Le Chiavi nella storia: Le chiavi merovinge
Fonte: Testi e immagini nella forma integrale sono pubblicati sul libro “Le antiche chiavi, tecnica, arte e simbologia” di Roberto Borali, Burgo editore 1993.
fine del V secolo fino al 751 d.C.
A seguito della decadenza dell’ Impero Romano, tutto il mondo conosciuto fu sconvolto e messo di fronte a una serie di avvenimenti che provocarono grandiose trasformazioni politiche e religiose. Gli stili e le manifestazioni artistiche proprie dei popoli barbari si sovrapposero a quelli della precedente civiltà romana, così che non vi fu subito un unico stile riconoscibile, ma la convivenza di entrambi. Mentre in Italia si succedevano al potere gli Eruli, gli Ostrogoti, i Bizantini e i Longobardi, in Francia si andava formando il regno dei Franchi, che comunemente viene distinto in due dinastie: dei Merovingi, dalla fine del V secolo al 751 d.C. e dei Carolingi, dal 752 al 987 d.C.
Chiave merovingia in ferro forgiato. Francia, VI-VII secolo d.C. (immagine di copertina). Modo d’uso a “doppia spinta”. Impugnatura tonda, manca la base, fusto rettangolare, rastremato, pettine a “S” con quattro (?) denti. Ciò che emoziona, in presenza di manufatti di epoche così lontane e tanto diversi da quelli abituali, oltre al fascino dell’oggetto in se stesso, è l’aspetto misterioso legato alle persone che ne hanno fatto uso e alle cose che hanno protetto. Lunghezza 8 centimetri.
Durante l’occupazione romana i Franchi, abitanti della Gallia, avevano conosciuto e utilizzato i sistemi di chiusura del popolo invasore; di conseguenza la forma delle chiavi e serrature merovinge ricorda quella romana. Furono costruite sia chiavi in ferro sia chiavi in bronzo. Le chiavi forgiate in ferro sono piuttosto rozze, di forma semplice, ancora più semplice di quelle romane. La tecnica usata per la loro costruzione fu quella della chiave maschia forgiata dal massello; il loro modo d’uso, come quelle romane, era a doppia spinta. Le impugnature sono tonde, le basi sono solitamente assenti, le aste, sempre maschie e di sezione rettangolare fanno corpo unico con le impugnature e con i pettini.
I pettini sono ricavati dal proseguimento della parte terminale dei fusti piegati a 90° e sono formati da più denti verticali con l’aggiunta in rari casi di complicazioni laterali. Il numero, la disposizione e la loro diversa forma davano la possibilità di infinite combinazioni. Le chiavi fuse in bronzo sono molto più belle di quelle in ferro, ma non tanto quanto quelle romane; la tecnica usata per la fusione era quella a cera persa.
Le impugnature sono quasi sempre tonde (ad anello), sormontate in alcuni casi da un piccolo sperone e in altri portano incisioni geometriche fatte a bulino; le basi sono presenti, ma non in maniera molto marcata; le aste sono di sezione rettangolare se maschie, tonda se femmine e, in proporzione alla composizione della chiave, sono corte; il pettine è piuttosto grande rispetto al resto della composizione, ma con mappe relativamente semplici. Il sistema d’uso era, come in quelle romane, a seconda della forma del pettine, o a rotazione o a doppia spinta. Non esistono esemplari di chiavi merovinge, nè in ferro nè in bronzo, di grandi dimensioni; sono sempre di media lunghezza: le piccole circa 5-7 centimetri, le grandi circa 10-15 centimetri.
Chiavi merovinge in bronzo fuse a “cera persa”. Francia, VI-VII secolo d.C. Museo Le Secq Tournelles, Rouen. Impugnatura di forma toroidale con grande anellino di sospensione rettangolare; base tonda piatta; asta di sezione rettangolare; pettine a tre enti con una complicazione laterale. Modo d’uso a “doppia spinta”. Lunghezza 12 centimetri.
Impugnatura ad anello; grande base piatta di forma e sezione rettangolare; asta rettangolare; pettine a due denti con una complicazione. Incisioni a scalpello diritte e incrociate. Modo d’uso a “doppia spinta”. Lunghezza 8.5 centimetri.
Impugnatura ad anello con sperone superiore; base con modanature rettangolari; asta di sezione circolare; pettine rettangolare con intagli contrapposti. Modo d’uso a “rotazione”. Lunghezza 8 centimetri.
Il riconoscimento delle chiavi di quest’epoca è molto difficile sia perchè sono pochissimi gli esemplari rimasti, sia perchè, essendo un’epoca di transizione tra quella romana e quella carolingia, non ha prodotto un proprio chiaro e netto stile, così che è molto facile confonderle con quelle in ferro romane e con quelle in bronzo carolinge.
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