Le Antiche chiavi: la serratura
Fonte: Testi e immagini nella forma integrale sono pubblicati sul libro “Le antiche chiavi, tecnica, arte e simbologia” di Roberto Borali, Burgo editore 1993.
Serratura
La serratura è un manufatto che serve a bloccare (chiudere); ossia serve a rinforzare la difesa di un luogo contro gli interventi estranei, proteggendo quanto vi é all’interno. Essendo la serratura un insieme indivisibile con la chiave, era logico che la sua forma seguisse, come la chiave, i gusti artistici propri di un’epoca, di un popolo o di una zona, passando dalla lavorazione rudimentale e grossolana del chiavistello del 1000 a quella raffinata e ingegnosa delle complicate serrature del XVII e XVIII secolo. Il materiale ferroso utilizzato per la costruzione presentava caratteristiche di robustezza diverse a seconda dSerraturaella dimensione della serratura e in funzione di ciò che si voleva proteggere.
Parti della serratura
1) Piastra
2) Molla (di bloccaggio o di contrasto e di spinta)
3) Chiavistello o stanghetta
4) Staffa di scorrimento del chiavistello
5) Fessura per l’inserimento dell’occhiello sporgente del boncinello
6) Fori per l’inserimento dei chiodi di fissaggio
7) Testa di chiodo
8) Mostra
9) Perno di riscontro per chiavi femmine
10) Buco della serratura
11) Riscontri
12) Supporto della mostra
La piastra serve come base di montaggio dei vari componenti; la mostra per il fissaggio dei contrapposti riscontri e di protezione al meccanismo. Le teste dei chiodi, che servivano per fissare alcuni componenti, venivano spesso forgiate in modo artistico. La forma del buco della serratura è la stessa della sezione del pettine.
All’inizio vennero installate all’esterno della porta, ma, nonostante fossero costruite in materiale robusto, erano spesso costrette a cedere all’astuzia dello scassinatore. Se i soliti ignoti non riuscivano ad aprirle col grimaldello, le forzavano con altri sistemi. Già all’epoca potevano disporre per esempio di un attrezzo composto da una serie di viti senza fine e corone dentate riduttrici, capace, con l’ausilio di tiranti applicati con ganci alla piastra, di schiodare la serratura con il minimo sforzo e senza alcun rumore (un attrezzo simile, l’estrattore, viene usato ancora oggi nelle autofficine e nelle officine meccaniche per staccare due pezzi incastrati l’uno nell’altro). Il fatto finì col consigliare ai proprietari di mettere le serrature al riparo installandole in un apposito alloggiamento ricavato, all’interno della porta, nello spessore del legno. Così facendo, purtroppo, dopo che la serratura era stata installata, non era più visibile l’opera di forgiatura, di sbalzo, di traforo e di cesello che spesso la rendeva oggetto d’arte di grande valore.
Serratura da cassapanca con chiave e gancio per il bloccaggio del coperchio. Italia settentrionale, area nord-est, secolo XVI. Perno di riscontro di sezione tonda per chiavi femmine; riscontri con pettini laterali a più denti e lamelle circolari contrapposte, di diametro diverso sui piano intermedio. Dimensioni della serratura 12×12 centimetri; lunghezza della chiave centimetri 13.
Una particolare, ingegnosa ed elaborata serratura fu quella dei pesanti forzieri usati per la conservazione dei valori nei conventi e nelle grandi famiglie. Mediante la spinta impressa dalla rotazione della chiave, un complesso meccanismo di leve muoveva, in sincronia, tutte le molle di spinta dei chiavistelli a scatto posti sui quattro lati della serratura. La serratura occupava tutta la superficie interna del coperchio ed era, quasi sempre, ricoperta da una lastra di lamiera, a protezione dei meccanismi. La lastra era spesso decorata a traforo, a bulino, a cesello, con acidi e in alcuni casi anche dipinta.
Questi forzieri, antenati delle nostre casseforti, per essere ancora più sicuri erano dotati di bocchette a scomparsa o piastre di mimetizzazione sistemate in modo da ingannare gli estranei.
Per il bloccaggio del coperchio di cofanetti, casse, cassapanche e cassoni venne utilizzata fino al XV secolo la serratura in coppia con una cerniera esterna snodata (boncinello). Il bloccaggio del boncinello avveniva infilando, per mezzo della spinta della chiave, il chiavistello della serratura nell’occhiello sporgente.
Parti del boncinello
1) Bandella fissa
2) Occhiello sporgente
3) Bandella snodata
4) Perno di snodo
a) serratura
b) fessura per l’inserimento dell’occhiello sporgente
Il bloccaggio del boncinello avviene infilando, per mezzo della spinta della chiave, il chiavistello della serratura nell’occhiello sporgente.
Jean Lamour, massimo esponente dell’arte fabbrile barocca francese, maestro forgiatore di Luigi XV, scriveva che: “La serratura ha l’energia della pittura e l’arditezza della scultura, ma in più la funzionalità”
Riscontri
I riscontri sono i componenti della serratura che il pettine deve superare per poter raggiungere il chiavistello. Perchè ciò avvenga è necessario che la forma degli intagli del pettine e quella del foro della canna (nelle chiavi femmine) si sposino esattamente con quella dei riscontri e con quella del perno. È, soprattutto, proprio la forma e il numero dei riscontri che rendono una serratura più sicura di un’altra.
Proiezioni assonometriche di alcuni tipi di riscontri e dei relativi pettini. 1) Riscontri con lamelle circolari ad “L” contrapposte e di diametro diverso 2) Riscontri con lamelle circolari contrapposte e di diametro diverso, su piano di riscontro intermedio 3) Riscontri con lamelle circolari ad “L”, a “T” e a “croce”, contrapposte e di diametro diverso 4) Riscontri con lamelle circolari contrapposte, di diametro diverso, su piano di riscontro intermedio con applicazioni tondi 5) Riscontri laterali con pettini a più denti e lamelle circolari contrapposte, di diametro diverso, su piano di riscontro intermedio 6) Riscontri con lamelle circolari contrapposte con applicazioni cilindriche all’inizio e alla fine 7) Riscontri con lamelle circolari a croce contrapposte a lamelle circolari incrociate 8) Riscontri laterali cilindrici e lamelle circolari trilobate, contrapposte e di diametro diverso su due piani intermedi di riscontro |
Quanto più ammirevole è la mappa di certi pettini, tanto più ingegnosa fu l’abilità del fabbro per forgiare le sottili e complicate lamelle destinate a farne da riscontro; soprattutto se si tiene conto che, in omaggio a una prescrizione corporativa, nemmeno una goccia d’olio doveva poter passare fra gli intagli del pettine e i riscontri della serratura una volta introdotta la chiave.
Riscontri a lamelle circolari contrapposte di diametro diverso su più piani intermedi di riscontro fissato su uno dei due supporti della mostra e non sulla piastra come di consueto. Questo modo di fissare i riscontri era necessario nelle serrature con il chiavistello a scatto, in quelle medioevali e in tutte quelle dove veniva utilizzata una chiave con il pettine chiuso con mappa traforata.
Riscontri laterali per serrature con chiavistello a scatto
1) Supporto della mostra
2) Riscontri fissati al supporto della mostra
3) Perno per chiavi femmine
4) Distanza utile per il passaggio del pettine durante la rotazione
Nonostante i riscontri siano nascosti dalla mostra della serratura, capita a volte di imbattersi in veri e propri capolavori di forgiatura, dimostrazione di precisione tecnica e garanzia di sicurezza, oltre che testimonianza di un intrinseco gusto di bellezza estetica e d’arte.
Serratura da cassapanca con chiave. Francia, fine XVII secolo. Perno girevole di riscontro cavo di sezione interna triangolare con all’interno perno pieno di uguale sezione; riscontri laterali a pettine e lamelle circolari a croce, contrapposte e di diverso diametro; molla di bloccaggio a “S”. Dimensioni della serratura 10×14 centimetri; lunghezza della chiave 12 centimetri.
Riscontri laterali cilindrici e lamelle circolari trilobate, contrapposte e di diametro diverso su due piani intermedi di riscontro. Secondo una prescrizione corporativa nemmeno una goccia d’olio doveva passare fra gli intagli del pettine e i riscontri della serratura dopo che la chiave era stata introdotta.
“Bussola” ottagonale di serratura con doppio chiavistello a scatto (Kapelleneingherichte) con supporti di fissaggio modanati e incisi. Germania, inizi XVIII secolo. Perno girevole di riscontro cavo, di forma stellare, con all’interno perno pieno di uguale sezione; riscontri laterali a lamelle inclinate contrapposte, su più piani di riscontro, fissati sulla parete della bussola. Chiave con impugnatura traforata e incisa a motivi vegetali; base con profonde modanature decrescenti; canna di sezione stellare, pettine chiuso perimetralmente con mappa traforata e fronte sporgente. Altezza della bussola 5.5 centimetri, lunghezza della chiave 15 centimetri.
Molla di bloccaggio e molla di spinta
La molla di bloccaggio, o di contrasto, è il componente della serratura che serve a bloccare il chiavistello. È la molla di bloccaggio, infatti, che incastrandosi in una tacca praticata nel chiavistello, non gli permette di scorrere, se non con l’aiuto della chiave. Più propriamente la molla si definisce di bloccaggio quando agisce direttamente sul chiavistello e di contrasto quando agisce su una leva che blocca il chiavistello.
Mentre il ferro usato per la forgiatura delle chiavi, o delle serrature, non era indispensabile fosse di particolare qualità, quello per la forgiatura delle molle doveva necessariamente possedere particolari requisiti di elasticità e acciaiosità. Requisiti opposti fra loro, di non facile connubio, per cui deve essere stato necessario un grande ingegno per ottenere un materiale tanto elastico e allo stesso tempo così robusto.
Principali forme delle molle di bloccaggio e di contrasto
1) Molla di bloccaggio a “S” (la più semplice e la più usata)
2) Molla di bloccaggio a “spirale a S” (variante tarda di quella a “S”)
3) Molla di contrasto a “spirale” con leva di bloccaggio
4) Molla di contrasto a “spirale” rinforzata da una seconda molla dello stesso tipo
Tutti noi sappiamo molto bene, infatti, che cosa accade al ferro quando viene piegato e ripiegato su se stesso più volte: si spezza. Lo stesso movimento, nella molla di bloccaggio, avviene tutte le volte che si vuole far scorrere il chiavistello, nell’uno o nell’altro senso. Se si considera che esistono ancora oggi serrature con relative molle di bloccaggio perfettamente funzionanti dopo 100, 200, 300, 400, 500 e più anni di uso, non possiamo che stupirci della bravura di coloro che le hanno forgiate.
Serratura da portoncino con chiave. Italia settentrionale, area nord-ovest, secolo XVIII. Riscontri con lamelle circolari, contrapposte e di diametro diverso; molla di bloccaggio a “S”. Particolare la qualità della scolpitura del chiavistello e del catenaccino. Dimensioni della serratura 24×12 centimetri; lunghezza della chiave 14 centimetri.
Saliscendi con chiave Lombardia, secolo XVII. (immagine di copertina) Perno di riscontro di sezione tonda per chiave femmina. Riscontri con lamelle circolari, contrapposte e di diametro diverso. Molla di contrasto a “spirale”. Impugnatura della chiave di gusto rococò. Dimensioni del saliscendi 19×13 centimetri; lunghezza della chiave 9 centimetri.
I maestri artigiani del ferro battuto trovavano tanto gusto nell’esercizio del proprio mestiere che, a prova della loro abilità e dote artistica, non rinunciarono a qualche elemento ornamentale, neppure nel forgiare le molle che sapevano sarebbero state nascoste, quasi sempre per intero, dalla mostra della serratura.
Le molle di bloccaggio venivano forgiate in forme diverse a seconda delle epoche, delle dimensioni e dei luoghi di costruzione della serratura. La forma della molla più comunemente usata a partire dal XII secolo fu quella a “S”. I Romani invece per il bloccaggio dei propri chiavistelli usarono soprattutto la molla piatta ad angolo. I fabbri, nei secoli, a seconda della necessità o della propria fantasia, oltre alle molle semplici costruirono molle composte. Nel caso per esempio che la molla fosse di dimensione e consistenza tale che la sola forza di spinta impressa dalla rotazione della mano alla chiave non fosse sufficiente per alzarla, aggiungevano una leva di soccorso che, pur lasciando inalterata la consistenza della pressione della molla di bloccaggio, diminuisse lo sforzo da effettuare con la mano. Oppure nel caso contrario se la pressione esercitata dalla molla era ritenuta insufficiente a garantire il bloccaggio del chiavistello, veniva integrata con l’aggiunta di una seconda molla di rinforzo.
Principali forme delle molle di bloccaggio e di contrasto
1) Molla di contrasto “piatta ad angolo”
2) Molla di contrasto a “V verticale” e molla di bloccaggio a “V orizzontale”
3) Molla di bloccaggio a “V orizzontale” con leva di soccorso
4) Molla di contrasto a “V orizzontale” con leva di bloccaggio
Pur essendo molte le forme delle molle, sono fondamentalmente solo due i loro sistemi di funzionamento: quello della molla di bloccaggio o di contrasto, la più usata e di cui si è detto ampiamente, e quella della molla di spinta. Mentre la molla di bloccaggio blocca il chiavistello, la molla di spinta spinge il chiavistello. Quest’ultimo tipo di molla venne utilizzato per il funzionamento delle serrature con il chiavistello a scatto. In queste serrature il chiavistello ritorna sempre automaticamente nella posizione di chiusura non appena termina l’azione esercitata dalla chiave.
Principali forme delle molle di spinta
1) Molla di spinta a “voluta semplice” (la più usata)
2) Molla di spinta a “cerchio” (usata nelle serrature a “testa di gatto”)
3) Doppia molla di spinta a “V verticale” (variante tarda di quella a “cerchio”)
Le chiavi usate per questo genere di serrature, non facevano la rotazione completa, ma solo quel tanto che bastava per spingere indietro il chiavistello e sbloccare la chiusura. I pettini del tipo di chiave in questione erano generalmente molto belli, in quanto essendo spesso chiusi su tutti i lati avevano mappe traforate molto decorative. I riscontri nelle serrature con il chiavistello a scatto erano solitamente fissati su uno dei supporti di sostegno della mostra della serratura e non sulla piastra o sulla mostra.
Serratura ad armadietto Alto Adige, inizi XVII secolo. Perno di riscontro di sezione tonda per chiave femmina; riscontri con pettine laterale a tre denti e lamelle verticali circolari; molla di spinta a “voluta semplice”. Nelle serrature di questo tipo, appena cessa la spinta esercitata dalla chiave, il chiavistello torna automaticamente nella posizione di bloccaggio. Dimensioni della serratura 15×8 centimetri, lunghezza della chiave 11 centimetri.
Sportellino in lamiera forgiata e sagomata Toscana secolo XVI. Serratura con due chiavistelli contrapposti e doppia molla di bloccaggio a “S”. Chiave con impugnatura trilobata. Dimensioni dello sportellino 16×30 centimetri; lunghezza della chiave 7 centimetri.
Chiavistello
Serratura da mobile Lombardia secolo XVII. Riscontri con lanelle circolari contrapposte e di diametro diverso; molla di bloccaggio a “S”. Estrosa l’incisione del disegno floreale all’inizio del chiavistello. Impugnatura della chiave bilobata con cimasa superiore. Dimensioni della serratura 12×10 centimetri; lunghezza della chiave 12 centimetri.
Parti del chiavistello comune
a) chiavistello a più mandate:
1)corpo del chiavistello
2) staffa di scorrimento
3) tacche o fessure per l’incastro della molla di bloccaggio
4) incavi e appendici per il trascinamentob) chiavistello a una mandata
1) estremità
2) incisioni
Le estremità sono solitamente smussate o bombate; in alcune serrature importanti la superficie non a contatto con la piastra è cesellata artisticamente. Scorre entro due o più staffe fissate alla piastra della serratura. Al numero degli incavi o delle dentature corrisponde il numero delle mandate. La sua forma e funzionamento è simile in tutte le serrature, tranne quelle a testa di gatto.
Serratura a “testa di gatto”
1) gancio per il bloccaggio del coperchio
2) ganasce (chiavistello) per il bloccaggio del gancio del coperchio
3) leve eccentriche
4) piastra
5) molla di spinta a “cerchio”
6) mostra
Serratura a “testa di gatto” da madia, con chiave e gancio di chiusura. Alto Adige, secolo XVI. La chiave in questo tipo di serrature serve solo per aprire; la chiusura avviene automaticamente lasciando cadere il coperchio. Dimensioni della serratura 22×12 centimetri; lunghezza della chiave 14 centimetri.
Nelle serrature tradizionali il chiavistello, spinto dalla chiave, va ad infilarsi a incastro nella cavità ricavata nel montante della porta, o nella parte fissa del mobile. In quelle a testa di gatto invece, due ganasce a scatto (chiavistello), richiudendosi incastrano, bloccandolo, un gancio dalla forma lanceolata fissato al coperchio della cassa, o all’anta del mobile. In questo tipo di serratura la chiave serve solo per l’apertura, poichè la chiusura avviene automaticamente lasciando cadere il coperchio o spingendo l’anta. Mentre nelle serrature tradizionali la chiave spinge avanti o indietro il chiavistello, in quelle a testa di gatto, premendo contro due leve eccentriche spinge lateralmente le due ganasce (chiavistello) liberando il gancio.
Congegni di chiusura di quest’ultimo tipo sono stati usati esclusivamente nelle aree austro-tedesche e limitrofe.
Funzionamento chiave-serratura
Ognuno di noi, da piccolo, incuriosito dal meccanismo che muoveva il proprio giocattolo, è stato preso dal desiderio di smontarlo per scoprire come era fatto. Lo stesso desiderio è forte ogniqualvolta si ha la fortuna di trovare una nuova serratura, in quanto si crede che il meccanismo della nuova serratura sia diverso. In realtà i meccanismi interni delle serrature antiche tradizionali sono sempre gli stessi: riscontri, molla di bloccaggio e chiavistello.
Serratura a “scatola” da porta. Italia settentrionale, area piemontese, XVIII secolo. È stato tolto il coperchio (mostra) per meglio evidenziare le difficoltà che la chiave deve superare per raggiungere e muovere il chiavistello. Forma del buco della serratura a “S”; perno girevole di riscontro di forma esterna cilindrica e interna romboidale; riscontri con pettini laterali a quattro denti e lamelle circolari contrapposte, di diametri diversi, su piano di riscontro intermedio; molla di bloccaggio a “S”. Dimensioni della serratura 30×14 centimetri; lunghezza della chiave 18 centimetri .
In dettaglio che cosa avviene? Nelle serrature funzionanti con sistema a rotazione la chiave, dopo essere stata inserita attraverso la bocchetta nel buco della serratura, deve essere ruotata in maniera che il pettine attraversi i riscontri, alzi con la forza della mano la molla di bloccaggio e, facendo presa nelle dentature del chiavistello, lo trascini avanti o lo spinga indietro.
Momenti di azione della chiave a rotazione
1) inserimento
2) rotazione attraverso i riscontri
3) sollevamento della molla di bloccaggio incastrata nelle tacche del chiavistello
4) aggancio alle appendici del chiavistello
5) trascinamento del chiavistello
6) completamento della rotazione con conseguente ricaduta della molla di bloccaggio nella fessura del chiavistello ed estrazione della chiave
In quelle a sollevamento (capucine) la chiave con il pettine a cartella, anzichè essere ruotata, deve essere spinta verso l’alto, in modo che scorrendo attraverso i riscontri perpendicolari alla superficie del pettine, incontri e sollevi il chiavistello a caduta. Ciò che crea meraviglia non è tanto la semplicità formale dei movimenti o la similitudine dei meccanismi, ma il manufatto tecnico e d’arte che il fabbro forgiatore è riuscito a costruire avendo a disposizione, oltre alla propria abilità e al proprio ingegno, solo il fuoco, il martello e pochissimi altri attrezzi.
Serratura a “doppia scatola” di forziere a incasso. Arte fabbrile francese, XVIII secolo. Il buco per l’accesso della chiave all’interno della scatola piccola, quella con i meccanismi e i due catenacci contrapposti, è stato posto, per ingannare i malintenzionati, a 90° rispetto a quello della grande. Per disorientare ancora di più è stata installata all’interno della scatola grande una molla di bloccaggio e un finto chiavistello bloccato: ciò dava la sensazione che la camera dei meccanismi fosse quest’ultima e non quella interna. Non bastasse, il buco per l’accesso alla scatola col finto meccanismo è spostato a sua volta di 90° rispetto a quello della bocchetta. Dimensioni della serratura 23 centimetri (con i catenacci 88 centimetri) x 16 centimetri; lunghezza della chiave centimetri 17.
Questa incredibile abilità creativa, capace di realizzare manufatti in ferro di straordinaria bellezza, con pochissimi attrezzi a disposizione e solo per il gusto del bello (il manufatto veniva infatti nascosto quasi per intero nell’apposito alloggiamento ricavato all’interno della porta nello spessore del legno) è un fatto misterioso, affascinante e stupefacente.
Serratura da porta val Pusteria (Alto Adige), XVII secolo. Nelle serrature di questo tipo il bloccaggio è assicurato, oltre che dal chiavistello a scatto, da quello a saliscendi. Manufatto impreziosito con incisioni a bulino e a scalpello. Dimensioni della serratura 30×15 centimetri; lunghezza della chiave 15 centimetri.
Il chiavistello, o stanghetta, è il componente della serratura che, scorrendo nei due sensi, chiude o apre; anche se nell’azione del chiudere è l’ultimo a essere coinvolto, è da considerarsi il soggetto della serratura in quanto tutto il resto, compresa la chiave, gli è di complemento. È costituito da una barretta di ferro di forma rettangolare, con incavi, o dentature, dalla parte adiacente ai riscontri per permettere l’aggancio e il conseguente trascinamento della chiave.
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