Lucidatura a cera
Tutti i segreti e le ricette di come si prepara e si effettua la lucidatura cera
Fonte: Autori vari
Premessa
Già nell’epoca medioevale la lucidatura per mezzo della “cera” risultava essere una valida alternativa alla lucidatura con l’olio. Inoltre la cera si differenzia dalle vernici naturali e anche da quelle sintetiche (in uso solo dal 1886) per la capacità di penetrare nelle fibre del legno. Viene così conferita elasticità e idrorepellenza diminuendo i movimenti di contrazione ed espansione durante gli sbalzi termici che causerebbero spaccature.
La lucidatura a cera dona un effetto satinato e vellutato molto apprezzato per i mobili in massello e per le parti scolpite. Proprio per questa sua caratteristica non è indicata invece per la lucidatura dei mobili impiallacciati o intarsiati dove viene richiesta una lucidatura brillante che si può ottenere sono con una Lucidatura a gommalacca.
La lucidatura a cera è usta per i mobili da interno in quanto teme l’esposizione al sole o all’umidità. I mobili lucidati a cera necessitano comunque di una certa cura con periodiche applicazioni di cera “tirata” con un panno di lana. Questa operazione molto semplice e relativamente veloce preserva il mobile da un degrado superficiale della lucidatura.
Metodi antichi di applicazione
Fin dall’epoca della civiltà greca e romana per proteggere e far risaltare la fibra si utilizzava la cera d’api. La cera allo stato solido veniva sfregata sul legno poi, con un panetto di sughero, si frizionavano energicamente le superfici per distribuirla uniformemente e lucidarla. Un altro metodo prevedeva di rendere la cera fusa col calore e successivamente veniva colata direttamente sul legno. Poi con delle barrette preriscaldate, come fossero spatole, la distribuivano uniformemente sulla superficie prima di essere lucidata.
Metodi successivi di preparazione
In tempi successivi imprecisati si arrivò ad ottenere una crema che risultava molto più comoda da stendere e lucidare rispetto al blocco solido da dover scaldare.
Un probabile metodo per ottenere la cera in forma di crema fu di fondere una parte di cera d’api in 6 parti di olio paglierino (siccativo) ovvero di olio lino crudo o anche cotto ( di più rapida essiccazione ) portati a temperatura ( 63° – 66° punto di fusione per la cera ) venivano lasciati poi raffreddare rimescolando fino a ottenere una amalgama che a temperatura ambiente comodamente si poteva spalmare come le creme. Purtroppo tale preparato contenendo l’olio tardava a seccare e risultava molto opaco spento e poco resistente .
Metodo ad encausto
Si arrivò poi all’encausto che è il procedimento specifico usato tuttora nella produzione delle cere moderne ; consiste nel disciogliere la cera d’api a bagnomaria (indirettamente) poiché il calore elevato diretto cambierebbe il colore l’elasticità la capacità di adesione e il volume della cera degradandola. Una volta raggiunti un minimo di 63° o un massimo di 66° ( a seconda dei casi ) la cera fonde. Occorre fare attenzione a non superare queste temperature.
Successivamente, lontani dalla fonte di calore, si aggiunge ad una parte di cera due parti di essenza di trementina ( detta acquaragia vegetale o delle belle arti ottenuta distillando le resine di pino ) con grande attenzione considerata l’alta infiammabilità di tale idrocarburo. In alternativa come solventi andrebbero bene quelli moderni come acquaragia minerale, benzina, trielina, etc. che sono più economici non tradizionali e purtroppo altamente tossici ) . Una valida alternativa moderna a tali solventi può essere il cosiddetto limonene ( ottenuto dalla distillazione delle bucce degli agrumi ) reputato il meno tossico tra tali prodotti e che inoltre possiede un profumo gradevolissimo e che ancora in pochi conoscono per cui mantiene attualmente un prezzo piuttosto elevato.
Le cere additive
Vi sono cere oltre a quelle di origine animale, come quella d’api, anche di tipo sintetico (come la paraffina) o di origine vegetale (come la carnauba). Ad ognuno di questi gruppi ne appartengono diverse altre ancora meno utilizzate o reperibili. Altre classificazioni le suddividono non solo in base alla loro origine ma anche in rapporto alla loro durezza ( suddivise in cere molli, cere medie e cere dure ). Vengono così valutate attraverso il loro punto di fusione. Ovvero, se questo è alto, ad una corrispondente durezza , resistenza , trasparenza , e brillantezza , quindi più questo è alto più la qualità di una cera è buona. Queste cere possono essere un’alternativa a quella d’api nella preparazione degli encausti oppure in aggiunta ad essa in piccole percentuali come semplici cere additive.
Tra queste la cera “carnauba” merita una breve spiegazione , era già in uso nel ‘500 e la si ottiene dalla palma della cera brasiliana detta coripha inoltre non è tossica (è impiegata in campo alimentare per ricoprire le pillole) fonde tra gli 86° da fresca e i 91° se è vecchia è molto brillante oltre che resistente da solida (viene perfino applicata sulle pipe per lucidare alla fine della loro lavorazione). Purtroppo non passa in soluzione da sola sciolta con l’aggiunta di solventi poiché poi da questi poi nel raffreddarsi si divide ; essa può essere utile quindi solo come additivo alla cera d’api per un massimo del 15% rispetto la stessa ( es: 85 grammi cera d’api 15 grammi carnauba fusa più 200 grammi essenza di trementina ) la crema ottenuta risulta solida resistente e lucida di gran pregio.
Le cere neutre e le tinte antiche e moderne degli encausti
Possedendo un colore naturale giallo ( a causa del miele contenuto nei favi che poi vengono fusi ) la cera d’api, dopo essere stata fusa in soluzione con solventi trasparenti, mantiene tale aspetto cromatico giallognolo ; Tale colorazione può essere inadatta sia in caso di lucidatura di legni molto chiari o molto scuri.
Infatti, se impiegata su legni chiari o addirittura bianchi (come l’acero la betulla etc.) per non mutarli nei toni di colore la stessa già anticamente veniva sbiancata facendola bollire per ore in acqua salata oppure veniva fusa poi colata su un marmo bianco bagnato per ottenere una sottile sfoglia successivamente sbriciolata per essere esposta alcuni mesi alla luce diretta del sole dal potere schiarente, mentre attualmente viene sbiancata chimicamente con l’ausilio di acqua ossigenata o con cloro ottenendo le cere bianche che trovano impiego diffuso nelle lucidature dei marmi di Carrara.
Altre volte invece le cere si coloravano per dare un tono maggiore al legno un po’ come fossero tinte ma sicuramente meno aggressive e coprenti degli inchiostri naturali per legno o mordenti ( caffè mallo di noce terra di cassel in acqua ecc.) che altri preferivano al loro posto.
I coloranti per cere erano principalmente due e sono in uso ancora oggi; il primo è il bitume di giudea ( impiegato già dagli egizi detto anche mummia e indispensabile per i pittori intenti a comporre colori ad olio ) è sotto forma di cristalli di colore naturale nero marrone , e lo si scioglie a freddo in trementina ( non in altri prodotti ) colorandola ( prima di aggiungerla alla cera fusa ) lo si trova anche già sciolto in pasta da aggiungere alla crema di cera precedentemente ottenuta;
il secondo colorante è la radice di alcanna ( venduta in polvere ) in uso da più di cinque secoli che si presenta con un colore rosso violaceo anch’essa è solubile in trementina per poi esser filtrata al posto del bitume negli stessi modi di prima. Entrambi i prodotti sono poco tossici trasparentissimi e reversibili in caso di asportazione essi non abbassano la lucentezza delle cere.
Un alternativa a questi già in epoche passate consisteva nell’aggiungere possibilmente sia durante la preparazione che anche dopo le terre naturali in polvere ( giallo siena,rosso di siena bruciata,ombra marrone nocciola,ombra bruciata marrone scuro e nerofumo ) di facile e rapido utilizzo ma poco anzi non trasparenti in quanto opache alla luce e capaci di abbassare molto la trasparenza di una cera , oggigiorno si sostituiscono con gli ossidi ottenuti artificialmente che forniscono l’identico esito. Altri ancora nel produrre cere preconfezionate attualmente fanno uso di colori ad anilina ( colori sintetici cancerogeni irreversibili ottenuti dal 1860 ) trasparenti economici e di decine di diversi colori ( solubili in alcool ) compatibili anche con solventi come la trementina nella quale a freddo si sciolgono totalmente conferendo i vari colori alle successive cere .
L‘ultima alternativa consiste nell’uso di colori ad olio in tubetto preconfezionati aggiunti alla crema di cera durante o dopo la preparazione con facilità impastandoli ( come con le terre ) purtroppo ritardano l’essiccazione e indurimento della cera in crema ( merito dell’olio )
Applicazione e lucidature delle cere in crema
Direttamente sul legno vivo quindi pulito ( di un mobile antico dopo la sverniciatura o nuovo appena costruito ) si stende la crema di cera con un pennello sulle parti a vista poi a mani nude si massaggia tale crema apportando un lieve calore e movimento per favorire l’assorbimento nelle fibre infine con uno straccio di cotone ( non di lana poiché perderebbe i peli ) già sporco di altra cera ( cosi non ne assorbe troppa ) si effettuano delle passate con forza per livellare e uniformare ed eliminare l’eccedenza del prodotto in questione poi si lascia riposare per almeno un minimo di 36 ore in modo da lasciar evaporare i due terzi di solvente contenuti e ottenere come residuo solido rigido del prodotto pronto per essere lucidato.
La lucidatura si effettua abrasivando con lana o con stoffa di jeans ( tessitura di cotone zigrinata ) ; la prima si presta per cere sottili ( encaustico in rapporti 1 a 5 , e 1 a 4 ) e ben secche il secondo si impiega per lucidare le cere dense ( encaustico in rapporti 1 a 1 , 1 a 2 , 1 a 3 ) quindi spesse o anche fresche ( prima di 36 ore ) . Il tutto si esegue con energia e velocità ( più veloce più diventa lucida ) ma mantenendo però fredda la cera ( quindi ci si sposta senza soffermarsi in un solo punto ) invece qualora il mobile fosse scolpito o anche tornito ( con zone incave ) ci si serve di una spazzola da scarpe ( setola nera di cinghiale).
Un ultimo interessante metodo capace di conferire uno straordinario effetto satinato con più corpo spessore è cosiddetto a “mezza cera” lo si ottiene stendendo la crema questa volta su di un legno precedentemente trattato con diversi strati di vernice a gommalacca applicata a pennello fatti seccare per diversi giorni e resi opachi con abrasione tramite una paglietta fine ; tale fondo di vernice permette di risparmiare la cera ( non viene assorbita dal legno ) e anche il tempo di attesa ( poiché in un ora secca e si lucida ) non resta che augurare a tutti buon lavoro!
ottimo! esposizione chiara
Grazie ,e buona lucidatura allora!!
Grazie per il suo riconoscimento che giro subito all’autore.