Il Manoscritto

L’ARTE DEL MINIARE – il disegno e la doratura

Fonte: Francesca Cristini Foto di Copertina: La DORATURA – applicazione della lamina d’oro con l’albume – corsi di arte antica – foto Ianua Temporis

Prima di tracciare il disegno, per aumentare l’aderenza dello strato pittorico, il miniaturista  fregava la parte da decorare con della bambagia imbevuta nel fiele di bue ; dopodiché iniziava ad abbozzare il soggetto

Nell’articolo precedente delle Miniature medievali abbiamo visto le fasi di preparazione della pergamena, seguito il copista nel  lavoro di scrittura e accennato agli strumenti che utilizzava, ora iniziamo a parlare dell’attività decorativa.

Il Disegno

Prima di tracciare il disegno, per aumentare l’aderenza dello strato pittorico, il miniaturista  fregava la parte da decorare con della bambagia imbevuta nel fiele di bue (talvolta a quest’ultimo poteva essere mischiato anche un po’ di albume); dopodiché iniziava ad abbozzare il soggetto.

IL DISEGNO – preparazione della pergamena con il fiele di bue
corsi di arte antica – foto Ianua Temporis
IL DISEGNO – realizzazione del disegno – corsi di arte antica – foto Ianua Temporis

Lo strumento usato era lo stil di piombo, una punta metallica costituita da una lega di due parti di piombo e una di stagno. Per cancellare eventuali errori si serviva della mollica di pane, i cui residui venivano spazzolati via col piede di lepre. Per delineare meglio le parti da dorare e le forme da colorare, i tratti del disegno erano totalmente o in parte fissati con acquarella d’inchiostro.

IL DISEGNO – lo stil di piombo – riproduzione – foto Ianua Temporis
IL DISEGNO – penna d’oca e di fagiano a confronto – foto Ianua Temporis

Forse gli artisti più audaci ed abili eseguivano il tracciato direttamente a penna per evitare che i segni delle cancellature potessero rovinare la superficie delle pergamene più pregiate, ma ci volevano molto coraggio e maestria! Le penne solitamente impiegate erano quelle di fagiano, caratterizzate da una punta sottile che permetteva di avere una maggiore precisione del tratto.

Se inavvertitamente si macchiava la pergamena con l’inchiostro lo si poteva eliminare usando un raschietto. Durante i corsi di arte antica abbiamo constatato che una valida alternativa può essere tamponare la parte col fiele di bue.

La Doratura

Terminato l’abbozzo, se ne era previsto l’impiego, si procedeva ad arricchire i codici con l’inserimento di ornamenti in oro ed argento. Durante tutto il medioevo questa pratica ebbe un grande impiego, se le decorazioni auree si reputavano troppo costose si utilizzavano dei surrogati che ne imitavano l’effetto, essi potevano essere composti da materie organiche oppure da leghe di metalli  meno pregiati.

Tra i più usati ricordiamo il litargirio dorato ottenuto dalla miscela di zafferano e fiele di tartaruga e l’oro musivo (o porporina) composto da solfuro tannico. Una valida alternativa all’argento era  la foglia di stagno brunita e verniciata.

Le sottilissime lamine si ottenevano tramite battitura. In una prima fase il metallo spesso come una moneta era battuto tra due lastre di rame, reso più sottile lo si poneva fra strati di pelle e si ripeteva il procedimento sino ad ottenere una lamina impalpabile. Gli addetti a queste operazioni erano artigiani specializzati chiamati battiloro.

LA DORATURA – particolare fogli oro e martello batti-oro – Museo Leonardiano di Vinci – foto Francesca Cristini

Una piccola curiosità: fra i vari progetti di macchine leonardesche vi è un prototipo che in maniera meccanica svolgeva tale funzione.

LA DORATURA – disegno di Leonardo per prototipo di macchina battiloro (copia) – Museo Leonardiano di Vinci – foto Francesca Cristini
LA DORATURA – particolare della riproduzione della macchina battiloro – Museo Leonardiano di Vinci – foto Francesca Cristini

La base su cui applicare la foglia d’oro era chiamata asiso, nei trattati sono riportate diverse ricette per la  sua preparazione. Nel “Liber colorum secundum Magistrum Bernardum …” l’autore ne cita ben dieci, nelle prime propone i metodi seguiti da tre diverse culture: greca, saracena e francese, mentre le successive si diversificano per alcuni ingredienti, curiosa è la quarta ricetta che prevede l’uso di armoniacolo (cloruro di ammonio) stemperato con urina!

Cennino Cennini descrive due ricette a base di gesso sottile, biacca e zucchero macinati e temperati con chiara d’uovo, in una di esse aggiunge anche del bolo armeno per dare una colorazione rossiccia e rendere più caldo il tono dell’oro.

LA DORATURA – gesso fine per doratori – foto internet
LA DORATURA – bolo armeno – foto internet

L’anonimo monaco napoletano nel “De Arte Illuminandi” riporta una sola versione di asiso definito “bonum et probatum”, composto da una parte di gesso sottile e una quarta parte di bolo armeno temperati con colla cervona o di cartapecora, il tutto addolcito con del miele. Un breve accenno agli ingredienti menzionati: per gesso sottile si intende il “gesso cotto” lasciato a macerare in acqua per diversi giorni, il bolo armeno è un’argilla rossa contenente ossidi di ferro e allumina, la colla cervona era ricavata da pelli, tendini e ossa di animali, infine la colla cartapecora era ottenuta dagli scarti di pergamena.

La DORATURA – preparazione dell’asiso – miscela di gesso e bolo – corsi di arte antica – foto Ianua Temporis
La DORATURA – preparazione dell'asiso – colla di coniglio – corsi di arte antica – foto Ianua Temporis

La dettagliata descrizione dell’autore mi ha convinta a scegliere per i corsi questo tipo di preparato. Piccola nota, mai messa in pratica, il monaco avverte anche di fare attenzione alla quantità di miele e per essere sicuri consiglia di assaggiarne una minima dose per valutare che sia appena dolce. Ogni ingrediente elencato nella composizione aveva una funzione. Il gesso serviva a dare spessore. Il bolo armeno veniva impiegato per le sue proprietà adesive e per la sua colorazione. La colla cervona era sia legante dei vari elementi che sostanza collosa per l’oro. Ultimo ma non meno importante, il miele manteneva più elastico tutto il composto. Poiché in commercio non è più reperibile la colla cervona, chi volesse cimentarsi nella ricetta può utilizzare quella di coniglio anch’essa di origine animale. 

La DORATURA – stesura dell’asiso sulla pergamena – corsi di arte antica – foto Ianua Temporis
La DORATURA – lamina d'oro e d'argento – corsi di arte antica – foto Ianua Temporis

Prima di applicare l’asiso si consigliava di passare un po’ di colla sulle parti da dorare, così che il foglio fosse più adatto a riceverlo. Dopodiché si procedeva con la stesura di uno strato piuttosto liquido al quale, una volta asciutto, ne seguivano altre due o tre mani più dense fino a creare una superficie omogenea leggermente in rilievo. Quando l’asiso era perfettamente essiccato, con un coltello lo si raschiava delicatamente per eliminare eventuali asperità, infine si procedeva ad inumidire adeguatamente piccole porzioni di superficie con l’albume e finalmente si applicava l’oro.

La DORATURA – applicazione della lamina d’oro con l’albume – corsi di arte antica – foto Ianua Temporis
La DORATURA – applicazione della lamina – eliminazione delle parti in esubero – corsi di arte antica – foto Ianua Temporis

Molto utili sono i consigli di Cennino Cennini per la stesura dell’albume, egli suggerisce di mantenere umida la superficie alitandoci sopra e indica  le condizioni atmosferiche ideali per favorire una perfetta doratura: “chome viene tempo morbido e umido”.

Il lavoro era ultimato con il trattamento di brunitura che aveva lo scopo di rendere la superficie metallica lucente ed omogenea. Il brunitoio poteva essere realizzato con pietre dure (agata, diaspro o ematite) oppure dente di animale (lupo o cinghiale).

La DORATURA – applicazione della lamina particolare – corsi di arte antica – foto Ianua Temporis
La DORATURA – vari tipi di brunitoi – foto internet – Zecchi Colori Firenze

Il procedimento per applicare l’argento era analogo, salvo il fatto che al posto del bolo armeno si utilizzava la terra verde, anch’essa un’argilla con proprietà adesive, ma cromaticamente più adatta.

Con questa fase si concludono le operazioni preparatorie e finalmente nel prossimo articolo inizieremo a dipingere!

Gli altri articoli de “L’ARTE del MINIARE” di Francesca Cristini

3 pensieri riguardo “L’ARTE DEL MINIARE – il disegno e la doratura

  • Gabriella Lussana

    E’ stato un rinnovato piacere apprendere le nozioni base per impreziosire una miniatura con l’uso della lamina d’Oro e/o d’Argento, che, seppur sintetizzate dato lo strumento di diffusione usato al momento, stimolano ulteriormente la voglia di cimentarsi in questa antica “impresa manuale”, quando sarà di nuovo possibile accedere a lezioni in “presenza”.
    Sinceramente grata per questa delicata, quanto interessante iniziativa, non nascondo che non vedo l’ora di leggere la prossima “puntata”!
    Gabriella Lussana

    Rispondi
  • Matteo merola

    Salve, i vostri articoli sono molto belli, posso avere per favore una copia sugli articoli della tecnica della miniatura per insegnare ai bambini e ragazzi?, peccato che non si può fare copia e incolla…. perché non date la possibilità di copiarli??? grazie mille!!! siete grandi…
    Matteo.

    Rispondi
    • Grazie per il riconoscimento che va tutto all’autrice dell’articolo.
      Per scaricare una copia dell’articolo è sufficiente cliccare sull’icona della stampante in testa all’articolo stesso. Grazie e buon lavoro

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