AntiquariatoStoria del mobile

Manierismo – Storia del Mobile

Fonte: Associazione Senzatempo. Prof. Paolo Cesari

dal 1520-30 al 1630

L origine del Manierismo è da ricercarsi tra Roma e Firenze. Le sue prime manifestazioni sono di ambito pittorico: con Pontormo, Beccafumi, i raffaelleschi ed in particolare con l’opera michelangiolesca. La tendenza manierista, rapidamente diffusasi in Italia, giunse dapprima alla corte di Francesco I a Fontainebleau in Francia, ove operarono numerose maestranze italiane, e finì per investire l’intera Europa, con un internazionalismo e una rapidità d adesione che mai invece riuscì al Rinascimento. In questo periodo si verifica una compenetrazione tra arti maggiori e arti decorative applicate che non trova eguali nei secoli precedenti, domina il motivo a grottesche , si predilige il gusto per le forme inusuali e per i materiali preziosi, accresce l’interesse per soggetti desunti dal mito classico o da fonti letterarie, per le pose artificiose o ambigue, con un generale orientamento che più non rivolge il suo interesse per le forme della natura, come fu invece nel rinascimento, ma piuttosto alle opere insigni lasciate dai grandi artisti come Leonardo, Raffaello e Michelangelo.   

Una delle caratteristiche che più colpisce del manierismo è l’infinita varietà di materiali pregiati che spesso coabitano sullo stesso manufatto, con tale sfarzo e ostentata opulenza che non conosce precedenti termini di paragone. Ciò trova naturale spiegazione nel generale fenomeno di rifeudalizzazione che interessa l’aristocrazia in tutta Europa. 

Se prima la figura umana era parte integrante di un insieme ordinato, ora tende ad assumere funzione predominante, e in ogni tipologia d arredo tale modificazione risulta evidente: le gambe dei tavoli emergono a forte aggetto scultoreo in forme antropomorfe, armadi, letti e cassoni presentano figure di mascheroni con effetto a tutto tondo, arpie, cariatidi, e altre immagini figurate acquistano proporzioni maggiorate, e una generale tendenza a ornare la mobilia di decori affollati e soverchianti complica il rapporto tra forma e ornato che a stento regge la squillante scenografia. 

Armadio Borgognone in noce della seconda metà del XVI secolo

 

Dunque ancora dentelli, ovuli, foglie d acanto, cornucopie, festoni, putti, rosette, medaglioni, erme, conchiglie, ma disposti in gran numero e con sfoggio di pompa magna. Esempi di autentico ipertrofismo decorativo ci pergiungono dallo scultore-intagliatore francese Hugues Sambin, mentre il paradigma nostrano di maggior evidenza è costituito dalla produzione ligure del secondo Cinquecento, il cui esemplare più tipico, lo stipo a bambocci, presenta pilastrate interamente ricoperte da figurine ad altorilievo o a tutto tondo. 

Lo straordinario impulso che ebbe l’oreficeria nel secolo XVI apportò anche agli arredi lignari notevoli modificazioni: alla tecnica dell’intarsio presto subentrò l’incrostazione, con tarsie in acciaio, madreperla, avorio, che culminò in Firenze con mobilia preziosamente ornata da commessi in pietre dure, si pensi al celebre tavolo Farnese oggi al Metropolitan Museum. 

Il Manierismo fu il naturale bacino che permise al Barocco di diffondere le sue linee mosse e sovraccariche, anche se il passaggio dall’uno all’altro non fu ne univoco, ne repentino, e solo intorno al terzo decennio del Seicento si può osservare il definitivo tramonto della lezione cinquecentesca.

Il Manierismo: Approfondimento (ndr)
Fauno del periodo del manierismo presente nella galleria di Fontainebleau

Tipicamente manierista è il grande mostro che si erge su zampe caprine sopra un piedistallo sorretto da due fauni   illustrato qui a fianco. Il gruppo è modellato in stucco  e si trova in una delle più fastose gallerie di Fontainebleau, il grande palazzo costruito verso la fine del 1540 a opera per lo più di specialisti italiani che avevano portato in Francia il gusto prevalente nel loro Paese.

 

Anche lo straordinario stipo  qui illustrato, denuncia numerose caratteristiche manieriste: basti osservare le creature presenti su ciascuno spigolo, col loro collo allungato sopra una base a cartoccio terminante  zampa di leone, e riflettere sullo strano aspetto generale che ricorda  le bizzarre opere di Giuseppe Arcimboldo (1530- 93) e i suoi “ritratti”composti da frutta, uccelli e animali accorpati.

Fra i pezzi creati all’inizio del Cinquecento, c erano armadi o stipi a due piani ed ad ante ,  destinati a sostituire quelli a giorno con mensole. Gli sportelli di questi mobili fornivano oltre a tutto  ampi superfici atte ad accogliere vari motivi ornamentali.Ma anche la tecnica ebanistica conobbe dei miglioramenti. dovunque fu possibile si adotto infatti il giunto a coda di rondine, che rafforzò la struttura dei mobili. Il legno di noce cominciò ad essere preferito a quello di quercia , grazie alla variabilità delle venature e del colore, e anche alla sua lucidità particolarmente apprezzata dagli intagliatori.

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