesi del Carro Trionfale è poco o in minima parte conosciuta. Questo per lo più è dovuto alla esigua disponibilità dei cartapestai a divulgare i segreti della loro arte. Quest’atteggiamento arcaizzante, nato dall’idea che qualcuno, carpendo i loro procedimenti lavorativi possa diventare un potenziale concorrente, li ha portati ad essere sospettosi di qualsiasi persona che “ficchi il naso” nella loro attività. In passato questo comportamento, simile a quello dei medioevali maestri comacini, era giustificato e comprensibile poiché gli artigiani e i costruttori, non rivelando i segreti del mestiere, se non ai familiari, avevano assicurato il lavoro per sé e i propri discendenti.
Giorgio Cossu
Giorgio Cossu, un eccellente e meticoloso fotografo che, “da diversi anni lavora nel campo della fotografia etnografica e di scena su cui è incentrata la maggior parte della sua ricerca e produzione”, è riuscito a vincere la diffidenza del maestro cartapestaio Raffaele Pentasuglia e dei suoi collaboratori, per cui ha fotografato, credo per la prima volta, l’intero processo creativo del Carro Trionfale della Bruna dall’inizio della costruzione sino al suo dissolvimento, durante lo strazzo.
Un’impresa eccellente non solo per la novità di ricerca, ma anche per la quantità e la qualità delle immagini che Giorgio ha prodotto a contatto diretto con i cartapestai, soprattutto con il maestro Raffaele e la sorella Claudia con i quali ha istaurato un rapporto di stima e di amicizia.
Raffaele Pentasuglia ha coordinato con maestria il lavoro sino a raggiungere risultati apprezzati dalla comunità dei fedeli e della critica accreditata.
Giorgio, da par suo, per sei mesi, è stato nella Fabbrica del Carro osservando e scrutando, con l’occhio vigile del fotografo e con una meticolosità da certosino, gli aspetti salienti e quelli apparentemente insignificanti del lavoro. Nulla gli è sfuggito delle fasi lavorative che incessantemente si svolgevano sotto i suoi occhi. Egli ha usufruito di un privilegio unico concesso dai Pentasuglia, privilegio che in altre epoche, com’è stato rilevato, sarebbe stato impossibile. Per questo, va dato merito ai Pentasuglia, alla loro disponibilità e alla loro intelligenza se l’impresa di Giorgio Cossu si è conclusa con successo da cui tutti otterranno dei benefici. Questo, a parer mio, è stato possibile perché quando artisti di valore s’incontrano, soprattutto se lavorano in ambiti diversi, l’intesa la trovano facilmente. Grazie a loro ora siamo tutti in grado di conoscere meglio il processo creativo del carro, un manufatto unico che non a caso, com’è stato indicato, fa parte del Patrimonio immateriale d’Italia.
Non è la prima volta che Giorgio affronta simili imprese. Per nove mesi ha attraversato il Brasile alla ricerca di un’arte antica nascosta ai molti, il Mamulengo, teatro popolare di burattini … uno spicchio di cultura popolare nata e alimentata dai caratteri delle tante culture che compongono il popolo brasiliano.
Le foto che raccontano Matera
Con lo stesso impegno culturale e la volontà di ricerca ha fotografato la nascita, la vita e la morte del Carro delle Bruna che con fermezza tiene uniti il presente e il passato del popolo materano.
Le foto del Carro, tutte a colori, sono state scattate al momento giusto. Quest’affermazione, in apparenza banale è, invece, il dato saliente di una fotografia d’arte. In una frazione di secondo, l’occhio di Giorgio, dietro l’obiettivo, è riuscito ad intercettare l’attimo fondamentale del processo creativo dei Pentasuglia e ad esaltarne il significato. Il taglio della luce, l’inquadratura, gli scorci delle figure, l’assonanza e la dissonanza cromatica, sono tutti elementi che Giorgio ha utilizzato al meglio e in tempo reale per tramutare l’evento fugace, oggetto dei suoi intenti, in un soggetto duraturo, la foto. In alcune di queste il maestro cartapestaio Raffaele sembra che dialoghi con la sua opera in fieri e che la scultura appaia come se interrogasse il suo autore, attraverso rimandi di sguardi e di ammiccamenti.
In previsione della pubblicazione di questo libro, Giorgio Cossu mi ha mostrato centinaia di fotografie fatte a Matera nella “Fabbrica del Carro”. Le foto, tutte di grande interesse documentario e d’arte, alcune a parer mio, dei capolavori per l’intensità emotiva che mi hanno suscitato, fanno capire più di un volume di antropologia i valori, i costumi, la religiosità e i patimenti, le speranze, ma anche gli odori, i sapori di una comunità.
Attraverso le foto si comprende, come sostiene Giorgio, l’urbanistica del centro antico attorno… cui si è sviluppata la città nuova, i modi di dire, gli anelli per legare i ciucci giù nei sassi, il panorama sulla gravina … i troppi scorci da scoprire, … le tradizioni radicate nella roccia, il linguaggio … i punti sparsi nello spazio e nel tempo che messi insieme fanno Matera.
Quelle foto di Giorgio, che ho definito opere d’arte, non sono il frutto di un momento felice o di un evento favorito dalla sorte che potrebbe capitare una tantum a chiunque. Sono invece il risultato di una paziente ricerca che è stata condotta con umiltà e curiosità d’indagine su una vicenda quasi sconosciuta che si è stratificata nella storia di Matera e nei suoi Sassi.
All’inizio della “impresa”, nella mente di Giorgio, come egli ha scritto nei suoi appunti, dopo un primo viaggio a Matera, emergevano solo due nomi Cartapesta e Carro. Nomi che hanno eccitato la sua creatività sino a precipitarsi per trovare chi, dove, quando e come facevano questo carro di cartapesta. Ha, perciò, cercato di immaginare cosa intendevano per carro di cartapesta. Ha pensato testardamente di seguire da vicino come nasceva dal nulla un’opera d’arte destinata ad una festa, pensata e fatta bella per far piacere a molti.
Giorgio ha realizzato tutto ciò per appagare la sua accesa creatività e per fornirci strumenti migliori di cognizione.
Gli avvenimenti che ha visto e che si sono materializzati, attimo, dopo attimo tra le mani dei cartapestai, si sono dissolti e non potranno più ripetersi. Nemmeno al maestro Raffaele Pentasuglia è consentito reiterarli e per quanto bravo possa essere, li potrà eguagliare, ma non saranno gli stessi. È nella natura delle cose, ma questa è la potenza dell’arte che sa eternare un momento fugace e straordinario per sottoporlo alla fruizione di tutti. Le foto di Giorgio ne sono un esempio.