Le Chiavi nella storia: Chiavi Rinascimentali
Fonte: Testi e immagini nella forma integrale sono pubblicati sul libro “Le antiche chiavi, tecnica, arte e simbologia” di Roberto Borali, Burgo editore 1993.
da metà XIV secolo alla metà XVII secolo
È nelle botteghe d’arte italiane che nacque e maturò il Rinascimento. Fu attraverso la diretta esperienza dei mestieri, chiamati arti, che gli artisti acquisirono le conoscenze per esprimere gli innumerevoli capolavori della pittura, della scultura e dell’architettura. Nessun grande artista acquisì i mezzi per ben operare al di fuori delle botteghe, in quanto queste furono scuola d’arte e umanità e ognuno fu garzone e a sua volta maestro.
Chiave rinascimentale da mobile. Toscana, XVI secolo. (immagina di copertina). È un’opera che, nonostante le piccole dimensioni, ha una concentrazione tale di raffinata eleganza e di geniali soluzioni tecniche da sbalordire. Impugnatura con anellino di sospensione e con la centro il caratteristico giglio della famiglia de’ Medici; fascetta di tenuta (base) con scanalature; canna con costolatura a torciglione fino al pettine e ad anello la restante parte; pettine rettangolare con intagli dritti e fronte con scanalatura tonda. Lunghezza 9 centimetri.
All’inizio del XIV secolo l’arte fabbrile fiorì un po’ ovunque in Italia. Dopo i lunghi anni di oscuro e faticoso lavoro entro le fumose botteghe del Medioevo, ogni artigiano sentì il desiderio di abbellire anche il più modesto dei manufatti.
Il nuovo stile, nato in Italia, presupponeva più naturalezza e maggior respiro rispetto a quello gotico. Lentamente e per gradi penetrò nel mondo della cultura e dell’arte dei Paesi d’oltralpe. In Francia, in Germania e nei paesi di influenza tedesca, le opere dell’artigianato fabbrile furono ancora, per qualche tempo, fedeli alle formule gotiche; in Spagna, invece, l’eredità moresca portò i fabbri a ornare e riempire gli spazi ancora con spirito orientaleggiante.
A poco a poco, comunque, il carattere figurativo e sobrio dello stile ornamentale del Rinascimento italiano divenne motivo esclusivo di riferimento per l’intera Europa. Le ferramenta di quest’epoca, per fantasia e ingegnosità, sono da ricordare fra le opere più significative e rappresentative dell’arte fabbrile nei secoli.
Chiave rinascimentale da mobile. Francia, XVII secolo. Sculture in ferro di così alta qualità e valore artistico dimostrano di quanto anche l’arte fabbrile abbia arricchito il mondo dell’arte. L’originalissima chiave ha l’impugnatura costituita da due delfini affrontati, emersi da un immaginario globo d’acqua, che giocano a palla; la base formata da un capitello, con sfaccettature ottagonali, appoggiato a un basamento tondo scanalato; la canna di sezione “a cuore”, con profilo rettangolare in rilievo sul lato del pettine; il pettine rettangolare, di sezione trasversale triangolare, con la mappa a disegni geometrici e il fronte a sei denti diviso in due da una scanalatura trilobata, Lunghezza 12 centimetri.
Le chiavi hanno l’impugnatura modellata con rosoni o con lobature a forma di trifoglio; le opere più importanti sono scolpite con raffigurazioni di ogni tipo: chimere, grifi, delfini contrapposti e personaggi leggendari o dell’iconografia religiosa. Le basi sono molto marcate e nelle chiavi più significative hanno la forma di capitelli di classica purezza. Le aste sono sia cave sia piene, in taluni casi cesellate artisticamente; quelle cave sono spesso di sezione poligonale o lobata. I pettini sono rettangolari a sezione trasversale triangolare con intagli di ogni tipo: a croce, verticali, orizzontali, lobati.
Alle tecniche per la costruzione delle chiavi dei secoli passati fu aggiunta quella della chiave femmina forgiata dal massello. Per le decorazioni delle aste delle chiavi e delle piastre delle serrature furono usati l’intaglio, lo sbalzo, la cesellatura e l’incisione con bulino o con acidi.
Chiave rinascimentale da porta. Italia settentrionale, area nord-est, XVI secolo. I maestri artigiani del ferro battuto avevano una padronanza del proprio mestiere e una conoscenza del metallo che non aveva limiti: ne è un esempio l’impugnatura di questa chiave. Impugnatura a rosone fiorito con al vertice una corona gigliata (anellino di sospensione); base bombata con doppie scanalature alle estremità; canna liscia; pettine rettangolare con intagli verticali e orizzontali e fronte sporgente. Lunghezza 15 centimetri
Fecero la loro comparsa le serrature con più chiavistelli (stanghette) disposti orizzontalmente e chiavi con pettini a forma di “S”. L’Italia si fece notare soprattutto per la costruzione di chiavi con ornamentazioni a chimera e per l’eleganza e raffinatezza delle impugnature a rosone di quelle veneziane; la Francia per le splendide chiavi a grottesca e a delfini affrontati; la Germania per l’elaborazione sontuosa di certe impugnature con figure, volti e stemmi; la Spagna, dove nel XV secolo la lavorazione del ferro battuto raggiunse il suo massimo splendore, sia per gli importanti progressi tecnici sia per il nuovo repertorio compositivo ispirato alla flora e alla fauna della scultura medioevale, per una generale maggior sobrietà d’insieme.
Serratura rinascimentale da cassone, con chiave e gancio di chiusura. Germania, XVI secolo. Manufatto in ferro forgiato, sagomato, sbalzato, inciso e ornato con teste di chiodo scolpite. Impugnatura della chiave ovale con cuspide, impreziosita all’interno da un motivo floreale e al vertice da una bigna sferica; base con modanature; canna liscia; pettine rettangolare con intagli trilobati al centro e fronte sporgente a sei denti. Sia la mostra della serratura sia la bandella del gancio di chiusura sono incise artisticamente. Dimensioni della serratura 21 x 17 centimetri; lunghezza della bandella con gancio lanceolato 27 centimetri; della chiave 14 centimetri.
La loro lunghezza va dai 5 ai 7 centimetri per quelle dei piccoli scrigni e cofanetti portagioie, ai 20-25 centimetri per quelle delle porte e dei portoni. Le chiavi e le serrature rinascimentali, assieme a quelle gotiche, sono le opere artisticamente più rappresentative espresse dai maestri artigiani del ferro battuto.
Forzierino portagioie. Germania meridionale (Norimberga), scuola di Michel Mann, XVII secolo. Fra i piccoli forzieri che utilizzarono come sistema di bloccaggio la serratura a “chiavistelli multipli”, quelli in assoluto più elaborati e raffinati furono costruiti da Michel Mann (attivo a Norimberga nei primi decenni del ‘600) o provenienti dalla sua scuola. Sono sempre di piccole dimensioni e di altissima qualità. Costruiti in rame o ottone dorato e inciso, hanno il congegno di bloccaggio in ferro azzurrato. Questa originale soluzione decorativa, basata sul contrasto cromatico, determina un effetto di grande eleganza. Forzierino a cassonetto, con supporti sferici di sostegno, in rame dorato e inciso. Incisioni a bulino a motivi floreali sul fondo e di figure a mezzo busto sulle rimanenti pareti e sul coperchio. Congegno di chiusura a quattro punti di bloccaggio. Dimensioni: lunghezza 7.5 centimetri, altezza 5 centimetri e profondità 5 centimetri.
Chiave rinascimentale, capo d’opera, da porta. Italia, XVII secolo. Le più artistiche chiavi in ferro costruite nei secoli sono state le “capo d’opera”, ossia quelle chiavi che servivano come prova d’esame per poter esercitare il mestiere del “serrurista”. Tra queste le più raffinate e complesse sono state quelle a “lanterna” e quelle con “chimere” o “cariatidi” costruite rispettivamente in Francia e in Italia nel XVI e XVII secolo.L’opera presa in considerazione è un significativo esempio di ciò che l’arte fabbrile italiana rinascimentale abbia saputo ricavare forgiando, traforando, scolpendo, incidendo e levigando un pezzo di ferro. Impugnatura con cariatidi arcuate e contrapposte, anellino di sospensione formato da due piccoli delfini contrapposti, e motivo centrale formato da mascherone e stemma araldico; base a cassonetto rettangolare; inizio asta conico con scolpiture a motivi vegetali; fusto liscio; pettine rettangolare con fronte sporgente a cinque denti e mappa traforata. Lunghezza 12 centimetri.
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