Arte e RestauroLe Antiche Chiavi

Le chiavi in Toscana

Fonte: Testi e immagini nella forma integrale sono pubblicati sul libro “Le antiche chiavi, tecnica, arte e simbologia” di Roberto Borali, Burgo editore 1993.

La Toscana, spesso ai vertici in ogni comparto dell’arte, grazie ai suoi grandi maestri, ci ha lasciato anche nell’arte fabbrile manufatti d’arte di alta qualità. L’importanza riconosciuta dalle autorità toscane a quest’arte è testimoniata da numerosi documenti e notizie: sono da ricordare per esempio i privilegi concessi ai fabbri pisani nel 1095 dall’arcivescovo Dagoberto Lanfranchi, primo arcivescovo di Pisa e confermati dai suoi successori fino agli statuti del XIV secolo; e le attenzioni che la Repubblica fiorentina, già a partire dalla seconda metà del XIII secolo, dimostrò aggiungendo alle altre corporazioni quella dei fabbri. 

Chiave da cassettone. Toscana, XVI secolo. (immagine di copertina) Impugnatura trilobata, base rettangolare con sfaccettature triangolari contrapposte, canna liscia, pettine rettangolare con grandi intagli. È un esempio di chiave di rara qualità, costruita con la tecnica della chiave femmina forgiata dalla lamiera. Lunghezza 11 centimetri.

Siena fu la città della Toscana e dell’Italia in cui la lavorazione artistica del ferro ebbe una fioritura precoce e assai ricca. L’arte del ferro battuto ebbe un tale sviluppo che nel ‘300 e nel secolo successivo i Senesi portarono le loro opere anche lontano dalla città natia. Fu fra le prime città d’Italia dalle cui botteghe, all’inizio del XIII secolo, uscirono lavori di forgiatura di un certo interesse artistico: manufatti di uso comune, ma di elevata qualità.
 
All’inizio furono oggetti utili, ideati con fantasia, eseguiti tenendo soprattutto presente l’uso per il quale erano destinati; in seguito opere di grande impegno a dimostrazione della raggiunta abilità tecnica e artistica. Jacopo di Lello, Pietruccio di Betto con il figlio Francesco, i maestri chiavari Giacomo di Vita e il figlio Giovanni, Orlandi Giovanni di Cristoforo, Nicolò di Pietro, Bruno di Lapo e Pasquino di Matteo sono alcuni dei maestri del ferro senesi del periodo gotico-rinascimentale.
 
Se è vero che ai fabbri ferrarii e ai magistri clavarii senesi, così denominati per la loro abilità nell’eseguire chiavi, serrature e ferramenta di particolare ornato, spetta un posto di primo piano, in quanto all’avanguardia e perchè guida delle botteghe d’Italia nei secoli XIII, XIV e XV, uguale onore spetta a quello lucchesi per l’azione di contrasto che esercitarono per tutto il ‘500 e il ‘600 alla raffinata e invadente arte francese che, specie nell’Italia nord-occidentale, prese a esercitare la propria influenza.
 
Firenze si propose all’attenzione con le opere fabbrili di “…maestri che in genere di maneggiar ferro non ebbero pari…” quali Bertino di Pietro e Nicolò Grosso detto il Caparra, che esercitarono rispettivamente nella seconda metà del XIV secolo e nella seconda metà del XV secolo.

Antiche Chiavi e serramenti

Chiavi da porta e da forziere. Toscana, XVII secolo. La grande: impugnatura ovale con cuspide, anellino di sospensione e disegno floreale centrale; base ottagonale, scanalata, con anello centrale cordonato, canna liscia, pettine ritorto con fronte sporgente da un lato. La piccola: impugnatura trilobata, base con modanature, canna liscia, pettine rettangolare con fronte sporgente a tre denti e diviso da una scanalatura tonda. Lunghezza 18 e 12 centimetri.

La forte tradizione che i maestri artigiani fabbrili toscani seppero dimostrare portò a un’ abbondante produzione in ogni epoca, particolarmente in quella rinascimentale, di chiavi, serrature e ferramenta. Ciò ha fatto sì che un buon numero arrivasse ai nostri giorni, permettendoci di apprezzarne la qualità, il buon gusto e la raffinatezza di esecuzione. La tecnica più usata per la costruzione delle chiavi fu quella della chiave (maschia o femmina) forgiata dal massello. A parte quella della fusione, vennero però costruite chiavi anche con gli altri tipi di tecniche. L’impugnatura è solitamente formata da lobature; la base è presente in maniera piuttosto marcata; l’asta è cava o piena, raramente di sezione particolare; i pettini hanno mappe ben disegnate. Le chiavi femmine dall’impugnatura trilobata si differenziano da quelle alto-atesine per il sistema di costruzione: quelle toscane sono ricavate dal massello o dalla lamiera, quelle alto-atesine sono assemblate.

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